Politica / Sardegna / Servitù militari

A Capo Frasca una grande festa di popolo. Ora però chi guida il movimento? (E per voi 17 foto)

Strada

Perdonerete se, dopo tre ore di manifestazione e alla fine del ventesimo intervento dal palco, il vostro cronista ha preferito riprendere la strada di casa, perdendosi il resto dei comizietti e lo spettacolo vintage dell’assalto alla base con tanto di invasione del poligono, ancora in corso mentre scriviamo.

A Capo Frasca festa di popolo doveva essere e festa di popolo è stata: memorabile. Per i siti eravamo in dodicimila e sinceramente non sono in grado né di smentire né di confermare: da sotto il palco non si aveva una visione totale dello spiazzo antistante la base. Di sicuro è stata una invasione clamorosa, pacifica, multicolore e multipartitica che simbolicamente ha stretto d’assedio il poligono, e con esso tutte le ingiuste servitù militari che gravano sulla Sardegna.

Abbiamo assistito ad una prova di forza di una opinione pubblica ormai ribellatasi a tanta iniquità e di un movimento che arriva da lontano, se è vero che, come ha detto Paolo Pisu del Tavolo Sardo per la Pace, che “i risultati dei risultati di oggi sono frutto del lavoro spesso in sordina di chi ha lavorato per anni contro le servitù, come il comitato Gettiamo le Basi”.

Se il criterio di valutazione della riuscita della manifestazione deve essere meramente numerico, c’è poco da dire: è stato un successo clamoroso, oltre ogni previsione. Se anche fossimo stati la metà dei dodicimila ormai passati alla cronaca, la valutazione non cambierebbe.

Se invece prendiamo in considerazione un criterio basato sulla presenza delle forze politiche e delle cariche istituzionali, anche qui non ci sarebbe storia: presenti tutte le sigle indipendentiste, insieme alla sinistra, agli Unidos di Pili, con una delegazione del Pd e del movimento Cinquestelle. C’erano sindaci, consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari. Tutti contro l’insostenibile peso dei poligoni in Sardegna: una cosa mai vista.

Se invece dovessimo prendere in considerazione la capacità dimostrata dagli organizzatori di mostrarsi all’altezza della situazione e di riuscire a governare un movimento variegato e plurale, allora no, allora la valutazione cambierebbe: la manifestazione è stata deludente. Gli indipendentisti dovevano dimostrare alla Sardegna di essere in grado di mettersi alla guida di un movimento popolare di liberazione dalle servitù militari, unendo tutte le forze politiche e sociali che oggi con la loro presenza hanno riconosciuto loro il merito di avere favorito la mobilitazione, e invece si sono accontentati di urlare i loro slogan e di lanciare messaggi divisivi da campagna elettorale.

Gli indipendentisti hanno tentato di trasformare una manifestazione di tutti nella “loro” manifestazione e per fare questo non hanno esitato a stravolgere alcune regole di buon senso e di politica. Perché non dare immediatamente la parola al sindaco di Arbus (presente con tanto di fascia tricolore) o ai rappresentanti del comitato che si oppone alla base di Capo Frasca, o i parenti di militari morti per le contaminazioni subite nei poligoni, o addirittura al presidente del Consiglio regionale, il cui intervento avrebbe significato mandare un messaggio fortissimo al potere militare?

Perché non dare più spazio ai comitati che nei territori si oppongono alle basi (e l’intervento della signora Elvira Monni di Teulada è stato mille volte più efficace di quello dei vari Devias, Cumpostu e Sollai?). Perché? Molte urla e poca politica, troppi slogan e poca visione.

La manifestazione di Capo Frasca è riuscita, ma la vera sfida arriva ora. Chi guiderà il movimento? Chi si farà carico di organizzare la mobilitazione coinvolgendo tutta la società sarda? Chi avrà l’autorevolezza di confrontarsi con le istituzioni per non lasciare solo ai partiti la possibilità di incidere sull’argomento? L’indipendenza non è l’unica strada per liberare la Sardegna dalle servitù militari, né è tollerabile accettare l’assunto che solo gli indipendentisti vogliono il bene della Sardegna. Le lotte di popolo sono lotte di tutti. La manifestazione è riuscita, a Capo Frasca la società sarda ha mandato un segnale fortissimo contro i poligoni, ma ora serve una piattaforma condivisa che unisca e non divida. Perché urlare slogan poteva andar bene oggi, ma la prossima volta no.

