Questa foto di Sa Illetta l’ho presa da Istella (giusto per dire che almeno una volta l’ho usato questo motore di ricerca)
La crisi di Tiscali non finisce più. Dal prossimo primo luglio per tutti i 956 lavoratori di Sa Illetta scatterà il contratto di solidarietà. L’ennesimo, dopo quello terminato nel novembre dello scorso anno e che era durato ben 48 mesi. Sacrifici evidentemente inutili se adesso per tutti i dipendenti ci sarà nuovamente un taglio del 15 per cento delle ore mensili, un provvedimento che durerà la bellezza di un anno e mezzo. Altro che rilancio, altro che crisi superata: la nuova proprietà russa dell’azienda fondata da Soru si è fatta due conti e ha detto: “L’alternativa ai contratti di solidarietà sono 170 licenziamenti”. E così i sindacati e soprattutto i dipendenti hanno accettato.
L’accordo sta tutto in cinque pagine sottoscritte da società e sindacati lo scorso 20 maggio nella sede cagliaritana di Confindustria. Una selva di firme e sigle che segnano un ulteriore passo verso il vuoto dell’azienda che rappresenta un pezzo di storia imprenditoriale d’Italia e di Sardegna e che ora sembra finita in una crisi senza fine, nonostante l’aggiudicazione della gara Consip per i servizi alla pubblica amministrazione.
A Sa Illetta il clima è plumbeo. Perché il timore è che nel giro di poco tempo i nuovi proprietari procedano al cosiddetto “spezzatino”, con la soppressione dei rami d’azienda ritenuti improduttivi e la messa in vendita di quel che resta al miglior offerente. Perché paradossalmente Tiscali è troppo piccola per poter competere con le maggiori sigle del mercato nazionale e troppo grande per poter fallire come se niente fosse. Per chi vuole andarsene però la porta è sempre aperta: “Esodi volontari incentivati” si legge nell’accordo.
I lavoratori hanno accettato i nuovi contratti di solidarietà nel corso di una assemblea che si è svolta giovedì scorso 26 maggio, quattro giorni fa. Quattro giorni sono un tempo giornalisticamente enorme. Quattro giorni durante i quali la notizia non è finita sui giornali e che tutte le parti in causa hanno evidentemente tenuta nascosta. Chissà perché, chissà come pensavano di diffonderla. A me, sarò sincero, è arrivata per caso (una volta facevo il giornalista e per questo adesso ogni tanto le notizie mi arrivano anche se non le cerco).
Nei quattro giorni successivi all’accettazione dell’accordo da parte dei lavoratori neanche la Regione è intervenuta per dire una parola sui questa vertenza, evidentemente occupata a provare a rassicurare i sardi, ma soprattutto i cagliaritani, che va tutto bene e che il futuro è roseo. Con 956 contratti di solidarietà che si abbattono come un macigno in un territorio che non soffre come altri ma che è comunque in difficoltà, l’assessore Paci nello scorso fine settimana si è preso l’interim alla Cultura e ha aperto la Manifattura Tabacchi, che per ironia della sorte vorrebbe destinare proprio alle imprese digitali: il settore tira, non c’è che dire.
E che dire invece dell’accordo di programma da quindici milioni di euro per il quartiere cagliaritano di Is Mirrionis che a cinque giorni dalle elezioni sempre l’infaticabile Paci firmerà in una scuola con il sindaco Zedda? A cinque giorni dalle elezioni. In una scuola. Magari davanti ai bambini. Che meraviglia.
Adesso che la notizia dei contratti di solidarietà per i lavoratori di Sa Illetta diventerà di pubblico dominio, riuscirà la Regione a dire qualcosa riguardo la crisi di una società importante come Tiscali o la sua attenzione continuerà ad essere incessantemente rivolta ad imprese come l’Alcoa e l’Eurallumina? Riuscirà la Regione a rompere il suo tradizionale riserbo e dedicare uno dei suoi rarissimi comunicati stampa (proprio centellinati ultimamente) al caso Tiscali?
