Il neo presidente della Regione Sardegna Christian Solinas (foto La Nuova Sardegna)
Alle elezioni regionali sarde vince Christian Solinas, tutti gli altri perdono. Non c’è un’altra analisi possibile.
Perde il centrosinistra e perde Massimo Zedda. Quindici punti percentuali e oltre centomila voti di distacco dal centrodestra sono un abisso difficile da giustificare per chi, a pochi giorni dalle elezioni, diceva pubblicamente e privatamente di essere “a mezzo punto da Solinas”. Le profezie non sempre si auto avverano e con le bugie e i finti sondaggi non si va molto lontano. E infatti il sindaco si è fermato lontanissimo dalla meta. Il modello Cagliari non è mai esistito, e infatti perfino nella sua città Zedda ha ottenuto una risicata vittoria. Però a sinistra sono bravissimi ad evitare ogni analisi del voto, ce la faranno anche stavolta. Poi ci penseranno i professionisti della narrazione a trasformare questa disfatta in una onorevole sconfitta e un leader perdente in “una risorsa per l’Italia”.
Perdono i 5 Stelle, tutti. Il dato è drammaticamente più basso di qualsiasi peggiore previsione. Chi ha sbagliato? Sconfitte di questa portata hanno tanti padri e perfino tante madri. L’importante ora distinguere bene le responsabilità e comprendere i meccanismi che hanno portato a questo risultato. Urge un autentico momento di verità, anche perché i 5 Stelle nel prossimo consiglio regionale saranno l’unica vera forza di opposizione. L’occasione non va sprecata.
Perdono i partiti dell’autodeterminazione, tutti. Partito dei Sardi, Sardi Liberi e Autodeterminatzione non hanno convinto gli elettori, dilapidando in appena cinque anni un patrimonio di voti e consenso importante. Ora il fronte dell’autodeterminazione può ripartire solo grazie ad un nuovo soggetto politico unitario e plurale. Con una nuova classe dirigente, con molto coraggio e molta umiltà. Sarà un percorso difficile, perché troppo tempo è stato già perso e gli errori antichi e recenti pesano come macigni.
Perde anche Sinistra Sarda. Un progetto politico nato in poche settimane, ma il cui futuro, alla luce dei risultati, appare già incerto.
Di sicuro queste elezioni ci regalano diversi spunti interessanti.
Il primo è che l’esito del voto certifica l’inesistenza di una originalità del sistema politico isolano: le dinamiche nazionali sono più forti di quelle locali. La Sardegna si è comportata come le altre regioni che sono andate recentemente al voto. Ha vinto la voglia di cambiamento, incarnata dallo schieramento che aveva al suo interno meno contraddizioni.
Sotto questo aspetto, sarà interessante vedere come la Lega innoverà lo stantio centrodestra sardo, con quali programmi e con quale classe dirigente. Salvini lo si batte affrontandolo a viso aperto: vediamo come risponderà alla fiducia che i sardi gli hanno dato. Non ha molto tempo a disposizione, ormai le legislature si bruciano nei primi due anni.
Di sicuro le prime dichiarazioni del presidente Solinas, al netto della questione sanitaria (dove la Lega vorrà certamente favorire il comparto privato), sono nel segno della continuità con la giunta Pigliaru. Soprattutto sul fronte dell’urbanistica, dove il neo presidente ha parlato praticamente con la voce dell’assessore Erriu, prefigurando una riforma urbanistica che ricalca in tutto e per tutto quella che il centrosinistra ha cercato di far approvare nella legislatura che si è appena conclusa, e improntata su un sostanziale attacco ai valori ambientali e alla fascia dei 300 metri.
È per questa evidente sovrapponibilità per larghi tratti dei programmi di Solinas e di Zedda, divisi solo dalla discriminante Lega sulla questione dei migranti, che la prossima legislatura rischia di essere quella del grande inciucio su tanti temi, urbanistica, energia e industria in primis.
Per cui è finito il tempo delle cazzatine, delle finte lauree, delle polemiche senza respiro. È venuto il momento di studiare, di combattere, di raccontare la realtà per quella che è, di affrontare l’avversario a viso aperto. In poche parole, di fare politica: ognuno con gli strumenti che si è scelto.
Perché con le bugie e le ambiguità, come abbiamo visto, non si va molto lontano.
” Comporre la Giunta e nominare dirigenti penso che non sarà questione semplice. Bene.”
Ottimo, meglio di quanto mi aspettassi, ancora nudda Giunta po ‘moi!
CI MANCA “BUONGIORNO CAGLIARI”!!!
