Con il passare delle settimane, le voci critiche nei confronti della giunta Pigliaru diventano sempre più dure. “France’, perché non torni in facoltà?” ha scritto Andrea Pubusa sul sito Democrazia Oggi, denunciando l’inconsistenza della riforma della Regione approvata dall’esecutivo su iniziativa dell’assessore Gianmario Demuro. Per Pubusa (che, per chi non lo sapesse, insegna Diritto amministrativo all’Università di Cagliari)
“siamo in presenza non di una riforma ma di modifiche di dettagli… Minutaglie… E allora perché parlare di riforma? Perché fare una conferenza stampa? Per strappare un titolo o una foto sui giornali? Suvvia! Questi son sotterfugi da politicanti non da uomini di scienza prestati alla politica, a cui compete un dovere di verità”.
Umberto Cocco è il sindaco di Sedilo ed è stato capo ufficio stampa della Regione negli anni di Soru presidente. Su Sardegna Soprattutto sta mettendo in luce le contraddizioni del piano renziano e regionale di ristrutturazione degli edifici scolastici. Le sue parole sono durissime. Nel post “Attenti a Pigliaru, attenti a Paci” denuncia la volontà dell’attuale amministrazione di smontare con leggerezza un bando costruito da Cappellacci, mentre
“non è che Pigliaru e la sua giunta di accademici abbia smontato il finanziamento di 220 milioni all’edilizia universitaria di Cagliari e Sassari impostato da Cappellacci. Anzi, lo ha confermato, vantandosi della continuità, in questo caso”.
Ancora più duro, se possibile, il giudizio espresso nel post “A uso dei difensori d’ufficio di Renzi”, nel quale Cocco ribadisce le critiche a Renzi e aggiunge:
“E’ che se il presidente del consiglio tira a fregare, facendosi propaganda nel nome della scuola, e viene tollerato, persino difeso, da chi deve programmare una politica per la scuola in Sardegna, allora che speranza c’è?
E si tratta ancora solo di edilizia scolastica. Figurarsi quando si mette mano ai grandi temi della didattica, allo stato degli insegnanti, alla formazione professionale che continua a drenare risorse, alla condizione delle università sarde che hanno avuto soldi e fanno edilizia ma non sembrano attrarre studenti…”.
Nel rapporto con la Stato questo esecutivo e questa maggioranza si giocano il loro futuro e la possibilità di segnare una esperienza originale della politica sarda. I segnali che arrivano però sono di tutt’altro segno. Era il 29 maggio quando, al termine di un incontro a Roma, Pigliaru e l’assessore Paci annunciarono che entro dieci giorni il governo Renzi avrebbe definito la cifra aggiuntiva da girare alla Regione per ovviare alla limitazione della spesa imposta dal patto di stabilità, nonostante l’aumento delle tasse riscosse nell’isola.
Dall’ultimo giorno utile sono passati già 35 giorni. La Sardegna, che può vantare un credito di 1200 milioni ma che si vuole limitare a chiederne 600, alla fine ne otterrà 400. Niente di nuovo sotto il sole, dunque: le ragioni degli altri prevalgono sempre.
Questo esecutivo non ha ancora capito che, volente o nolente, perché la Sardegna entri in una nuova fase di sviluppo, deve giocoforza accettare l’idea di uno scontro frontale con lo Stato. Sotto questo aspetto, le forze sovraniste che sostengono la giunta Pigliaru non riescono ad esercitare quella funzione critica riequilibrartice che ci si aspettava, e anzi a volte sembrano essere eccessivamente appiattite sullo posizioni del presidente. È vero, l’assessore Maninchedda sul suo blog ogni tanto cerca di spronare l’esecutivo, ma il problema politico è più ampio e attiene allo strapotere del Pd e alla necessità di creare una alternativa in grado di dare una prospettiva alla politica in Sardegna.
L’idea di far nascere un nuovo soggetto in grado di riunire le forze sovraniste e indipendentiste sembra già essere sparita dall’agenda politica. Eppure in campagna elettorale i responsabili di Irs, Partito dei Sardi e dei Rossomori erano stati chiari su questo punto.
Non solo: quella tensione etica che aveva portato i sovranisti ad opporsi alla candidatura di esponenti del Pd alla guida della Regione perché sotto inchiesta, è svanita davanti ad altre situazioni ugualmente clamorose (ma nessuno, proprio nessuno, si è accorto che la neo consigliera della Fondazione Banco di Sardegna, Simonetta Sanna, indicata dall’Università di Sassari, è la stessa Simonetta Sanna ex consigliera regionale sotto inchiesta per lo scandalo dei fondi ai gruppi?).
