Oltre che essere un caro amico, Sandro Usai è un imprenditore che da anni studia le dinamiche del turismo in Sardegna. Nel blog troverete molti suoi post a riguardo. Questo suo ultimo intervento è come sempre un prezioso contributo al dibattito su un settore che ha bisogno di regole chiare e indirizzi certi. C’è bisogno di competenza e di un confronto pubblico: è il momento di farsi avanti con idee e proposte. Grazie a Sandro per avere rotto il ghiaccio.
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“‘ccà nisciuno è fesso”. Lo ha detto il neo assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, durante il discorso di apertura dell’iniziativa assembleare organizzata nei giorni scorsi per incontrare le associazioni, Camere di commercio, aeroporti, porti, operatori turistici, tenutasi nella Sala Anfiteatro di via Roma a Cagliari.
L’incontro ha dato la possibilità ai partecipanti di interagire direttamente con l’esponente della giunta Solinas, ponendo domande e dando suggerimenti in tema di turismo e di governance.
Dopo l’intervista, finita sui social e che ha scatenato ilarità e commenti, in molti si aspettavano forse di assistere ad un’altra uscita divertente. Invece debbo dire che Gianni Chessa ha dimostrato di sapersi destreggiare anche tra “laureati” e “esperti del turismo” con il solito piglio e la solita schiettezza.
Per chi volesse è disponibile il video dell’incontro. Sicuramente non mancheranno orecchie attente a individuare elementi interessanti del discorso.
https://drive.google.com/file/d/1p1OEZQ8BLmHUA0UiP4Pdx8cASORSKwNp/view?usp=sharing
Ma che cosa è emerso dal dibattito?
Sardegna DMO: la società mista molto pubblica e poco privata per la gestione del turismo
Alla domanda sul futuro di Sardegna DMO, accompagnata da commento e critica all’attuale maggioranza, avanzata da Agostino Cicalò, presidente della Camera di Commercio di Nuoro, l’assessore Chessa ha risposto dicendo “Non sono disposto a farmi commissariare da Sardegna DMO”.
Una risposta tagliente a chi accusa l’attuale maggioranza di centrodestra di essere intervenuta con pressioni presso il Ministero competente per bloccare l’autorizzazione alle Camere di Commercio dell’isola di poter firmare l’atto di partecipazione azionaria alla costituenda società Destinazione Sardegna DMO, voluta fortemente dalla Giunta Pigliaru e sostenuta con grandedeterminazione dall’assessora Barbara Argiolas, in ottemperanza alla Legge regionale sul turismo.
Seppur con toni cortesi, è apparso chiaro a tutti che l’assessore Chessa intende quantomeno ridimensionare la composizione societaria che prevede la formula costitutiva del sodalizio e rivedendo, se si farà, anche i compiti operativi previsti rispetto al documento programmatico che poggia in pratica tutto sulla collaborazione pubblica diretta e indiretta (la grafica è eloquente). Non foss’altro perché le casse regionali dovrebbero sborsare una cifra molto elevata per sostenere le attività della società che ipoteca la funzione operativa dell’assessorato al Turismo. Inoltre, non fa bella mostra il compenso previsto per il direttore della società da 163 mila euro annui, più gli stipendi ad altri tredici impiegati di nuova assunzione.
Anche con interventi successivi, l’assessore Chessa ha voluto rimarcare che il progetto di Sardegna DMO è molto complesso e che ha necessità di essere studiato e valutato bene prima di portarlo a compimento. In altri termini, per ora fermo tutto poi vediamo come proseguire e se proseguire suquesta linea.
Siamo solo agli inizi ma la sensazione sembra che Sardegna DMO stenterà a nascere. Almeno così come è stata pensata e portata avanti dalla giunta Pigliaru in applicazione della Legge regionale sul turismo 16/2017.
