La questione del Salone del Libro di Torino si è chiusa nell’unico modo possibile, cioè con l’esclusione della Altaforte dalla manifestazione culturale dopo che il suo editore Francesco Polacchi ha dichiarato di essere fascista e che il problema in Italia era l’antifascismo.
A mio avviso la vicenda, nata dal dibattito degli scrittori se partecipare o meno al Salone, ha avuto il merito di mettere in evidenza i limiti e la debolezza dell’antifascismo italiano: cioè il suo essere essenzialmente antifascismo dei singoli e non delle istituzioni.
Perché quella delle istituzioni non è una semplice assenza ma un gioco perverso, in quanto queste scaricano sui singoli un peso e un compito più grande di loro, cioè quello di rappresentare da soli i valori dell’antifascismo nella nostra società.
Ed ecco dunque Michela Murgia e Wu-Ming su sponde opposte; ma è una contrapposizione solo apparente, creata ad arte dalle istituzioni che ottengono così il loro massimo risultato: spostare in maniera opportunistica dal piano politico (e dunque collettivo) a quello personale la militanza antifascista; e così facendo, lavarsene le mani. Perché dichiararsi antifascisti oggi in Italia continua ad essere un problema e fonte di imbarazzo, soprattutto per chi politicamente si riconosce nel centrodestra. E Salvini, sia chiaro, c’entra fino ad un certo punto perché tutto è iniziato con Berlusconi oltre vent’anni fa.
È dal 1994 che il centrodestra italiano, nelle sue rappresentante politiche e attraverso i suoi esponenti culturali e financo nella magistratura, cerca infatti di liquidare l’antifascismo, che non è altro però che sinonimo di democrazia e di libertà, e si fa portatore di un autoritarismo latente che non sfocia in fascismo (e in questo non sono per niente d’accordo con la Murgia e con le tesi del suo libro) solo perché oggi un regime politico fascista in occidente sarebbe d’intralcio al regime economico neoliberista che governa ovunque. L’autoritarismo è dunque un buon compromesso che viene tollerato in Europa (e infatti nessuno muove un dito per lo scandalo turco o la situazione in Ungheria).
L’antifascismo in Italia (e torniamo a noi) talvolta è ancora una pietra di intralcio per le istituzioni e la pubblica amministrazione in generale, e lo sforzo dei singoli è speso in gran parte a ottenere un riconoscimento pubblico dei valori dell’antifascismo. Di ciò si ha dimostrazione ogni 25 aprile, quando ritualmente (ma anche significativamente) ogni manifestazione locale assume un senso diverso se partecipano rappresentanti istituzionali e non solo singoli cittadini.
E non dappertutto sindaci o prefetti partecipano al 25 aprile.
La questione da porre non era dunque se si era più antifascisti andando o non andando al Salone del Libro di Torino (non c’è risposta a questa domanda: e infatti Wu-Ming e Michela Murgia hanno espresso posizioni a loro modo entrambe condivisibili) ma per quale motivo il Salone del Libro ha accettato una casa editrice evidentemente fascista. Solo perché questa ha pagato lo stand?
Questo è stato e resta intollerabile. Perché è dalle istituzioni che dobbiamo pretendere risposte nette e l’adesione ai valori di libertà incarnati dall’antifascismo, non necessariamente dai singoli.
Come è intollerabile che una parte della magistratura ormai abbia di fatto abolito il reato di apologia di fascismo, derubricando a semplice “manifestazione del pensiero” le adunate, i saluti romani, le dichiarazioni pubbliche intollerabili come quelle di Polacchi (che vedrete che anche lui alla fine sarà prosciolto).
I cittadini possono avere tutte le opinioni politiche del mondo, possono scrivere tutti i libri che vogliono, ma le istituzioni hanno il dovere di essere concretamente antifasciste. Purtroppo lo sono quasi sempre solo se costrette o sollecitate dall’opinione pubblica, ed è quello che è avvenuto a Torino.
E questo è il problema.
Purtroppo è vero, l’importante sarebbe comunque magari non votarli lo stesso i fascisti, ma magari ricordarsi della sinistra che monti non lo sostenne, che il jobs act invece non lo votò.
Giunta al completo. Finalmente, fumata bianca, habemus Papam.
Adesso però iniziano i problemi e bisogna cercare di risolverli tutti insieme senza pretendere di addossargli solo sulle spalle della Lega e del Presidente Zoffili.
