AVVERTENZA: riguardo la notizia del Cup che non risponde alle chiamate vi invito a leggere il post “120 chiamate a vuoto al Cup: e se fosse una bufala? Altroconsumo Italia si dissocia: Estranei a questa indagine”, che ho pubblicato il 23 gennaio. (vb)
Curarsi in Sardegna: cittadini in fila all’Ufficio Ticket di Quartu Sant’Elena dalle tre del mattino (per fortuna che a Sassari va un po’ meglio, lì basta presentarsi alle sei), il centralino del Cup di Cagliari, il Centro unico di prenotazione, che non risponde non a una, a due, a tre, a dieci tentativi di chiamata, ma a ben 120.
Avete capito bene: 120 telefonate senza che nessuno sollevi la cornetta. Dopodiché il cittadino va sul sito di Sardegna Salute, cerca qual è lo sportello Cup più vicino a casa sua, ma poi scopre che in via Piero della Francesca (a Su Planu) quel servizio non è più attivo. Una beffa.
Se la denuncia delle file nel cuore della notte a Quartu e Sassari è stata fatta recentemente dall’Unione Sarda e dalla Nuova Sardegna, ora a certificare il disastro del Cup a Cagliari è l’associazione Altroconsumo (alla fine del post trovate il comunicato stampa).
Due casi clamorosi, roba da malasanità calabrese. Invece siamo in Sardegna.
Nessuno è così stupido da non capire quanto sia difficile organizzare la sanità. Ma è pur vero che per fornire servizi almeno decenti la Regione spende oltre tre miliardi di euro l’anno e qui non stiamo parlando di trapianti di cuore ma, banalmente, di timbri da mettere e di prenotazioni da effettuare.
I medici e gli infermieri non c’entrano niente: qui c’entra la politica. Che sceglie manager incapaci non solo di organizzare un banale servizio a sportello o un call center, ma perfino di rendersi conto del disastro in corso e di porvi rimedio. La politica non si turba davanti ai cittadini in coda dalle tre del mattino per un semplice timbro. Perché?
A volte l’indifferenza fa più male dell’inefficienza.
Ci sono voluti quasi dieci giorni di martellante campagna stampa dell’Unione Sarda per convincere il commissario dell’Azienda Brotzu (scuola Riformatori) che all’ospedale Businco qualcosa non andava per il verso giusto e che tenere i malati di tumore in fila per oltre dieci ore prima di fare la chemio non era tollerabile.
Alla fine il commissario (che ha colpevolmente tollerato per mesi una situazione intollerabile) si è scomodato, annunciando dal primo febbraio una diversa organizzazione dei turni.
Per l’Ufficio Ticket di Quartu e Sassari non ci risulta invece che nulla sia cambiato, e di sicuro nulla cambierà anche per il Cup. La politica è impermeabile a queste critiche estemporanee, subisce solo le campagne quotidiane. Ma l’informazione sarda non ce la fa a contrapporsi frontalmente e giornalmente alla politica, non regge l’urto. Non ha il coraggio né le spalle sufficientemente larghe per farlo.
Così, se il problema del Businco forse è stato risolto, quelli dell’Ufficio Ticket e del Cup resteranno lì. E altri, ovviamente, si presenteranno. A dimostrazione che il problema della sanità sarda non è solo legata alla qualità delle cure ma soprattutto all’incapacità della politica di organizzare efficacemente servizi di base, che dovrebbero funzionare come un orologio svizzero tanto sono essenziali.
In tanti ne abbiamo avuto una esperienza diretta: la vera differenza tra un sistema sanitario sottosviluppato come quello sardo e quelli additati ad esempio come quelli lombardo, toscano o emiliano non è data banalmente dalla qualità dei medici ma soprattutto da quella dei servizi garantiti ai cittadini: ad esempio, Cup che rispondono e Uffici Ticket che funzionano.
Costringendo i cittadini a queste mortificanti prove, la politica sarda lancia invece un messaggio sconfortante ma inequivocabile: chi ha i mezzi economici, fa bene ad andare a farsi curare fuori dall’isola.
Perché come ci si può fidare di un sistema sanitario che non ti risponde al telefono o che ti costringe per avere un timbro in un foglio a metterti in fila nel cuore della notte?
E allora la domanda all’assessore regionale alla Sanità, il leghista Mario Nieddu, è la seguente: come si combattono i viaggi della speranza, la mobilità passiva? Mettendo qualcuno a rispondere al Cup, potenziando gli Uffici Ticket o dando più soldi alla sanità privata?
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Cup: 120 chiamate inutili, l’odissea per prenotare una visita
21. 1 . 2020
La prenotazione attraverso il Cup (Centro Unico di Prenotazione) delle visite, si trasforma in un’odissea. Dopo numerose segnalazioni abbiamo voluto verificare di persona il servizio telefonico 070.474747 e tramite il numero unico regionale di prenotazione sanitaria 1533 cosi come descritto nel servizio sul sito della Assl e provando poi a prenotare una visita: Una prova durata per 4 giorni consecutivi 14-15-16-17 gennaio 2020.
