La Sardegna si prepara all’impatto. Perché la morte di Alitalia avrà un esito drammatico per la nostra economia e per le nostre relazioni sociali. Il bando provvisorio che nel giro di due giorni doveva dare certezze, mentre scriviamo è ancora senza un vincitore e la data del 15 ottobre si avvicina. Anche perché perfino il burocrate più aduso ad attaccare l’asino dove vuole il padrone si rende conto che viene un po’ in salita escludere una compagnia solo perché non ha inviato una carta di identità e contemporaneamente ammetterne un’altra che, semplicemente, non esiste.
Come si sia arrivati a questa situazione è presto detto. Se vogliamo parlare di massimi sistemi, io ritengo che questo disastro sia in realtà il frutto più maturo, praticamente marcio, della cultura autonomistica cui le nostre forze politiche fanno riferimento ormai fuori tempo massimo. L’Autonomia è morta e il caso Alitalia/Ita lo dimostra per l’ennesima volta.
Il gioco delle relazioni intrecciate tra le nostre classi dirigenti e gli apparati dello stato italiano di fatto non produce più nessun beneficio per la Sardegna. Per lungo tempo la classe dirigente isolana ha accettato che Alitalia fosse il soggetto previlegiato per quanto riguarda le rotte in continuità. La concorrenza era una finzione. Com’è stato una finzione il bando di qualche settimana fa, a cui la Regione ha chiamato a partecipare soprattutto compagnie dallo scarso peso economico e di mercato.
Per l’ennesima vola, la Regione non ha agito autonomamente, ma eteronomamente. Assecondando le evidenti volontà dello stato italiano ha inguaiato la Sardegna. Ma così è sempre stata interpretata l’Autonomia dalle nostre classi dirigenti: fingendo di portare avanti gli interessi dell’isola, in realtà mi giocandosi in proprio le poche fiches allungate sottobanco dallo Stato italiano, fiches da spendere per avere in cambio posti d sottogoverno o qualche seggio a Roma.
Se invece vogliamo fare nomi e cognomi, i responsabili di questo disastro sono il presidente della Regione Christian Solinas e il segretario della Lega Matteo Salvini. Il primo per non aver saputo gestire il dossier continuità (e questo benché sia stato anche assessore ai Trasporti), il secondo per aver imposto quale assessore regionale ai Trasporti l’inconsistente Giorgio Todde.
La data del 15 ottobre si avvicina drammaticamente, l’aereo Sardegna è in picchiata. Solo perché siamo abituati a coltivare la speranza vogliamo credere che ancora tutto possa essere risolto. In ogni caso, prepariamoci all’impatto.
Alitalia sta morendo dai tempi di Berlusconi. Lo sviluppo delle sue sorti gli esperti, politici o meno, avrebbero dovute seguirlo e conoscerlo ad ogni istante. Insieme con la questione della rete dei collegamenti col continente in generale e quella della continuità territoriale. Sardismo e autonomia non c’entrano, al massimo nella misura in cui sono (ora come ora) rappresentati e sbandierati da gente semplicemente incapace, subalterna, con la mente rivolta ad altri affari.
Uguale, questo, al problema degli incendi da prevenire nella mentalità della gente e nei fatti. Di nuovo incendi nella stessa zona e non sarà per il caldo.
Se sono quarant’anni che manteniamo l’Alitalia. Era ora di finirla. Ci siamo dimenticati dei previlegi che avevano i dipendenti e che non avevano le altre compagnie. Basta! Adesso vediamo con l’altra compagnia. È facile prendersela con Solinas, la continuità territoriale e a carico del governo
Solinas & Salvini…
#lamammachelihafatti
#incapacidannosi
#flagelloperisardi
Io non condivido la definizione di „Continuita Aerea“ intesa solo tra Sardegna-Italia. In una vera condizione di AUTONOMIA (e magari indipendenza) la Sardegna dovrebbe puntare ad una Continuita Aerea EUROPEA, perché limitarci solo all‘ITalia, sminuisce il ruolo della nostra Economia, Cultura e Sviluppo.
Sardos, custa est s‘ora de istirpare sos abuśos…
A menzus bidere.