Sull’attuale legge sul turismo e sui soggetti attuatori previsti al suo interno (Sardegna DMO e l’Osservatorio sul Turismo, a mio avviso finto) ho già scritto e dimostrato che non avrebbero risposto alla vera esigenza degli operatori turistici: contare su una stagione più lunga e organizzata soprattutto nei trasporti; lavorare contro l’abusivismo e favorire la crescita di una classe dirigente nel turismo capace di estendere i valori identitari e naturalistici e offrirli ad un pubblico che alimenti questa visione generando una ricchezza culturale che si espande in Italia e in Europa, evitando le invasioni estive che minacciano i nostri angoli più belli. E a questo proposito suggerisco di rileggere quanto ho già scritto in merito (https://www.castedduonline.it/turismo-in-sardegna-sara-un-altro-giro-a-vuoto-il-grande-nodo-degli-aeroporti-e-delle-spiagge-in-sardegna/).
Quindi accolgo con grande interesse il punto di vista critico dell’assessore Chessa sulla costituenda Sardegna DMO e attendo di conoscere le sue intenzioni concrete in merito.
Senza presunzione desidero avanzare un suggerimento (non richiesto) sullapossibile modifica dell’attuale impostazione di Sardegna DMO che potrebbe aiutare le scelte.
Sardegna DMO potrebbe diventare un soggetto aggregatore capace di includere le DMO territoriali, già previste dal Piano strategico regionale sul turismo, più tutti gli attuatori di azioni indispensabili per lo sviluppo del comparto: aeroporti e porti, Camere di commercio e rappresentanze di associazioni di categoria, evitando che un soggetto sia preponderante e altri emarginati o addirittura esclusi come sta avvenendo ora.
Questo metodo dovrebbe essere anche gradito all’assessore Chessa, visto che ha teorizzato il concetto che “la rivoluzione sul turismo la dobbiamo fare tutti insieme. Nessuno escluso”.
Se Sardegna DMO saprà ascoltare le istanze e favorire la crescita dei rappresentanti, oltre la logica spartitoria di risorse pubbliche e piccoli favori da concedere per la festa paesanaalla Pro Loco di turno (senza offesa per il presidente regionale Raffaele Sestu che era presente all’incontro),allora sarà possibile iniziare un percorso davvero rivoluzionario che supera l’antagonismo campanilistico che contraddistingue cittadini e politici quando rappresentano il proprio “io” anziché favorire il “noi”.
Bisogna guardare in grande verso i mercati e includere tutti i soggetti locali per i ruoli che possono svolgere secondo una strategia globale.
Osservatorio sul Turismo, quale futuro?
L’Osservatorio sul Turismo è uno strumento fondamentale per poter elaborare strategie e strutturare offerte adeguate al mercato. Per questo è importante, forse fondamentale, modificare la condizione prevista dalla Legge sul turismo che vuole l’Osservatorio interno all’assessorato o addirittura delegato a Sardegna DMO, come ipotizzava l’assessora Argiolas.
Anche su questo tema mi sono già espresso e confermo che non può essere compito dell’assessorato occuparsene. Le ragioni sono sin troppo evidenti.
1 – Va sottratto alle decisioni politiche il risultato fornito dal sistema Sired. La piattaforma di raccolta dati dovrà fornire garanzie di trasparenza e i risultati dovranno essere conferiti ad un ente terzo (dove la Regione potrà anche essere rappresentata) che avrà il compito di elaborare studi, grafiche e infografiche, analisi a supporto dell’economia locale.
2 – Va fornito a tutti il quadro degli operatori che conferiscono i dati dandone evidenza nel sito. E contrariamente a quello che dicono gli oppositori di questa pratica la privacy non centra nulla. Bisogna attivare tutti gli strumenti necessari affinché sia chiaro il valore dei risultati riportati nel Sired e soprattutto di chi sono rappresentativi: percentuali di risposte delle strutture alberghiere ed extraalberghiere soprattutto ora che la Regione ha attivato la registrazione con rilascio del codice Iun.
