Eravamo in duemila (come scrive l’Unione) o addirittura in tremila (come afferma la Nuova)? Io avrei detto al massimo millecinque ma prendo per buona la stima più generosa e dico: eravamo in tremila! Non male: alla vigilia ci avrei messo la firma. Appena ventiquattro ore prima a Cagliari i sindacati avevano richiamato in piazza meno manifestanti (e avevano dalla loro anche gli studenti).
Corteo variopinto, accompagnato da un numero spropositato di poliziotti, forse allarmati dalla presenza in costume sardo di Doddore Meloni. Alla fine niente comizietti ma una conclusione politica seria, con l’incontro con il presidente Pigliaru.
Millecinque, duemila o tremila, di sicuro però ieri in tanti mancavano all’appello. Certamente non tra quelli che hanno fatto della battaglia contro le servitù militari una priorità politica. Capisco che gli slogan indipendentisti possano dar fastidio a chi indipendentista non è, ma dov’era ieri il resto della politica sarda? C’era la sinistra, è vero (per quello che oggi può numericamente contare): ma gli altri?
Ieri non c’erano e forse non ci saranno mai, colpiti come sono dalla terribile “sindrome di Carlo Felice”. Come, non la conoscete? Non sapete di cosa sto parlando? Strano, perché è la patologia di cui tendono a soffrire tutti i politici sardi.
La sindrome di Carlo Felice (che mi onoro di avere scoperto) si manifesta in diversi modi. Nei parlamentari, ad esempio, consiste nel prendere una posizione a favore della Sardegna e poi disattenderla clamorosamente quando si è chiamati a votare a Montecitorio o a Palazzo Madama. Nei consiglieri regionali invece la sindrome di Carlo Felice può manifestarsi in maniera più subdola: ad un provvedimento realmente a favore della Sardegna spesso ne segue un altro che ne annulla i benefici.
A volte capita che un politico dica una cosa e subito dopo il suo contrario: anche quello un chiaro sintomo che la sindrome di Carlo Felice è ormai galoppante.
Esercitatevi anche voi a riconoscere i segni della sindrome, aprendo a caso i nostri giornali e leggendo le dichiarazioni dei politici: è un’epidemia.
Ora lo so che vi starete chiedendo: “Ma perché Carlo Felice? Cosa c’entra?”. Il motivo è semplice. A causare la sindrome è proprio l’influsso nefasto che la statua del viceré sabaudo esercita sulle nostre classi politiche. Non del personaggio storico, proprio della statua! Che, come tutti i cagliaritani sanno, fu realizzata per rendere omaggio al nobile savoiardo che decise di unire i due capi dell’isola con una strada che ancora oggi porta il suo nome. Con un piccolo particolare però: il braccio destro della statua collocata nel Largo Carlo Felice non indica la direzione giusta da imboccare, ma esattamente quella opposta.
Praticamente chi vuole andare a Sassari, se prende per buona l’indicazione della statua finisce, nella migliore delle ipotesi, a Villasimius.
La sindrome di Carlo Felice è maledetta e non dà scampo. Così come la politica dell’Italia nei confronti dell’isola: contraria a ciò che ci serve veramente.
Morale della favola: mai chiedere un’informazione a Carlo Felice, mai fidarsi di lui. E nemmeno dei suoi eredi politici.
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In meditazione per la pace
Passeggiata di pace e niente più,con rispetto per chi c’era in buona fede…Dimostrazione sterile a orecchie sorde e pavide.Servono atti concreti e dimostrazioni di forza da parte del popolo di Sardinnia:siamo sotto una giunta militare,seppur mascherata.E’ tempo che gli ipocriti e gli sventolatori (di professione)di bandiere capiscano la realtà e non facciano i furbi.
Ammetto che la ripresa dal Bastione l’ho fatta pure per consentire di valutare il numero dei partecipanti, in questo caso, la valutazione della Questura, 1.200 partecipanti, si avvicina parecchio alla realtà
Ultimamente è diventata comune la sopravvalutazione dei partecipanti alle manifestazioni.
Forse si cerca di confermare l’amaro commento di Pietro Nenni: “Piazze piene ed urne vuote”.
Da democratico sono convinto che sia bene guardarsi da chi preferisce le piazze alle urne, sopratutto in un periodo in cui le piazze non si riempiono più e le urne vengono disertate dalla maggior parte degli elettori.
Mi ha colpito parecchio la diversità delle bandiere e degli slogan, quasi che ciascun gruppo partecipasse alla manifestazione con proprie rivendicazioni.
Ad oggi chi ha mire secessioniste deve rassegnarsi: i sardi vogliono restare in Italia.
http://youtu.be/yUwq7MtWqwY
Cundivido pro sa sindrome e non po nudda tzerriamu ca tocada a DESAVOIZARE sa Sardigna. Unu OBBLIGU MORALE.