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contro

Davanti alla base, il meraviglioso striscione di contestazione… ai contestatori!

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filo spinato

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sparire

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culturali

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organetto

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per figli

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palco

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tambura

Le fantastiche “Tambura battenti” (bonus track by Lucida)

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sardinians

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senza stellette

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Elisa Monni del comitato Amparu di Teulada: “Io ne ho le scatole piene!”

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ganau

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau

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Baxeisindi

“Baxeisindi”: a tipo Hollywood

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pratobello

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Cao

La grande Mariella Cao del comitato “Gettiamo le Basi”

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Gente

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nobase

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28 Comments

  1. Matteo Murgia says:

    Si mi du naras tui a cumenti funti is cosas potzu sempri imparai mancai sia ingegneri. perou, sa barra, esti mellus chi da lassis in domu o Francu…

  2. francu says:

    Per me puó guidarlo chiunque tranne il tizio che ha parlato a marina caffé noir e che ha basato il suo ragionamento sulla pericolosità e sacrosanta dismissione dei poligoni su due elementi:
    A Cagliari non vede passeggiare militari e nella bidda dove vive nell’ultimo anno ha partecipato a 10 funerali. Un ragionamento finissimo, solidissimo e inattaccabile e soprattutto basato su basi scientifiche. E mancu mali chi a nau chi fiara ingegneri! E gi seusu acconciusu.

  3. Luca Carta Escana says:

    Chi c’era, chi ha respirato il profumo di una giornata storica e ha visto le differenti bandiere sventolare l’una a fianco all’altra ha avuto la prova provata che una grande alleanza indipendentista e progressista può nascere. Un modello à la Bildu per intenderci: con la sinistra indipendentista moderata; quella patriottica; con una piattaforma squisitamente civica più i candidati/e progressisti indipendenti.
    La giornata del 13 settembre mostra come la sconfitta dello scorso febbraio sia superata; come chi abbia fatto autocritica unicamente con se stesso perlomeno l’abbia fatta; come i tempi siano maturi per collaborare verso le Comunali 2015/2016 – appuntamento attraverso il quale passerà il vero cambiamento -, per poi giungere pronti alle Nazionali (sarde, of course).
    Mi sbaglierò, ma avverto meno presunzione e pregiudizi; maggiore fiducia e consapevolezza dei nostri mezzi. Ciò è un dannato bene, perché l’unione fa la forza. Specialmente contro gli anti-indipendentisti, coloro i quali umiliano se stessi pur di conservare.

  4. C’è Sa Mesa Sarda de sa Paxi la Tavola Sarda della Pace, nella quale fanno già parte quasi tutti i movimenti indipendentisti, comunisti ed anche del governo regionale, sindacati regionali e nazionalitari, Potrebbe indire un primo Convegno di organizzazione per una Piattaforma comune, peraltro già chiaramente indicata da anni da Gettiamo le Basi, Stop a tutte le esercitazioni in modo da avviare la bonifica dei siti inquinati, che non si può attuare a differenza delle industrie con le attività in corso dei militari, via giudiziaria affinchè i colpevoli responsabili dell’inquinamento ne paghino democraticamente le conseguenze del loro operato militari e politici compresi i vari ministri della Difesa e gli imprenditori industriali che si sono arricchiti vendendo le armi ed esplosivi testati in Sardegna.. Tavolo Stato-Regione per ridefinire al momento il peso de Demanio Militare e delle Servitù collegate in ambito del territorio italiano.

  5. Bisognerebbe riprendere l’unione sarda di qualche settimana fa’ e vedere chi ha fatto le ispezioni nelle basi militari di Capo Frasca e Teulada, chi ha portato il missile milan in parlamento raccolto vicino a un nuraghe distrutto, chi ha scalato le dune di Teulada facendosi denunciare, chi ha fatto perdere le elezioni al centro destra nelle ultime regionali schierandosi con i sardi che vogliono la liberta’ della loro terra. Chi lo ha fatto? Quale capo o leader indipendentista? fatemi un nome.

