Cultura / Sardegna

“In ricordo di Marco Parodi, un regista teatrale di un teatro speciale” di Mario Faticoni

Marco Parodi

La comunità teatrale sarda è in lutto per la scomparsa a Genova del regista Marco Parodi. In questo articolo lo ricorda l’attore Mario Faticoni, che nel lontano 1974 (da presidente della cooperativa Teatro di Sardegna) ne favorì l’arrivo nell’isola. Da allora il suo apporto alla crescita della cultura scenica è stato costante e fondamentale. Lo spettacolo che ha colpito di più l’immaginario di un pubblico vastissimo è stato l’allestimento (mastodontico) nel 1997 nel quartiere Castello di Cagliari di Sa Die de sa Sardigna. Ve lo ricordate? Sessantamila persona in strada e, grazie ad una diretta televisiva, quel 28 aprile il teatro entrò veramente nelle case di tutti i sardi. 
Marco era un uomo di straordinaria cultura teatrale, che si rispecchiava in una bellissima biblioteca (ora in via Falzarego a Cagliari negli spazi assegnati alla associazione che aveva costituito insieme ad Elena Pau, “La fabbrica illuminata”), e che traspare dalla sua carriera fuori dall’ordinario, raccontata nell’interessantissimo volume autobiografico “Memorie di una vita futura. Storia di una educazione teatrale”, edito da la mongolfiera nel 2011.
La Sardegna è stata fortunata ad avere incontrato un uomo e un professionista come Marco Parodi e chi lo a conosciuto conserverà di lui sempre un ricordo riconoscente. (vb)

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Scompare un regista teatrale. Di un teatro speciale. Mutuando da qualcosa che ho già scritto, la squadra che Marco trovò quando nel 1974 lo chiamai in Sardegna era onorata da un buon rispetto, aveva lavorato ad un modello virtuoso di fare teatro, respiro europeo e nello stesso tempo territoriale, orientato alla specificità. Frisch, Arrabal, Sastre, Masala, Ruju… Teatro di qualità, non evasivo anche se divertente, l’attore lavoratore professionista, compagnie che ridistribuiscono nell’ampia circuitazione le risorse pubbliche avute; spettacoli usati come promozione più vasta, assieme ad altre forze culturali e sociali, spesso dentro e al servizio di momenti di lotta popolare, quartieri, fabbriche, scuole, feste, emigrati. Pur divisi, i gruppi occupavano spalla a spalla gli spazi chiusi o non utilizzati. 

Marco diede un contributo risolutivo, aggiunse molto altro. Al gruppo, un serrato ritmo lavorativo, un maggiore rigore professionale, proposte drammaturgiche raffinate e la proiezione nazionale. Al teatro sardo nel suo insieme l’impulso decisivo alla nascita del circuito teatrale regionale e l’ideazione di due rilevanti eventi innovativi, la rassegna “La Notte dei poeti” di Nora e la regia di Sa die de sa Sardigna nel 1997 nel quartiere di Castello. 

C’era da vincere la storica arretratezza estetica italiana in fatto di comunicazione emotiva con il teatro, specchio della condizione umana, la sua verità svelata dalla compresenza fisica attore-spettatore,  dalla poesia, forma d’arte appena sfiorata dalla cultura italiana, mai sciolta dalla tirannia estetica dei beni culturali, delle arti figurative e della musica, Pompei, Giotto, Verdi. In Sardegna c’era l’aggravante dell’isolamento. 

Marco visitava i grandi, non si faceva scrupolo di giocare la sfida, forte dell’esperienza con quelli del teatro italiano, fossero Lope de Vega o Brecht, Albee o Campanile, Ronconi o Mauri, Moriconi o Santuccio… Lo faceva con la destrezza scenica del lungo mestiere, con la passione e la veemenza di un direttore d’orchestra, vocazione giovanile nascosta, di cui si sussurrava nelle cene; sorelle di quelle celebrate ora nel suo fortunato libro “Aneddoti al ristorante dopo lo spettacolo”.

Allegria, altro connotato di una natura ricca e privilegiata, lui a spasso per il centro storico, col suo “pibiri”, tra un’imprecazione e l’altra contro chi non lo faceva dormire la notte.

“Marione” mi chiamava. Una provocazione per chi ancora tra i lontani parenti viene chiamato “Mariolino”. O una promozione: “di un certo teatro parlo soltanto con te”. Meglio, forse, ringraziamento, per averlo portato in una terra che amava sempre di più, la terra di Sergio Atzeni. Un terra degna di posarvici per sempre.

Mario Faticoni

Cagliari, Teatro Adriano, 1982: a sinistra i regista Marco Parodi, al centro lo scenografo Gianni Garbati, a destra l’attrice Isella Orchis nel corso delle prove del Miles Gloriosus (foto Mario Garbati)
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