Lo striscione esposto a Sassari contro le mancate bonifiche dell’Eni: una iniziativa del Comitato No Chimica Verde/No Inceneritore, Comitato Nurra Dentro-Riprendiamocil’Agro, Collettivo artistico Aznamusnart Idee al Pascolo e C.S.O.A. Pangea Porto Torres
Ferragosto di lotta in Sardegna. A Sassari uno striscione di 25 metri è stato esposto durante la discesa dei Candelieri: “A fora li vel-Eni”. Se il tema che ha dominato nell’opinione pubblica sarda negli anni ’90 e 2000 è stato quello della tutela delle coste (risultando determinante per l’elezione nel 1994 di Federico Palomba e nel 2004 di Renato Soru) oggi l’argomento discriminante è quello dell’inquinamento e delle bonifiche. Discriminante ma non nuovo, giacché l’immagine del vagone ferroviario contenente rifiuti tossici che apriva il saggio di Salvatore Mannuzzu “Finis Sardinia” (nel volume Einaudi “la Sardegna”) è ancora tristemente vivo; ma, appunto, non attuale. Perché adesso l’inquinamento non viene dal mare: ora l’inquinamento siamo noi. Psicanaliticamente, c’è una bella differenza.
Tutto ruota ancora intorno al modello di sviluppo: quello che ha consentito alla Sardegna di uscire tra mille contraddizioni dai secoli della malaria e basato sullo stravolgimento delle campagne e su un carico ambientale impressionante, oggi non è più sostenibile né accettabile. Eppure anche questo esecutivo di centrosinistra e sovranista sembra voler proseguire sulla stessa strada di sempre. La chimica degli anni ’60 è diventata “verde” e per vivere ha la necessità di stravolgere l’agricoltura isolana coltivando a cardo migliaia di ettari. Ministri italiani magnificano il progetto, nel silenzio dell’assessore regionale all’agricoltura e del suo partito, quello che la parola “sovranista” si vanta perfino di averla inventata.
I poligoni militari (e tutti noi sappiamo quanto nel 2003, dopo decenni di manifestazioni, le dichiarazioni di Renato Soru contro la presenza americana a La Maddalena galvanizzarono l’opinione pubblica di sinistra: ma oggi Soru dov’è?) si apprestano a diventare altro pur rimanendo sempre quello che sono: ampi tratti di aria, di terra e di mare dove gli eserciti di tutto il mondo sparano, bombardano e inquinano.
In realtà sarebbe più giusto dire “inquinavano” vista la decisione della Camera di equiparare i limiti tollerati nelle aree militari a quelli, molto più alti, fissati per le aree industriali. Uno scandalo gigantesco (che ha avuto il via libera anche dei parlamentari sardi del Pd Emanuele Cani, Caterina Pes, Giovanna Sanna, Romina Mura, Giampiero Scanu, Siro Marroccu e Francesco Sanna, da quello dei Riformatori Pierpaolo Vargiu e da Roberto Capelli del Centro Democratico) a cui la giunta Pigliaru si è opposta blandamente, delegando all’assessore all’Ambiente Donatella Spano a fare la voce grossa: “La posizione della Regione era stata espressa anche con una nota inviata a tutti i parlamentari sardi” ha dichiarato dopo il voto alla Camera. E ancora: “Non mancheranno interlocuzioni forti con il Governo per arrivare a una soluzione quantomeno accettabile per la nostra Regione”. Perché questa è la giunta del “quantomeno accettabile”. E infatti i poligoni non verranno chiusi ma, come chiedono i militari, cambieranno semplicemente denominazione.
Così come molto difficilmente ci saranno le tanto attese bonifiche. Troppo costose per un paese come l’Italia che ormai non sa più a che buffone affidarsi pur di far finta di ignorare le terrificanti ricadute del fiscal compact. In grande, proprio quel pareggio di bilancio che, pintato da grande conquista, il presidente Pigliaru ha riportato in Sardegna dopo un viaggio a Roma da cui doveva tornare semplicemente con un po’ di soldi nostri. Un trionfo del “quantomeno accettabile”: per il governo italiano, non certo per l’isola.
Il passato non passa. Perfino le miniere di carbone si avviano ad un nuovo futuro di inopinato splendore, grazie al solito “centro d’eccellenza” sulle “energie pulite” (e cos’altro, d’altronde?), un polo “di ricerca avanzata” nelle miniere di Serbariu e di Carbonia dove verranno studiate e applicate “ tecnologie per l’uso sostenibile di combustibili fossili, l’efficienza energetica nell’edilizia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili con sistemi di accumulo e la valorizzazione energetica dei rifiuti e degli scarti della chimica verde”. Trenta milioni di euro per un clamoroso ritorno al passato, grazie ad un’intesa firmata dalla Regione con Ministero dello Sviluppo Economico, Enea e Sotacarbo.
