La disascalia scrivetela voi
Avete visto i giornali di oggi? Io sì; e sinceramente a questo punto mi chiedo quanto ancora possa reggere la giunta Pigliaru. La spaccatura sulla riforma degli enti locali non sembra più essere ricomponibile. Il presidente e l’assessore agli enti locali Cristiano Erriu hanno detto più volte a chiare lettere che non concederanno al nord Sardegna lo status di area metropolitana e questo è il detonatore che rischia di far esplodere la situazione.
Se la crisi che è in corso non fosse seria potremmo anche riderci su. L’intellettualità sassarese in questi mesi ha infatti dato il peggio di sé, mettendo a nudo tutti i suoi limiti di visione e alimentando le inverosimili pretese di una classe politica a dir poco terrorizzata dall’ipotesi di avere sempre meno potere da gestire.
A colpire non è tanto il timore (comprensibile) che l’istituzione dell’area metropolitana cagliaritana possa accentuare gli squilibri interni all’isola, quanto la ridicola pretesa di spiegare, dati alla mano, che il nord Sardegna ha più titoli della zona del capoluogo di vedersi riconoscere “metropoli”. Il risultato è che pessima intellettualità, pessima politica e pessimo giornalismo hanno stretto un patto d’acciaio che ora, per assurdo, sta stritolando una delle giunte più sassaricentriche della storia dell’autonomia.
Sulla riforma degli enti locali (che, a sentire gli esperti, presenta ben altre criticità che non quella provocata dalla creazione dell’area metropolitana di Cagliari) Pigliaru non ha lasciato margini di manovra. Per cui non ci sono storie: o passa così com’è o il presidente è costretto a dimettersi. E io oggi scommetterei più sulla seconda ipotesi.
Anche perché il segretario regionale del Pd Renato Soru non sembra essere in grado di gestire la situazione esplosiva che si sta venendo a creare. La sua capacità di mediare gli interessi (politici) e ricucire gli strappi è notoriamente nulla.
Contro Pigliaru giocano anche altri fattori. Le tensioni scatenatesi intorno alla riforma degli enti locali vanno di pari passo con quelle suscitate dalla riforma della rete ospedaliera, in una vicenda cui l’ipocrisia dei piccoli baronati locali è pari solo al potere di interdizione che questi riescono ad esercitare sulla Regione. Pigliaru però non ha la coscienza pulita: il nuovo buco nei conti della sanità gli impedisce di salire in cattedra e di bacchettare tutti come suo solito.
Enti locali e sanità a parte, tutto il resto è un disastro. E basta leggere i giornali per rendersene conto.
Trasporti: il fallimento del bando sulla destagionalizzazione ha portato Ryanair alla decisione di abbandonare Alghero con gravissime ripercussioni per tutto il sistema.
Lavoro: il progetto Garanzia Giovani si sta rivelando per quello che è: un fallimento annunciato.
Industria: per fortuna (si fa per dire) che alla guida dell’assessorato c’è una sassarese, altrimenti perfino l’Eni sarebbe stata accusata di cagliaricentrismo per la sua decisione (da me più volte auspicata) di abbandonare il progetto della Green Economy.
Energia: Terna progetta di chiudere le centrali sarde, i parlamentari sardi si mobilitano in massa ma la Regione all’incontro col ministero sembra perdere la voce.
Altro? Vogliamo parlare di cultura? Se avete un amico operatore culturale, chiedete a lui che valutazione dà dell’azione di questa giunta.
E l’agricoltura? Come sta andando l’agricoltura?
Insomma, la situazione è questa. Politicamente non molto dissimile da quella vissuta negli anni del centrodestra di Ugo Cappellacci. Anche allora la Sardegna non riusciva (perché non voleva) a far sentire le proprie ragioni al governo italiano. Pigliaru, dopo un anno di apprendistato, ci ha provato ad incanalare il confronto nel giusto binario. Il dossier sull’insularità, presentato lo scorso mese di maggio al presidente del Consiglio Renzi, doveva ricevere una risposta a settembre. Siamo praticamente a dicembre e ancora tutto tace.
Come se non bastasse, quel dossier appare oggi assolutamente insufficiente e inadatto a rappresentare tutte le nostre necessità, giacché le vertenze che dovrebbero essere trattate in un tavolo col governo sono molte di più di quelle indicate da Pigliaru.