    • Emanuele says:

      io personalmente gliene sono grato

    • Matteo Murgia says:

      la campagna elettorale è finita la mantia, se ne faccia una ragione lei e il suo amico portamissiliinparlamento.
      e per inciso, io lei e mauro pili non abbiamo niente da spartire (gratzias e deus)
      Matteo Murgia, un sulcitano come lei.

      • Luciano gli onori della manifestazione gli ha dati una persona, che per molti passa inosservato. Come lo conosco io, lo conosci anche tu. E umile e non va in giro a fare gazzosa per poltrone o altro protagonismo. anche tu ai partecipato alla presentazione del suo libro e non hai fatto un commento. Siate persone oneste almeno intellettualmente dato che non lo siete diversamente. PERSONA PIENA DI DIGNITA’ NON VENDE I PROPRI IDEALI PER UNA POLTRONA BENE Bainzu Piliu purtroppo passa inosservato, pero non agli gli occhi miei.

  6. Jeffrey says:

    muroni presidente
    Ogni cosa prende forma dietro questa scia di popolo orientato, mitico…. Su sky queste cose costano 6 euro……

  7. Caro Vito, il merito degli indipendentisti è stato proprio quello di coagulare intorno a un tema simile tutti i segmenti della società che erano interessati a questo tema. Il loro successo è stato grande, soprattutto presso la cittadinanza attiva che si è data convegno a Capo Frasca. I politici, a cominciare da Ganau (non so se hai sentito l’incredibile intervista rilasciata al tg di Videolina, che manco Marie Antoinette), poni menti a mei, è stato molto meglio che deambulassero intorno perché le loro posizioni ma soprattutto le loro pratiche politiche sono ambigue e molto distanti dall’esigenza di porre fine all’occupazione militare. Non avevano alcun titolo per salire sul palco perché l’Aggiunta di cui fanno parte ha una posizione molto diversa da quella espressa dai partecipanti, che è proprio “gettiamo le basi”, non “graduiamo le basi”. La tua analisi è, come spesso ti accade, troppo istituzionale e ipnotizzata dai palchi.
    La prossima volta ti consiglio ti farti un giretto fra la gente ordinaria, molto più interessante di Sganau.

  8. Emanuele says:

    Certo “Chi guida il movimento?” è una domanda mal posta. Sarebbe più opportuno chiedersi come articolare il prossimo lavoro. Poi a ciascuno il suo. Gli indipendentisti hanno sicuramente avuto una parte determinante nell’impostazione e gestione della giornata di ieri. Il giudizio è positivo. Quanti hanno partecipato tra le forze politiche e istituzionali hanno riconosciuto questo aspetto, la ragion d’essere della manifestazione, il ruolo dei soggetti che hanno convocato. E d’altra parte è stata una scelta intelligente non interdire la partecipazione o l’adesione. Le contestazioni che ci sono state erano marginalissime. Significativa la presenza dei sindaci. Ho visto anche Comiti, della Maddalena. La partecipazione è stata nutrita, motivata e sorretta da sacrificio. Bisogna capire cosa muove il movimento prima che chi lo guida. Capire cosa fare nelle prossime settimane, la riuscita delle iniziative già previste, la mobilitazione nelle scuole, nei posti di lavoro, nelle città, nei paesi.

    • Ma no, Emanuele, più che “mal posta” (le domande sono domande) da un’occasione per riflettere. Le lotte non nascono dal nulla e non si organizzano da se. La risposta va cercata. Può essere un generale? Non credo che intendesse questo, Vito Biolchini. Può essere un Partito o un gruppo indipendentista? Sappiamo che non funzionerebbe. Cosa allora? Io, ad esempio, penso ad un coordinamento di tutte le forze che hanno voluto questa manifestazione, non solo indipendentiste (alle quali occorre riconoscere il ruolo avuto) aperto a quelli che si vorranno unire. In questo caso si tratterebbe di un soggetto colletivo, reale rappresetante un un reale movimento.