3 – Tenuto conto che, come afferma il dirigente dell’assessorato, loro devono sottostare a regole precise e rigide perché i dati raccolti sono censuari e necessitano di qualificazione e valutazione prima di essere resi noti, diventa ancora più insostenibile l’assenza di un soggetto terzo che elabori proiezioni, studi e analisi capaci di sostenerele scelte imprenditoriali degli imprenditori locali.
4 – Open data. Questo è un argomento doloroso per tutta la Regione Sardegna. Spero che con la “discontinuità” dichiarata dall’assessore Chessa anche questo tema trovi il giusto rilievo. I dati rappresentano un valore economico importante: far finta di non saperlo è un danno. Anche in questo caso ho già segnalato best practice. Faremo bene a guardarle e emularle. (https://www.vitobiolchini.it/2017/10/10/sinnova-perche-non-copi-da-nantes-gli-open-data-e-un-osservatorio-sul-turismo-per-far-decollare-linnovazione-anche-in-sardegna-di-sandro-usai/)
La butto lì: non è che le Camere di commercio, Università, esperti di Big data, aeroporti e porti siano più adeguati aoccuparsi di questa attività? Magari in sinergia con gli altri stakeholder?
Formazione: serve una strategia articolata
Diciamo subito che senza formazione non si può fare turismo e nemmeno altri lavori. La formazione del personale che opera nel settore turismo è indispensabile e ancor di più se è il turista a non sapere e conoscere la realtà sociale e culturale dove sta trascorrendo le vacanze.
Sui temi della formazione bisogna quindi elaborare una strategia articolata e capace di coprire ogni ruolo che opera nel turismo e per i turisti.
Sono altresì convinto che non esiste una sola strategia ma un complesso di progetti capaci di fornire gli elementi di base e avanzati che portino il personale occupato nel comparto a mostrare competenza e capacità di relazione mature.
Tottus impari: servono scelte condivise
Più volte l’assessore Chessa ha ribadito il concetto “tutti insieme” per la realizzazione del (suo) rivoluzionario progetto sul turismo. Evitando il concetto delle solite “centus concas, centus berrittas”, questo approccio è sicuramente apprezzabile a patto che non alimenti le inerzie dei processi che porterebbero a non decidere mai niente con conseguente danno per tutti. Quindi va bene l’approccio ma schedulando tempi e modi di arrivare alle scelte e alle decisioni.
In teoria questo metodo porta consenso perché amplia la sensazione di partecipazione, in pratica potrebbe non essere facilmente applicabile.
Fiere ed eventi: meno e meglio
Le attività di fiere ed eventi occupano una buona parte della promozione della Sardegna in Italia e in Europa. Spesso, soprattutto le fiere, non sono progettate con un piano di comunicazione capace anche di misurare i risultati (ROI) rispetto alle risorse economiche investite.
Sono d’accordo con l’assessore che potrebbe essere più interessante ridurre il numero di fiere per dedicarsi meglio a quelle più interessanti e investire più risorse per raggiungere gli obiettivi.
Ecco, la domanda è propria questa: conosceremo quali sono gli obiettivi per cui la Regione ha deciso di partecipare ad una fiera? Soprattutto conosceremo il piano di comunicazione a cui tutti i partecipanti si devono adeguare? E infine chi monitorerà i risultati?
Non vorrei che alla fine della fiera l’unica cosa certa sono i costi sostenuti. Auspico che i risultati siano resi disponibili (accessibili) anche e soprattutto a chi non ha potuto partecipare visto che stiamo promovendo la Sardegna prima di tutto. Nessuno escluso!
Spero che anche questo contributo personale agisca come una occasione per riflettere e ampliare il dibattito che tanto ricerca e desidera l’assessore Gianni Chessa. Gli faccio i miei migliori auguri affinché la determinazione che ha mostrato durante l’incontro trovi sempre le risposte alle sue proposizioni per una Sardegna migliore per noi e per i nostri giovani in cerca di lavoro.
Custa esti Sardigna. Tottus ìmpari pro biere sos fizzus nostrus creschere inoche.
Sandro Usai
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