Insomma, dal punto di vista politico questa legislatura non ha più molto da dire. C’è solo da capire se riuscirà a trascinarsi fino alla sua scadenza naturale o se cadrà fragorosamente abbattuta dal fuoco amico sul fronte degli enti locali. Il 2016 sarà anno di elezioni: voteremo anche per la Regione? In tal caso la Sardegna arriverebbe all’appuntamento senza uno straccio di progetto, di idea, di nulla, con il Pd a pezzi, la sinistra spaccata, il progetto sovranista mai nato e gli indipendentisti in rotta dopo le ultime regionali.
E questa assenza di progetto è ciò che mi spaventa di più; persino più del ridicolo che ci verrebbe addosso dall’istituzione di un’area metropolitana di Sassari.
Io sono dell’opinione che neanche Cagliari ha i requisiti per diventare città metropolitana.
Però se quei criteri sono stati usati per Cagliari, vanno usati anche per Sassari. Cosa ha in più Cagliari di metropolitano che non ha Sassari
Il numero di abitanti e la densità di popolazione?
Ci sono alcuni passaggi che non mi sono chiari Sig. Biolchini. Lei ridicolizza l’idea di un’area metropolitana di Sassari. Se si pensa al concetto urbanistico di metropoli non potrei che darle ragione. Sarebbe ridicolo solo pensarlo. Le metropoli sono altre, New York, Londra, Roma. Ma se questo è il concetto, allora non meno ridicola sarebbe la “metropoli” di Casteddu. Anzi le dirò di più anche Messina e Genova stonerebbero a paragone con questo concetto. Pure Firenze non gli si potrebbe accostare. Eppure tutte queste sono “città metropolitane”, tranne Cagliari per ora, ma solo perché ancora la legge non è stata istituita.
Il punto è che il tema centrale della riforma è la “città metropolitana”, che non è né una città, né una metropoli, ma è un concetto giuridico. Banalmente è un ente locale di area vasta. Lo è non perché lo dico io o la cosiddetta “pessima intellettualità sassarese”, lo è solo perché così dice la legge istitutiva delle città metropolitane, la legge Delrio 56/14. Che, ahimè, non dice altro. Non parla di densità demografica o urbana tanto per capirci. Se poi approfondendo si va a vedere cosa sono queste fantomatiche “città metropolitane” e a che cosa servono, ci si rende conto che non sono altro che degli enti locali intermedi, che coincidono con il territorio delle ex province di cui assumono anche i poteri. Se questo sono allora non ci sarebbe nulla di ridicolo ad istituirne due od anche tre in Sardegna, come del resto ha fatto la Sicilia, senza temere che nessuno possa mettersi a ridere. E’ vero che il nostro statuto prevede che la competenza normativa sugli EE.LL sia regionale ma dice anche che deve essere esercitata in armonia con le leggi nazionali e non è certo questo il caso.
Forse mi si potrà obiettare che la legge Delrio è una legge sbagliata, scritta male, che non si allinea all’Europa sul concetto di “metropoli”. E io non potrò che essere d’accordo, ma questa è. Se poi un giorno il legislatore italiano volesse adeguarsi al concetto di metropoli europea non resterà che cancellare le “città metropolitane” italiane – ivi compresa Casteddu – tranne Roma Milano e Napoli le uniche al momento assimilabili a tale concetto.
Guardi signor Antonello, della intellettualitá sassarese, come la chiama Vito, non sappiamo cosa farcene. Per non dire di certo giornalismo turritano, come dice Vito. Cagliari è più grande o no? E allora basta. Siamo seri che col ciu ciu non si fa la storia sarda. Se a Sassari ci fosse un giornalista come Vito che usa gli aggettivi col freno a mano, voi sareste nella leggenda metropolitana. Arrendetevi alla evidenza della vostra piccolezza. Skate leali con Pig SS. Chiamare uno come Vito a darvi una mano non è vergogna. Lui sa cosa è una metropoli.
La ringrazio per la risposta e le sonore risate che mi sono fatto leggendola. Il buonumore che Lei mi ha regalato con la profonda argomentazione del “ciu ciu” è impagabile. Per non parlare della storia sulle “dimensioni”.
È chiaro che non ha letto o compreso quanto ho scritto prima. Ben lieto di spiegarmi meglio se vuole, mi faccia sapere.