  9. Subito, un Congresso del Movimento!
    E’ vero, oggi spetta agli “organizzatori” e a tutti noi, sognare e volare alto, giustamente orgogliosi ma con molta umiltà, consapevoli della enorme responsabilità che abbiamo: individuale, collettiva, di gruppo.
    La Manifestazione ha dimostrato meravigliosamente che lo spazio per gli “antagonisti” c’è, che è possibile opporsi e anche vincere, se rispettiamo alcune, poche e semplici, basilari condizioni, in primo luogo quella di eliminare l’autoreferenzialità.
    Dobbiamo costruire anche un UNICO SOGGETTO organizzatore e politico (unito da un medesimo obbiettivo e una comune strategia), composto da tanti (gruppi o individui).
    Sento troppo blaterare di multiculturalità, di diversità come ricchezza, di solidarietà e cooperazione ma senza una profonda interiorizzazione del significato e l’avvio della pratica coerente e necessaria.
    Ho visto una ragazza attaccare con un sasso la rete di recinzione del Poligono e i ragazzi che hanno creato il varco per consentire l’accesso alla Base. Ho visto poi aprire il cancello ad “ospitare” una Festa meravigliosa. Ho sentito urlare verso i poliziotti “lascia la divisa, vieni con noi” e ho apprezzato. Ho sentito urlare anche molti, troppi insulti e apprezzato di meno. Ma tutti erano amici miei, non nemici. E ieri nemmeno i poliziotti hanno agito da nemici: non sono passati dalla nostra parte ma hanno assistito e lasciato manifestare un popolo che, per l’appunto, ne ha le scatole piene.
    Ho sentito molti interventi dal palco, alcuni ottimi, altri discutibili, qualcuno penoso ma, erano tutti amici non nemici.
    Ho sentito anche il solito intervenire per “dare la linea” e autopromuoversi, nel suo stile un po’ cretino e un poco penoso (per me) ma, era un amico, non un nemico.
    Senza dilungarmi su Mariella Cao, la “solita” Mariella con le cose buone e le meno buone (umanissima anche lei, come tutti) ma, quanto ha dato per vedere quel risultato!
    Diamoci tempo ma, operando da subito: organizziamoci per agire e agiamo, facendo tesoro di tutte le critiche.
    Sarebbe servito l’intervento di Pigliaru o di Ganau? Si, senza alcun dubbio, come tutti gli altri citati da Vito Biolchini.
    Noi dobbiamo respingere i tentativi di cavalcare il movimento e giustamente è stato contestato Mauro Pili (che quindi se n’è andato), come lo sarebbero stati i parlamentari del PD filoisraeliani che hanno difeso le basi e votato disciplinatamente per l’invio di armi in Irak (perchè si possano massacrare fra di loro e possiamo poi depredare quelli che rimarranno) e non gli aiuti umanitari richiesti dagli sfollati e dalla Autonomia Democratica del Rojava.
    Nello stesso tempo dobbiamo lavorare ad unirci e stare col nostro popolo: i lavoratori, i disoccupati, i precari, gli studenti, le masse popolari!
    Abbiamo bisogno di raccogliere il meglio del pensare collettivo, abbiamo bisogno di unire i diversi, senza la pretesa che tutti debbano essere come noi ma lavorando sul rispetto delle diversità, dando valore al ragionamento, valorizzando l’autocritica, puntando sulla convinzione.
    Possiamo e dobbiamo, io credo, incontrarci e rinnovare la nostra amicizia, il nostro comune sentire, la nostra volontà di resistere e lottare per un mondo di pace, democrazia e giustizia.
    Perchè non organizzare SUBITO UN CONGRESSO DEL MOVIMENTO?
    Perchè non si può ribadire e rifinire una PIATTAFORMA COMUNE MINIMA che tenga unito il Movimento e incalzi le Istituzioni?
    Perchè non possiamo concordare una RAPPRESENTANZA COMUNE con il compito di presentarlo?
    Perchè non pensiamo anche alla PROSSIMA, sicuramente necessaria, MANIFESTAZIONE, magari in un altra Base e magari a Decimomannu da cui partono gli aerei di morte e di addestrano gli assassini Israeliani?

    • Emanuele says:

      Caro Antonello, sono praticamente d’accordo su tutto, anche se non mi nascondo la difficoltà di un obbiettivo di un “Congresso” dei movimenti. Non sono però d’accordo sulla questione Mauro Pili. Se vuole, a mio avviso va incluso piuttosto che no.

