“Compresi i bambini”
Oggi provo uno strano senso di turbamento. I fatti di Parigi lasciano il segno dentro ciascuno di noi; ma non è solo quello. Ci sono delle notizie che sconcertano. Politica internazionale e cronaca locale, informazione e religione, politica regionale e letteratura. Provo a capire cosa unisce fra loro fatti e temi così distanti e poi alla fine ci arrivo. A turbarmi sono sette notizie. Sette notizie imbarazzanti. Per me, ovviamente. E non tutte allo stesso modo, è chiaro.
Ve le propongo in ordine assolutamente sparso (perché è la somma che fa il totale).
Uno Come la signora (o signorina?) Giovanna Tedde da Bonorva sia arrivata a fare politica è un mistero che nessuno chiarirà mai. Chi l’ha scelta? Sulla base di quali qualità evidenti o nascoste? Qual è la sua storia? Detto questo, mi ha imbarazzato anche il modo con cui ha detto le bestialità che le hanno regalato il suo quarto d’ora di celebrità: un italiano così approssimativo e sprezzante della punteggiatura è raro da trovare anche su Facebook. Che ci sia una correlazione tra il traballante uso del linguaggio e le ancor più traballanti argomentazioni espresse? No: perché Giuliano Ferrara scrive benissimo. Un suggerimento al sindaco di Bonorva: per chiudere definitivamente il caso (le scuse dell’ex assessore sono dovute e patetiche), organizzi per i ragazzi delle scuole un’iniziativa sulla Shoah (la Giornata della Memoria si avvicina).
Due Dalle colonne dell’Unione Sarda apprendo che, in concomitanza con la grande manifestazione che si terrà domani a Parigi, gli operatori dell’informazione sarda sono invitati a partecipare a Cagliari ad una… messa. Non contesto l’iniziativa dell’associazione Pro Libera Civitate dell’amico Federico Ibba, ma mi chiedo se l’invito che Filippo Peretti ci rivolge è a titolo personale o in qualità di presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Perché l’Ordine organizza dibattiti, non messe. Tanto più in un momento in cui le religioni vengono tirate in ballo a sproposito.
Tre Leggo dalle colonne della Nuova Sardegna che il governo vorrebbe nominare commissario dell’autorità Portuale di Cagliari Chicco Porcu, renziano della prima ora nell’isola. L’ex consigliere regionale è una persona intelligente ma è anche indagato nell’inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari e soprattutto non risulta che abbia quella preparazione specifica in tema di trasporti e portualità che è richiesta dalla legge e la cui mancanza è costata il posto, ad esempio, a Piergiorgio Massidda. Quindi che si fa?
Quattro Leggo dalle colonne dell’Unione Sarda che un altro renziano di ferro (forse il più influente fra quelli presenti oggi in Sardegna) Gavino Manca, ritiene che la legge varata due giorni fa per sostenere radio e tv “difende la pluralità dell’informazione”. È invece opinione comune tra gli operatori del settore che la legge sia un vero e proprio pasticcio (se non una porcheria) e che con grande difficoltà potrà aiutare le testate in difficoltà, nonostante le contorsioni bipartisan per dare una mano ad editori furbi e/o evidentemente incapaci (sicuramente auditi informalmente dai nostri consiglieri, a differenza dei rappresentanti dei giornalisti, esclusi da ogni consultazione). Una legge inutile, che peraltro utilizza una quantità impressionante di fondi per la lingua sarda (che se andassero a favore delle scuole produrrebbero maggiori risultati).
Cinque Come ci informa la Nuova Sardegna, il Pd sardo ha una nuova sede e un nuovo sito. In poche settimane il neo segretario Soru ha dunque esaurito il suo mandato, raggiungendo tutti gli obiettivi prefissati con chiarezza. Da questo momento in poi, solo casino. (A proposito, chi è il proprietario della nuova sede di viale Regina Margherita a cui andranno i – si dice – 35 mila euro di affitto all’anno, a fronte dei 6800 che costava la ben più ampia sede storica di via Emilia?).
Sei “Esercitazioni militari ridotte e meno invasive, riapriranno quattro spiagge” gioisce la Nuova, “segnali incoraggianti” dice Francesco Pigliaru. Peccato che queste “novità” fossero già state annunciate da tempo dagli stessi militari, a prescindere dall’accordo firmato dal presidente della Regione con il sottosegretario alla Difesa Rossi. Come qualcuno ebbe modo di “prevedere” lo scorso 10 agosto nel post “Basi e poligoni in Sardegna: ma il presidente Pigliaru fa il gioco dei militari?” e lo scorso 5 settembre nel post “Ora è ufficiale: sulle servitù Pigliaru fa il gioco dei militari e dello stato italiano”.