La città metropolitana o area metropolitana non è in astratto una semplice definizione amministrativa compresa nella legge Delrio, ma identifica,nei fatti, un ente intermedio che ha un significato, non legato alla tanto evocata necessità di fruire di finanziamenti, e gestirli, bensì alla necessità di regolamentare attraverso una pianificazione sovraordinata rispetto a quella comunale, tutto un insieme di procedimenti e servizi. viabilità, trasporti integrati, servizi ambientali, pianificazione urbanistica; per fare ciò, non per privilegiata scelta, riceve i fondi PON Metro. Ora, è evidente a tutti che questi temi si ritiene debbano e possano essere affrontati congiuntamente in realta’ che hanno i caratteri dell’area urbana, e, che piaccia o meno, dal punto di vista urbanistico, questa realtà, anche se su piccola scala, in Sardegna corrisponde solo alla città di Cagliari e al suo hinterland, alias comuni contermini. Punto. La stragrande quota parte del territorio comunale di Sassari, comune tra i più vasti o più vasto in Sardegna, è classificato, presumo, come area E, a destinazione agricola, con tutt’altre problematiche rispetto al continuum urbano che si è appena descritto, inoltre, gli altri centri che dovrebbero o potrebbero rientrare in una città metropolitana assimilabile all’antagonista capoluogo sono a distanze siderali, dai venti ai quaranta chilometri.. sicuramente non c’è la situazione di perfetta simmetria, tanto voluta, per una governance ottimale di una serie di processi.. insomma, volente o nolente sono due realtà differenti, anche se la intellettualità citata si è molto spesa per farlo credere, un’illustre docente si è esposta sulla stampa locale sballando addittura i dati degli abitanti, cito ss sarebbe a centotrentamila mentre ca a centroquaranta, dato non vero che riduce la forbice, in quanto la differenza tra le due città è più di ventimila unità, Ma soprattutto l’hinterland è il carattere distintivo, portando una zona a circa quattrocentomila unità in un ridottissimo territorio, unità pari forse a più dell’intera somma delle due province del nord riunite. Volere a tutti i costi assumere le vesti di ciò che non si è, solo per spartire fondi e risorse e per antico spirito di rivalsa è tutto ciò che l’italia deve eliminare, e la prova che il modo di ragionare delle ultime settimane non sia proprio lucido è che si guarda come esempio la Sicilia.. la Sicilia, che, oltre ad avere il triplo degli abitanti spalmati su un territorio di uguale estensione, non brilla per efficacia amministrativa e la cui legge di riordino è in odor di impugnazione da parte dello Stato.
e per i più duri di comprendonio e più inesperti di pianificazione territoriale cito solo due esempi a sostegno di quanto detto: se SS vuole essere città metropolitana con una governance comune dei servizi, perchè alghero, che dovrebbe essere un altro dei capisaldi di questa città metropolitana o area metropolitana rifiuta il polo sanitario unico con ss, con continue richieste di avere in sede presidi ospedalieri autonomi? e perchè il dipartimento di architettura di alghero richiede e ottiene fondi come sede decentrata, al pari di olbia e nuoro, visto che fa parte di un’area metropolitana che ha la sua stessa ragione di vita nella governance congiunta dei servizi al cittadino? risposte: quando si devono catturare fondi allora si è sede decentrata, si invoca la distanza e la specificità del caso, ma quando si deve invece spartire la torta della presunta città metropolitana tutte queste motivazioni vengono miracolosamente a mancare. ben diverso il caso dell’hinterland cagliaritano, dove il policlinico e la cittadella universitaria di monserrato sono al servizio dell’intera area in maniera unitaria. per quanto riguarda la legge Delrio, non penso proprio che imponga di istituire aree metro che debbano obbligatoriamente coincidere con il territorio provinciale, ma che piuttosto contempli la possibilità di farlo.. si cita Torino.. ma la provincia di Torino avrà gli stessi caratteri urbanistici di quella di ss e le medesime necessità di governance? insomma, un ente non è una vuota dicitura o scatola per drenare risorse, ma qualcosa che viene progettato e istituito per il migliore governo del territorio. non dimentichiamolo.
Che la città metropolitana sia un concetto multiforme credo di averlo evidenziato nel mio commento precedente. Anche per questo motivo, per ragionare con onestà intellettuale su questo tema ritengo che sia necessario definire prima l’ambito di riferimento della nozione. Siccome stiamo parlando della legge di riforma degli enti locali, va da sé, volenti o nolenti, che l’ambito sia prettamente giuridico e di conseguenza quello prevalente. Quindi se devo definire la città metropolitana oggi devo per forza di cose riferirmi alla Costituzione ed alla legge Delrio, piaccia o non piaccia.