Vero
Va bene tutto ma il titolo dell’Unione Sarda di ieri “dopo MARIO MELIS di nuovo un sardista al governo della Regione” NO
Vista da Milano la politica sarda raccontata dai media nazionali appare lunare.
Od Amico…! Bello risentirti…beh, diciamo ritrovarti sul web!
Interessante come sempre.
A presto.
Al
Il risultato l’avevo previsto in un commento di parecchio tempo fa (ma non ho proprio desiderio di andare a cercarlo) e non era difficile. Nello stesso commento avevo supposto che Zedda potesse saltare il turno per una pausa di riflessione e in questo non ci ho preso, Più che altro perché la situazione politica era in divenire (rapido) e le condizioni al momento delle decisioni non hanno lasciato altra possibilità al sindaco di Cagliari (senza un partito, rischiava di sparire, mentre adesso ha un comodo posticino da cui attendere il prevedibile sfacelo di questa destra). Conclusione: Salvini (non Solinas!) ha vinto; Zedda ha acchiappato un salvagente con buone possibilità di risveglio. Piaccia o meno, queste elezioni l’hanno incoronato unico esponente di pseudo sinistra spendibile. Una legislatura di opposizione non può fargli che bene. Tanto per dire come siamo conciati!
Sull’evitare analisi riducendosi a “Ha vinto Salvini!” dico solo che è un errore grossolano. La metà degli elettori non ha votato e questo dovrebbe far riflettere moltissimo. Assieme al fatto che il tentativo di riciclo di tanti Dem in improbabili liste civiche – una vera stupidaggine – dovrebbe essere sanzionata con la pena capitale.
Insomma, detto in due parole, abbiamo un presidente inesistente (come fu per Cappellacci e si sono visti i risultati) e una gran pletora di “salvati” che ancora per un mezzo decennio percepiranno un signor stipendio.
Tralascio gli autonomisti/indipendentisti per carità di patria: tenuto conto delle facce hanno preso anche troppi voti.
Buon divertimento a tutti.
Come al solito pungente, concreto e obbiettivo, soprattutto non tifoso che è per un giornalista dote e caratteristica fondamentale a parer mio. Finalmente hai riscritto , ti seguo come già confessato di persona in occasione delle suppletive e mi piacerebbe scrivessi più spesso anche per poter dare esempio a tanti di letture senza troppe interpretazioni di comodo. Saluti cordiali Enrico Balletto
A quanto pare le liste con i “” cugini “” funzionano ancora, l’importante che siano tante tante……. povera Sardegna.
Il 53% dei Sardi recatisi alle urne votano in massa gli Italioti (così chiamava Cicitu Masala i politici Sardi dipendenti dai vertici di partito di Roma) Solinas, Zedda e Desogus, mentre gli indipendentisti Maninchedda, Pili e Murgia non racimolano che un misero 7,5% complessivo.
Mi viene da chiedermi: Ma il neo-governatore Solinas sarà capace di governare nell’interesse dei Sardi, visto che la volata elettorale gliel’ha tirata Matteo Salvini?
Mi chiedo ancora: Ma come hanno fatto, e soprattutto perché, i mass media hanno acceso i riflettori sui primi tre classificati durante tutta la campagna elettorale, mettendo in ombra i Maninchedda, i Pili e i Murgia? Cosa, e soprattutto chi c’è dietro queste campagne elettorali e dietro questa montagna di voti espressi in loro favore? Mi chiedo inoltre se non ci sia qualche sorta di collegamento, oppure un denominatore comune tra il voto favorevole alla Brexit del 2016, le elezioni di Trump alla Casa Bianca del 2017 e queste elezioni regionali del 2019.
Mi chiedo infine: Ma se gli indipendentisti Maninchedda, Pili e Murgia si fossero uniti sotto una sola bandiera e avessero gridato a Roma la nostra rabbia di Sardi stanchi di essere presi per i fondelli dai partiti romani, il 47% dei Sardi (pastori compresi) che hanno disertato le urne sarebbero andati invece a votare?
Vabbè cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno, i sardi hanno decretato che Zedda non è una risorsa, ma contemporaneamente, il voto ha ampiamente decretato che finalmente abbiamo scoperto una nuova risorsa che nessuno fino ad oggi vedeva per il futuro della Sardegna: Solinas!