Salvare l’autonomia speciale è pressoché inutile se non ci sarà un nuovo soggetto politico in grado di contrapporsi al Pd e al suo tentativo di sterilizzare ogni contrasto con lo stato italiano. Il Pd in Sardegna non sarà mai un “Pd sardo”, così come è inutile far conto su Sel e sulla sinistra per dar vita ad un nuovo soggetto politico nazionale sardo. Le forze su cui fare affidamento sono altre.
L’unica speranza è far nascere qualcosa coinvolgendo nello stesso progetto tante sigle che ora stanno sparpagliate in tre o quattro schieramenti. Trovandosi insieme nella stessa maggioranza, Partito dei Sardi, Irs e Rossomori devono fare il primo passo, per poi allargare lo sguardo alle altre forze presenti sulla scena, da coinvolgere in un progetto a media scadenza. Ma anche le altre sigle hanno il dovere di combattere la frammentazione
Senza un progetto politico alto, in grado di immaginare una alternativa al Pd e a Forza Italia, i sovranisti che sostengono la giunta Pigliaru saranno destinati alla lunga a difendere l’indifendibile (e dunque a pagare prezzi enormi), e gli indipendentisti che non sono entrati in Consiglio probabilmente a perdere quel consenso che pure hanno avuto alle ultime regionali.
Come ho spiegato in una intervista che mi ha fatto il sito controlacrisi, al momento questo progetto non esiste, ma sarebbe il caso di riproporlo con forza all’attenzione dei sardi. L’idea che la frammentazione del mondo indipendentista e sovranista paghi è stata sconfitta dagli eventi. Pensare ad un fronte unico è al momento utopistico, ma l’idea di riunificare il più possibile le forze in campo è l’unica in grado di dare una prospettiva politica a soggetti oggi troppo deboli per poter cambiare i rapporti di forza in atto.
Servono lungimiranza, spirito di sacrificio e generosità. Soprattutto generosità.
“Salvare l’autonomia speciale è pressoché inutile se non ci sarà un nuovo soggetto politico in grado di contrapporsi al Pd e al suo tentativo di sterilizzare ogni contrasto con lo stato italiano. Il Pd in Sardegna non sarà mai un “Pd sardo”, così come è inutile far conto su Sel e sulla sinistra per dar vita ad un nuovo soggetto politico nazionale sardo. Le forze su cui fare affidamento sono altr”
Perfettamente d’accordo, e allora come mai vi siete alleati con loro alle ultime regionali e avete rinunciato a lavorare per un’alternativa (anzi, l’avete ostacolata)?
Caro Alessandro, alle ultime regionali c’erano tutte le possibilità per creare un polo sovranista/indipendentista in grado di orientare diversamente l’esito del voto. Tutti i leader di tutti i partiti sovranisti/indipendentisti hanno però preferito provare a prendersi l’intero piatto, senza nemmeno tentare di immaginare una soluzione forte e unitaria. Tutti. Il risultato è sotto ai nostri occhi: Sardegna Possibile in crisi e sovranisti politicamente azzerati.
La vera alternativa sarebbe stata creare un polo sovranista/indipendentista il più possibile unitario, non autoproclamarsi alternativa. Divisi si perde.
E allora d’accordo, se crede che non ci sia niente da fare perchè i sardi sono atarassici, come diceva G. Deledda, rassegniamoci. Io non abito più nell’isola da più di 30 anni e le giuro che mi fa soffrire vedere che la Tirrenia, in regime di monopolio, vuole più di 140 euro sulla tratta CVecchia Cagliari per una cuccetta da due persone. Mi fa soffrire vedere che una bombola di gas costa mediamente quasi il doppio del suo valore medio di mercato, mi fa soffrire vedere che nel piano strategico del Sulcis si parla ancora di cattura di CO2 da combustione di carbone per produrre energia. Si, caro Sardu, mi fa soffrire anche che i benefici economici dell’utilizzo dei poligoni di Quirra, Teulada e Capo Frasca siano negoziati a Roma per Roma, ecc, ecc, ecc. Ma chi se ne frega, diranno i sardi, l’importante è che arrivi un pò di pensione, un pò di CIG e un pò di invalidità che non guasta. Temo davvero che lei abbia proprio ragione e ho ragione anch’ io a dire che i sardi non hanno capito un fico secco.,Cordialmente Enzo
Ma poi questa cosa dei sardi inetti da dove sarebbe spuntata fuori, esattamente? Ci impongono leggi e politiche da fuori e poi sarebbe colpa nostra?
