Il problema della Sardegna non sarebbe Nuoro, secondo quanto dichiarato da Massimo Temussi, neocommissario straordinario dell’Ares – Azienda regionale della salute – lo scorso 5 novembre, nel corso della visita al San Francesco di Nuoro, dove ha incontrato i vertici della sanità cittadina e fatto un sopralluogo di ricognizione, si pensava, utile a correggere celermente, le falle prodotte dall’assenza di un piano pandemico che insiste a dare i suoi drammatici frutti.
Un giro di ricognizione che, stando alle dichiarazioni dei sanitari in una lettera che riportiamo alla fine di questo post, sembrerebbe essersi risolto con la visita dell’ospedale da campo, allestito nei giorni scorsi e ancora inutilizzato, vuoto, pertanto.
Del resto, un viaggio nell’inferno del pronto soccorso non avrebbe permesso la restituzione rosea e nemmeno la serena illustrazione del programma a 40 giorni, consegnatogli dall’assessore alla sanità, Nieddu. Piano che, sempre secondo quanto dichiarato dal commissario dell’Ares, sarebbe pronto nel caso in cui un eventuale picco e in caso di aumento della criticità, entrerebbe in azione per garantire più posti letto, più organizzazione e una verticalizzazione dei processi.
In sintesi, nella seconda ondata della pandemia, quando la prevenzione avrebbe dovuto essere il primo argine alla propagazione del virus, fulcro di un piano di contrasto rodato, fondato su criteri scientifici e standard (accessi differenziati, percorsi dedicati, incremento e differenziazione del personale, formazione e verifica dell’effettiva competenza del personale, dotazione dei dispositivi di protezione individuale, aree di vestizione e svestizione dedicate, corretto smaltimento dei materiali contaminati, corrette procedure di sanificazione, dotazione di camere a pressione negativa, con anticamera) viene tradotto dai vertici della sanità sarda in un programma futuribile, proposto come eventuale, anche a fronte del trend dei contagi, in veloce ascesa.
Intanto, al San Francesco, l’area Covid del pronto soccorso, già trasformata in reparto, senza averne i requisiti, conta 30 pazienti, complicando la separazione degli accessi dell’utenza ordinaria da quella dei pazienti Covid, aumentando, quindi, il rischio di contaminazioni.
Ancora, le ambulanze sostano all’esterno dell’ospedale in fila, formando una lunga coda che tiene gli operatori imprigionati nei loro dispositivi di protezione anche per 12 ore, turni massacranti in cui non è possibile accedere ai servizi igienici, mangiare né bere.
Ma non è ancora tutto: il contact tracing è saltato, la processazione dei tamponi continua a soffrire per la chiusura del drive-in di via Einaudi, avvenuta lo scorso 3 novembre e di cui è pure slittata, a lunedì prossimo, la riapertura, prevista e annunciata per lo scorso venerdì. Fatto che, oltre ad aver determinato, la giacenza di 800 tamponi, che ovviamente non rendono attendibile la stima di ieri (+17 positivi), impedisce il tracciamento dei contatti diretti, mentre si è registrato il decesso di un altro ospite della casa protetta di via Trieste, cluster che ha visto la positività di 17 ospiti su 20.
In tutto questo, alla luce del fatto che non sono previsti rinforzi per l’area di Nuoro – così come non c’è stato il potenziamento della medicina territoriale né delle Usca – e che tutta la gestione continua a far sorridere, a fare specie è lo stupore dell’assessore Nieddu che dopo aver respinto ogni accusa di inadempienza, dichiarando di non spiegarsi lo stato di agitazione del personale sanitario sardo (proclamato unitariamente da Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl), esagerando, ha sentenziato: “L’emergenza non si poteva prevedere”.
Un’ammissione di incapacità clamorosa, quanto involontaria, non solo perché prevedere era il preciso compito del sistema sanitario, già dalla prima ondata, ma perché la straordinaria evidenza dei dati, se letti secondo la legge della logica che mettendo in relazione, disegna la realtà, stabilendone cause ed effetti, tanto più in un contesto pandemico mai dichiarato risolto, mal si concilia con non meglio specificati programmi dell’ultim’ora.
Augurandoci che i vertici della sanità sarda non abbiano deciso di sposare le teorie del neosenatore del centrodestra (andato a Roma per mandare a casa Conte) l’ortopedico Carlo Doria che ammette l’esistenza del Covid e lo declassa a virus semplice da debellare, di grazia, potrebbero il governatore Solinas e il sindaco Nieddu, non offendere l’intelligenza dei sardi e riferire le indicazioni dei i consulenti del comitato tecnico scientifico, cui si sono affidati?
Quale quadro hanno delineato e quali misure hanno suggerito il prof. Cappucinelli, microbiologo e accademico dei Lincei, il prof. Cucca, genetista di fama mondiale, il prof. Vella e i componenti dell’Unità di crisi del Nord e Sud Sardegna?
