Quindi il professor Luca Pani non si è dimesso dal Comitato Tecnico Scientifico in polemica con il presidente Solinas (“La mia riflessione non si riferiva al Governo regionale sardo”) ma perché, come ha precisato su Facebook, subissato di impegni dall’altra part dell’oceano. Avrebbe lasciato addirittura pochi giorni dopo la nomina (avvenuta informalmente il 27 marzo e formalmente con delibera il 1° aprile).
Peccato però che delle sue dimissioni (dopo le indiscrezioni apparse una settimana fa su CagliariPad, poi riprese e confermate da questo blog e da Sardinia Post) abbiamo però avuto conferma solo ieri, 30 aprile, dalla viva voce del professor Stefano Vella, intervistato dal Tg3 Sardegna. Venti giorni di silenzio non sono male per uno che affermava “Il vero vaccino al Coronavirus si chiama trasparenza”.
Ma d’altra parte, chi di noi sinceramente crede alle parole di Pani? E chi di noi ha capito cos’ha prodotto nel suo primo mese di attività il Comitato Tecnico Scientifico?
Dove sono i documenti, le analisi, le proposte?
Dei tre accademici superstiti (Vella, Cucca e Cappuccinelli) finora abbiamo visto solo interviste, comparsate sugli schermi e sui giornali; soprattutto del professor Vella, dilaniato in queste settimane tra la necessità di dire la verità e quella di coprire le castronerie della giunta Solinas. Un minestrone di contraddizioni ben cucinato poi dai nostri giornali e tg, dove tutto viene smussato, occultato, affogato da notizie di colore, in un tripudio di centenari e neolaureati a distanza (auguri a tutti), e vere verità nascoste e private della giusta evidenza.
E intanto siamo ancora in coda alla classifica per tamponi effettuati: nell’ultima settimana la Sardegna è quartultima regione per media giornaliera di tamponi per numeri di abitanti: appena 4,24, ben sotto la media nazionale di 7,97. È facile autoproclamarsi “Regione Covid Free” se gli ammalati neanche si cercano!
E l’indagine epidemiologica annunciata dieci giorni fa dall’assessore alla Sanità Mario Nieddu? “Partirà alla fine di questa settimana, al massimo agli inizi della prossima” aveva detto il 22 aprile. Voi ne avete notizia? Il presidente Solinas ne aveva annunciato per questa settimana la presentazione da parte del Comitato Tecnico Scientifico (ne parleranno stasera?), mentre dalle pagine oristanesi della Nuova Sardegna di oggi leggiamo “Test sierologici, sorprendente falsa partenza”: “Avviata in ritardo rispetto alle previsioni, l’esecuzione dei test sierologici per il coronavirus sui dipendenti dell’Assl si è nuovamente fermata. Non si conoscono i motivi ma è certo la vicenda sta destando non poche perplessità in ambiente sanitario”. L’articolo precisa che i test erano partiti solo a Oristano. Quindi, cos’è successo?
È calato il silenzio anche sulle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, squadre di medici e infermieri chiamate a garantire interventi rapidi e mirati a domicilio (perché adesso il virus si combatte casa per casa, non negli ospedali). “Pronte a partire” annunciava il 21 aprile all’Ansa l’assessore Nieddu. Oggi, a distanza di dieci giorni, cosa si sa? Stanno lavorando? E con quali risultati? Mistero.
Intervistato ieri da Quotidiano Sanità, l’onnipresente professor Vella alla domanda “Ma in previsione di una seconda ondata non dovremmo essere certo impreparati come lo eravamo a febbraio. Di quali nuove armi disponiamo per affrontare una nuova epidemia da Sars-Cov-2?”, risponde serafico: “Prima di tutto abbiamo aumentato i posti in terapia intensiva, questo è un aspetto fondamentale”. Fondamentale sì, ma per le altre regioni: perché come ci racconta l’Unione Sarda di oggi, “la Sardegna è fra le Regioni che ha potenziato meno i numeri di posti in terapia intensiva da quando è iniziata l’emergenza Covid-19: solo 24 in più rispetto ai 134 di partenza, quanto la Basilicata e meno solo del piccolo Molise”. Povero Vella, è sempre l’ultimo a sapere le cose.
E parliamo ora delle cose che stanno andando male.
Lo scandalo delle domande per la cassa integrazione in deroga, presentate all’Inps con grande ritardo alla Regione Sardegna, grida vendetta. Come annunciato ieri dalla sottosegretaria Alessandra Todde, “La Sardegna è l’unica Regione ad oggi in Italia a non avere ricevuto nessun pagamento” (La Nuova Sardegna), e questo a causa dei ritardi con i quali l’assessorato regionale al Lavoro invia le richieste all’Inps. Vergognatevi.