Se è da Roma che vengono è Roma il problema, non la Sardegna. Com’è che si giudicano gli indipendentisti senza aver nulla da poter attaccare, e poi si cerca passare sopra a tutti i danni fatti dai partiti italiani?
Ogni volta che si entra nel discorso “sovranità” o in quello “indipendenza” le argomentazioni contrarie sono basate su pregiudizi e sul presupposto che non saremmo capaci, per qualche strana ragione.
Che ci siano sardi menefreghisti è vero, ma come ce ne sono ovunque. Basta con questo autorazzismo che ci è stato inculcato.
Autorazzismo, ecco un’altra bella parolina d’ordine. si constatano i fatti, ovvero l’inadeguatezza di una classe dirigente che da generazioni DIPENDE comunque da scelte altrui (ieri era l’America, oggi è’ Roma domani forse l’Europa ma non cambia nulla) Una classe dirigente di sardi fasulli che decide solo per il proprio interesse e non per quello della collettività e voi parlate di Autorazzismo? Alcuni dei cosiddetti leader indipendentisti vivacchiano da anni o decenni nello stesso brodo. E quelli nuovi danno bella mostra di se’ nello stesso modo arrivista e narcisista dei politici più’ navigati. Lo fanno sulla rete anziché’ sui media, ma lo stile e’ quello. Assistiamo a cose che Manco i socialisti degli esordi avevano la faccia come il culo che dimostrano alcuni di loro. Fatemi il piacere. Riflettete.
L’autorazzismo deriva dal fatto di vedere nei sardi l’impossibilità di avere dei buoni governanti, quando non siamo nè meglio nè peggio di nessun’altro.
Lei parla di classe dirigente sarda incapace ma poi si schiera a favore del governo italiano, che ha avuto un’altra classe ugualmente se non più incapace della nostra (e che della Sardegna se ne frega).
E poi, di nuovo, ci sono state imposte scelte (DANNOSE, come si è visto) e lei consiglia di continuare su questa strada addossandone la colpa a chi le ha subite, invece di essere a favore di una possibilità differente?
E la smetta di giudicare gli indipendentisti senza parlare dell’attività politica. Il fatto che siano o no suoi amici su facebook non c’entra nulla con le loro proposte, ed il loro presunto “narcisismo” online (da dove l’avrebbe visto, scusi?) non implica che non sarebbero una classe politica migliore di quella che c’è ora. Semplicemente perchè non ci vorrebbe molto ad esserlo.
Il problema è proprio dipendere dalle scelte altrui, come “da generazioni” faremmo, ma lei non lo vuole ammettere.
Rifletta lei, che ne ha davvero bisogno.
O Sardu……guardi che in poche parole voglio dire che per la Sardegna, le decisioni è meglio che le prendano di concerto Cagliari e Bruxelles piuttosto che Caglari e Roma, compresa la scelta dei comandi regionali di difesa e controllo del territorio. Sempre se si ritiene che le leggi e le decisioni prese a Roma siano per la Sardegna cancerogene da almeno 40 anni a questa parte. Basti guardare ai vaccini sulla lingua blu per capire che cosa si è disposti a fare pur di incassare parcelle e prebende. La prego di non attribuirmi cose che non ho scritto e se ho fatto l’esempio di Gibilterra è perche la rocca rappresenta per me l’Europa che vorrei.
Enzo, possiamo concordare sul cancro di quarant’anni (o meglio sessanta) di decisioni romane che certo non hanno fatto gli interessi della nostra isola. Ma a chi andrebbe data la colpa? Abbiamo allevato, noi sardi al pari degli italiani generazioni di politici corrotti, ladri di polli o incapaci, abbiamo affidato loro la gestione della cosa pubblica pensando di poterne trarre, ognuno in qualche modo, un piccolo e personale beneficio. E ora, dopo che la quasi totalità di noi sardi sopravvive grazie ad una qualche forma di assistenzialismo pubblico (su questo sono drastico e intendo come tale tutti ma proprio tutti i posti di lavoro nel pubblico impiego, tutti quelli che sono collegati al suo indotto o alla presenza di istituzioni pubbliche. Per assistenzialismo intendo anche la cassa integrazione, le pensioni di invalidità, vecchiaia o anzianità maturate senza adeguata contribuzione e qualsiasi altra forma di finanziamento pubblico per attività d’impresa) Insomma, siamo diventati un intero popolo “a carico” di una struttura pubblica nelle mani di un stato, per colpa esclusivamente nostra, e stiamo anche a lamentarci dei risultati attribuendoli ad altri.
