Poche ma sentite parole.
Fra le mille incognite che accompagnano la nascita del nuovo governo possiamo stare certi che non c’è di sicuro quella che riguarda il futuro della nostra isola e le sue politiche di sviluppo.
Conte o Conte bis, nulla cambierà. Quando si parlerà di Sardegna, il governo 5 Stelle-Pd in nulla differirà dal governo 5 Stelle-Lega e il motivo è molto semplice. Tutti e tre i partiti condividono infatti una idea di Italia molto simile, cioè di un paese che mortifica le specificità territoriali a scapito di una idea unitaria tutta immaginaria e che si risolve banalmente in una prevalenza del nord sugli interessi delle aree più in difficoltà del paese.
Che questo lo faccia la Lega e in parte il Pd, va da sé. Ma anche i 5 Stelle in questo anno e mezzo di governo hanno dimostrato di non avere una strategia innovativa riguardante la Sardegna, e questo perché il Movimento ha un approccio centralista e poco attento alle ragioni delle autonomie. La sua stessa organizzazione interna lo certifica.
Davanti a questo muro sono andati a sbattere anche i tentativi dei parlamentari sardi (quando ci sono stati) di incidere in maniera più profonda riguardo ai temi del nostro sviluppo.
La crisi del latte è stata affrontata dal governo Conte in maniera superficiale e propagandistica. Il Porto Canale di Cagliari è stato abbandonato al suo destino benché da mesi fossero già evidenti i segni del declino (e gli allarmi sono rimasti inascoltati). Sul fronte dei trasporti nessuna sostanziale novità, per non parlare poi della farsa Sulcis, con il vice premier, ministro e capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio convertitosi inopinatamente alla causa dell’Ex Alcoa, manco fosse un Calenda qualsiasi.
Dal Conte bis dunque non arriverà nessuna buona notizia per la Sardegna, anzi. Aspettiamoci invece nuove patetiche dichiarazioni sul rilancio del polo dell’alluminio e sulla necessità di portare l’inutile metano nell’isola. Aspettiamoci la difesa a oltranza delle servitù militari (mi gioco il mio mezzo euro sulla nomina di un sottosegretario sardo alla Difesa, come da ultradecennale tradizione), con l’antistorica difesa del carbone e la solita accondiscendenza servile nei confronti di poteri forti e fortissimi come quelli dell’Eni e il Qatar.
Questo abbiamo visto finora e questo vedremo ancora.
Quali modelli di sviluppo ha in testa il Pd per la Sardegna lo sappiamo, mentre i vertici dei 5 Stelle hanno dimostrato che della “questione sarda” non gliene importa granché. Cambieranno idea? Avranno per la nostra isola quella attenzione che finora è mancata? Riusciranno ad affrontare in maniera unitaria e organica le mille vertenze che la Sardegna ha aperte con lo stato?
Attendo con poca fiducia, lo ammetto. Ma attendo. Con la speranza di essere smentito.
Diciamo che la mossa azzardata di Salvini di staccare la spina a Conte ci fa tirare un po’ il fiato.
La martellata che si è dato sulle dita auspicabilmente comprometterà la sua carriera politica, quantomeno per un po’ non ce lo troveremo in televisione a tutte le ore e a girare l’Italia con i mezzi e gli uomini pagati con soldi pubblici. Se vuole continuare dovrà fare a spese sue e arrangiarsi con lo stipendio da senatore.
Questo significa che non dovremmo subire il continuo martellamento a cui abbiamo assistito negli ultimi 14 mesi e si sentirà meno la sua propaganda velenosa, il suo incitamento all’odio e alla violenza.
Certo, non c’è da aspettarsi nulla per la Sardegna da un Conte bis, ma l’aver (forse) messo per ora da parte Salvini e la sua deriva autoritaria è comunque un risultato non da poco, ci siamo alleggeriti di un peso.
Ciò detto, la strada per noi sardi resta in salita, questo è indubbio, e non c’è da stappare lo spumante per il nuovo governo
Si, sono amaramente convinto, ma non da oggi, che per la Sardegna e i Sardi non cambierà nulla neanche con il Conte bis di M5S+PD. Però non ne attribuisco la “colpa” solo ai governi nazionali, ma ai Sardi stessi, a noi Sardi. E mi riesce anche facile spiegarmene i perché. Il primo perché è il nostro numero (contiamo poco perché siamo pochi), il secondo perché è che siamo da sempre molto disuniti (e anche più individualisti degli altri italiani), tanto che nei fatti non sappiamo che cosa vogliamo per noi stessi e per la nostra Isola. Non lo sappiamo e non ci applichiamo seriamente – sottolineo il seriamente! – per conoscere e per capire che cosa volere (ma direi per deciderci a volere qualcosa per la Sardegna). E se le cose stanno così, come possiamo pretendere che i governo nazionali semplicemente si interessino della Sardegna? Io credo che preferiscano mantenere lo status quo perché tra l’altro “costa meno”.
Concordo che per la Sardegna cambierà poco , con il nuovo governo ; pur avendo i 2/3 dei rappresentanti Sardi eletti nei 5 stelle non sono stati Rappresentati, me con Ministro e nel con Sottosegretario e neppure con un presidente di Commissione; si sa molti problemi si devono risolvere nel territorio, ma senza una sponda a Roma lo vedo arduo….vedremo.
… almeno sulle cose nelle quali non bisogna mettere soldi si muoveranno…. la deroga alla statua di Gigi Riva ( promessa non mantenuta da Salvini) e la liberazione di Chico Forti ( ingiustamente carcerato a Miami da 20 anni) con lo scambio di prigionieri….
Purtroppo hai ragione. Non credo ci sarà un miglioramento, anzi. Considerando che la Giunta regionale è espressione del centrodestra (leghisti compresi, salvo decisione del 23 ottobre ) potrebbero esserci dispetti reciproci.
Dispetti che i presidenti di Commissioni parlamentari leghisti, ancora in carica fino all’autunno 2020, minacciano di fare con ostruzionismo regolamentare!
Ma chi sono questi soggetti? Tutti leghisti, qualcuno proveniente da formazioni più a destra. 2 donne e 9 uomini. 3 del centro Italia e 8 del Nord. Un paio di avvocati, un economista, un imprenditore e sugli altri 7 è meglio sorvolare, titoli compresi. Hanno fatto carriera solo per fedeltà al felpato.
Una cosa che m5s e piddì dovrebbero fare a mio avviso, a parte la compattezza per due o tre anni (fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica che potrebbe anche essere riconfermato), è la nomina di nuovi presidenti di Commissione parlamentare premiando le regioni del Sud (Sardegna compresa).
Vista l’importanza del compito dei presidenti, la composizione nordista non fa che contribuire all’affossamento delle proposte normative premianti il Sud.
Deputati e senatori sardi dovrebbero battersi per un riequilibrio geografico degli incarichi parlamentari, primo passo verso una democrazia compiuta.
Purtroppo devo condividere il tuo giudizio. Però pongo anche delle domande: possibile che il popolo sardo non si incazzi mai? Possibile che i parlamentari sardi appena arrivano a Roma dimentichino totalmente la situazione in cui versa il popolo ed il territorio della Sardegna (ben altro senso di appartenenza, dimostrano i rappresentanti di altri territori)? Possibile che lo stessa accada ai consiglieri regionali, appena arrivano a Cagliari, in via Roma?