Cagliari / Cultura

Cultura a Cagliari, non una città spenta ma spaesata: perché si è puntato più sul consumo che sulla produzione (e anche Marcello Fois si confonde)

Tuvixeddu

“Cagliari è una città spenta da anni”. Una delle prime dichiarazioni della neo assessora alla cultura del comune di Cagliari Paola Piroddi suscita oggi la reazione di Marcello Fois sulla Nuova Sardegna. 

La signora Piroddi non ha considerato, con quell’affermazione del tutto opinabile, che l’azione di qualche assessore prima di lei in un settore che in Sardegna conta davvero parecchio, non solo non ha generato buio pesto, ma palesemente, per ammissione persino dei più ottusi detrattori, ha portato Cagliari ad uno standard di produzione culturale assai più alto di altre, importanti, città capoluogo di regione del Continente. Lo dicono i dati.

I dati li concociamo tutti, sono quelli del Sole 24 Ore che pongono indubbiamente Cagliari tra le città culturalmente più vive d’Italia. E ha ragione Fois a tirare le orecchie alla neo assessora sulla questione Anfiteatro romano: non si sente per niente il bisogno di riaprirlo agli spettacoli (e penso che non lo sentano più ormai neanche gli operatori, visto che la città sta puntano sulla Fiera come spazio privilegiato).

Prime battute a parte, l’assessora Piroddi avrà modo di mostrare il suo valore in un settore nel quale, a leggere il suo curriculum, ha accumulato molte meno esperienze che non in quello dei servizi sociali, a cui forse doveva naturalmente approdare. Ma il sindaco Truzzu evidentemente non se l’è sentita di seguire fino in fondo l’esempio di Mariano Delogu, che ebbe il coraggio di mettere le persone giuste al posto giusto, senza usare troppo il bilancino della spartizione politica.

Ma il punto vero è un altro. L’affermazione “Cagliari è una città spenta da anni” merita di essere ascoltata e interpretata, e sotto questo aspetto la difesa di Fois di quanto fatto in questi anni è opinabile.

Lo scrittore infatti confonde a mio avviso la produzione culturale (cui fa esplicito riferimento) con il consumo culturale. Nel primo ambito, tutte le amministrazioni succedutesi negli ultimi vent’anni hanno avuto difficoltà dare (chi più, chi meno) le risposte adeguate in termini di uso e apertura di nuovi spazi, di adeguatezza di finanziamenti, di snellimento di procedure burocratiche. Limiti che sono emersi in maniera ancora più palese negli anni di giunta Zedda, dove si è limitati a poche operazioni di facciata (come la candidatura a capitale europea della cultura che non ha lasciato in città nessun risultato tangibile in termini di politiche innovative o spazi recuperati alla fruizione culturale) e a qualche disastro ben occultato (la triste storia dell’Arena Grandi Eventi di Sant’Elia è clamorosa, ma su di essa è calata un silenzio imbarazzato e imbarazzante).

Il resto lo hanno fatto gli operatori, in una continuità di azione che risale ormai agli anni novanta e zero di questo secolo e che le giunte succedutesi non hanno fatto altro che replicare.

Ecco, più che una città spenta Cagliari sembra più una città culturalmente spaesata, senza un progetto, indirizzo e una direzione, e soprattutto orientata in principal luogo al consumo della cultura (facilitato da tutte le amministrazioni) che non alla produzione. Non a caso, quella della Manifattura Tabacchi quale Fabbrica della Creatività è stata una battaglia clamorosamente persa della amministrazione Zedda, che per mancanza di idee e di coraggio si è appiattita sul progetto firmato Sardegna Ricerche e di cui attendo con curiosità di vedere il concreto punto di caduta.

Allo stesso modo non è decollato il Parco della Musica, con gli immensi spazi destinati alla produzione culturale (con tanto di atelier e teatro annesso) e in gestione alla Fondazione Teatro Lirico.

Sugli spazi comunali la confusione regna sovrana, con la politica dei bandi che ha dato risultati contraddittori. 

Sui beni culturali, è meglio far calare un velo pietoso (dovevano essere gli anni del lancio del parco di Tuvixeddu e invece non si è visto nulla di serio ma solo tanta improvvisazione, gli scavi romani nel Corso meriterebbero una pièce comica).

Soprattutto consumo dunque, con una miriade impressionante di appuntamenti che faticano a trovare un filo conduttore, con la politica comunale incapace ormai di creare anche un banale contenitore estivo dove ricomprenderli con ordine, a beneficio dei cittadini e dei turisti.

Estemporaneità, la tua città è Cagliari. 

In questa confusione, negli ultimi dieci anni gli operatori hanno assecondato la cultura, dell’evento e non della azione quotidiana, del consumo e non della produzione. Che ha bisogno di sensibilità, ragionamenti e risorse diverse. Che necessita di un progetto preciso e condiviso, di una visione e di una dialettica reale tra amministrazione e forze vive della città, senza sconti e senza opportunismi che negli ultimi anni sono stati fin troppo evidenti.

Tanti auguri di buon lavoro al sindaco Truzzu e all’assessora Piroddi: se vogliono veramente cambiare qualcosa nella cultura a Cagliari il lavoro che li attende è veramente impegnativo.

Tags: , , , , ,

5 Comments

  1. Ignazio Carta says:

    Vito, come sempre tranchant, ma dal niente della Piroddi al tutto che – giustamente – pretendi, c’è anche un’ampia tavolozza di colori che formano un quadro culturale di Cagliari variegato, che ha dato in questi anni ai cittadini di Cagliari e dintorni (metà della popolazione della Sardegna) nonché ai sempre più numerosi turisti, tanti luoghi e mille occasioni di cultura, conoscenza, divertimento e impegno. A parte qualche pecca, il quadro che ne scaturisce non mi sembra così negativo. Sarebbe bello se restasse almeno a tale livello con questa amministrazione, ma ne dubito seriamente

  2. Il Medievista says:

    La cultura ha bisogno di gente che la ami. Ma di queste persone in giro non se ne vedono.

  3. Roberto says:

    Sono d’accordo con le tue considerazioni.
    Bravo Vito

  4. Cagliari deve riscoprire la sua identità casteddaja, se vuole avere una direzione.
    Non mancano gli esempi di un mondo ormai morente, da Aquilino Cannas, Teresa Mundula, Luigino Cocco, per citarne alcuni.
    E is cantadoris de Casteddu, poeti improvvisatori che portarono lustro alle cantadas.

  5. Alberto Soi says:

    Non accetta emoticon 🙁 volevo dire: Vito, son d’accordo!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.