Nel farlo – sempre per onestà intellettuale – devo riportare tutto ciò che la legge dice, non quello che fa comodo alla mia tesi, come invece ha fatto lei. Quindi, ricapitolando, la “città metropolitana” é un ente locale intermedio, che ha poteri di coordinamento strategico di area vasta, comprendente più comuni, in più ha i poteri della Provincia di riferimento, ed il suo territorio coincide infatti con quello della ex Provincia.
Siccome questo è, affermare che questi temi, poteri e funzioni debbano e possano essere affrontati solamente ed esclusivamente in realtà con i caratteri dell’area urbana, non solo è apodittico, ma è sbagliato in radice. È una mistificazione. La coincidenza col territorio provinciale e il ricoprirne le funzioni ne è la ragione. In realtà la città metropolitana relaziona aree urbane, i comuni, ma può prescindere dalla loro concentrazione, simmetria e vicinanza. Per il semplice fatto che la legge italiana non li prevede come criteri. Non esistono.
Di conseguenza molte città metropolitane italiane mettono insieme aree molto vaste, su tutte cito appunto come esempio Torino che con i suoi 300 comuni, giunge ad includere le Alpi, dove insomma il concetto urbano é del tutto assente.Questa legge (giusta, sbagliata poco importa) ha così partorito dieci città metropolitane molto diverse tra loro. A queste si aggiungono le tre siciliane a diversificare ulteriormente il quadro. Adesso potrebbe arrivare quella di Cagliari con caratteristiche ancora diverse, l’idea infatti della città metropolitana ristretta ai 17 comuni dell’hinterland prescindendo dal territorio provinciale sarebbe un unicum in Italia.
In realtà come osservavo in precedenza la città metropolitana é tutto tranne una città e/o una metropoli. Eludere questo aspetto é concettualmente sbagliato ed espone il disegno di legge regionale a profili di incostituzionalità perché disarmonico con la legge nazionale (si veda in merito l’art. 46 dello statuto “Il controllo sugli atti degli enti locali è esercitato da organi della Regione nei modi e nei limiti stabiliti con legge regionale in armonia coi principi delle leggi dello Stato.”)
Pensare che criteri quali la densità demografica e/o urbana o la distanza/simmetria fra i centri urbani siano indispensabili alla definizione dell’ente locale città metropolitana è dunque sbagliato, le norme dicono altro. Sono del tutto arbitrari. Punto.
L’arbitrarietà presuppone l’idea di scelta, infatti questa è solo una scelta politica della giunta Pigliaru, avallata dal duo Erriu/Demuro. Per me è già importante che questo sia chiaro, perché in politica le scelte si ricollegano al concetto di responsabilità.
Questa scelta a parere di molti é sbagliata,non solo per le ragioni tecniche evidenziate. È sbagliata non perché non sia indispensabile individuare la città metropolitana di Cagliari -personalmente auspico la sua istituzione in un senso più ampio, più in linea con la legge Delrio – ma perché non prevede la creazione di un ente di area vasta intermedio con la stessa valenza anche al nord ed al centro sardegna, oppure due “città metropolitane” in grado di includere tutti i comuni sardi. Perché dunque è sbilanciata. È un errore strategico che non può essere compensato con forme fantasiose e fragili invenzioni come le unioni dei comuni di area metropolitana. Porterebbe ad uno sbilanciamento funzionale problematico anche per la stessa Cagliari. Sul perché non mi dilungo, ci sono decine di documenti che sostengono questa tesi per chi volesse approfondire. Ma una cosa sia ben chiara: parlare di rivalsa é una sciocchezza. In questa vicenda non c’è alcun campanilismo. Nessun antagonismo o pregiudizio verso il capoluogo.
La contestazione è di natura tecnica e politica. Le argomentazioni che si stanno portando sono tese ad impedire alla Giunta Pigliaru di compiere un errore che nel medio e lungo termine danneggerebbe tutta la Sardegna.