Sette Fra vent’anni nessuno si ricorderà della stragrande maggioranza dei libri scritti dagli autori sardi che domani, in un impeto di egocentrismo narcisista, si faranno fotografare al Teatro Massimo di Cagliari “per incastonare nella storia questo momento straordinario”, cioè i vent’anni dalla morte di Sergio Atzeni, uno scrittore che ha sì “aperto una strada”, ma che nessuno però dei nostri scrittori (o sedicenti tali) ha poi percorso. Ci annuncia l’evento l’Unione Sarda. Ci potevano essere altri mille modi più intelligenti per ricordare Atzeni e la sua opera. Perché dunque questa foto di gruppo? Vanità e marketing, gli ingredienti base di gran parte della produzione letteraria sarda. Cheeeese!
Povero Sergio, che strattonato da morto, da vivo lo filavano solo gli amici, mi onoro che qualche volta passasse una serat nella mia casa, e che chiedendomi cosa avevo fatto nei mesi precedenti, scarabocchiasse di continuo su un piccolo quaderno d’appunti, come si usava allora, per scrivere dei piccoli racconti che sarebbero diventati i romanzi in uin futuro allora neppure pensato nella più folle fantasia alternativa. Beh adesso in tanti mi dicono “il mio carissimo amico Sergio” chissà dove il suo spirito libero starà cavalcando nello spazio infinito della letteratura.
http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/01/11/news/assalto-a-picconate-al-ristorante-marocchino-1.10647636
seus gente de merda bi est pagu de faer ……ignorantes . in totus is regiones de s’ europa semus in 222 positzione asuba de 262 in totale
http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/studies/pdf/6th_report/rci_2013_report_final.pdf est in inglesu ….oooppps ….is sardus sciint feti s’italianu perou duos numeros giai ddus cumprendint.
. Teneus ritardos in istrutzione , infrastruturas e unu muntone de cosa de prus………e custas sunt is consecuentzias . a si biri mellus cun salude ……ps su casteddu at bintu custu est sa cosa berdadera e importante
Ho trovato molto interessante questo post e premetto che non sono uno scrittore, e nemmeno mi occupo d’arte se non come semplice fruitore. Sono rimasto un po’ perplesso dal modo in cui è stata proposta l’iniziativa su Atzeni. Si volevano riunire per la prima volta tutti gli scrittori sardi, ma bisogna rispondere ai criteri del codice etico di Liberos per essere considerati scrittori sardi, quindi qualcuno sarà rimasto fuori e qualcuno non avrà avuto interesse a partecipare all’iniziativa. Al di la del valore dei singoli scrittori, il messaggio presuntuoso che è stato veicolato, viste le premesse, è che chi non apparirà nella foto, rispondendo alla chiamata di una associazione, sarà destinato all’eterno oblio. Neanche fossimo tornati indietro ai tempi degli antichi egizi, con i faraoni in posa e ai loro piedi i dignitari minori in attesa di essere immortalati in un bassorilievo da lasciare a futura memoria.
Da chi lavora con le parole forse mi sarei aspettato un tipo di comunicazione che non lasciasse spazio a tanta ambiguità.
IN Sardegna il fenomeno della nascita di associazioni o reti di scrittori, o ancora di più quello di registi e operatori del cinema, che poteva essere un interessante occasione di scambio di idee e di incontro, sta rivelando tutta la sua pericolosità soprattutto nella misura in cui, come tutti sanno, queste associazioni sembrano avere un canale privilegiato con la stampa per promuovere l’attività dei loro consociati per cui il messaggio protezionistico e un poi mafioso che comunicano è un „o sei dei nostri oppure non esisti e comunque non avrai visibilità“.
Il mestiere dell’artista, come insegnano le biografie dei più grandi, non sempre si concilia con una propensione alle public relations o alla visibilità, e al consociativismo, anzi spesso è frutto di individualismo e ricerca della solitudine. O qualcuno qualcuno ha l’autorità per dire che Atzeni, fosse stato ancora vivo, si sarebbe iscritto a Liberos ?
