La Fabbrica della Creatività è morta (l’avete vista questa foto sui giornali? Io no. Foto Olliera, peraltro)
Domani, mercoledì 11 maggio, a partire dalle 17.00 all’Exma di Cagliari è in programma l’iniziativa “Riprendiamoci la Manifattura”, organizzata per contestare l’assegnazione dello spazio cittadino a Sardegna Ricerche. Sono stato invitato e farò di tutto per esserci. In caso di assenza, sappiate che avrei detto le seguenti cose.
Una delibera come quella dell’8 aprile scorso che assegna la Manifattura Tabacchi a Sardegna Ricerche non si “cucina” in un paio di settimane. Ha invece bisogno di mesi di tempo perché tutte le tessere del puzzle finiscano al loro posto.
Questa delibera è stata infatti condivisa da tre assessorati (Bilancio, Enti Locali e Pubblica Istruzione), dal Centro Regionale di Programmazione (il cui direttore peraltro è intervenuto sui giornali per difenderne la bontà), da una agenzia regionale (Sardegna Ricerche) e, ovviamente dalla presidenza della Regione. Senza l’accordo di questi sei distinti soggetti la delibera non avrebbe mai visto la luce.
Non solo: a leggere bene la delibera, si comprende che almeno altri tre soggetti non possono non essere stati interpellati: il Comune di Cagliari, alcuni imprenditori privati e l’Università di Cagliari.
L’amministrazione Zedda non può non essere stata interpellata né è rimasta all’oscuro della volontà della Regione, visto che l’assessore regionale alla Cultura fa parte dello stesso partito del sindaco e che del futuro della Manifattura Tabacchi sindaco e assessore avevano parlato pubblicamente assieme un anno fa. Degli altri due interlocutori (imprese e Università) diremo più avanti.
Siamo di fronte dunque ad un atto politico molto complesso e molto raffinato, che non a caso lo spesso presidente Pigliaru aveva preannunciato addirittura un anno fa, intervenendo ad una iniziativa sul futuro della Manifattura organizzata da Sel (era il 14 maggio del 2015, e questo è il video dell’intervento).
Pigliaru aveva parlato chiaro, ma i presenti evidentemente non avevano capito.
A fronte di un atto politico così importante, cioè lo stravolgimento di fatto della destinazione d’uso di una ex struttura industriale recuperata con fondi europei (e qualcuno ha già esortato l’intervento della Corte dei Conti), il silenzio dei giornali è stato quasi plateale. Nessun approfondimento, nessuna inchiesta, nessuna domanda.
La manifestazione organizzata da Cagliari Città Capitale davanti alla Manifattura lo scorso 30 aprile, con la quale il candidato sindaco Enrico Lobina ha chiesto il ritiro della delibera e che il comune di Cagliari si facesse promotore di un progetto in grado di far assegnare alle associazioni culturali in temi rapidi parte della Manifattura, è stata ripresa solo da due giornali on line: per il resto, silenzio su tutta la linea.
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Ma torniamo alla delibera. Se è stata approvata, vuol dire che tutti quei soggetti che ho citato prima hanno trovato un accordo.
La prima conseguenza pratica di questo accordo è che Sardegna Ricerche è destinata a lasciare la sua sede di Pixina Manna, tra i boschi di Pula. Sede poco agevole, come lo stesso presidente Pigliaru un anno fa faceva pubblicamente notare.
In realtà, Sardegna Ricerche a Pula, nel silenzio generale, di fatto non c’è più da tempo. La allora presidente Ketty Corona aveva anche fatto riaprire la sede di via Palabanda a Cagliari. A Pula non si organizza nessun tipo di eventi. A Pula non c’è più neanche la mensa per i dipendenti.
Quindi se Sardegna Ricerche (e di conseguenza tutto quello che oggi c’è a Pula) nel giro di qualche anno lasciano Pixina Manna, cosa ne sarà di quei nove grandi cubi di cemento in mezzo al verde? È possibile che la Regione, Pigliaru e compagnia cantante non si siano posti questo problema o che magari non lo abbiano anche già risolto? Penso proprio di no.
E veniamo dunque al nodo: da tempo negli uffici regionali si parla di un interesse di un gruppo di investitori arabi proprio per la mega struttura di Pula da riconvertire a uso turistico. Qualcosa era anche finito sui giornali (si parlava genericamente di “sud Sardegna”) e tutti avevamo pensato a Tuerredda. Invece no: l’indicazione giusta era Pula, Pixina Manna.