Non creda a quelli che dicono che una Indipendenza in materia di entrate, fiscalità, sanità o quant’altro cambierebbe le cose.
Ci manca, come italiani e sopratutto come sardi la visione comune della tutela del bene collettivo. Parlo ovviamente della maggioranza, quella che pesa e conta nelle scelte. Non considero i pochi illuminati, che comunque esistono.
Quindi, mi creda, non esiste nessuna speranza.
Lei parla di Bruxelles e dell’Europa, come panacea dei nostri Mali. Ma è pura utopia, il ns. male e’ endemico, insito proprio nella nostra specificità che si cerca di difendere o elogiare. Chi dovrebbe tutelarci? La nostra nuova classe dirigente indipendentista, sovranista, autonomista? Ma scusi, ha visto i personaggi di cui abbonda il teatrino politico regionale? Gente che non è in grado nemmeno di amministrare il proprio condominio e che pensa solo al proprio interessa. come tutti, come sempre. E lei vorrebbe forse delegare a questi soggetti, la cosa pubblica. Li mandi pure a Bruxelles i ns. indipendentisti, saranno bravissimi anche loro nell’arte di arrangiarsi e totalmente, a causa della propria incompetenza e come abbiamo sempre fatto, ad altri che non sono italiani e nemmeno sardi il nostro futuro.
L'”assistenzialismo” in questione è pagato dalle nostre tasse e non regalato dall’Italia, per cui non è considerabile come vero assinstenzialismo. Siamo a nostro stesso carico, il che di per sè non è nulla di strano.
I problemi della nostra economia non sono “colpa esclusivamente nostra”, dato che appunto ci sono state imposte politiche dall’alto, ed una classe politica dirigente indipendentista per ora non c’è ancora stata. Basti vedere i trasporti o i beni culturali.
Accorgersi che le scelte fatte a Roma sono dannose e poi non agire di conseguenza non ha alcun senso.
A Bruxelles non si otterrebbe nulla? È tutto da vedere. Intanto lì c’è una possibilità, mentre quello che succede a dare ascolto a Roma l’abbiamo visto.
Siamo a ns. carico? Ancora con questa barzelletta? Ma fatevi 4 conti prima di parlare..! In Sardegna ci sono circa 290.000 redditi e famiglie in qualche modo dipendenti dal Pubblico e dal suo indotto. Lei ha idea di quanto costa mantenere questo carrozzone? E non è’ vero che le ns. tasse coprono le cose, la coperta è’ sempre troppo corta, da 60 anni. Le tasse dei sardi non sono in grado di coprire nemmeno il MANTENIMENTO del livello attuale di infrastrutture e servizi a cui siamo abituati che è comunque molto più’ basso del resto d’Italia! Figurarsi dove si potrebbero trovare i soldi per migliorare la situazione ovvero gli INVESTIMENTI! Siamo un popolo di mendicanti ASSISTITI. Tutti. In un modo o nell’altro. Lei ad esempio che parla tanto di indipendenza, di cosa si occupa? Per chi lavora? lo dico non per farmi i cazzi suoi ma giusto per capire da chi o da cosa dipende. Perché magari nemmeno se ne rende conto.
Favola?
Pareggio di bilancio, accordo stato regione (Renzi-Pigliaru). Dal 2015. È un fatto. L’ha letto anche lei (ed anche su questo stesso sito, tra l’altro), la smetta di fare orecchie da mercante, non funziona.
Siamo sopravvissuti ed abbiamo mantenuto i servizi attuali di cui parla lei con poco più della metà dei soldi in cassa (sanità esclusa, ma sempre a spese nostre), a causa del patto di stabilità.
Le ho appena detto che i dipendenti pubblici sono il 6,6%, per cui lo stato non è “l’unica azienda che garantisca un reddito ai pochi sardi che ancora lavorano”, come diceva lei.
Mendicante assistito sarà lei, grazie. Ha una visione dell’economia sarda completamente sballata e fuori dalla realtà delle cose.