Riguardo al punto uno: mi pare che la bestialità scritta dalla signora assessora di Bonorva faccia il paio con quel ” spero che ti stuprino in piazza” o qualcosa di simile scritto dal consigliere comunale di Jerzu contro un’atleta russa colpevole di aver detto di essere d’accordo con alcune leggi omofobe di Putin. Mi chiedo se questo è il livello culturale di parte del Pd, sono messi proprio male…peggio poi il tentativo di recuperare col più classico dei ” sono frasi che non mi appartengono e le ho scritte in un momento di rabbia” ma che ci prende in giro? Le ha scritte, quindi ti appartengono…oppure dovremmo scusare gente come Borghezio solo perchè quando parla è sempre arrabbiato?
Vito, la foto degli scrittori non c’entra nulla con la commemorazione di Sergio Atzeni del pomeriggio. Sono due iniziative diverse. Giusto per la cronaca.
La cronaca dell’Unione Sarda di ieri invece ci dice altro: “Sergio Atzeni è il capostipite di tutta la nouvelle vague della letteratura sarda contemporanea. Senza la sua opera la narrativa isolana non sarebbe stata capace di avere il brio e la vitalità registrati nell’ultimo ventennio. La fotografia che scatteremo servirà a incastonare nella storia questo momento straordinario”. e ancora: “I protagonisti della foto testimonieranno in prima persona l’importanza dell’evento e la loro vicinanza a Sergio Atzeni”.
Il comunicato stampa della doppia iniziativa, inviato due giorni fa, recita invece così: “Tutti gli scrittori sardi, per la prima volta insieme. L’occasione è il ventennale dalla scomparsa di Sergio Atzeni, il pretesto lo scatto di una foto “storica” proposta dall’artista Marco Alberto Desogus”.
Sentir parlare di nouvelle vague a proposito di Sergio Atzeni e di tutta la greffa di scrittori o registi tirati in ballo non solo e’ ridicolo ma penoso indice del nulla giornalistico e forse anche culturale che ci circonda. A meno che l’unione sarda non sia a conoscenza di una comune passione per il flipper che accomuni tutta questa gente. In tal caso “chapeau” per la citazione che ben pochi coglieranno. Sopratutto tra gli stessi artisti citati.
Francois Truffaut “Cahiers du cinéma” n. 138, dicembre 1962.
Mi sorprende, Vito, che una persona come te, così attenta alle dinamiche tra politica e giornalismo, consideri la legge per sostenere tv e radio semplicemente “inutile”. Mi sarei aspettato che tu fossi contrario a qualsiasi forma di “sostegno” pubblico alle tv, alle radio e (aggiungo) ai giornali. Tu, che auspichi la libertà di fare giornalismo, come puoi accettare che la politica possa contribuire, con simili leggi, ai costi annuali di quei mezzi d’informazione che dovrebbero essere ” il cane da guardia” delle istituzioni e quindi della politica medesima? Come pensi che vanga valutato questo “legame” dall’opinione pubblica? Non certo positivamente. Negli Usa, dove la Stampa è un vero potere autonomo e libero, non esistono finanziamenti pubblici ai mezzi di informazione e non esiste l’ordine dei giornalisti…
Avevo già dato una risposta a queste argomentazioni nel post https://www.vitobiolchini.it/2013/11/30/non-solo-sardegna-uno-il-sistema-dellinformazione-nellisola-e-al-collasso-serve-una-nuova-politica-per-il-settore-e-piu-coraggio-contro-gli-editori-incapaci/
In ogni caso, gli Usa non sono la mia democrazia di riferimento.
…e infatti avevo così commentato a suo tempo quel post :”La solidarietà incondizionata verso coloro i quali difendono il proprio posto di lavoro è doverosa e non può mai mancare. Ma la vicenda della stampa isolana in generale, caro Vito, è purtroppo figlia di una visione autoreferenziale del ruolo e della funzione della stampa medesima ( e dei giornalisti) che contrasta con le economie di mercato. Per far funzionare un giornale o una tv o una radio servono competenze di tipo manageriali che devono essere associate ad un buon prodotto finale da poter vendere. Il segreto è tutto qui. Ma se il prodotto da vendere per decenni introita anche e soprattutto fondi pubblici (ma perchè mai?), snatura la sua funzione, il suo ruolo, la sua finalità : vendere più copie facendo un buon prodotto, avere più inserzionisti facendo una buona tv o una buona radio. Gli aiuti di stato hanno falsato il mercato dell’informazione, legandola inesorabilmente alla speranza di poter attingere ai contributi pubblici, che diventano e sono diventati il principale mezzo di sostentamento . Purtroppo questo meccanismo non solo è perverso perchè falsa la reale forza di tv, radio o quotidiani, ma è deleterio per la stampa stessa, che non è in grado di andare avanti con i proprio mezzi, così come invece dovrebbe essere. Servirebbe un po’ di autocritica da parte dei giornalisti italiani su questo punto. I contributi pubblici alla stampa (radio,tv, giornali) sono un boomerang inesorabile, oltre oltre ad essere un privilegio non più accettabile ed anacronistico. Soprattutto in tempi difficili per l’Italia come questi.