Dal sindaco Zedda invece è lecito non attendersi nulla, in quanto lui ha sempre affermato che il Comune competenze in tema di lavoro non ne ha, quindi arrangiatevi. Chissà invece se gli altri candidati a sindaco la pensano diversamente.
Quanto invece ai lavoratori di Sa Illetta, fossi in loro non mi preoccuperei più di tanto. Amici, ex colleghi, fatevi una bella start up e vedrete che anche per voi ci sarà uno spazietto alla Manifattura Tabacchi, la nuova terra promessa delle imprese digitali, e la vita come d’incanto vi sorriderà. Se poi chiedete ospitalità ad Open Campus andate sul sicuro (ma forse anche questa storia che vuole per la società di Soru un posto privilegiato nel futuro mega incubatore che sorgerà nel pieno centro di Cagliari, gentile presidente Pigliaru, è solo l’ennesima leggenda metropolitana messa in giro da qualcuno).
Sarebbe stato meglio un licenziamento di ben oltre le 170 persone, ora si avrà ancora la possibilità di “rubare” uno stipendio per altri 18 mesi per chi non produce. Oppure spostarli in reparti dove serve URGENTEMENTE l’aumento della forza lavoro.
Ci vuole un organo di controllo e vedere che in molti settori sono in 7-10 persone, per un lavoro dove ne basterebbero un paio, ma non un paio a sa SADRA come è attualmente, ma, un paio, 2, due.
Per non parlare del customer care, far rimanere in attesa clienti ben oltre i 45 minuti è vergognoso, ora vediamo cosa accadrà con il 15% di solidarietà quanto tempo attenderà il cliente poco paziente, o quanto impiegheranno a togliere la solidarietà in quei pochi reparti sotto dimensionati.
un augurio a tutti Voi, penso VI servirà
si esatto, ben oltre 170 persone, molto di piu’. Anzi io direi di lasciare il solo customer care, cosi fanno lo stesso lavoro ma per qualche azienda di distribuzione gas/energia!!
Un’altra storia come tante quella di Akhela, ex Gruppo Saras, 23 persone licenziate davanti al silenzio della regione e di tutte le istituzioni, licenziate ai cancelli dalla guardia giurata, forse troppo pochi per fare notizia?
Caro Vito, francamente faccio fatica pure io a vedere lo scoop, sia perché la solidarietà era stata introdotta (per anni già di recente), sia perché la crisi di cui si sta parlando non coinvolge solo Tiscali ma l’intero settore delle telecomunicazioni in Italia. La lunga vertenza dei lavoratori con Almaviva (che forniva servizi di call center grandi gruppi, anche pubblici, e che era pronta a chiudere e trasferire tutto all’estero) ne è una prova. Semmai sarebbe stato strano se ci si fosse ricordati (politicamente) di questa situazione solo oggi (in campagna elettorale), mentre allora, lontani dalle urne, nessuno se ne occupò. Quel che però mi sembra rimanere in ombra nella ricostruzione è che in realtà il rapporto di solidarietà è una forma di autotutela per evitare, in fase di crisi come questa, licenziamenti o la cassa integrazione, tenendo i lavoratori in attività senza allontanarli dalla produzione. La regola delle crisi di settore o aziendali in Italia (vedi l’esempio classico della FIAT, che in aggiunta ha pure riassunto i suoi propri lavoratori con i contributi dello Stato e le nuove regole a favore del capitale del Jobs act) solitamente è la seconda, non la prima. Ora la direzione di Tiscali è passata a un nuovo gruppo, bisognerà attendere di vedere il nuovo piano industriale per farci un’idea concreta evitando di fare ipotesi (catastrofiste o ottimiste) basate sulle proprie sensazioni, solo a quel punto si potranno pensare eventuali contromosse. Per il momento considero una vittoria, non una sconfitta dei lavoratori, il contratto di solidarietà in luogo dei licenziamenti. Per questo anche io, come Michela, faccio fatica a comprendere quale dovrebbe essere (almeno in questa fase) la funzione di un sindaco (uscente o candidato non fa differenza), al di là delle dichiarazioni retoriche sulla difesa dei posti di lavoro, Diverso è il ruolo della Regione, che ha altre competenze, gestisce tavoli tecnici e ha il dovere di monitorare in qualsiasi fase la situazione delle aziende che insistono sul suo territorio, non mischierei le responsabilità di questi due livelli istituzionali. Lo dico senza polemica, perché convinto che nessuno dei candidati attualmente in corsa, ne altri futuribili, potrebbe assumere alcun tipo di ruolo positivo, almeno in questa fase. Diverso sarebbe il caso di un piano industriale che prevedesse cessione di corposi rami d’azienda, chiusura di settori produttivi o di servizi, licenziamenti (ossia quel che solitamente vediamo). In questo caso sì, tutti (sindaco compreso) devono mettersi in gioco, anche se sul piano normativo, al di là della battaglia politica sacrosanta che si deve fare, gli strumenti sono ben pochi. Chiaramente, ancora diverso deve essere il ruolo del sindacato, che deve mantenere permanentemente una condizione di agitazione e lotta, preparandosi anche al peggio, tenendo in costante mobilitazione i lavoratori per predisporli anche al conflitto.
