Politica / Sardegna

Ci scrive un Vecchio Giornalista: “Ritratto di Dorian Chessa, l’uomo che sussurrava ai cartonati”

Mì a lui!

Spesso l’opinione pubblica se la prende con estrema cattiveria, fino a sfiorare il linciaggio mediatico, con persone che, animate dalle migliori intenzioni, hanno l’ardire di fare proposte coraggiose. Come, che so io, pagare incentivi ai ristoratori che indossano i costumi tradizionali sardi. Ma non troppo tradizionali però: più in una versione light.

Oppure proporre che gli edicolanti, che tanto vivono sempre lì nell’edicola e quindi conoscono benissimo la loro città, possano trasformarsi in guide turistiche (un po’ come dire che i produttori di cozze possono diventare ginecologi).

La verità è che oggi i social si accaniscono con indicibile crudeltà verso chi ce la mette tutta. Ma io voglio spezzare una lancia in favore di queste persone. Perché spesso dietro questi drammi si può celare una verità scabrosa.

Una volta mi trovavo in un ufficio istituzionale per un’intervista a un importante politico locale e mentre lo aspettavo sentii dei lamenti provenire da dietro una libreria. Di libri finti, sia chiaro. Mi avvicinai e provai a sbirciare da una stretta fessura: si intravedeva nell’ombra un uomo piccolo di statura che parlava con una sagoma di cartone uguale identica a lui. 

L’uomo implorava la sagoma: «La prego, la scongiuro! I patti tra noi intercorsi non erano questi. Se avessi avuto anche solo vagamente contezza – diceva disperato l’uomo – di quanto mi avrebbe domandato in cambio, io non sarei mai stato accondiscendente!».

L’uomo si esprimeva in un italiano forbitissimo e aveva un non so che di nobile nel portamento. Il cartonato, con mio enorme spavento, si mise a parlare: «Se avrei saputo che ti lagnavi così mai che facevo il patto con te. Ascò – affermò seccato il cartonato –adesso è tardi. Sei tu che volevi essere importante e hai detto che rinunciavi a tutto, anche allo surf per la poltrona, e allora adesso non puoi più tornare indietro. Mattagazz!».

L’uomo aveva le lacrime agli occhi: «Ma lei si è palesato solo dopo per quello che era realmente! Aveva detto che in cambio della mia poltrona avrei dovuto donare a lei la mia origine nobile e non già anche la mia cultura! Mi ha fatto pronunciare in pubblico strafalcioni imbarazzanti – puntualizzò l’uomo politico – mi fa fare i click day, mi ha reso bersaglio di canzonature impietose! Io non posso continuare così, voglio rinunciare al patto, alla poltrona».

«Ma mi stai shfidando? – domandò il cartonato spazientito – La ghe ormai hai firmato col sangue. Solo quando siamo da soli ognuno torna se stesso, ma quando esci da qui sei me e io sono te. Ascumpre’?» concluse impietosa quella crudele sagoma di cartone.

Io rimasi sconcertato: dunque quell’uomo aveva venduto la sua nobile origine e la sua cultura in cambio di un ruolo istituzionale importante. Tornai a sedermi e attesi che quell’uomo così elegante e colto uscisse perché potessi intervistarlo. 

Ma quello appena mi vide disse: «Ah bravo, ammascherina sei venuto!». Capii che quel povero uomo che si era lasciato tentare dalla lusinga del potere, non era riuscito a convincere l’inflessibile cartonato a sciogliere il patto. Da quel momento cambiai opinione su quell’uomo, divenni indulgente e mi ripromisi di non scrivere più cattiverie sui politici.

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4 Comments

  1. Personaggio descritto benissimo, reale, vien da ridere se non che è un nostro Governante, un nostro Assessore! Allora c è solo da.piangere

  2. matagazz è bellissimo says:

    alla faccia dell’indulgenza… 😀

  3. paolo.pisano says:

    Sei stato sempre super critico con Renato Soru, adesso tieniti anzi, purtroppo, teniamoci Gianni Chessa, Solinas & C.

    • Marinella says:

      Certo, è tutta colpa di Vito Biolchini. Già lo sapevamo, già lo … Ecco, ora però capisco perché non si sono impegnati alla Regione nella campagna e nelle prevenzioni antincendi. Non avevano pronti i costumi sardi per i vigili del fuoco e i volontari. E dovevano convincere anche quelli che venivano da fuori a indossarli, il che richiedeva tempo. E ora giacciono lì – preciso, i costumi – e non sanno cosa farsene. Vanno reciclati con una legge speciale.

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