Questa voce (che è più di una voce) ha iniziato a circolare nell’autunno di due anni fa. Pigliaru era dunque al governo da circa sei mesi e l’impressione delle mie fonti è che l’interesse per i cubi di cemento dispersi nei boschi di Pula rientrasse in un accordo più ampio già concordato dal governo italiano con gli investitori esteri. La Sardegna doveva solo ubbidire ed eseguire (un po’ come per il Mater Olbia, per intenderci).
L’interesse dei privati per la sede Pixina Manna, con il conseguente trasloco di Sardegna Ricerche, sarebbe dunque la causa iniziale di tutto, non l’effetto finale.
Se così fosse il nostro puzzle si comporrebbe in maniera completamente diversa da quella dichiarata. Proviamo a ricostruirlo.
La Regione ha un problema: la sede di Pixina Manna quale centro di ricerca in mezzo ai monti ha fallito. Cosa fare se non riconvertirla? L’offerta peraltro c’è già. Se l’offerta dei privati sia arrivata dopo la decisione della Regione di dismettere la sede non è dato sapere (e al momento è anche irrilevante).
La Regione ha anche un altro problema: quello della Manifattura Tabacchi. Il progetto soriano della Fabbrica della Creatività è molto oneroso (la gestione costerebbe oltre dieci milioni di euro l’anno, e se volete vi cito anche la fonte) e di fatto non interessa più agli economisti che guidano la Regione; tanto più che in cinque anni il comune di Cagliari non si è fatto promotore di alcun progetto, e allo stesso modo negli ultimi due l’assessorato regionale alla Cultura è stato a guardare (entrambi a guida Sel, per la cronaca).
Per cui l’assessore Paci, che insieme al presidente Pigliaru è il vero ideatore di questa operazione, decide destinare la Manifattura a Sardegna Ricerche e di chiudere il cerchio.
Ma il progetto è molto più articolato e non si limita ad una mera dimensione immobiliare. Nelle intenzioni di Pigliaru e Paci la Manifattura diventerà infatti il mega incubatore di start up pubbliche e private. Si legge infatti nella delibera:
Il Presidente fa presente che a fronte dell’attivazione, in Sardegna, di nuovi percorsi formativi e della nascita di nuove imprese con una connotazione fortemente innovativa, è necessario approntare uno spazio, hub, che colleghi le diverse realtà, pubbliche e private, organizzate e spontanee, che ormai operano nel settore (FabLabs, spazi di Coworking, Contamination Labs).
Gli incubatori pubblici fanno capo alla Regione ma anche all’Università di Cagliari (dove Pigliaru e Paci prima o poi torneranno), Università che sul fronte dell’innovazione si sta impegnando molto. Ma l’Università si sta impegnando molto anche per la rielezione a sindaco di Massimo Zedda (che se avesse frequentato le aule come sta facendo in queste ultime settimane di lauree ne avrebbe almeno due), e che non a caso sullo scippo della Manifattura tace o dà risposte assolutamente generiche (che però piacciono molto agli operatori culturali cittadini e ai giornalisti).
E i privati invece, chi potrebbero essere?
I cinesi di Huawei, che hanno recentemente chiuso un accordo con la Regione sono i primi indiziati. Ma anche qualche brand locale non guarda in maniera disinteressata all’intera operazione. La voce che circola è che Istella, il motore di ricerca di Tiscali, potrebbe passare a Sardegna Ricerche. Allo stesso modo, nel mega incubatore cagliaritano ci starebbe bene qualche iniziativa oggi ospitata a Sa Illetta (tipo Open Campus).
E questo spiegherebbe il silenzio assoluto sul caso di Renato Soru. Ma vi sembra normale che l’ex presidente, l’ideatore della Fabbrica della Creatività, davanti ad uno stravolgimento del suo progetto non abbia aperto bocca? Alla luce di questa possibile ricostruzione, direi proprio di sì.
Quindi al di la delle dichiarazioni di facciata potremmo trovarci davanti ad una mega operazione immobiliare che a cascata interesserebbe soggetti pubblici e privati di primaria importanza. E a pagarne le conseguenze sarebbe la cultura a Cagliari.
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Se la mia è solo una interpretazione campata per aria saranno i fatti a dirlo.
Di sicuro, per tacitare interpretazioni indiscrete e far credere che non sia cambiato nulla (quando invece la delibera dell’8 aprile parla chiaro, la cultura è stata estromessa dalla Manifattura), la Regione si appresta ad organizzare per fine mese una grande manifestazione culturale proprio alla Manifattura, la prima in assoluto dopo la conclusione dei lavori. Un modo per togliere dall’impiccio il sindaco Zedda a pochi giorni dalle elezioni e soprattutto per prendere in giro l’opinione pubblica. Roba da presentarsi in viale Regina Margherita con la sveglia al collo e l’anello al naso.