Il futuro resta ieri e non solo a Nuoro, la somma dei ritardi e l’assenza di risposte, sono uno schiaffo a chi continua a prestare il proprio servizio, perseguendo a proprie spese, sul campo e senza schermi, il bene della collettività.
Sonia Melis
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Lettera di un gruppo di sanitari positivi al Covid-19, dell’Ospedale San Francesco di Nuoro
Siamo un gruppo degli oltre settanta lavoratori positivi al Covid-19, dell’Ospedale San Francesco di Nuoro e intendiamo ringraziarvi per l’articolo pubblicato lo scorso 5 novembre, relativo alla situazione sanitaria di Nuoro. Non vogliamo firmare la lettera con i nostri nomi, perché per noi il problema non sono la storia del singolo, ma la somma delle nostre storie.
Lavoriamo nei reparti e nei servizi che sono tutti fondamentali ma il maggior interessamento di alcuni, particolarmente colpiti dal virus, rischia di bloccare l’operatività dell’ospedale. Il vostro articolo descrive la realtà in modo corretto.
Dalla lettura di tutta l’altra informazione appare evidente che non è stata data sufficiente rilevanza al fatto che oltre 70 operatori sanitari sono positivi, in isolamento, alcuni anche sintomatici. Isolamento significa anche essere isolati dal vertice dell’Asl di Nuoro e del presidio cittadino.
Non siamo interessati a sterili parole di cortesia e solidarietà, ci sarebbe piaciuto che ci venisse chiesto “Perché è successo?”. Ci sarebbe piaciuto che qualcuno si fosse interrogato su cosa abbia generato questa situazione, ma nulla! Non conosciamo la faccia delle persone che appaiono sui giornali. Il commissario, dr. Temussi, è stato accompagnato a visitare l’ospedale da campo, vuoto, lontano dalla zona rossa.
Al contrario, sarebbe stato interessante e doveroso sapere la situazione dettagliata della zona rossa, conoscere le forze e lo stato d’animo di chi sta nei servizi di primo contatto.
Purtroppo, non è avvenuto. Rimaniamo, nel nostro isolamento, nella nostra solitudine, controllando e reprimendo la rabbia che cresce ogni giorno, alla luce dell’ascolto e della lettura delle dichiarazioni rilasciate ai giornali dai nostri vertici “Va tutto bene”, “Resistete”.
Veniamo tenuti nell’attesa di nuove circolari illuminanti e di comunicazioni non scritte (meglio non scritte, vista l’evoluzione dell’inchiesta Covid, della Procura di Sassari) che cambiano le indicazioni in maniera confusa e contraddittoria. Non è solo la carenza di organizzazione che ci preoccupa ma la carenza di risorse morali di una classe politica e dirigente che sta fallendo nella tutela del bene più prezioso: il proprio personale e, a cascate, drammatiche ripercussioni su tutta la comunità!
Grazie per il sostegno.
È uscito il parere positivo del CTS dell’11 agosto. Ma allora Cocciu? Ci è o ci fa?
Bell’articolo. Sono il giornalista che ha intervistato Temussi nell’articolo citato. Mi piacerebbe contattare l’articolista Sonia Melis. Se legge questo commento può cercarmi anche via Facebook.
Davide Mesina
Anche tu la trovi su Facebook.
Buona giornata
Vito Biolchini
Alla fine, su mellusu è Cocciu. Altro che Solinas, HugoArrogutottu, il Presidente Zoffili…almeno ha detto la verità su qualcosa che conoscevano tutti, anche le pietre.
Io risolverei una volta per tutte anche la fastidiosa diatriba fra Trump e Biden, COCCIU PRESIDENTE SUBITO!!!!
Su mellusu.
Da positiva del S. Francesco di Nuoro condivido quanto scritto. Siamo stati abbandonati da tutti e per primi dai vertici aziendali. In questi mesi non si è vista nessuna organizzazione, ne programmazione, ne formazione. I primi mesi i presidi arrivavano esclusivamente come regalo da enti, associazioni e istituzioni. È stato un miracolo non essere stati contagiati prima, ora che è successo, anche per loro negligenza e per mancato rispetto della sicurezza, ce ne fanno una colpa.
Purtroppo non so dire altro che un tristissimo: “Ci meritiamo tutto questo”.
Ormai la pelle dei cittadini è utilizzata solamente per una squallida e opportunistica campagna politica, mentre chi è a capo del processo decisionale nell’isola NON FA NEMMENO FINTA DI GOVERNARE.
Per quello che può servire, sono vicino a tutte le persone che in questi giorni stanno soffrendo quello che non è un castigo divino, ma un castigo dell’ignoranza di come si gestiscono la politica e il bene comune.