Ad ogni festa i suoi oppositori. Passato il 25 aprile con i soliti attacchi da destra e da sinistra (i primi a questo punto inizio a comprenderli e a sopportarli più dei secondi), sotto a chi tocca con il 28 aprile, Sa Die de sa Sardigna, festa nazionale del popolo sardo: polemisti seriali in azione, nella speranza che non abbiano qualcosa da ridire perfino su Sant’Efisio.
Ho visto che qualcuno si è già portato avanti col lavoro, contestando la scelta della data, ritenuta poco “rivoluzionaria”. Polemica vecchia come l’istituzione stessa della festa (anno 1993) e argomento alla lunga fragile. Ciò che è importante di Sa Die è il suo spirito e il suo significato: la Sardegna è una nazione e il 28 aprile festeggia la sua identità. Chi non ha il coraggio di affrontare questo tema, si appiglia a questioni storiografiche che lasciano il tempo che trovano. Perché tutti quelli che contestano l’importanza dei fatti cagliaritani avvenuti nel 1794 contestano poi anche l’esistenza di un popolo e di una nazione sarda, quindi perché scomodare la storia quando basterebbe dire semplicemente “Secondo me la nazione sarda non esiste?”.
Anche quest’anno la giunta Pigliaru ha mostrato di non tenere in gran contro questa ricorrenza: il programma è stato varato come sempre in extremis, con le solite forzature (cosa c’entri il cibo con sa Die non si capisce bene).
Tuttavia la novità è un’altra cioè la possibilità di festeggiare in maniera originale. No, la barchetta di Devias non mi piace, la trovo un simbolo aggressivo, dalla Sardegna del futuro nessuno deve andare via ma anzi in tanti dovrebbero arrivare (avete letto il post “E se la Sardegna fosse terra di accoglienza?”). Mi sto riferendo invece a Sa Die in Tundu: date uno sguardo al sito (molto ben fatto, sadieintundu.net) per saperne di più.
In breve, basterà fare un cerchio per festeggiare la Die: idea semplicissima, coinvolgente, simbolicamente perfetta. Sardi si diventa, e chi vuole unirsi al cerchio è ben accetto. A Cagliari il cerchio lo faremo alle 20 in piazza del Carmine, organizzato dall’associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana. Non mancherà la musica, state tranquilli.
Di mattina invece la Fondazione Sardinia, insieme al Comitato Sa Die, organizza un dibattito a partire dalle 9.00 al Palazzo Viceregio. Alle 10.30 ci sarà una messa in Cattedrale, celebrata dall’arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, durante la quale monsignor Ledda terrà l’omelia in sardo. Forse è la prima volta che questo avverrà nella storia della cattedrale cagliaritana: un segnale politico inequivocabile da parte della chiesa sarda in favore del bilinguismo. In fondo al post trovate il documento del Comitato Sa Die.
Bene, io ho detto la mia. Ora avanti con le polemiche.
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Po “sa die de sa Sardigna” 2015
Sa die de sa Sardigna (28 aprile) congiunge ogni anno la festa della liberazione dalla dittatura nazi-fascista (25 aprile) alla festa del lavoro (1 maggio) che in Sardegna è pure festa del martire testimone della fede cristiana, S. Efisio.
Nel loro svolgersi i Sardi sono chiamati a percorrere le strade delle città e dei paesi portando i segni che richiamano i significati dei propri valori: la libertà da ogni oppressione, l’affermazione della propria identità, la fede in valori metastorici.
Sa die de sa Sardigna, memoria del triennio rivoluzionario (1793- 96) e della cacciata dei Piemontesi il 28 aprile 1794, rappresenta la data d’inizio della Sardegna contemporanea per tre ragioni: la contestazione dell’ancien regime, comune alle rivoluzioni europee della fine del Settecento; la rivolta del popolo e della classe dirigente sarda per la riaffermazione della propria costituzione esprimentesi nel Parlamento stamentario; la volontà di dirigere l’economia, la società, la cultura.
Procurade de moderare, barones, sa tirannia… rappresenta il perenne grido dei diritti storici del Popolo sardo.
Martedì prossimo 28 aprile, festa nazionale del Popolo sardo, a partire dalle ore 9,00, le associazioni culturali si riuniscono nel Salone del Palazzo Regio in Cagliari, il palazzo del potere conquistato allora dal popolo cagliaritano in rivolta in sa die de ‘acciappa.
Per le ore 10,30 il Comitato invita i cittadini a partecipare alla S. Messa celebrata in duomo dall’arcivescovo mons. Arrigo Miglio.
I Sardi di oggi vogliono essere i continuatori di quei valori di libertà, uguaglianza e fraternità, nell’impegno per l’affermazione della propria identità, di orgoglio del proprio passato e di coraggioso impegno per il futuro.
Buona festa: per il 25 aprile, per sa die de sa Sardigna, per il 1° maggio 2015
IL COMITATO PER ‘SA DIE DE SA SARDIGNA’
Posto che Sa die in tundu mi piace pure, mi fa abbastanza ridere che uno che ha appena celebrato il 25 aprile trovi aggressive le barchette di carta. Capirei se avesse celebrato il 25 aprile portoghese, che è stata una rivoluzione quasi senza vittime, ma quello italiano diciamo che qualche vittima ce l’ha avuta oltre all’inventore del bunjee jumping. Si sta celebrando una rivoluzione dopo tutto, non una pizzata tra amici (anche se il geniale abbinamento fatto dalla giunta lo potrebbe far intendere)
Il 25 aprile non mi sembra che si facciano rievocazioni storiche di fucilazioni o cose così (benché ci siano state e nessuno lo nega). Con la barchetta cosa si vuole significare? Che c’è qualcuno ce se ne deve andare dalla Sardegna? Non mi piace, non è il messaggio che mi piacerebbe dare in una giornata come questa. Ma poi ognuno fa come gli pare, per fortuna.
“La barchetta di carta vuole ricordare la rivolta contro i funzionari e il vicerè piemontese che nel 1794 furono caricati su alcune navi e cacciati dall’isola. ”
Mi pare abbastanza chiaro che si voglia ricordare (e ribadisco RICORDARE) la cacciata dei piemontesi e il fatto che sia avvenuta una rivoluzione sostanzialmente non cruenta nella quale, contrariamente all’uso del tempo, invece di trudicare i nemici li si è semplicemente “invitati” ad andarsene. Oltetutto si dà in maniera semplice un’informazione storica non scontata, cosa che ad esempio non fanno i pur lodevoli girotondi. Non vedo perché una cosa debba escludere l’altra.
No, infatti non la esclude. Dico solo che una non mi piace e l’altra sì 🙂
Cos’é una nazione? É un concetto sempre esistito o é nato ad un certo punto della Storia? Come cambia questo concetto nel tempo e come si colloca nella realtà attuale? In una realtà mercificante é esso stesso una merce?
Sono domande da polemista seriale? Forse, e forse é giusto liquidare i polemisti come Renzi fa con le opposizioni “ostruzioniste”.
Ti sei fatto le domande, adesso dacci le risposte però!