A presto
Quale può essere la funzione del sindaco? La stessa che Zedda ha voluto avere nel caso Aias, ad esempio:
http://www.comune.cagliari.it/portale/it/comunicatostampa.page;jsessionid=BD4922D58AEE3F1969FA88DB5BD15B4B?contentId=NWS140951
Chiaramente, ancora diverso deve essere il sindacato, che deve mantenere permanentemente una condizione di agitazione e lotta, preparandosi anche al peggio, tenendo in costante mobilitazione i lavoratori per predisporli anche al conflitto.
ma se Soru è quell’imprenditore geniale che è stato sempre descritto, tanto da diventare non solo il modello da proporre ma la stessa personificazione del maggiore partito della sedicente sinistra, cosa è capace d fare per risolvere i problemi della sua creatura ? o hanno ragione quelli che – come me – da sempre dicono che Soru è il più grande bidonista apparso sulla faccia della Sardegna ?
Riassunto di Adbuster:
Soru fa una fortuna con ottime manovre immobiliari in Cecoslovacchia. Poi, con quei soldi guadagnati, si inserisce in un mercato digitale alla scomparsa di Videonline e si quota in borsa. I suoi titoli schizzano a palla ma poi la bolla esplode. Tiscali vende quasi tutti i suoi rami in Europa e, nonostante gli ottimi sforzi, tutti i suoi progetti “innovativi” (dalla webTV a iStella a iNdoona) non sono mai decollati. Vedendo il tifone arrivare all’orizzonte (gli avevano “visto il bluff”?), ma guardandosi bene da avvertire nessuno, vende tutto ai russi di Aria, per un bel po’ di soldini. Adesso Aria inizia a smobilitare la costosa struttura di Sa Illetta, come era prevedibile, senza provare rammarico a cancellare la preziosa macchina di innovazione che aveva creato la WebTV, indoona e istella. Quindi, come nelle migliori famiglie, Aria ha comprato la quota di mercato di Tiscali e la gestirà dalla Bielorussia o dal Kazakistan con i suoi call center. I lavoratori di Sa Illetta rimarranno a casa e l’unico che ha “limitato le perdite” è stato l’imprenditore innovativo 2.0 Renato Soru che almeno la sua quota è riuscita a venderla, e pare nemmeno male.
Secondo me non si può fare un parallelo con le altre aziende del settore e ricondurre la crisi di Tiscali alla crisi della Sardegna o delle TLC. Per capire cos’è stata Tiscali basta guardare alcuni numeri. Collocato in Borsa a € 46 il titolo Tiscali è volato fino a € 1197 in sei mesi, facendola capitalizzare più della FIAT, ora vale € 0,05. Il fatturato alla fine del 2007 era di circa 1000 milioni di euro, ora è di poco più di 210 milioni di euro. Se pensate che ancora pochi mesi fa Renato Soru parlava di far concorrenza a Google capite quanto le attese sproporzionate abbiano alimentato illusioni e delusioni.
