È il momento della trasparenza a metà, dei giri di parole, delle domande filtrate, manipolate o, più semplicemente, ignorate.
Ma il quadro dell’epidemia di Coronavirus in Sardegna, seppur faticosamente si sta delineando e con il passare dei giorni è più semplice affilare le armi dialettiche. Sempre, chiaramente, che le si voglia usare.
Ieri il presidente della Regione Christian Solinas ha iniziato la sua conferenza stampa serale (ecco il video) presentando una serie di slide sui numeri dell’epidemia in Sardegna. Sono numeri che però non convincono, soprattutto per quanti riguarda gli operatori sanitari.
Fino a pochi giorni fa tutti i giornali affermavano che in Sardegna più del 50 per cento dei contagiati apparteneva alle professioni sanitarie; ieri però il presidente ha affermato che questa percentuale è del 26 per cento. C’è qualcosa che non torna.
Ecco dunque quattro domande sui contagiati in Sardegna a cui Solinas e la Regione dovrebbero rispondere.
1 – Quanti sono in termini assoluti gli operatori sanitari (intendendo per essi medici ospedalieri e di medicina territoriale, infermieri, oss, operatori del 118, tecnici e dipendenti) contagiati dal Coronavirus in Sardegna?
2 – In quali Assl, le aziende miste o le Aziende ospedaliere lavorano? E in quali reparti?
Sono elementi importanti, che ancora oggi non conosciamo.
Ma ci sono anche altri elementi di cui sarebbe opportuno disporre per avere un quadro più chiaro dell’andamento del Coronavirus in Sardegna, e a mio avviso sono questi.
3 – Quali sono i comuni di residenza dei contagiati? I dati oggi sono aggregati solo per macro aree (quattro province più l’area metropolitana di Cagliari) ma avere un quadro puntuale, comune per comune, degli oltre 400 contagiati sarebbe fondamentale per capire l’andamento dell’epidemia.
4 – Quali sono le classi di età dei contagiati? Per esempio, quanti sono i contagiati fra i 30 e i 40 anni? E quelli fra i 70 e gli 80?
Questi dati la Regione li ha di sicuro, altrimenti non avrebbe potuto elaborare le slide che ha presentato ieri.
Si tratta solo di capire se li vuole diffondere oppure no.
Attendiamo fiduciosi.
LA DISCESA DEI “LONGOBARDI”
(intesi come i proprietari delle seconde case che si sono improvvisamente popolate)
A corollario della tua domanda 3 chiederei: quanti sono i contagi in Sardegna di persone residenti fuori dalla Sardegna ?
Se il numero fosse veramente basso (come credo) aggiungerei una ulteriore domanda: vale la pena aver pregiudicato la prossima stagione turistica in base ad una polemica più volte rilanciata da parte di tutti i media sardi riguardante gli arrivi di 13.000 occupanti delle seconde case?
Come credi che reagiscano i potenziali turisti del nord Italia che prima o poi dovranno decidere dove andare in vacanza vedendo quanto avvenuto a proposito?
grazie, Roberto
Credo che il modo migliore per controllare i territori sia il test a tappeto, prima i sanitari, poi famigliari dei positivi, poi a tutta la popolazione al fine di individuare gli a sintomatico. Siamo pochi, e’ possibile. Poi via a produzione regionale di mascherine e disinfettante. Si può avviare una produzione regionale di respiratori riconvertendo qualche industria e chiedendo autorizzazione alla ditta italiana che li produce. Credo che tutto sia possibile. Ne usciremo. Saluti
Adesso che arriva il comitato scientifico avremo tutte le risposte.
Hai dimenticato di firmarti: Dilegno.
Aggiungerei: si stanno facendo i tamponi al personale sanitario che è stato a contatto con un contagiato?