Un caro saluto
Ora, è evidente a tutti che questi temi si ritiene debbano e possano essere affrontati congiuntamente in realta’ che hanno i caratteri dell’area urbana, e, che piaccia o meno, dal punto di vista urbanistico, questa realtà, anche se su piccola scala, in Sardegna corrisponde solo alla città di Cagliari e al suo hinterland, alias comuni contermini. Punto. La stragrande quota parte del territorio comunale di Sassari, comune tra i più vasti o più vasto in Sardegna, è classificato, presumo, come area E, a destinazione agricola, con tutt’altre problematiche rispetto al continuum urbano che si è appena descritto, inoltre, gli altri centri che dovrebbero o potrebbero rientrare in una città metropolitana assimilabile all’antagonista capoluogo sono a distanze siderali, dai venti ai quaranta chilometri.. sicuramente non c’è la situazione di perfetta simmetria, tanto voluta, per una governance ottimale di una serie di processi.. insomma, volente o nolente sono due realtà differenti, anche se la intellettualità citata si è molto spesa per farlo credere, un’illustre docente si è esposta sulla stampa locale sballando addittura i dati degli abitanti, cito ss sarebbe a centotrentamila mentre ca a centroquaranta, dato non vero che riduce la forbice, in quanto la differenza tra le due città è più di ventimila unità,
Ma soprattutto l’hinterland è il carattere distintivo, portando una zona a circa quattrocentomila unità in un ridottissimo territorio, unità pari forse a più dell’intera somma delle due province del nord riunite.
Volere a tutti i costi assumere le vesti di ciò che non si è, solo per spartire fondi e risorse e per antico spirito di rivalsa è tutto ciò che l’italia deve eliminare, e la prova che il modo di ragionare delle ultime settimane non sia proprio lucido è che si guarda come esempio la Sicilia.. la Sicilia, che, oltre ad avere il triplo degli abitanti spalmati su un territorio di uguale estensione, non brilla per efficacia amministrativa e la cui legge di riordino è in odor di impugnazione da parte dello Stato.
jac ha commentato su Enti locali, sanità, industria… Ma la giunta Pigliaru quanto può reggere ancora?.
in risposta a Antonello:
La ringrazio per la risposta e le sonore risate che mi sono fatto leggendola. Il buonumore che Lei mi ha regalato con la profonda argomentazione del “ciu ciu” è impagabile. Per non parlare della storia sulle “dimensioni”. È chiaro che non ha letto o compreso quanto ho scritto prima. Ben lieto di spiegarmi meglio se […]
La città metropolitana o area metropolitana non è in astratto una semplice definizione amministrativa compresa nella legge Delrio, ma identifica,nei fatti, un ente intermedio che ha un significato, non legato alla tanto evocata necessità di fruire di finanziamenti, e gestirli, bensì alla necessità di regolamentare attraverso una pianificazione sovraordinata rispetto a quella comunale, tutto un insieme di procedimenti e servizi. viabilità, trasporti integrati, servizi ambientali, pianificazione urbanistica; per fare ciò, non per privilegiata scelta, riceve i fondi PON Metro. Ora, è evidente a tutti che questi temi si ritiene debbano e possano essere affrontati congiuntamente in realta’ che hanno i caratteri dell’area urbana, e, che piaccia o meno, dal punto di vista urbanistico, questa realtà, anche se su piccola scala, in Sardegna corrisponde solo alla città di Cagliari e al suo hinterland, alias comuni contermini. Punto. La stragrande quota parte del territorio comunale di Sassari, comune tra i più vasti o più vasto in Sardegna, è classificato, presumo, come area E, a destinazione agricola, con tutt’altre problematiche rispetto al continuum urbano che si è appena descritto, inoltre, gli altri centri che dovrebbero o potrebbero rientrare in una città metropolitana assimilabile all’antagonista capoluogo sono a distanze siderali, dai venti ai quaranta chilometri.. sicuramente non c’è la situazione di perfetta simmetria, tanto voluta, per una governance ottimale di una serie di processi.. insomma, volente o nolente sono due realtà differenti, anche se la intellettualità citata si è molto spesa per farlo credere, un’illustre docente si è esposta sulla stampa locale sballando addittura i dati degli abitanti, cito ss sarebbe a centotrentamila mentre ca a centroquaranta, dato non vero che riduce la forbice, in quanto la differenza tra le due città è più di ventimila unità, Ma soprattutto l’hinterland è il carattere distintivo, portando una zona a circa quattrocentomila unità in un ridottissimo territorio, unità pari forse a più dell’intera somma delle due province del nord riunite. Volere a tutti i costi assumere le vesti di ciò che non si è, solo per spartire fondi e risorse e per antico spirito di rivalsa è tutto ciò che l’italia deve eliminare, e la prova che il modo di ragionare delle ultime settimane non sia proprio lucido è che si guarda come esempio la Sicilia.. la Sicilia, che, oltre ad avere il triplo degli abitanti spalmati su un territorio di uguale estensione, non brilla per efficacia amministrativa e la cui legge di riordino è in odor di impugnazione da parte dello Stato.