Non è con i littoriali della cultura che si risolvono i problemi, a Cagliari non serve una iniziativa di regime una tantum con l’obiettivo di rassicurare gli operatori culturali (solo quelli che hanno il prosciutto negli occhi, beninteso) e una opinione pubblica compiacente.
A Cagliari serve uno spazio organizzato dove fare cultura tutti i giorni, in maniera continuativa e professionale. Questo spazio doveva essere la Manifattura Tabacchi e il progetto c’era già. La giunta Pigliaru però ha deciso di stravolgere tutto.
E non ha neanche il coraggio di ammetterlo.
Massimo Zedda (che se avesse frequentato le aule come sta facendo in queste ultime settimane di lauree ne avrebbe almeno due), ma perchè tanto astio? contribuisca ad unire e non a dividere per una Sardegna ..creativa
Il centro intermodale Sardegna Ricerche di Pixina Manna è inserito nella rete superveloce denominata GARR1: sicuramente sarà necessario un investimento notevole per consentire l’infrastrutturazione dei Monopoli…
La Fabbrica della Creatività, se interessasse realmente a qualcuno, potrebbe venire allocata in altre aree e/o strutture dismesse e in procinto di passare dalle FFAA alla RAS e dalla RAS al Comune.
Temo però che prevalgano interessi di altro genere…
Dotare di adeguate infrastrutture di rete l’ex Manifattura costa meno di quanto si spende per mantenere tutte le attività presenti a Polaris per un anno…
Sequel proustiano: alla ricerca di Sardegna Ricerche e del tempo perduto in ex Manifattura. Tutto all’ombra delle palme in fiore. Alla fine dei conti, ci hanno INCUBATO. Chi vuole può sostituire alla lettera B una bella lettera L. Il gioco è fatto: “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato.”
continuavo a leggere e mi dicevo .. “e allora?” … “e quindi?” e sono dovuto arrivare all’ultimo paragrafo per capire che Biolchini preferisce che il posto vada alla cultura e non a questa nuova economia. Parere assolutamente legittimo, anche se avrebbe potuto dirci perche’
Concordo! Ma infatti qualcuno dovrebbe spiegarci sulla base di quali analisi la giunta ritiene sorpassato il progetto della fabbrica della creatività.
C’è un passaggio interessante nella delibera riguardo la scadenza naturale delle attività originariamente previste, come lei ha correttamente fatto notare, che sarebbe il 2017. È effettivamente così? Perché se così fosse la normativa europea, in questi casi, potrebbe prevedere la restituzione di quanto anticipato.
Lei cosa ne pensa?
Principalmente, perche solo in Italia c’è ancora gente che non ha capito che la Cultura produce Economia (intelligente).
Mi hai tolto le parole di bocca Marco. Mi avrebbe fatto piacere che Vito facesse qualche proposta in merito alla eventuale ( opportuna?) riconversione del Parco tecnologico invece di parlare di una generica “speculazione edilizia”. D’altronde viviamo in un paese dove le decisioni non si prendono quasi mai, piuttosto si lascia che le cose muoiano lentamente, per asfissia. E poi, scusa, se esistono delle cubature, che problema c’è a rinconvertirle a beneficio dei sardi? il problema quindi è che la Manifattura dovrebbe essere un centro culturale dove fare arte ( teatro per citare una cosa a caso) e va benissimo, ma non capisco la disamina della ben nota situazione del Parco senza ventilare alcuna soluzione per così dire “giusta” ( giusta per chi?)
Ciao Nicoletta, forse hai letto un altro post perché nel mio non si parla mai, da nessuna parte, di “speculazione edilizia”. Pixina Manna può diventare qualunque cosa, non è questo il punto. Il punto è che le risorse destinate dall’Unione Europea alla Manifattura Tabacchi erano vincolate alla realizzazione di un centro culturale non di un hub per le start up. E se anche la Regione avesse voluto cambiare idea (cosa peraltro legittima) avrebbe dovuto motivare la sua scelta e coinvolgere la città di Cagliari, di fatto la grande assente in tutte queste decisioni.
Un buon giornalista potrebbe andare a spulciare tra i documenti.
Scoprirebbe che il terreno è stato posto a disposizione dal Comune di Cagliari per la realizzazione della Manifattura e che sarebbe dovuto rientrare in possesso del comune (naturalmente col manufatto soprastante) in caso di dismissione della fabbrica.
Insomma il Comune di Cagliari potrebbe rivendicarne la proprietà