Eppure c’è ancora chi alla logica del ”quantomeno accettabile” si ribella e lo striscione di Sassari lo dimostra. L’isola è un pullulare di comitati e di gruppi che dal basso si oppongono allo sfruttamento del territorio, che chiedono un modello di sviluppo diverso e un cambio di rotta deciso.
Ma allora, se c’è tutta questa mobilitazione, perché questo è un Ferragosto di lotta e di poca speranza? Perché tutte queste lotte stentano a trovare una sintesi politica, una bandiera che le raccolga in maniera decisa e autorevole. Questo esecutivo fatica o non vuole proprio interpretare le istanze di rinnovamento deciso che arrivano dalla società sarda. E anche i sovranisti, che soprattutto del Pd dovevano essere un forte contraltare, al momento devono portarsi a casa in silenzio l’accusa di volere “uno Stato sardo per il futuro, la dipendenza solita per il presente” (come ha scritto oggi sull’Unione Sarda Alessandro Mongili).
Ci vorrà un lungo lavoro per creare le condizioni necessarie per far sì che cento teste mettano tutte la stessa berritta. Ma è l’unica battaglia politica che oggi in Sardegna merita di essere combattuta (magari a partire dalla manifestazione contro le servitù militari il prossimo 13 settembre a Capo Frasca).
Buon Ferragosto a tutti.
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I politici sardi sono la solita bella massa di ipocriti. E i sovranisti non sono da meno. Ecco la chimica verde di cui si parla… http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2013/05/21/news/poggio-rusco-tra-i-grandi-siti-per-lo-stoccaggio-di-gas-co2-1.7104952
Spero Vito “che con poca speranza” ti riferisca alla capacità di chi governa in regione nel capire e affrontare le emergenze dell’ Isola. Coltiva e fai crescere, con meno scetticismo, la speranza che una consapevolezza sempre diffusa dei Sardi porti a cambiare direzione di marcia e modelli di sviluppo; a chent’annos/ a zent’ anni.
Oggi il ministro Galletti ha coniato forse la vera immagine della Sardegna o perlomeno quello che loro pensano che sia: “un grande showroom per le energie rinnovabili”, invece che una piattaforma energetica immagine più triste ma reale, adagiato sopra i veleni lasciati li da sempre a sedimentare, passandosi l’arduo compito di mano in mano e di strato in strato, ossia i nostri grandi spazi dobbiamo metterli a disposizione dei prodotti, si perchè queste energie e gli impianti necessari per produrle possiamo assimilarli a dei prodotti in vendita in una bella vetrina, con un’unica grande nota stonata che inisieme si vendono anche gli abitanti; in questo grande salone ci vive qualcuno che al momento pare non abbia diritto di parola e soprattutto di scelta. Chi è stato delegato dal popolo a risolvere o perlomeno a non aggravare la situazione già alquanto compromessa non ha ancora colto il nocciolo del problema: manca l’indipsensabile indipendenza intellettuale ed estraneità con i gruppi e gli interessi economici particolari o funzionali ai bisogni di uno Stato che non riconosce i diritti di coloro che ci abitano. La Sardegna non è la vetrina delle rinnovabili “pulite” sorridenti, come si vorrebbe far credere…
Le parole del ministro sono sconcertanti e rendono chiaro i motivo dell’interesse dell’Italia per la Sardegna: http://www.unionesarda.it/articolo/politica_italiana/2014/08/15/bonifiche_nei_siti_militari-1-382106.html
Adesso attendiamo la dura presa di posizione dell’assessore Spano…
…Ricordarselo prima di votarli? No, vero?
Riciclo risposta data su facebook due settimane fa: “Pigliaru l’ho sostenuto e l’ho votato io infatti. E sono libero di criticarlo se ritengo che la sua azione politica sia in contrasto con quanto affermato in campagna elettorale. Resto in attesa di poter apprezzare la capacità autocritica degli amici di Sardegna Possibile, purtroppo ancora scarsamente valutabile (quantomeno in pubblico)”.
Bravo! È soprattutto da voi che l’avete votato che devono arrivare le critiche e le proteste, perchè l’elettore tradito deve far capire ai suoi eletti che devono rispondere delle loro azioni. Non concordo, invece, su Sardegna Possibile, loro in consiglio regionale, per questa assurda legge elettorale, non ci sono. Cosa potrebbero fare? Sono comunque presenti a dare sostegno per le cause giuste, ero con loro a manifestare contro le trivelle Saras. È un movimento ancora giovane e hanno bisogno di tempo. Inoltre, è gente che non fa politica di professione ma che ha un lavoro da seguire e che non può trascurare. P.S. Aggiungo anche che tutte le volte che hanno aperto bocca sulle decisioni di questa Giunta, sono stati tacciati di essere “rosiconi” (questo purtroppo è il livello medio degli elettori PD, non tutti sono intellettualmente onesti come te)
Buon ferragosto a te vito. Se non prima ci vediamo a capo frasca perché quello che hai scritto lo condivido in pieno. Quantomeno accettabile è da incorniciare, almeno ci ricordiamo quanto sono riformatori pigliaru, Paci e compagnia cantante.