Con gli altri c’è riuscito, con me no. A fare cosa? A costringermi a cancellare un post del 2016 (non diffamatorio ma evidentemente sgradito) che aveva come unico limite quello di ricordare la sua condanna in primo grado per evasione fiscale. Condanna poi ribaltata nei seguenti gradi di giudizio, ma che comunque c’è stata.
L’articolo è questo: “Per Soru dimissioni tardive, tra il tradimento del centrosinistra e i silenzi dei giornali”. Cercatelo su questo blog e fatevi un’opinione.
Perché voleva impedire che qualcuno lo leggesse ancora? Perché era stato assolto e perché il fatto a suo avviso non interessava più nessuno, visto che riguardava un periodo in cui faceva il politico, una carriera a suo dire ormai conclusa… Quindi, per il cosiddetto “diritto all’oblio” l’articolo doveva sparire dalla circolazione. Per sempre.
Come potrete vedere, venendo incontro anche alle sue ragioni, a un certo punto ho pure inserito nel post una breve premessa in cui ricordavo l’assoluzione finale.
Niente da fare: l’ex presidente della Regione Renato Soru, già segretario regionale ed europarlamentare del Pd, ma anche ex editore dell’Unità (un uomo di sinistra, dunque) e ora tornato a dirigere la sua azienda di telecomunicazioni Tiscali, si è appellato nientemeno che al Garante della Protezione dei Dati Personali perché io venissi costretto a cancellare l’articolo in questione da questo blog e dalla faccia della terra.
Gli è andata male: per il Garante l’articolo non deve essere cancellato ma solamente deindicizzato per impedire che motori di ricerca esterni al mio blog lo possano trovare.
Questa è la sentenza: leggetela e fatevi un’opinione.
Ma se non avete tempo, ve la sintetizzo così: l’articolo non va tolto perché non ha diffamato Soru, perché il post non era stato contestato al momento della sua pubblicazione, perché nel post spiego che è poi stato assolto e perché gli archivi giornalistici hanno una loro valenza storica-documentaristica.
Altro che diritto all’oblio: qui non c’è nulla da dimenticare. L’articolo non si tocca. L’articolo resta on line.
Ringrazio l’Associazione della Stampa Sarda e il suo presidente Celestino Tabasso per avermi sostenuto in questa causa, mettendomi a disposizione l’eccellente supporto dell’avvocato Giovanni Antonio Lampis. Senza di loro non avrei potuto reggere all’urto emotivo ed economico di una causa del genere. E avrei a malincuore cancellato un post che invece doveva restare on line.
Perché questo pretendono spesso le persone ricche e potenti: che la stampa racconti di loro non la verità ma solamente cose gradite, autorizzate, mai scomode. E se questo non accade, sono pronti a mandare lettere di avvocati, a trascinarti in cause costose e emotivamente provanti.
Ma questa volta gli è andata male.
Da semplice lettrice osservo che puoi anche non cancellarlo il tuo articolo, ma così facendo sembra che tu voglia dare a quella prima sentenza una valenza di validità assoluta che invece non ha , non avendo trovato conferma nei gradi successivi. Che c’entra la libertà di stampa? Mi sembra un atto di dispettosità, un fatto personale. Mi sbaglio?
Però *questo* articolo rimarrà indicizzato.
Quindi sarà sempre possibile trovarlo con le parole chiave giuste (magari le stesse con cui si trova l’altro per il quale è stata richiesta la deindicizzazione) e quindi, poi, andarselo a leggere.
Giusto?
L’articolo “incriminato” è stato deindicizzato per i motori di ricerca esterni a questo blog, ma nel motore di questo blog può ancora comparire. Questo articolo invece è regolarmente indicizzato ovunque.
Scusa Vito, non ho capito…si dovrebbero cancellare dei tuoi articoli perchè successivamente ci sono state assoluzioni, o comunque perchè sono mutate le condizioni? …come nel film Men in Black, in cui cancellavano la memoria delle persone…che danno può esserci se tu commenti i fatti contingenti, e successivamente cambiano? Davvero non capisco
Mi so che hai capito, invece! 🙂
A me sembra che ora il punto dolente non sia quella particolare vicenda giudiziaria, finita positivamente per il dott. Soru, come chiunque può controllare se vuole, quanto le altre informazioni e relativi commenti presenti nell’articolo. Del resto, più si esige una cancellazione, più la gente diventa curiosa e vuole ricordare vicende dimenticate. Qualcuno aveva scritto a colleghi: non importa se mi recensite criticandomi, importante è che ci sia la recensione. Uno dice dimenticatemi, l’altro dice non dimenticatemi, tutti e due parlano troppo.
