1969: un volantino del Circolo Giovanile di Orgosolo contro l’occupazione militare a Pratobello
“Ricucire il mondo” è il titolo della mostra di Maria Lai allestita in questi mesi tra Cagliari, Nuoro e Ulassai. Titolo azzeccato: perché anche la Sardegna ha bisogno di ricucire storie e territori, percorsi umani e politici, vicende quasi dimenticate a situazioni che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. La Sardegna ha bisogno di unità.
La manifestazione di sabato 13 settembre può essere vissuta anche come una grande opera di ricucitura ideale tra le battaglie di una stagione politica lontana e l’attuale sollevazione dell’opinione pubblica sarda contro le servitù militari. Da Orgosolo a Capo Frasca, dal 1969 al 2014: c’è un filo che unisce questi due momenti. La gente, il popolo, torna protagonista della propria storia, del proprio destino. Perché solo così la Sardegna si libererà dalle servitù militari: con una lotta di popolo. Esattamente come quella che a Pratobello vide protagoniste donne e uomini di Orgosolo che si ribellarono al tentativo di realizzare nelle campagne del paese un poligono di tiro. E quella fu l’unica servitù militare che lo stato non è riuscito a realizzare in Sardegna.
Oggi come quarantacinque anni fa restano uguali le fantasie dei comandi militari. Sull’Unione Sarda il capo del poligono di Teulada definisce la base “un’oasi naturale” e nega ciò che è sotto gli occhi di tutti: la distruzione di monumenti archeologici millenari, utilizzati come trincee per i giochi di guerra.
La macchina propagandistica della difesa si è messa in moto e non poteva essere diversamente. Lo denuncia anche il senatore del M5S Roberto Cotti, secondo cui all’improvviso sul sito dell’esercito sono comparse le foto dei reparti schierati a Teulada per operare una prima parziale bonifica del poligono: azione evidentemente tardiva e sollecitata dall’enorme pressione mediatica che sta mettendo all’angolo i militari.
Quella di sabato sarà una giornata cruciale. Le associazioni e i gruppi che hanno organizzato la manifestazione sono chiamati ad una prova di maturità: perché a Capo Frasca ci sarà un numero di persone dieci volte superiore a quello preventivato quaranta giorni fa, quando l’iniziativa fu annunciata.
Il fatto stesso che si è davanti a questi problemi è il segno della completa riuscita della manifestazione.
Che quella di sabato sia semplicemente una festa del popolo sardo di nuovo in lotta, come 45 anni fa, contro l’insensata occupazione militare. Ci sarà poi tempo e modo per dividersi, per rinfacciarsi reciprocamente tattiche e strategie non condivise, per accusarsi l’un l’altro di mosse sbagliate e cedimenti ideologici. Ma domani vi prego, domani no. A Capo Frasca stiamo uniti come gli orgolesi a Pratobello. È ciò che la Sardegna ci chiede. È ciò di cui la Sardegna ha disperatamente bisogno.
Sono d’accordo: in piazza, per le strade, ci sarà sempre qualcuno che potrà non andarci a genio. Magari gli sguardi torvi, le cattiverie sussurrate, i commenti acidi lasciamoli da parte. Chi sarà presente sa cosa ha detto e cos’ha fatto fino a ieri contro la militarizzazione de sa Sardigna. Se la sbrigasse con la propria coscienza, insomma. Noi oggi siamo chiamati ad una prova di popolo, e questa daremo.
Lo speriamo tutti, domani in ogni caso si scriverà una pagina di storia.
Sarà un momento di unità, come deve essere.
Pigliaru ha deciso: la Regione si costituisce parte civile nel processo contro i generali di Quirra. E’ una notizia importantissima. Ecco il comunicato stampa:
La Regione Sardegna si costituirà parte civile nel processo per grave disastro ambientale nel Poligono interforze del Salto di Quirra. Lo ha deciso oggi la Giunta regionale, che su proposta del presidente Francesco Pigliaru ha approvato una delibera che stabilisce la resistenza in giudizio nell’udienza dipartimentale prevista per il 23 settembre. “Si tratta di un’azione dovuta, la Regione ha il dovere di garantire e vigilare sulla tutela della salute e dell’ambiente, diritti sanciti dalla Carta Costituzionale e almeno di pari livello rispetto a quelli della Difesa nazionale”, ha spiegato il presidente Pigliaru. “La nostra posizione è quella di stare dalla parte della Sardegna, accanto ai cittadini e ai sindaci dei territori coinvolti. Lo faremo anche per quanto riguarda Santo Stefano che, sia ben chiaro, è una vecchia servitù scaduta. Allo stato delle cose non abbiamo ricevuto alcun decreto dal Ministero della Difesa, se lo riceveremo faremo partire subito un ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri, affiancando il sindaco di La Maddalena nelle azioni legali che vorrà intraprendere nelle sedi preposte.” Una nota indirizzata al Consiglio di Ministri, intanto, è in partenza dalla Presidenza per ribadire la necessità dell’interruzione di tutte le esercitazioni militari per l’intera stagione turistica, esercitazioni che sono causa di gravi limitazioni socio-economiche e di rischio di incendi per i territori coinvolti. Per quanto riguarda l’interlocuzione istituzionale con la Difesa, la Regione presenterà al tavolo così come preannunciato martedì all’aula del Consiglio regionale, la richiesta di dismissione in tempi rapidi del Poligono di Capo Frasca e della definizione di tempi certi e modalità chiare per l’avvio della dismissione di quello di Teulada. “Come ho detto in Consiglio regionale”, ha concluso il presidente Pigliaru, “chi governa deve governare e, nel governare, deve saper interpretare anche i bisogni di chi protesta. L’iniziativa prevista per domani a Capo Frasca appartiene ai cittadini, ai territori, ai partiti, ne restituisce a gran voce l’insofferenza e il disagio verso il peso della presenza militare. Compito della Giunta non è quello di cercare facile visibilità in manifestazioni di popolo, ma quello di ascoltare e raccogliere le istanze e tradurle in azione di governo che portino a risultati concreti. Anche la convocazione della seconda Conferenza regionale sulle Servitù, che abbiamo proposto all’Aula consiliare, sarà momento di confronto e sintesi per affrontare con il sostegno del popolo il confronto istituzionale in corso”.
Grazie Vito, per le belle parole e per il buonsenso. Hai ragione, deve essere una battaglia di tutti quelli che hanno a cuore la Sardegna, indipendentemente da colori e bandiere. Sì, stiamo uniti sabato e non solo, ma ogni qualvolta dobbiamo difendere la nostra isola.