Caro Vito
trovo interessante l’articolo sui lavoratori di Tiscali, di cui conosco la vicenda perchè ho amici tra i dipendenti, ma se mi permetti non riesco a capire il passaggio su Zedda e la firma dell’accordo di programma su Is Mirrionis, che è ufficiale da maggio 2015.
Sento puzza (non trovo altri termini per definirla) di campagna elettorale! Conosciamo la tua posizione sulle prossime elezioni, ma non credo che un altro sindaco potrebbe fare o dire qualcosa a riguardo. Non strumentalizziamo le difficoltà dei lavoratori Tiscali.
Ciao Michela
Michela, tu mi dici che l’accordo su Is Mirrionis sottoscritto oggi dall’assessore Paci e dal sindaco Zedda in realtà esiste da un anno e ti permetti di accusarmi di fare campagna elettorale sulla pelle del lavoratori Tiscali? E Zedda e Paci oggi allora cosa hanno fatto? Perché non ti indigni per questa buffonata che tu stessa hai svelato? Il passaggio su Zedda è questo: un sindaco (tanto più se si candida a guidare l’area metropolitana e persino ad essere senatore) deve rappresentare il suo territorio e interpretarne i bisogni. Non è una questione di competenze, è una questione politica. Ma prendo atto che per te un sindaco che si dice di sinistra non può intervenire con tutto il suo peso politico in una vertenza che riguarda mille lavoratori.
La Regione interviene quotidianamente su tutte le crisi industriali (chimica verde, Eurallumina, Alcoa e chi più ne ha più ne metta) ma su Tiscali tace. Eppure le trattative tra azienda e sindacati che sono sfociate in questo ennesimo contratto di solidarietà sono andate avanti per tutto il mese di maggio. Paci però non lo ferma più nessuno: oggi su sua proposta, a cinque giorni dalle elezioni, ha fatto approvare dalla giunta la nascita del parco regionale Molentargius-Santa Gilla (a cinque giorni dalle elezioni!), ma su Tiscali tace. E tu parli a me di campagna elettorale?
Se la Regione fosse intervenuta con il suo peso politico in questa vertenza forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma a Cagliari bisogna dare l’impressione che vada tutto bene, non trovi?
senza offesa ma effettivamente. si nota nel tuo articolo quanto detto da Michela Chiara.
Sì, ma si nota che anche l’amica Michela è in campagna elettorale (e lo è) quando mi accusa di essere… in campagna elettorale! 😉
L’amica Michela non è in campagna elettorale e se lo fosse lo dichiarerebbe apertamente. Non trovo un’offesa dire che si è in campagna elettorale e non capisco perché tu la viva come un’offesa. Continuo a pensare che la vertenza Tiscali non possa essere attribuita alle mancanze (anche tante) del sindaco uscente, ma alla Regione.
Lo vivo come una offesa nella misura in cui mi accusi di strumentalizzare il dramma dei lavoratori, tutto qui. Ma se questa nuova crisi è scoppiata nel bel mezzo di una campagna elettorale non è certo per colpa mia.
Oggi ho visto le foto di zedda con due co siglieti regionali di sel al tavolo in cui si discuteva dei lavoratori aias. Mi sono chiesto cisa ci facesse zedda a quel tavolo. Ah…ho capito! Faceva campagna elettorale
Scusi, Michela. Una domanda. Se l’accordo di programma era ufficiale dal 2015 cone mai oggi, a pochi giorni dal voto, hanno fatto quella pantomima ? Troppo comodo trascurare per cinque anni un quartiere e poi fare queste sceneggiate elettorali
Giorgione, ho usato un’espressione sbagliata: il progetto su Is Mirrionis è stato presentato a Maggio 2015. Non so di preciso quando sia stato approvato, ma posso facilmente intuire perchè sia stato firmato a 10 giorni dalle votazioni. Diciamo che il quartiere è trascurato da sempre e nessuno dei candidati sindaco ha proposte serie e concrete per il suo rilancio!!!
Dispiace molto, la Tiscali deve trovare un modo per rilanciarsi.