jac ha commentato su Enti locali, sanità, industria… Ma la giunta Pigliaru quanto può reggere ancora?.
in risposta a Antonello:
La ringrazio per la risposta e le sonore risate che mi sono fatto leggendola. Il buonumore che Lei mi ha regalato con la profonda argomentazione del “ciu ciu” è impagabile. Per non parlare della storia sulle “dimensioni”. È chiaro che non ha letto o compreso quanto ho scritto prima. Ben lieto di spiegarmi meglio se […]
La città metropolitana o area metropolitana non è in astratto una semplice definizione amministrativa compresa nella legge Delrio, ma identifica,nei fatti, un ente intermedio che ha un significato, non legato alla tanto evocata necessità di fruire di finanziamenti, e gestirli, bensì alla necessità di regolamentare attraverso una pianificazione sovraordinata rispetto a quella comunale, tutto un insieme di procedimenti e servizi. viabilità, trasporti integrati, servizi ambientali, pianificazione urbanistica; per fare ciò, non per privilegiata scelta, riceve i fondi PON Metro. Ora, è evidente a tutti che questi temi si ritiene debbano e possano essere affrontati congiuntamente in realta’ che hanno i caratteri dell’area urbana, e, che piaccia o meno, dal punto di vista urbanistico, questa realtà, anche se su piccola scala, in Sardegna corrisponde solo alla città di Cagliari e al suo hinterland, alias comuni contermini. Punto. La stragrande quota parte del territorio comunale di Sassari, comune tra i più vasti o più vasto in Sardegna, è classificato, presumo, come area E, a destinazione agricola, con tutt’altre problematiche rispetto al continuum urbano che si è appena descritto, inoltre, gli altri centri che dovrebbero o potrebbero rientrare in una città metropolitana assimilabile all’antagonista capoluogo sono a distanze siderali, dai venti ai quaranta chilometri.. sicuramente non c’è la situazione di perfetta simmetria, tanto voluta, per una governance ottimale di una serie di processi.. insomma, volente o nolente sono due realtà differenti, anche se la intellettualità citata si è molto spesa per farlo credere, un’illustre docente si è esposta sulla stampa locale sballando addittura i dati degli abitanti, cito ss sarebbe a centotrentamila mentre ca a centroquaranta, dato non vero che riduce la forbice, in quanto la differenza tra le due città è più di ventimila unità, Ma soprattutto l’hinterland è il carattere distintivo, portando una zona a circa quattrocentomila unità in un ridottissimo territorio, unità pari forse a più dell’intera somma delle due province del nord riunite. Volere a tutti i costi assumere le vesti di ciò che non si è, solo per spartire fondi e risorse e per antico spirito di rivalsa è tutto ciò che l’italia deve eliminare, e la prova che il modo di ragionare delle ultime settimane non sia proprio lucido è che si guarda come esempio la Sicilia.. la Sicilia, che, oltre ad avere il triplo degli abitanti spalmati su un territorio di uguale estensione, non brilla per efficacia amministrativa e la cui legge di riordino è in odor di impugnazione da parte dello Stato.
jac ha commentato su Enti locali, sanità, industria… Ma la giunta Pigliaru quanto può reggere ancora?.