Comunque un incoraggiamento ai ragazzi di Sardegna 1, non mollate mai! ”
Cordialmente.
Tra vent’anni se ci sarò sarò totalmente smemorato e non ricorderò di aver scritto libri. Quella foto mi serve. Ahahahaha!!!
🙂 🙂
Di tutto il casino che è successo questi giorni a te rimane impresso come fatto importante che gli scrittori vogliono commemorare Sergio Atzeni leggendo pagine delle sue opere? Davvero spiegami in parole che io possa capire perché la cosa non ti piace. Perché non lo capisco, non ci vedo niente di male e ci andrò molto volentieri. Ma ti prego spiegami. La mia mente non ci arriva.
Maria Bonaria Dentoni
Maria Bonaria, veramente è a te che rimane impresso come fatto importante solo la foto di gruppo, io di fatti ne ho indicati altri sei, tu solo quello.
Cosa non mi piace dell’iniziativa l’ho già spiegato in questi commenti. Se la tua mente non ci arriva non è colpa mia. E non censuro nessuno, ovviamente.
Quello che volevo dire è che non dovrebbe stare tra le notizie imbarazzanti. Non ci vedo nulla di imbarazzante. Il fotografo desogus, prima di inziare le letture ha spiegato la nascita della fotografia di gruppo e per gli scrittori trovarsi tutti insieme o quasi tutti è stato un momento di confronto importante. Le letture sono state fantastiche.
OK Vito, adesso però mi devi spiegare il legame fra tutti questi eventi, al di là del fatto che ti segant is cordas de su culu.
Al momento solo quello! 🙂
Con tutte kueste kappa? Dimmi chi è ke lo eviterò come la peste…
Concordo con te su tutto, caro Vito. Tranne che su una cosa: tra vent’anni dici? Tra vent’anni nessuno si ricorderà di ciò che hanno prodotto gli scrittori sardi. Troppo buono Vito. Secondo me molto, molto meno. Anzi, per alcuni di essi lo spazio di un minuto. Poi oblio totale.
Concordi con me? Sappi allora che per kualche agente letterario con kualche interesse nella vicenda (koda di paglia) ho scritto una “cretinata” (e lui di cretinate scritte e pubblicate evidentemente se ne intende).
Con tutto il rispetto, non sei abbastanza grande per fare nomi e cognomi, anzi che usare espedienti come fanno i ragazzini su facebook? E in secondo (o forse primo) luogo, ok che a te quegli scrittori non piacciono, ma non mi pare arrechino danno alla comunità se hanno piacere di farsi fotografare in ricordo di S.Atzeni. Per cui mi chiedo quale sia la ragione di questo tuo fastidio.
Roberto Carta
Ki di facebook ferisce, di facebook perisce!
In secondo luogo, non confondo la qualità di uno scrittore con la sua vanità e il suo istinto selvaggio di autopromuoversi in tutti i luoghi e in tutti i laghi. La ragione del mio fastidio è che su queste operazioni di marketing (qui la k è naturale) si pretende da tempo di stilare poi una graduatoria di qualità letteraria. E tutto questo per far coincidere la qualità con la visibilità. Ecco perché non siamo davanti ad una operazione innocente come tu vorresti farmi credere.
in ogni caso, sugli altri sei punti siamo d’accordo?
Sugli altri punti siamo assolutamente d’accordo. Però dal mio punto di vista la ricerca di visibilità da parte di uno scrittore fa parte del suo mestiere di scrittore. Se ricordare Sergio Atzeni in questo modo porta un tornaconto personale io non ci vedo nulla di male. Anzi, lo dico davvero senza voler fare polemica sterile, trovo deleteria questa idea, a parer mio tutta italiana, che fare le cose per soldi o per far carriera tolga valore alle cose che si fanno, e che la ricerca di visibilità sia di per sè disdicevole. Per cui ritorniamo al punto iniziale: la fotografia di questi scrittori non danneggia nè me nè te in alcun modo, per cui devo sospettare che a darti fastidio sia il fatto che loro possano invece guadagnarci. Mi sembra quasi come quando si additano le persone che fanno qualcosa perchè, si dice, “vogliono solo farsi vedere”. Ma io dico: embè? Che problema c’è?
Roberto Carta