Vito, testa alta e coscienza a posto
Piccole grandi battaglie che aiutano tutti, nel tempo e nei luoghi spesso meno ipotizzabili
Come on!
Mario Frongia
Caro Vito Biolchini,
permettimi una precisazione che può essere utile a te ed ai tuoi lettori.
Esiste e va protetta la libertà di stampa e di critica, anche aspra, (non di diffamazione). D’altro canto, regolata anche da recenti norme europee e nazionali, esiste, ed è altrettanto meritoria di protezione, la tutela della privacy e il “diritto all’oblio”. Possiamo essere criticati, ma ciascuno di noi ha il diritto di essere descritto per quello che è realmente, non per un passato non più attuale e tantomeno per quello che non è mai stato
Dopo aver smesso ogni incarico pubblico, ho chiesto a oltre cinquanta testate giornalistiche che provvedessero ad aggiornare le notizie diffuse sul mio conto. In particolare ho chiesto si provvedesse non per le tante critiche comunque legittime, ma per le notizie giudiziarie rivelatesi false o del tutto superate da definitive sentenze di assoluzione.
A tutte le testate, indistintamente, ho chiesto due cose in alternativa: la cancellazione degli articoli, o l’aggiornamento degli stessi e la contestuale rimozione da Google e altri motori di ricerca. In quest’ultima modalità si lascia traccia dell’articolo (dopo averlo aggiornato nel titolo e nel corpo) nell’archivio della testata , ma non sarà più visibile su Google che riporterà quindi solo articoli più attuali o comunque non rivelatisi falsi e superati .
Molte testate, compresi prestigiosi giornali nazionali, hanno provveduto autonomamente a cancellare, altre hanno provveduto ad aggiornare e rimuovere da Google.
I soli che avete ritenuto di non dover aderire alla mia richiesta siete stati Tu, l’Unione Sarda, il Blog delle stelle, (dell’Associazione Rousseau), e il Giornale.it.
Il Garante della Privacy, con comunicazione del 10 febbraio, ha ora ordinato al tuo Blog e alle altre testate quanto da me richiesto, ovvero aggiornare gli articoli (anche nel titolo) e soprattutto rimuoverli da Google . Il tutto entro il prossimo 8 marzo, a pena di ulteriori conseguenze civili e penali.
A seguito del provvedimento dell’Autorità Garante potrei ricorrere in sede civile per i danni arrecati nel periodo intercorrente tra la pubblicazione degli articoli e la data in cui verrà finalmente dato adempimento. Non lo farò, poiché non ho alcun desiderio di rivalsa e, forse diversamente da quanto tu pensi, non ho niente contro di te.
Peace.
“Perché questo pretendono spesso le persone ricche e potenti: che la stampa racconti di loro non la verità ma solamente cose gradite, autorizzate, mai scomode. E se questo non accade, sono pronti a mandare lettere di avvocati, a trascinarti in cause costose e emotivamente provanti.”
Ha già detto tutto lei, dott. Biolchini.
Renato (ma non quel Renato)
Il Porcella che non ti aspetti.
Vito Biolchini, una conferma.
Antonello,
ma non confondetemi con quell’Antonello..
😉
Una decisione che farà giurisprudenza. Bravo Vito per il tuo coraggio e la tua determinazione che fanno onore a un giornalismo libero e no alle scarpe dei potenti. I politici e in particolare quelli di sinistra dovrebbero capire questo ma come succede spesso non lo vogliono capire e preferiscono un giornalismo d’interesse personale. Gli attachi di Sorru sono una prova che tu hai raggine .Ormai l’articolo sarà in archivio e servirà. La libertà di stampa non deve girare le spalle alla verità per continuare ad essere un pilastro della democrazia. I politici non devono dimenticarlo.
Pierre-Louis Alessandri
Sindacato nazionale dei Giornalisti Francesi per la Corsica.
Il lavoro giornalistico ha valenza documentaristica e quindi storica….nell’articolo sulla condanna in primo grado di Soru non vi è alcun tipo di diffamazione ma si registra e commenta un fatto in essere a quella data x y Non si possono cancellare i fatti e gli avvenimenti (e il lavoro delle persone) come il ministero della Verità di 1984.
Non vorrei qualcuno confondesse. Quel Pietro dell’altro commento non sono io. Io sono Pietro Porcella e di Renato Soru ho solo stima e riconoscenza. Sia per come ha fatto nascere e crescere Tiscali sia per come ha Governato la Regione Sardegna durante il suo mandato. Non entro nel merito di questo articolo e non vorrei che questo mio commento venga cancellato.
E chi te lo cancella? Chi vuole cancellare i commenti e gli articoli sgraditi è il tuo amato Soru, mica io.
Venisse
A cuaddu croccau sa sedda du pitziada…