in risposta a Antonello:
La ringrazio per la risposta e le sonore risate che mi sono fatto leggendola. Il buonumore che Lei mi ha regalato con la profonda argomentazione del “ciu ciu” è impagabile. Per non parlare della storia sulle “dimensioni”. È chiaro che non ha letto o compreso quanto ho scritto prima. Ben lieto di spiegarmi meglio se […]
La città metropolitana o area metropolitana non è in astratto una semplice definizione amministrativa compresa nella legge Delrio, ma identifica,nei fatti, un ente intermedio che ha un significato, non legato alla tanto evocata necessità di fruire di finanziamenti, e gestirli, bensì alla necessità di regolamentare attraverso una pianificazione sovraordinata rispetto a quella comunale, tutto un insieme di procedimenti e servizi. viabilità, trasporti integrati, servizi ambientali, pianificazione urbanistica; per fare ciò, non per privilegiata scelta, riceve i fondi PON Metro. Ora, è evidente a tutti che questi temi si ritiene debbano e possano essere affrontati congiuntamente in realta’ che hanno i caratteri dell’area urbana, e, che piaccia o meno, dal punto di vista urbanistico, questa realtà, anche se su piccola scala, in Sardegna corrisponde solo alla città di Cagliari e al suo hinterland, alias comuni contermini. Punto. La stragrande quota parte del territorio comunale di Sassari, comune tra i più vasti o più vasto in Sardegna, è classificato, presumo, come area E, a destinazione agricola, con tutt’altre problematiche rispetto al continuum urbano che si è appena descritto, inoltre, gli altri centri che dovrebbero o potrebbero rientrare in una città metropolitana assimilabile all’antagonista capoluogo sono a distanze siderali, dai venti ai quaranta chilometri.. sicuramente non c’è la situazione di perfetta simmetria, tanto voluta, per una governance ottimale di una serie di processi.. insomma, volente o nolente sono due realtà differenti, anche se la intellettualità citata si è molto spesa per farlo credere, un’illustre docente si è esposta sulla stampa locale sballando addittura i dati degli abitanti, cito ss sarebbe a centotrentamila mentre ca a centroquaranta, dato non vero che riduce la forbice, in quanto la differenza tra le due città è più di ventimila unità, Ma soprattutto l’hinterland è il carattere distintivo, portando una zona a circa quattrocentomila unità in un ridottissimo territorio, unità pari forse a più dell’intera somma delle due province del nord riunite. Volere a tutti i costi assumere le vesti di ciò che non si è, solo per spartire fondi e risorse e per antico spirito di rivalsa è tutto ciò che l’italia deve eliminare, e la prova che il modo di ragionare delle ultime settimane non sia proprio lucido è che si guarda come esempio la Sicilia.. la Sicilia, che, oltre ad avere il triplo degli abitanti spalmati su un territorio di uguale estensione, non brilla per efficacia amministrativa e la cui legge di riordino è in odor di impugnazione da parte dello Stato.
Per i durissimi di comprendonio: 6. Il territorio della citta’ metropolitana coincide con quello della provincia omonima, ferma restando l’iniziativa dei comuni, ivi compresi i comuni capoluogo delle province limitrofe, ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, per la modifica delle circoscrizioni provinciali limitrofe e per l’adesione alla citta’ metropolitana.
Quindi coincide, non “può coincidere”. Saluti
Per i più duri di comprendonio si potrebbe dire che Cagliari é metropoli quando deve accedere ai fondi Pon metro e città media quando deve affondare il cucchiaio nella pentola dei fondi Iti… La città double-face.
Ma si può andare avanti con questo tipologie di ragionamento?
Grazie. Mi ha dato tutte le risposte necessarie per capire. Nessuna argomentazione di natura urbanistica e di pianificazione territoriale, nessun riferimento alla governance ritenuta ottimale. Nessuna argomentazione sui due esempi contraddittori da me citati, sanità e università. Solo la riproposizione della Delrio, e allora le dico, se a termini di legge la RAS può prendere, in merito agli enti locali, decisioni in autonomia che garantiscono una migliore gestione del suo territorio, fa bene a prenderle. Cordiali saluti
Prego, lieto di esserle stato utile nel circoscrivere correttamente un tema. Faremo filosofia in altra occasione questo è prima di tutto diritto. Ma dovrebbe leggere con più attenzione. Ha già tutte le risposte che vuole anche se capisco che non le piacciano. L’urbanistica è interessante ma in tal caso fuorviante come detto. Di governance territoriale ne ho parlato ma lei fa finta di non leggere. Il concetto è meno centralismo funzionale, le faccio un disegnino? Anche sui suoi esempi ho replicato con altro esempio. In quanto alla potestà legislativa della Sardegna in tema di enti locali le evidenzio che non è assoluta ma DEVE armonizzassi con le leggi nazionali come dice il nostro statuto. Sopra trova l’articolo del testo riportato (legga meglio).
Il nodo però rimane uno: non può eludere la delrio anche se è chiaro che vorrebbe. Punto.
Credo di essere stato esaustivo e fin troppo cortese. La saluto.
La didascalia potrebbe essere: ”Ausèntzia” [assenza, lontananza].
Ci credo poco che la riforma degli Enti Locali possa determinare una spaccatura non ricomponibile, che ci porterà a elezioni 2016.
In Sardegna abbiamo assistito a scontri ben più deflagranti, come la Legge Salva Coste e il PPR, con importantissime ripercussioni sul sistema urbanisitico- economico-imprenditoriale dell’isola. E quella Giunta Soru andò avanti per quasi 5 anni.
