Corrado Zedda è un dottore di ricerca all’Università di Corsica. Se vi piace la storia della Sardegna, non potete perdervi assolutamente il suo libro “Il Giudicato di Cagliari”. Grazie a Corrado per questa riflessione che ha voluto condividere con i lettori del blog.
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Mai come nel recente episodio che ha gravemente contrapposto il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a proposito della scelta dei ministri del nuovo governo, si sono confermate l’attualità e la validità del detto: “Umiliarsi a Canossa”.
Al netto delle profondissime differenze fra i protagonisti delle vicende nostrane e di quelli del passato (Di Maio non è certo Enrico IV ma anche Mattarella non è Gregorio VII), le analogie hanno una certa singolarità.
Tra il 1076 e il 1077, al culmine della lotta per le investiture, Enrico e Gregorio erano finiti entrambi in un vero e proprio “cul de sac”, una strada senza uscita. Il primo, nel ribadire il tradizionale ruolo sacrale dell’imperatore, aveva spostato anche sul piano personale la sfida per il governo della Cristianità, finendo per questo scomunicato. Il secondo, alla ricerca della totale obbedienza al pontefice da parte dei principi cristiani, aveva usato l’arma a doppio taglio della scomunica per stroncare l’azione dell’avversario, ma senza soppesare attentamente gli effetti politici della sua mossa.
Entrambi, arrivati a quel punto, non ebbero altra scelta che tornare sui loro passi, per cercare di sbloccare una situazione che si era fatta difficile.
Qualcosa di simile è avvenuto anche nella vicenda fra Di Maio e Mattarella, perché ancora una volta è entrata in gioco la questione dell’obbedienza, in questo caso alle regole della Costituzione italiana, un’obbedienza che non è solamente un fatto formale, ma di sostanza.
E ancora una volta si è arrivati a Canossa.
Con la presentazione delle sue scuse al Presidente della Repubblica, il leader pentastellato, ha permesso che la situazione politica italiana si sbloccasse e si arrivasse a formare il nuovo governo.
Come Gregorio VII si trovò costretto ad accettare l’umiliazione di Enrico IV e a concedergli il perdono, così Mattarella ha dovuto accettare le scuse di Di Maio, scuse che hanno consentito a entrambi di uscire da una situazione ricca di incognite nella quale erano venuti a trovarsi, con lo spettro all’orizzonte di un’inedita e lacerante crisi istituzionale.
L’atto di “obbedienza” di Di Maio ha riportato il dibattito sulla formazione del governo nell’alveo del dettato costituzionale e ha ricucito, sia pure in modo non indolore, lo strappo dei giorni precedenti. Il rispetto della più alta carica della Repubblica ha salvato la forma e dunque anche la sostanza.
Com’è andata poi a finire nell’XI secolo lo sappiamo: come ricorda Glauco Maria Cantarella, dalla vicenda di Canossa non uscirono dei vincitori e la lotta fra Chiesa e Impero continuò. Come andrà a finire nell’Italia di oggi è tutto da vedere e in questo senso la Storia non è mai una “maestra di vita”.
Ma che un momento di passaggio cruciale, come quello in cui va a insediarsi il cosiddetto “governo del cambiamento”, avvenga nel giorno della Festa della Repubblica italiana, appare un segnale altamente simbolico e che spinge a sperare in un futuro meno fosco di quanto temuto, nonostante i dubbi le riserve e anche le paure che noi italiani manteniamo prudentemente nei confronti del nuovo esecutivo.
Corrado Zedda
Dottore di ricerca Università di Corsica
La similitudine è molto interessante..gli spessori dei personaggi, non so. Io sono molto scettico. Mi lascio convincere, precisando che sono propenso per la pochezza di questi uomini al governo, perché la tesi di Corrado è illuminante. Quando mi accorgerò di aver sbagliato veramente a giudicare un po’ cialtroni uomini come Salvini e Di Maio, chiederò pubblicamente scusa a Grillo e Bossi, inchinandomi davanti a loro
Comprerò sicuramente il libro.
E mi domando continuamente se il mio giornalista preferito che qualche giorno prima delle elezioni politiche scrisse:
“In Sardegna l’unico voto utile è quello che concretamente sbarra la strada alla destra. E io lo esprimerò.” la pensi ancora allo stesso modo.
Antonello
Quale credibilita’, affidabilita’, puo’ essere riconosciuta al comportamento di un capo politico che si e’ anche qualificato come bugiardo sul caso Savona…disse che lo aveva giusto conosciuto 10 giorni prima che fosse proposto ministro, quando invece, un video del 2016 smentisce il Di Maio, facendolo vedere ad un convegno dove risponde a Paolo Savona, sulla netta contrarieta’ del m5stelle a star dentro l’euro. Savona, notoriamente legato al gran maestro del Grande Oriente d’Italia Armandino Corona, verso il quale lo stesso Di Maio ( vedi pubblicazione del Corriere della Sera ) lo qualificava uomo della Massoneria, per poi far finta di niente ed accettarlo, sponsorizzandolo, ministro nel governo SalviMaio..Attenzione a non prendere sul serio la sequela di “errori ” comportamentali, non casuali, non ultima la figuraccia fatta nello sbandierare la richiesta di stato d’ accusa per tradimento alla Costituzione nei confronti del capo dello stato Mattarella. Davvero esistono persone sufficientemente, intellettualmente, in buona fede, tanto da poter girare e giustificare le frittate comiche da incompetente e pericoloso uomo di governo del Di Maio ? Questa e’ l’Italia del non cambiamento, dell’esperimento incestuoso tra 2 forze politiche incompatibili tra loro, una sorta di ” Pecora Dolly ” della politica.
Tanto si doveva per non cambiare con chi diabolicamente, non cambiera’ niente.
Angelo Cremone – Sardegna Pulita.
sono un grande fan di zedda e di zedda/pinna… ho diversi libri e tutti i pdf che ho potuto trovare in rete… anche RiMe dicembre 2015 Ottocento anni dalla fondazione… è adesso scaricabile grazie!
Analisi molto intelligente e preziosa. Apprezzo particolarmente l’invito che traspare a riprendere la pratica dell’aritmetica e della geometria, a fare due più due, almeno, e unire i punti di una figura che va osservata bene, valutata, compresa, soprattutto adesso che pretende di decidere il futuro degli altri. Grazie.