Riguardo alle start-up che potrebbero nascere in Sardegna e all’impegno di open-campus mi trovi pienamente d’accordo 😉
Caso Tiscali + caso ex Manifattura + ex galere di Buoncammino + ex Fiera Campionaria + ex Ospedale Civile + ex Palazzo delle Scienze + ex Convento di San Michele + ex Caserme + ex Ospedale Marino = ex città di Cagliari.
Caso Tiscali etc, sono quasi tutte competenze regionali e/o statali le procedure sono lunghe e…italiane. Cagliari non è ex …Cagliari rinasce dopo anni di ristagno, anche se a molti non piace. Le vertenze ci sono sempre state e purtroppo non saranno le ultime.
Non se ne sapeva niente? Ma se i dipendenti hanno fatto la diretta della vertenza sindacale su Streamago (poi rimossa prontamente) e scritto decine di post sui social (altrettanto prontamente rimossi, probabilmente cazziati da qualcuno più in alto di loro).
Il segreto di Pulcinella, da giorni non si parla d’altro, dove sarebbe lo scoop o il mistero? Non c’è alcun silenzio, se lo sappiamo noi, lo sanno tutti.
Caro Vito,
sei il primo a parlarne ma ti sono sfuggiti alcuni elementi significativi che andrò di seguito ad elencarti.
1) Nelle prime dichiarazioni dopo l’insediamento del nuovo A.D. Ruggiero (pochi mesi fa, ma sembra secoli) sono stati spesi proclami di rilancio e la promessa che la pianificazione del 2016 non avrebbe previsto tagli dei costi del personale. In poche settimane l’azienda dichiara 170 esuberi. Ma veniamo al come sono stati calcolati questi esuberi. Screditando quanto detto poche settimane prima dall’AD il nuovo responsabile HR dichiara 6,7 milioni di euro di risparmi da conseguire con tagli alla spesa del personale. Il numero 170 salta fuori dalla divisione dei 6,7 milioni di euro per uno stipendio medio stabilito in 40mila lordi pro-capite. E’ una barzelletta? NO è tutto vero. Ancora prima che inizino le trattative azienda-sindacati circolano le prime indiscrezioni sul possibile ricorso ai contratti di solidarietà. Sarebbe bastato utilizzare la stessa calcolatrice del direttore di HR per concludere che la cifra si sarebbe concretizzata su un 15% circa di solidarietà. Dei 6,7 milioni di risparmi la quota parte a carico della dirigenza è stata quantificata in 500/600 mila euro. Nessuno però sa come e quando questi tagli verranno applicati in quanto la contrattazione azienda / asso-dirigenti è prevista in sede separata secondo normativa del lavoro.
2) La nuova dirigenza non ha voluto chiarire come intende affrontare la prossima maxi-commessa derivante dalla gara CONSIP. Ti linko ( http://notizie.tiscali.it/economia/articoli/Tar-conferma-Tiscali-gara-Consip-Ruggiero/ ) una divertente intervista all’AD Ruggiero nelle ore successive al verdetto del TAR che conferma che la procedura non appare in contrasto con i principi di concorrenza e par condicio. COMMESSA da 2,4 MILIARDI di EURO.
L’ad di Tiscali Ruggiero:
“Trasferiamo a P.A vantaggi tecnologie” Siamo convinti – ha aggiunto – che le attività da svolgersi nell’ambito del contratto con Consip, la cui formalizzazione a questo punto avverrà nelle prossime settimane, rappresentano un’opportunità importante per la pubblica amministrazione e, naturalmente, anche per il gruppo Tiscali.
Dato che i rumors in Tiscali sono quasi sempre conferme, le ultime indiscrezioni parlano di una possibilità non tanto remota di affidare in outsourcing la gestione della commessa CONSIP.
Come si dice? Cornuti e mazziati? Dipendenti in solidarietà, che andranno a perdere una cifra media di 150 euro netti al mese ( per stipendi di 30mila lordi circa). Contribuenti che tramite l’INPS finanzieranno il risparmio dell’azienda Tiscali che contestualmente affiderà in esterna la gestione del progetto di “rilancio” e “garanzia del futuro” di se stessa. Tarantino non avrebbe saputo ideare un pulp film migliore.