Per non parlare del fatto che molti dei comuni sardi sono governati da esponenti del PD, Pigliaru è un renziano, e che Renzi non è uno distratto ai fatti periferici e territoriali ( ce lo vedete inerme di fronte al fatto che il suo Pigliaru possa essere sfiduciato, rischiando di perdere la Sardegna?)
Infine, quanti consiglieri regionali che potrebbero affossare la riforma in Consiglio avrebbero la certezza di essere rieletti nel 2016?
Alla fine avverrà come spesso avviene in politica: trattative, negoziazioni, compensazioni, e risarcimenti.
Egregio Biolchni, su SS metropolitana lascerei perdere ogni commento in quanto non se ne ravvedono gli estremi. Sulla Sardegna, ed il suo non peso al tavolo governativo è questo un fatto oramai acclarato dai numeri. Siamo la regione più povera ( con la Basilicata facciamo gara a chi arriva ultimo) con pochi abitanti e nessuna rappresentanza seria in Parlamento ed al governo. In politica contano i numeri ( i fondamentali come dicono nel linguaggio finanziario) ed i nostri sono perdenti.
Cosa puoi aspettarti? Pigliaru é senza dubbio persona eticamente e moralmente superiore a Capellaci ed alla sua ciurmaglia! Tuttavia non basta per mandare avanti un progetto Sardegna concreto per salvare una barca che sta affondando. Sulla tua analisi nei confronti della giunta mancano turismo (?), lavori pubblici ( sorvoli sul tuo amico Manichedda ( noto sopratutto per la sua astuzia e per la cura maniacale del suo orto e dei suoi interessi politici) e sul’ Agricoltura non ti esprimi se non con modalità enigmatica. Su quest’ultima Signora devo dire che il solo fatto di non essere una politica quindi un tecnico a te non piace! Allo scrivente che guarda i profondi e irreparabili danni provocati dai grandi politici che negli ultimi 40 anni hanno governato la Sardegna viene da pensare e dire: ma ancora non vi bastano i danni dei politici e del loro modo di far politica ? Volete ancora i politici? Credo che l’agricoltura sia (forse) l’unica piccola luce in una giunta di grandi ombre. Non capisco come mai continui a parlarne male! Solo perché non é una politica? Ho letto che anche la Corte dei Conti ne parla bene e risulta ‘unico raggio di luce in mezzo al nero biasimo espresso su tutto il resto. Non farti schiacciare dai pregiudizi. Normalmente sei onesto e attento. Se é brava e onesta ammettiamolo. Al limite speriamo non sia contagiosa. In altro modo, magari le cose cambierebbero! Sulla durata della legislatura non ti preoccupare. Durerà per il suo intero periodo naturale. I nostri consiglieri ovvero la maggioranza di costoro voterebbero anche la pena di morte pur di non lasciare in anticipo la ‘cadrega’! Salvo eventi non prevedibili quindi assolutamente casuali e di enorme portata mediatica la legislatura terminerá per morte naturale. Garantito
Grazie per l”attenzione .
MM
Bravo Vito, fai bene a cantargliele alla pessima stampa sassarese (che, hai ragione, dei suoi intellettuali più che pessimi meglio tacere). E poi noi abbiamo il dovere di difendere Pigliaru che non ci fa mancare qualche soddisfazione. Coraggio.
?
L’aver dimenticato il turismo è casuale o ritieni che invece questo settore sia esente da critiche…
Senti Vito, vado platealmente off topic, ma non sei proprio per nulla contento del fatto che hanno beccato l’Untore, anzi ben due Untori, stando alle ultime notizie riportate ieri dall’Ugnone? E dato che Gabriele Ainis ha dichiarato di essere del 1953, esattamente come il signor Sergio Abis, magari hanno beccato anche Ainis, troppo platealmente fissato con gli stessi argomenti dell’Untore per non essere della compagnia.
Ora se non altro potremo guardare negli occhi in Tribunale tutta la bella combriccola di diffamatori che ha inquinato il dibattito politico-culturale a Cagliari e in Sardegna negli ultimi anni con metodi indegni.
Sulla giunta Pigliaru c’è poco da dire. Era già tutto previsto, e forse Cappellacci faceva davvero troppo paura in caso di bis, per comprenderlo ed esprimere un voto più critico e ragionato. E a dire il vero, non fosse stato per le massicce defezioni dal voto che hanno colpito duro anche a centrodestra, Cappellacci sarebbe stato riconfermato.