      • A mio avviso Pili ha una storia troppo sporca ma …. io stesso non farei barricate. Non conta molto e non potrebbe mai cavalcare questi movimento.
        Il Congresso dei movimenti? Sicuramente non facile, ma può essere almeno un momento di grande confronto politico.
        In ogni caso ci stiamo confrontando anche qui ed è una buona cosa.
        Ciao

  10. IO progongo GIANFRANCO SCALAS
    chi meglio di un ex militare avvezzo oggi alla politica e perdipiù già deluso dall’esperienza PILI

    • Emanuele says:

      Ma ddu iscies chi no est una bidea tanti legia? Chi Gianfranco Scalas puru iat pigau positzione comente dd’at fatu Pili, calincunu si fut cumenzau a preocupai

  11. Comitato Montacuto - Ala' dei Sardi says:

    Biolchini solitamente mi piace nelle sue valutazioni. Stavolta e’ stato forse troppo precipitoso nel voler mettere nero su bianco! Qualche ora in piu’ di riflessione sicuramente avrebbe dato un risultato diverso. Si puo’ forse condividere la critica ai partiti indipendentisti sul tentativo di difendere la paternita’ dell’iniziativa dagli assalti di chi – avvertendo il fermento nell’aria – e’ voluto salire sul carretto dei vincitori? No di certo! Hanno fatto bene i vari Devias, Cumpostu e Sollai a evitare che a livello politico, tutti potessero attribuirsi il successo. E’ stata una festa di popolo si, con partecipanti bipartisan, ma non di tutte le sigle politiche: alcuni politici sarebbero stati piu’ costruttivi se invece di spender denaro in benzina per essere presenti e visibili, avessero chiamato i loro boss nazionali – di cui hanno il numero in rubrica – per esortarli a bloccare immediatamente le esercitazioni. Patetico dunque rappresentare li’ la propria fazione politica, colpevole a Roma di organizzare i raid militari. L’affermazione secondo cui il successo e’ il risultato di un lavoro sottotraccia dei movimenti pacifisti e’ un altro tentativo di strappare i meriti agli indipendentisti. Chi puo’ dimostrare la veridicita’ di tale affermazione, fatta propria dal Biolchini? Nessuno! Il cronista penso pero’ che abbia capito abbastanza la mentalita’ del sardo: dormiente davanti alla costanza del soppruso ma capace di farsi svegliare da un episodio. E’ li il punto: il motivo del successo e’ il clamore mediatico di trenta ettari bruciati, subito segnalati sui social network dai movimenti indipendentisti – ancora loro – e diffuso in maniera virale. Da questo clamore l’interesse dei mass media e di una certa politica e dunque il moltiplicarsi di adesioni. Si sara’ accorto il Biolchini che le precedenti manifestazioni antimilitariste, comprese quelle organizzate dai movimenti tipo Gettiamo le basi si sono concluse con dei flop clamorosi, a dimostrazioni di quanto affermo! Sul problema di chi ora dovra’ guidare il movimento mi trovo d’accordo, ma che senso ha rimarcarlo? E rimarcarlo a caldo? Sappiamo tutti che la mancanza di unita’ e’ difetto dei sardi e ancor di piu’ degli indipendentisti. Affermarlo a poche ore da una delle rare manifestazioni di unita’ mi sa di terrorismo psicologico! A parte il fatto che Capo Frasca ieri a dimostrato che non c’e’ nessun bisogno di un leader. Non si tratta di stilare un elenco di obiettivi, da cui inventarsi una strategia politica. C’e’ solo un unico scopo: eliminare l’invadenza militare italiana in Sardegna. Non c’e’ dunque bisogno di posizioni leaderistiche, solitamente mal digerite dal popolo e ancora di meno dalle varie sigle indipendentiste. Che penso faranno tesoro dell’esperienza di ieri e cercheranno un’unita’ almeno di intenti. Ma questo e’ un’altro discorso. Evito commenti sul giudizio, sprezzante, sull’assalto “vintage” al poligono. Evidentemente il Biolchini pensa – come tanti – che l’esasperazione e’ sempre degli altri, mai la nostra! Decenni e decenni di servitu’ militari fanno male ad alcuni, forse a lui no!