3) Le associazioni sindacali hanno un ruolo fondamentale in questa vicenda. In un’assemblea dei lavoratori che ha sollevato perplessità sull’ennesimo sacrificio dei lavoratori hanno calato l’asso vincente: “O accettate la solidarietà o l’azienda aprirà le procedure di licenziamento decidendo secondo legge come applicare i tagli”. Su circa 560 dipendenti accorsi alle assemblee la votazione conta circa 30 no, una ventina di astenuti e i restanti SI. A distanza di 4 anni e mezzo la percentuale dei SI alla solidarietà è costantemente salita raggiungendo maggioranze bulgare. E’ stata completamente ignorata la richiesta di un rinvio per approfondire la questione legata ai futuri introiti della gara CONSIP. Tempistiche strette? Iniziare il contratto di solidarietà il 1 luglio o il 15 luglio avrebbe fatto differenza? Io credo di no.
Non farò discorsi sulla dignità calpestata. Su una solidarietà imposta senza giustificazione alcuna se non un risparmio fine a se stesso. Un piano industriale che propone cifre irraggiungibili, a maggior ragione in organico ridotto.
La mia domanda è semplice: senza più il salvagente della convenienza politica a NON-licenziare della precedente gestione quanto credono i miei cari colleghi di sopravvivere alla mannaia russa ?
Il mio pensiero ai lavoratori francesi e al loro modo di fare sindacato .
aggiungo sarcasticamente. Usare la parola “risparmio” richiama troppo il concetto virtuoso del suo sginificato.
Forse sarebbe il caso di trovare la parola per “un modo per fare profitti che non hanno nulla a che fare con le telecomunicazioni”.
Il silenzio su Tiscali è sospetto. Ancora più sospetto è il silenzio sulle aziende fornitrici di Tiscali che negli anni sono affondate causa gestione piratesca che Tiscali fa dei propri contratti.
Oggi c’è un ‘azienda che offre il servizio di assistenza tecnica per i clienti di Tiscali, che non paga gli stipendi da 4 mesi (4 mesi!). Nel silenzio assoluto di stampa e sindacati.
Egregio Biolchini,
In un periodo di profonda crisi mondiale, che colpisce anche il “mostro” cinese, non mi pare una gran notizia, quella del rinnovato contratto di solidarietà tra i lavoratori di Tiscali. Non è infatti vero che tutto il mondo della telefonia, e di quel che gira attorno, sia in profonda crisi ? Non è forse vero che il colosso Tim ( o Telecom che dir si voglia ) sia in perenne “solidarietà” dai tempi di Tronchetti Provera ? O che la stessa H3G ( Tre, per internderci) sia in vendita o, addirittura già acquisita da Wind ? e che Fastweb sia stata assorbita da SwissCom?. Nel tempo della globalizzazione nel quale viviamo, tutto è veloccizzato all’ennesima potenza, per cui non possiamo fossilizzarci a voler diffendere quello che è indifendibile. Se Tiscali sarà inglobata in qualche grossa multinazionale, cosa che può e che forse già accaduta, che possiamo fare se non cercare altre opportunità. D’altro canto, talvolta, è lo stesso mercato globale che offre opportunità un tempo impensabili, come l’arrivo di Amazon in Sardegna dimostra.
Un saluto, da un attento lettore.
Una strana azienda la Tiscali 956 dipendenti dei 108 sono quadri , molti di loro con ruoli e mansioni da terzi livelli…..e che dire di settimi e sesti livelli che a lavoro arrivano alle 10:00 e vanno via alle 16 ? L ‘azienda può farcela solo le la nuova proprietà avrà il coraggio di epurare i rami secchi e guardare avanti…..magari iniziando dagli intoccabili dirigenti ….. Che se non lo sapete costano 3000.000 di euro all’anno… Forza ragazzi tenete duro
Che io sappia sono in solidarietà anche in Telecom.
Bravo Vito, qualcuno deve pur dare ogni tanto le notizie. Sarebbe anche opportuno scrivere due righe sulle decine di impiegati che non sono impiegati in azienda. Sui tanti che, pur essendo assunti, nemmeno ci passano e su quelli che lavorano tanto, forse troppo, anche per gli altri…..