Un partito nazionale esprime il presidente della Giunta della RAS e 8/9 seggi nel Consiglio. Va bene. Le altre liste nazionali andate in ordine sparso raccolgono zero seggi. Va male. Oltretutto avendo mostrato queste liste eccessiva fiducia nelle proprie possibilità. Dispiace. Il Movimento 5Stelle entra in Consiglio. Bene. Ma non si sa dove sia Cotti. Male. Il sindaco di Cagliari viene sconfitto nettamente. Bene. Comporre la Giunta e nominare dirigenti penso che non sarà questione semplice. Bene. Potrebbero emergere delle contraddizioni in seno all’alleanza Destra/LegaSalv./PDAZ.Benissimo. Si continua ad utilizzare in Sardegna il termine “nazionale” come sinonimo di elemento diffuso su tutto il territorio della Repubblica Italiana. Vedremo se anche i sardisti e lo stesso presidente continueranno ad esprimersi così. Per ora va male.
Sarebbe utile, per Solinas segretario, ricompattare il partito perchè, con tutto quel che ci ha ficcato dentro, da sardista per DNA, non riesco a vedere per lui un futuro senza contrasti, e proprio da parte di quella componente che ha fatto fuori per non essersi ginuflssa al suo rivoluzionario pensiero del ” io soni io e voi il nulla in quanto fuori dalla modernità”.Pensi a ricostituire l’unità riportando sezioni e federazioni nel territorio perchè, se dura, cinque anni volano in fretta. E lui, nonostante si diletti a menzionarlo perennemente, non è MARIO MELIS.
Vittoria schiacciante, ma per chi si è sudato la Laurea ed ha sgobbato sui libri questa faccenda dei titoli di studio rappresenta l’antitesi rispetto alla tanto decantata “meritocrazia”.
Il mio rammarico più grande, è legato al fatto che i partiti autonomisti/indipendentisti ancora una volta pagano il prezzo della loro divisione. Una mancata coordinazione delle proteste locali dei pastori, aggiunto al oro ricorrente appello nel cercare soluzioni a Roma anziché a Cagliari o direttamente a Bruxelles, fa sì che i Sardi si sentano ancora rappresentati dai governi Italiani, e non diano alcun peso alle forze politiche locali. Riflettiamo su questo, perché è da qui che si deve ripartire:creare u a forza politica indipendente capace di dare risposte alle esigenze locali, con un asse diretto Casteddu-Bruxelles. Atteros annos menzus.
Vito, non voglio fare analisi del voto, sarebbe troppo lunga e dispersiva (ognuno farà la sua), ma ti chiedo una mini previsione su quale sarà il motore di questa giunta. La temuta lega avrà probabilmente 8 seggi, 8 pure il PSdAz, 10 circa tutto il mischione democristiano (FI, Riform., FDI, UDC ecc.)
1) Sarà una Lega autonomista in stile Nord o la versione Nazionalsocialista italiana?
2) Il PSdAz riuscirà a imporsi col sardismo (teoricamente non ha referenti a Roma) o sarà la stampella del governo Salviniano (anche quello prossimo futuro senza M5S, ormai scontato) facendo così un mega gruppone da 16 spingendo tutto il Consiglio molto a destra?
3) La Lega rimane comunque il primo partito, pretenderà assessorati pesanti, quali secondo te? E se si, piazzerá gente locale o arriveranno tecnici lombardi?
Secondo me il dilemma è tutto in queste tre domande, non in deliri fascisti paventati che per fortuna mi sembrano ancora lontani e di difficile applicazione (stiamo ancora cercando i migranti da cacciare del resto, non vedo quali politiche salviniane possano davvero essere realizzate).
Grazie, e a presto.
Il centro destra va subito all’ assalto delle coste ? Non ho capito o forse hai dimenticato di spiegare meglio questo obiettivo. Di chi è ? Di tutti o solo di Lega Fortza Italia e Fratelli d ‘ Italia ?
Finalmente Vito scrive. Salvini batte Zedda come a suo tempo Berlusconi, e non Cappellacci, sconfisse Soru. Poi fu Pili a sconfiggere Cappellaci e non Pigliaru. E questo solo per dovere di cronaca. L’Isola non è diversa dal continente. E’ dai tempi di Soru della prima ora, che poi si è perso, che non abbiamo una originalità politica e non ne vedo all’orizzonte. Ora vedremo.
Però quello della laurea non è un fatto da poco. Ancora prima di Solinas dovrebbe chiarire l’Università di Sassari. Sulla laurea del 2006 può pure calare il silenzio, non su quella del 2018.
So che hai altro da fare, ma scrivi più spesso.
Antonello
Concordo che su quella del 2018 non debba calare il silenzio, ma su questo fatto non si può neanche costruire una campagna elettorale. Sui giornali nazionali visto più inchiostro buttato su questa vicenda che non sul programma del centrodestra, peraltro pubblico e sotto gli occhi di tutti.
Siamo d’accordo, come al solito si vola basso, bassissimo.