    • Cominciamo male. Biolchini ha il merito di aver promosso senza perder tempo una riflessione sul cosa fare. Onore agli indipendentisti, ma questa Manifestazione appartiene anche a tanti altri. Non mi pare che Mariella Cao abba vantato i suoi meriti, eppure sappiamo che la mobilitazione di oggi è dipesa anche dal suo instancabile lavoro di informazione e sensibilizzazione alla cultura antimilitarista. In tanti abbiamo lavorato (ma era nostro dovere), in gruppo o individualmente, per la riuscita della Manifestazione e non ci pare il caso di sottolineare il ruolo che abbiamo avuto. Conosco l’impegno di tanti gruppi e Associazioni, da Sardegna Palestina al Presidio, al Cagliari socialforum, indipendentisti e non ma, resta vero che quella Manifestazione è di tutti quelli che vi hanno partecipato. Uniamoci. Lasciamo stare la “mentalità del sardo”. E una generalizzazione che suona male. Uniamoc, piuttosto. Facciamo insieme le cose sulle quali è possibile l’intesa, come ieri. Ajò che ce la si può fare ad avere una terra libera da ogni servitù militare!

    • Supresidenti says:

      sprezzante è esagerato. io ho sorriso sul vintage, e se non fossi dovuto andar via sarei entrato di corsa dentro la base…

  12. Ivan monni says:

    È una domanda pericolosa che divide un’unitá miracolosamente raggiunta. Le manifestazioni rimangano apartitiche, nessuna bandiera dei partiti è meglio. Dal punto di vista della trattativa pigliare svolgerá il suo ruolo istituzionale. Nessuno pretenda di comandare le future manifestazioni rischiando di rompere l’unitá sarda

  13. Ti chiedi chi d’ora in poi guiderà il movimento e, a mio avviso, non tieni conto di una cosa fondamentale: non esiste il movimento, ma una serie di partiti, movimenti, associazioni, che tutti insieme fanno la giornata di oggi. Pensare di avere un unico soggetto che abbia bisogno di una guida è velleitario. Penso ad A manca. a Progres, a Sardigna Natzione, al Fronte, etc, ognuna di queste organizzazioni si vogliamo una guida ce l’ha già e non e pensabile di portare ad un unicum tutti i soggetti presenti. L’unica cosa possibile è riuscire a costruire nel tempo la capacità di coordinarsi come si fosse un unico soggetto e iniziare a promuovere le battaglie “andando divisi ma colpendo uniti”. Per quello che ho imparato in tutti questi anni è che non c’è bisogno di unanimismo ma di obiettivi chiari. Una volta definiti gli obiettivi la guida si trova sempre.Che l’intervento della signora Monni di Teulada sia stato più efficace di quelli dei leader indipendentisti è un tuo parere personale. Dov’ero io ho sentito tanti commenti che chiedevano che la signora smettesse di urlare dato che non si capiva granchè di ciò che diceva. Bella giornata, aspettiamo che si faccia un passo alla volta, non roviniamo tutto precostituendo guide generali che nessuno vuole. Non abbiamo bisogno di generali, abbiamo bisogno di popolo.
    PS. 12000!!!!!!!, mi sarebbe piaciuto

    • “L’unica cosa possibile è riuscire a costruire nel tempo la capacità di coordinarsi”: e questa capacità chi la costruisce? Chi la coltiva? Chi la governa? Chi dice “indipendentismo o niente”? La signora Monni ha urlato, ma non slogan. E mi dispiace per chi non l’ha sentita.

      • supresidenti says:

        No ci siamo incontrati, ma non sarei mancato per nulla al mondo. Una leader c’è ed è Mariella Cao a cui tutti i sardi oggi devono un grande applauso. A si biri..

      • A mio avviso questa capacità di coordinamento la costruiscono i vari soggetti che hanno organizzato la manifestazione e tutti quelli che vorranno aggiungersi per il futuro. Quello che a me viene difficile da capire è l’ansia di costruire guide capaci di portare ad un unicum questi movimenti. Capisco il desiderio, funzionale alla costruzione del blocco sovranista/indipendentista, ma questo desiderio credo si possa concretizzare attraverso altri tavoli, altrimenti si rischia di depotenziare questo tipo di azioni che hanno anche adesioni spontanee e in qualche modo non vicine al mondo sovranista/indipendentista.

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