Poi ci sono le sconfitte più propriamente politiche. Nessuno avrebbe avuto nulla da ridire se il presidente Solinas avesse presentato da solo la richiesta al Governo Conte di allentare le misure dell’ultimo Dpcm: i numeri dell’epidemia in Sardegna, per quanto falsati da un numero bassissimo di tamponi effettuati, lo avrebbero in qualche modo giustificato. Ma essersi accodato alle Regioni del Nord (negli ultimi due giorni la Lombardia ha avuto quasi il doppio dei decessi che la Sardegna ha avuto complessivamente negli ultimi cinquanta giorni: com’è possibile che queste due regioni avanzino le stesse richieste?) dimostra solo la patetica subordinazione della Sardegna alle logiche leghiste.
E poi ci sono i deliri sul turismo. Il professore Vella, credendo di non essere ascoltato (guardatelo su Facebook nel profilo del giornalista Sergio Nuvoli), due giorni fa dice finalmente la verità, affermando: “Di cosa sono molto preoccupato, moltissimo? Della stagione estiva”. Anche perché Vella fa capire che per noi il peggio potrebbe ancora venire.
Parole forti, che dopo qualche ora vengono smentite nientemeno che dall’assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, il quale annuncia solenne: “Il turismo può riaprire in massima sicurezza” (Ansa). E Vella a questo punto che fa: intervistato oggi dalla Nuova Sardegna, attacca l’asino dove vuole il padrone. Alla domanda “La Regione vuole anticipare le riaperture e garantire da subito una maggiore libertà di circolazione ai cittadini. Decisione giusta o avventata?” risponde: “Giusta e condivisa dal Comitato scientifico di cui faccio parte”, invitando il presidente Solinas “a opporsi e a fare valere l’autonomia della Sardegna”.
Per fortuna che alla domanda sui tamponi da farsi ai turisti in arrivo in Sardegna, Vella risponde “Questo è il punto”.
Come dire: c’è un limite a tutto. Anche alle pietose bugie degli accademici, chiamati a giustificare acrobaticamente e senza alcun pudore gli annunci e i fallimenti della politica.
Sorprende che ci sia tanta sorpresa nel constatare che le logiche dietro la sanità regionale sarda, siano quasi alternative al comune buon senso. Triste segno che aldilà delle cronache o delle conferenza a distanza, sono troppo pochi gli “informatori” costretti a reali e concrete esperienze con essa, spesso in pieno stile “The Twilight Zone”….
Mi sorprende che ad un giornalista che gli chiede se siamo fronti ad affrontare una eventuale fase 2, lo scienziato Vella, del comitato scientifico della Regione, risponda : “abbiamo aumentato il numero dei posti di terapia d’urgenza”. E no, caro professore, dovrebbe dirci se abbiamo aumentato il contrasto al virus con tamponi e altro, perché è sempre la prevenzione l’arma con cui ci si può difendere da un virus. I posti letto in terapia intensiva è bene ci siano, ma se restano vuoti è ancora meglio
la prevenzione non basta.
a una ragazza che gli chiedeva come fare a non rimanere incinta la ginecologa ha risposto: tu per precauzione comincia a comprarti la culla.
a una signora che gli chiedeva come poteva dimagrire il dietologo ha suggerito: intanto comincia a guardare dei jeans taglia forte.
Il caro Solinas potrebbe collaborare con la NASA per l’addestramento degli astronauti nel vuoto, il vuoto della sua scatola cranica, che delusione!!!
Vito ti leggo sempre volentieri e continuerò a farlo. Anche se poi rimango con l’amaro in bocca e angosciata. Come dopo una puntata di Report.
Ti capisco, anche io Report non lo guardo più per questo 🙂
Vito, ti ricordi Giovanni Goria nella versione satirica di Forattini? Un ciuffo di capelli e una barba senza un volto. Un signor nessuno messo lì da altri per logiche di palazzo.
Ecco, Solinas mi sembra la versone obesa del Goria forattiniano…
Fa accaponare la pelle che Vella ritenga di affrontare una seconda ondata “fondamentalmente” attraverso l’aumento dei posti in intensiva, visto che sappiamo benissimo che quella è proprio la fase da prevenire col massimo dell’efficacia, e che questa richiede un trattamento tempestivo e sitematico effettuato a livello territoriale. La letteratura scientifica prodotta in questi due mesi di drammatica ricerca clinica parla chiaro.
Già…. parla chiaro ma solo a chi sa e vuole ascoltare!