Vito, Cundivido su cuntzetu e non po de badas appu tzerriau a suta de sa statua (tocada a DESAVOIZARE sa Sardigna), este unu OBBLIGU MORALE.
Tue ddasi mutia sindrome ki ormai è furriada a metastasi e e comente ASI ISCRITTU > mai fidarsi di lui. E nemmeno dei suoi eredi politici. Ki comenti ixisi deu ddusu tzerriu ASCAROS a librupaga de su stadu italianu.
…ero presente per documentare con qualche foto il corteo e per la curiosità di sentire i contenuti della protesta. Purtroppo è successo quel che prevedevo: per tutto il tragitto solo sterili slogan “a fora, a fora”, poi il nulla. Visto dall’esterno il corteo non si percepiva come una marcia pacifista ma come un corteo di un non meglio individuato movimento indipendentista e non si capiva per cosa stesse protestando. I marciapiedi delle vie attraversate erano deserti e i pochi passanti non capivano. A cosa serve un corteo così, se non riesce a comunicare il perchè del proprio passaggio? Sembrava che i partecipanti (direi 1500 al massimo e ben divisi per categorie) fossero soddisfatti per il solo fatto di passeggiare per le strade di Cagliari sventolando il proprio striscione o la propria bandiera. Come al solito, poco inclusivi. Ed è stato un peccato, perchè quello delle servitù militari è un tema davvero importante e che coinvolge grandi aree dell’Isola. Credo che iniziative come queste debbano migliorare moltissimo quanto a comunicazione e presentazione, altrimenti servono solo a contare chi c’era, ovvero le sole persone che conoscevano i motivi del corteo…
Segundu mei ddua funt una pariga de puntus criticus:
https://www.facebook.com/emanuele.pes.58/posts/1543940769180900
Concordo sui due punti e perfino li comprendo (anche se qualche tuo illustre commentatore non mi riconosce neanche questa facoltà. Quanto agli indipendentisti del 10 per cento poi, a quelli che non hanno ancora capito cosa è successo alle ultime regionali, cosa gli vuoi chiedere?)
Custa ti la aprovo, as pintadu su cuadru giustu de de sa classe politica regionale e istadale. In cantu a sos numeros emus andados mengius de su previstu ca a pustis de una manifestada sindacale nos aspetaiamus chi sa gente chi est andada a sa manifestada de su 12 non beniat a cussa de su 13, sa gente non andat a una manifestada si est andada a un’atera sa die prima. Su chi est de importu est chi su sugetu politicu nou, sa “cramada”, at una maturidade politica, comente tue puru as misuradu, e non si cuntentat solu de faghere piatza ma emitit impuntzos (impulsi) chi su gubernu de sa Sardigna e s’istadu italianu depent pigare in cussiberu.
…allora basta poco !!! Giriamo la statua nella posizione giusta e abbiamo risolto i problemi…
A parte la consueta, graffiante, intelligenza giornalistica con la sindrome di Carlo Felice hai non solo azzeccato ma anche colpito ironicamente un nervo scoperto della nostra classe politica, ironicamente e proverbialmente. Bravissimo.
e torra ! Aressi mellusu sa sindrome de Giggirriva…. chi stamborra a manca cun su pei giustu ! In attesa che gli facciano la statua in Piazza Amsicora, col piede che indica la direzione giusta, invito i nostri politici a imitare la sindrome del nostro santo guerriero. Che non si è mai piegato agli invasori, che ha combattuto con coerenza per difendere e glorificare la nostra terra, che ai viizi della carne preferisce il gusto del pesce, che alle bombe che si infrangono nelle nostre terre ha preferito il sibilo del pallone che si insacca in porta e il tuono del suo popolo che combatte per un risultato migliore.
bravo Vito, bel pezzo. Non so cosa tu possa pensare dell’indipendenza della nostra terra. Ma una cosa mi pare l’abbia capita senza tentennamenti: Che dall’Italia e dai loro governi non ci si possa aspettare la risoluzione della “vertenza Sardegna”. E se questo è vero, non so quale altra strada abbia senso seguire se non quella di una sovranità completa capace di farci decidere cosa debba essere il nostro futuro ma, sopratutto, il nostro presente. Prima che l’emigrazione continui a falcidiare giovani e meno giovani, quasi fosse una nuova ondata di peste!
Bella manifestazione, pacifica e gioiosa. Una giornata bella e perfino il tempo è stato clemente, ci ha regalato perfino degli sprazzi di sole. I Leaders sono stati gratificati di un colloquio solenne dalle Alte ed Altissime cariche delle Istituzioni e… domani (anzi oggi) a Teulada, a Quirra si continua a sparare, e le esercitazioni continueranno fino ed oltre la prossima manifestazione. E pensare…pensare che appena una settimana fa le esercitazioni si sono bloccate. Per un paio di ore. Ma si sono bloccate!
in meditazione PER la PACE e il disarmo 😉 grazie per la foto 🙂