Cari lettori del blog, oggi vi propongo un intervento che ho scritto per il sito Sardegna e Libertà in qualità di presidente dell’associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana.
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Non è passato neanche un anno dall’insediamento del presidente della Regione Christian Solinas che già si respira aria di fine legislatura. Di solito un esecutivo mostrava la corda dopo due-tre anni, stavolta invece il centrodestra ha voluto fare le cose in grande. Agricoltura, sanità, urbanistica, per non parlare dei trasporti: poche altre giunte in così poco tempo hanno inanellato una serie di insuccessi così clamorosi.
La giunta Solinas è dunque agli sgoccioli? Anche no. Ma senza un’alternativa politica valida, la risposta è “assolutamente no”.
Paolo Maninchedda, che per primo dal suo blog ha avuto il merito di aprire il dibattito, nel post “Come sopravvivere alle bugie? Apriamo il cantiere dell’Alternativa”, sollecita appunto l’apertura del
il cantiere dell’Alternativa, dove non si formano partiti ma si lavora, ognuno con la propria identità, a fare bene l’opposizione. Cerchiamo di capirci, di coordinarci e poi si vedrà. È un progetto semplice semplice che non chiede niente di eroico a nessuno se non impegno, coordinamento, confronto e efficacia nella costruzione di una proposta diversa.
Concordo sulla necessità di non darsi in questa fase obiettivi irraggiungibili e di limitarsi a mettere assieme chi vuole realmente fare opposizione a questa giunta regionale. Ma l’orizzonte neanche tanto lontano non può che essere quello della nascita una nuova forza politica di secondo livello, cioè frutto della confluenza di più soggetti che condividono pochi ma significativi punti. Se così non fosse, questa nuova posizione alternativa non reggerebbe l’urto del confronto con le altre forze politiche e con l’elettorato.
Ma quali sono questi punti su cui convergere?
Sempre su Sardegna e Libertà, l’ex senatore di Sel Luciano Uras, nel post “Cantiere L’Alternativa: liberazione è progresso”, propone in nome di questo concetto
la costruzione di un percorso che partendo dalla qualità e dalla dimensione dei problemi da affrontare, trovi soluzioni. Perché mi pare improponibile osservare l’oggi con gli occhi rivolti al passato, tanto più se pretendiamo di estendere lo sguardo al domani.
E tra le questioni che Uras pone, ci sono il lavoro, i trasporti, ma anche
la difesa dell’ambiente e del paesaggio, il risanamento degli ambiti territoriali compromessi dall’inquinamento, la tutela dei beni culturali unitamente alla ricerca e sperimentazione di modalità produttive e approvvigionamento energetico ecosostenibili.
Il dibattito in corso mi ricorda quello che nella primavera del 2017 animava il mondo indipendentista che, variamente rappresentato da numerose sigle in cerca di un luogo nuovo di unione, portò alla nascita di Autodeterminatzione.
Quindi a Maninchedda e a Uras non posso che ribadire come primo punto del ragionamento il pensiero espresso sul mio blog e anche quello di Anthony Muroni (ieri leader politico, oggi invece abbastanza lontano dal dibattito pubblico). Allora dissi che “È la sostenibilità (e non l’indipendentismo) il concetto chiave per una nuova proposta politica in Sardegna”.
Oggi a distanza di quasi tra anni (e messa in archivio l’esperienza di Autodeterminatzione) più che di sostenibilità parlerei invece di modello di sviluppo, ma il ragionamento rimane lo stesso.
La vicenda della dorsale del metano, la cui realizzazione è sostenuta da un fronte composito che va dalla Lega al Pd, da Fratelli d’Italia alla Cgil, passando per i due quotidiani e Confindustria, è la prova provata che è il modello di sviluppo e non i concetti di destra, sinistra, autonomia, indipendentismo o progressismo ad essere il vero discrimine che divide le forze in campo.
I progressisti sardi sono contro la dorsale del metano? E di Portovesme e delle sue mille contraddizioni cosa ne pensano? Perché finora su questo ed altri temi sensibili riguardanti il modello di sviluppo da sinistra si sono sentiti, nel migliore dei casi, solo flebili parole.
Ma ci sono altri tre elementi che vorrei proporre quali punti di partenza per un ragionamento sulla possibile Alternativa.
Il primo: nessuno non si illuda che la debolezza della maggioranza che governa la Regione renda l’opposizione più forte. Questa opposizione consiliare finora si è dimostrata pavida e senza idee. Per cui non ha senso girare l’isola proponendo iniziative paraelettorali con le solite parole d’ordine già bocciate dagli elettori. L’opposizione inizi a fare opposizione: seriamente. Altrimenti da risorsa diventerà in fretta un ulteriore problema per i sardi.
Il secondo punto: basta con la riproposizione in Sardegna degli schemi politici italiani. Non serve a nulla perché, come vediamo da tempo, sul tema centrale dello sviluppo nell’isola Pd e Confindustria, Lega e Cgil pari sono. Cosa può dirci Fratoianni di interessante riguardo una realtà che neanche conosce? Oggettivamente, nulla. Non è l’Italia che salverà la Sardegna, ma sarà la Sardegna a salvarsi da sola grazie ad una nuova classe dirigente capace di fare il funerale all’Autonomia (morta e sepolta da tempo) e di esercitare con maggiore consapevolezza i poteri di cui disponiamo, provando chiaramente anche ad ampliarli e per arrivare (se e quando i sardi lo vorranno) ad una eventuale autodeterminazione.
Infine il terzo punto: il rinnovamento della classe dirigente. Deve essere reale, non simulato. Contro questa destra c’è bisogno di tutti, ma chi dagli elettori è stato fatto uscire dalla porta, non tenti di rientrare dalla finestra. Si può fare politica in tanti modi: anche in maniera disinteressata e fuori dalle istituzioni. Ma temo che a sinistra in troppi si siano dimenticati di come si faccia.
E comunque, apriamolo questo cantiere dell’Alternativa. Prima si fa, meglio è.
Gentile Biolhini,
interessante la sua proposta per un “cantiere” che sviluppi un nuovo soggetto progressista, che abbia come intento la nascita di un movimento utile alla rinascita (o autodeterminazione) dell’isola. Un soggetto totalmente svincolato daile dinamiche romanocentriche. Temo pero’ che rimarrà un pensiero utopico, poichè i primi impulsi ( o idee ) nascono nei circoli della vecchia politica ( Luciano Uras !!! Paolo Maninchedda!!!). Quali sarebbero le novità in un eventuale dibattito sul soggetto da far nascere, e sviluppare, fuori dai palazzi, se chi propone non è altri che un rappresentante di quelle componenti che hanno fatto “vincere” la destra ?