Politica / Sardegna

A Cagliari dieci ore di attesa per fare la chemio: ora la politica e il giornalismo mostrino il loro vero valore

L’Unione Sarda, 10 gennaio 2020

A cosa serve la politica se non a risolvere i problemi della gente?

E a cosa serve il giornalismo se non ad aiutare la politica a risolvere i problemi della gente?

Oggi giustamente l’Unione Sarda titola in prima pagina “Chemio, la fila della vergogna”.

All’ospedale Businco di Cagliari (che, per chi non lo sapesse, fa parte dell’Azienda ospedaliera Brotzu, il fiore all’occhiello della sanità pubblica in Sardegna), i malati di tumore sono costretti ad aspettare anche dieci ore prima di essere sottoposti alla terapia, in una condizione ignobile che contrasta con tutte le recenti dichiarazioni della politica regionale, sempre pronta a riempirsi la bocca con mirabolanti riorganizzazioni, a pontificare sui “diritti dei malati”, a scandalizzarsi per i sardi costretti a lasciare l’isola per curarsi (incredibile, vero?), per non parlare poi del concetto di “umanizzazione delle cure”, tanto evocato quanto disatteso.

Eccolo allora un caso esemplare su cui il presidente Solinas e l’assessore leghista alla Sanità Nieddu possono finalmente mostrare tutto il loro valore.

Perché se la politica serve a qualcosa, il problema sollevato oggi dall’Unione Sarda lo risolve in tempi rapidi, e non trincerandosi dietro le patetiche parole di circostanza del commissario del Brotzu (“Stiamo portando avanti importanti attività di riorganizzazione e impegnando nuove risorse dal punto di vista logistico e tecnologico”).

E il giornalismo serve a qualcosa, la notizia della “fila della vergogna” resta tale tutti i giorni finché il problema non viene risolto.

Soluzione rapida, oppure martellamento quotidiano sui media.

Altrimenti è tutto finto, falso, con la politica e il giornalismo che si confermerebbero la mera simulazione di nobili attività che, per essere tali, dovrebbero veramente risolvere i problemi della gente.

Il problema al Businco è sotto gli occhi di tutti: non può essere più taciuto, ma solo risolto. 

I malati di tumore attendono. Vediamo ora cosa la politica e il giornalismo sardi sono capaci di fare.

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7 Comments

  1. marco matta says:

    Anch’io sono un accompagnatore, dal 2011. Ci si deve affidare alla buona volontà dei medici e infermieri, ogni paziente inizia con un oncologo, si dice sarò il tuo (angelo custode), invece a ogni visita il medico è diverso a volte anche prima esperienza, giovane con molte buone volontà. Ma, i pazienti forse avrebbero bisogno di qualcos’altro. Per avere fiducia, oltre ai tempi di attesa.

  2. Giuseppina says:

    Vergognoso

  3. Francesco Utzeri says:

    Gentile Biolchini,
    haimè sono un frequentatore, mio malgrado, dell’ospedale Businco ; nel mio caso il Day Hospital di Ematologia. Posso essere testimone dei disagi causati dalle lunghe attese, ma nel contempo della grandissima abnegazione e disponibilità dei medici ed infermieri, costretti ad operare in condizioni estreme. Il numero dei pazienti, che sono in carico a questa struttura complessa, sono ben oltre ogni soglia minima che possa permettere un sereno approccio alle cure e, da profano ma sicuramente da utente consapevole, non comprendo come si possa giungere ad una situazione simile. Il Businco è punto di riferimento, per malattie specifiche, per tutta l’Isola e non si comprende il perchè sia stato ” accorpato” all’Azienda Ospedaliera Brotzu. ( e ora si profila addirittura di un accoramento al Policlinico Universitario di Monserrato ! ). e non già renderlo autonomo e potenziandolo, proprio per la sua funzione unica; si pensi al Centro Trapianti del Midollo Osseo.
    So che lei non si tira indietro, di fronte a queste battaglie di civiltà, per cui la prego di tenere duro, come è nostra volontà diffendere un presidio così importante.
    Cordiali saluti.
    Francesco Utzeri

  4. domenico m. says:

    Il calvario, al Businco, inizia con l’emocromo si arriva presto anche prima delle 07:00 per prendere il numeretto e poi si procede su due file distinte, ma nessuna delle due è cosi veloce da evitare le attese, nonostante gli addetti si prodighino sia nei tempi che con la loro quotidiana empatia. Finito il prelievo le 2 file si separano una va per la terapia l’altra per la visita di controllo ed è lì che prosegue il calvario a cui si riferiva il quotidiano. Da non scordare che molti, per arrivare alle 7 hanno fatto una levataccia per dover fare i 150/200 km che lo separano dal luogo di residenza. Insomma, per sopportare tutto questo occorre essere pazienti. molto. Forse il problema più grosso e che di pazienza in Sardegna ne abbiamo avuto sempre tanta, anche troppa. Anche quando non era ben riposta. Un cordiale saluto a tutto il personale medico e paramedico che si occupa della quotidiana sofferenza dei sardi, ma per chi dovrebbe risolvere questo grosso e indecente problema nessuna comprensione e speriamo che anche la pazienza si esaurisca presto.

    • Vanna Sanna says:

      Il prelievo si può fare nel paese di appartenenza della propria Asl. Basta,farlo due giorni prima. Non è molto ma…Non è purtroppo solo a Cagliari, il problema sono anche le poltrone attrezzate x la chemio: sono poche!!!!

  5. Maurizio says:

    Bravo Vito

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