120 tentativi di telefonata (30 in un solo pomeriggio) non sono bastati per parlare con un operatore. Difficilissimo, nemmeno in orari proibitivi, al limite dell’inizio e fine servizio. L’iter indica che per prenotare, impegnativa mutualistica alla mano, si può scegliere tra le opzioni proposte: telefonata, cup web o direttamente di persona. La prima appare più semplice e per di più l’orario è anche comodo: dalle 8.30 alle 18. Risponde una gentile voce metallica femminile che dopo aver informato sugli orari, presentato le altre modalità di prenotazione e ricordato la necessità di avere con sé la ricetta del medico di famiglia, invita a rimanere in linea .
Il tutto termina con un secco «gli operatori sono tutti occupati, si prega di richiamare più tardi» concludendo la chiamata. 45 tentativi il primo giorno e ben 30 il secondo non sono stati sufficienti per parlare con un operatore, sempre tutti impegnati (e l’utente invitato a ritelefonare).
Alla fine per ottenere una visita l’unica via è andare presso uno degli sportelli ubicati nel territorio, abbiamo scelto di seguire i consigli presenti sul sito regionale Sardegna Salute scegliendone uno a caso descritto in via Piero della Francesca (Selargius) ma scoprendo poi dopo alcune telefonate all’Urp che però non esisteva nessuno sportello Cup all’indirizzo da noi scelto e quindi via alla ricerca di un altro sportello reale che grazie all’assistenza dell’operatore abbiamo saputo poi trovarsi in viale Trieste 37 a Cagliari.
Parlando con i presenti in coda si scopre che il percorso è stato lo stesso per tutti: telefonate (tante), voce metallica (sempre), senso di rassegnazione e alla fine sportello. Qui sono abbastanza veloci: dopo 40 minuti finalmente si riesce a parlare con una persona in carne ed ossa e ad avere la tanto bramata informazione sull’ appuntamento: ma se questa (forse) è un’altra storia, sta di fatto che per poter vedere un medico con il servizio sanitario nazionale dopo quasi 4 giorni, ci sono volute 120 chiamate, parecchi tentativi on line, una sveglia di prima mattina, e ancora due biglietti del bus e quaranta minuti di attesa.
Insomma, per prenotare con il servizio sanitario nazionale non bisogna essere acrobati ma tanto pazienti e determinati.
Francesco Mattana
Rappresentante Altroconsumo Regione Sardegna
Cup inesistente capisco che li tengono 3 mesi e poi no! Ma che centro di prenotazione e se nessuno risponde eppure ci sono.sono mesi che provo nulla mi dispiace ma e un servizio inutile ti costringono a pagare ciò che non hai! Che intervenga qualcuno se no pubblico sul giornale davvero che schifo
D’accordo su tutto tranne che sulla battuta sulla sanità privata. Denota scarsa (o nulla!) conoscenza dell’argomento. Se non si conoscono me cose, sarebbe meglio evitare di incappare in strafalcioni.
Prego, argomenti la sua posizione. Grazie
La spesa regionale annua per la sanità privata incide per meno del 5% sul totale. A fronte di una spesa così bassa, vengono erogate prestazioni con migliore efficienza e liste d’attesa molto più brevi. Inoltre le prestazioni sia chirurgiche che mediche abbattono le liste d’attesa per i pazienti che altrimenti andrebbero ad aumentare la quota della mobilità passiva. Tutto ciò senza considerare che la tanto odiata sanità privata da lavoro a migliaia di cittadini tra medici, infermieri, Oss, tecnici e amministrativi. Last but not least in Sardegna il privato puro praticamente non esiste, è come se ci fosse un’esternalizzazione di un servizio che il pubblico non riesce a garantire e non riuscirebbe a garantire anche con 150 milioni in più.
Purteoppo mi èp capitato anche di farne anche oltre 50 di tentativi!
…Però una volta mi capitò, forse 3 anni fà, dopo essere rimasto per un sacco di tempo a tentare di prendere la linea, un operatore molto scortese mi sbattè il telefono in faccia. A quel punto andai sul sito della RAS ed inviai un reclamo: fui richiamato dal responsabile regionale che, dispiaciuta per l’accaduto mi riferì che potevo fare un reclamo ufficiale indicando la data e l’ora della chiamata così che sarebbero potuti risalire all’operatore. Mi disse anche che qualche operatore aveva pure perso il posto per questo.
Ovviamente non me la sentiì di rischiare di fare finire sulla strada qualcuno, però mi promisi che se fosse accaduto nuovamente.
https://cup.sardegnasalute.it/