Poche ma sentite parole! (foto Olliera)
Non c’è cosa più bella che essere smentiti dai fatti. Un anno fa, in piena depressione rossoblù, pronosticai per il Cagliari non so quanti anni di sciagura in serie B. E invece no: serie A subito, dopo un campionato sempre in testa. E che soddisfazione vincere così davanti ai trentamila di Bari! Le prove opache contro Como, Livorno e Lanciano hanno avuto il senso di regalarci questo finale glorioso.
I meriti. Al primo posto io ci metto l’allenatore Rastelli. Potrà anche avere sbagliato qualche formazione ma non ha mai perso la bussola e ha tenuto compatto il gruppo. L’idea di far giocare insieme Fossati e Di Gennaro ha dato la svolta al campionato (e infatti la crisi è iniziata quando Di Gennaro si è infortunato). Per me, l’allenatore della serie A è lui, non ci sono dubbi. Con lui si può aprire un ciclo.
Contro Rastelli nelle ultime settimane ci sono state molte affermazioni dure, feroci e immeritate. Penso che molti tifosi abbiano psicanaliticamente spostato sul tecnico le critiche che avrebbero voluto rivolgere al presidente Giulini, reo di non essere come Cellino. Ma perché entrare nella testa dei tifosi?
Comunque a Giulini non gli si può dire nulla: aveva promesso la serie A subito ed è stato di parola. avanti così.
Poi c’è la squadra. Una schiacciasassi per tutto il girone d’andata, poi lo stop a Crotone (dopo un primo tempo giocato veramente bene, per me la migliore prestazione stagionale insieme a quella di ieri) ha dato il via ad una serie di risultati altalenanti, tra botte di culo epocali (vittoria contro il Pescara al Sant’Elia in primis) e sfighe deprimenti (sconfitta ad Ascoli su tutte).
I giocatori. Il mio cuore batte per i bomber Melchiorri e Cerri, stamborratori di professione, eredi dell’unico, grande, immenso e inimitabile Gigi. Spero di ritrovarli ancora in A.
Ieri, oltre che ad indicare la strada sbagliata per Sassari, nella notte la statua di Carlo Felice è servita finalmente a qualcosa. Era da quando avevo quindici anni che non tornavo a casa a frago di fumogeno. E queste sono le mie foto della festa per voi.
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L’abbraccio
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Roglio rossoblù
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Onore al bandierone
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Macchiore metropolitano
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Finalmente serve a qualcosa!
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Inferno rossoblù
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Un sosia, I suppose
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Chiocciola (se non ricordo male)
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Onore al bandierone dello scudetto
oh Antino,ma come fai a scivere una fesseria del genere ma tu lo conosci bene Vito ? e’ tifosissimo del Cagliari ogni volta che il CAGLIARI gioca in casa lui e allo stadio e io con lui –
Sono felice per la promozione, anche se paradossalmente il fatto che sia arrivata subito e che sembrassimo predestinati fin dall’inizio me l’ha fatta sentire meno grande di quelle del passato, sudatissime e giunte dopo anni d’inferno e sofferenza sportiva. In pratica non condivido gran parte dell’articolo, per esempio per me il merito di Giulini è proprio quello di essere diversissimo dal suo predecessore, con tutto quello che comporta. E i difetti di Rastelli, ad esempio aver sperimentato il 3-5-2 a fine campionato e nelle partite meno adatte, aver fatto affidamento più sullo strapotere dei singoli che su un’idea di gioco, aver impostato una preparazione forse non estranea al gran numero di infortuni, molti dei quali tra l’altro in allenamento, e non estranea al rendimento bifasico, super nel 2015 e altalenante nel 2016, mi fanno dire che era l’uomo giusto per il campionato in corso ma probabilmente non lo è per il prossimo. Comunque siamo tutti accomunati dal tifo e le diverse opinioni ci stanno. Penso che il maggior merito di Giulini sia aver demandato la guida sportiva a un DS navigato come Capozucca invece che fare di testa sua come nel disastroso anno precedente. Se questa estate verranno gettate basi serie per il futuro, senza spese folli ma anche senza scommesse a basso costo ma ad altissimo rischio, potremo camminare a testa alta anche in serie A.
Campanili: ci sta qualche sberleffo goliardico, ma come noi abbiamo gioito genuinamente per la Dinamo spero che la maggioranza dei nordici abbia sentito questo traguardo come un’affermazione di tutta l’isola.
Per concludere, il calcio è forse sempre meno uno sport e sempre più uno spettacolo televisivo e un gioco di capitali, lo sappiamo, ma il tifo è una malattia che ci siamo presi da bambini, e dalla quale spero di non guarire mai.
Sono contento che le sue “cugurrate” non abbiano fatto effetto !!!!
Evidentemente non sono una cugurra (curva nord since 1978)!