Non è che Solinas se ne può lavare le mani come crede e che possa pretendere
che facciano tutto gli altri.
Non bastava il problema di trovare una sede adeguata a Milano, Varese, Bergamo, Pontida o Busto Arsizio per il Psd’Az. Adesso ci si mette pure la scocciatura di dover trasferire gli Uffici della ex Alisarda a Malpensa.
Questa però è una scocciatura davvero troppo grande per i leghisti, non è così facile come sembra.
Loro non vogliono essere scortesi e, magari a malincuore, finiranno anche per venirci incontro però non è che si può pretendere l’impossibile.
Se la Lega dovesse opporsi a questa pesantissima incombenza, in fondo, non è che neanche possiamo neanche prendercela tanto per il i torti.semplice fatto che non avrebbero tutti i torti.
Si vocifera che molti di loro non ne vogliano proprio sapere e che si siano verificati perfino numerosi casi di crisi isteriche e di persone, anche note per la loro pacatezza e il loro grande equilibrio, che però non sono riuscite a trattenere le lacrime, abbandonandosi al pianto più irrefrenabile.
In effetti ritengo anch’io che non sia facile per niente per la Lega accettare la prospettiva che Air Italy si trasferisca in Lombardia. Come si può fare gli insensibili e e gli gnorri e non capire la loro giusta contrarietà per un evento che gli capita così fra capo e collo, senza preavviso e che rischia di essere per loro davvero catastrofico?
si, direbbe un Bersan crozziano:
“ma l’articolo 18 non è che l’han tolto i fascisti, l’abbiam tolto noi porco boia… e le basi militari e le fabbriche che gli han fatto solo danni non è che gliel’han imposte i fascisti ai sardignuoli, gliele abbiam messe noi della Resistenza ochei? e le leggi che han stravolto il movimento cooperativo le abbiam fatte sempre noi mica i fascisti. ci sono tante finte cooperative Floris… ma anche le agenzie interinali e i cococò/cocoprò forse li abbiam portati su noi anche quelli mò non mi ricordo… comunque lo sbarramento anche alle alle europee che pur non deve dar la governabilità l’abbiam messo noi insieme al Berlusca, questo me lo ricordo bene porco boia, non è che l’han messo i fascisti. i fascisti ce l’han con l’e-mi-grato, col ri-fu-giato, soffian sul malcontento della povera gente, delle pe-ri-fe-rie… ma le periferie degli anni 60-70-80-90 non è che le han create i fascisti porco boia… le ha create la democrazia liberale socialdemocratica ochei?
Su questo tema c’è da far presente comunque che, sul presente e soprattutto sul futuro (in prospettiva insomma), anche noi non siamo secondi a nessuno e non ci facciamo mettere di certo la saliva sul naso dal primo arrivato quale potrebbe essere, per esempio, il Presidente Zoffili.
Dopo lunga e faticosa ricerca e dopo una corte serrata che ricorda amorose vicende di altri tempi, finalmente due donne si sono innamorate perdutamente di Solinas e hanno pronunciato il fatidico sì. Tizziaditiridi… duasa tottu impari, una scetti non di bastata (però immoi ge di toccada pistocchu a da sa mantenni tott’e i duasa…).
Quella più difficile da conquistare è stata Valeria Satta nominata agli Affari generali, personale e “riforma della Regione” proveniente, per un beffardo e imprevisto scherzo del destino, da Forza Nuova.
E, in proprio in prospettiva o, se vogliamo quale bell’auspicio per il futuro o quale minaccia a Psd’az armato con sede a Pontida, mi ci sono casualmente scappate le virgolette su “riforma della regione”. Riforma in prospettiva Forza Nuova? Sarebbe togo veramente, quasi quasi come avrebbe voluto Mario Melis.
Oh, casualmente mi ci è scappata la mano, ho detto o, meglio ancora involontariamente. Cappitomiavete? Miiiii.
Kelledda ha rifatto il test sull’antifascismo allegato a verissimo. È risultata partigiana paracula
“….I cittadini possono avere tutte le opinioni politiche del mondo, possono scrivere tutti i libri che vogliono, ma le istituzioni hanno il dovere di essere concretamente antifasciste. Purtroppo lo sono quasi sempre solo se costrette o sollecitate dall’opinione pubblica, ed è quello che è avvenuto a Torino.
E questo è il problema.”
Condivido ogni parola. Grazie