I soldi per gli investimenti? A parte quelli che ci sono (basterebbe usarli meglio) in caso di una maggiore sovranità (e questa è l’ennesima volta che lo scrivo) avremmo maggiori entrate economiche grazie allo sviluppo dovuto al miglioramento della gestione dei trasporti, alla valorizzazione turistica dei beni culturali, al maggior sviluppo dell’agroalimentare ed al minor costo dell’energia etc. In più le accise, nostre di diritto, riguardanti la vertenza entrate (a tal proposito, i 15 milardi arretrati inoltre potrebbero sistemare molti problemi infrastrutturali e accellerare tale sviluppo).
Ma lei continui pure ad affermare che è lo stato italiano a salvarci, si è visto come hanno giovato alla nostra economia l’accordo con la Tirrenia fatto senza di noi, la vendita ai sardi dell’energia da noi stessi prodotta a prezzi altissimi e la creazione di realtà industriali inquinanti e fatte volutamente per fallire! Ah, ed il continuo riproporsi della Sardegna come sito per la spazzatura di vario genere altrui.
Ma va beh, sono sicuro che se ci volessero piazzare in casa il deposito di scorie nucleari lei sarebbe contento, così per qualche anno ci sarebbero altri 5 posti di lavoro!
All’Italia non interessa della Sardegna e dei sardi, se non in maniera utilitaristica. Ormai è stato visto e provato.
NON POSSIAMO CONTINUARE AD ACCETTARE UN MODELLO QUALE QUELLO ITALIANO, CHE SAPPIAMO ESSERE SOLO DANNOSO, COSA DEL QUALE ABBIAMO LE PROVE OVUNQUE INTORNO A NOI. DOBBIAMO CAMBIARLO NOI, PERCHÈ ALL’ ITALIA CERTO NON INTERESSA FARLO, DATO CHE CI GUADAGNA ALLE NOSTRE SPALLE.
È abbastanza chiaro ora?
Io? Le risponderò dopo che avrò saputo di cosa si occupa lei.
C’è una disputa tra Spagna e UK su Gibilterra che dura da quasi trecento anni. Il trattato del 1750 o giù di li in cui la Spagna riconosceva la proprietà a UK è ancora oggi motivo di contenzioso perchè -come sostengono gli spagnoli- il trattato parla di proprietà e non di sovranità. Quindi la Spagna su Gibilterra è sovrana, secondo gli spagnoli. I 28 mila abitanti la rocca, in maggioranza di origine genovese, una consistente comunità ebrea e anche musulmana, convivono con gli anglo e con gli spanish secondo una loro lingua, una loro tradizione e una loro consuetudine e nel 2008, di fronte al fatto che gli spagnoli pretesero un referendum, votarono per l’85% per restare sotto la giurisdizione di SM la Regina d’Inghilterra. Se la legislazione italiana per la Sardegna rappresenta un cancro ed è un cancro la ramificazione con cui il potere controlla il territorio e la sua giurisdizione perchè anche lei, dottor Biolchini; in nome dei sovranisti non cominciate col disconoscere i Prefetti e I comandi regionali dell’arma dei carabinieri e delle forze di polizia? Ci vada Pigliaru a Bruxelles per pretendere di negoziare in quella sede e non a Roma sovranità vera e non chiacchierata. E’ mai possibile che non si riesca neanche ad essere “sovrani” sulle entrate? Sull’acqua? Sull’energia e men che meno sulle reti di distribuzione? Il fatto è che continuo a credere che i sardi non hanno capito un fico secco. O forse hanno capito talmente tanto che sono diventati paraculi come a Roma?
Bella proposta Enzo! Molto intelligente e pragmatica. Ci spieghi adesso anche che cosa significa disconoscere. Significa che la Regione Sardegna dovrebbe occupare o requisire le caserme di polizia e carabinieri? E se putacaso la benemerita, nel suo bicentenario, si opponesse? La Regione userebbe la sua forza militare? Con chi? Con una rivolta contadina organizzata durante Sa Die de sa Sardigna dal Movimento Pastori e dai Forconi? oppure con i forestali che bombardano d’acqua le caserme dall’alto. No, sono sicuro che lei ha in mente magari un golpe bianco con a capo un nuovo generale DeLorenzo della Brigata Sassari. O forse pensa che interverrà Doddore Meloni Garibaldi e Manichedda/Sedda Bixio con un manipolo di camice rosse con il fiocco verde? SIAMO AL LIMITE DEL RIDICOLO.
Gli unici PARACULI che vedo in giro sono quelli come voi che parlano di indipendenza e autonomia senza aver capito nulla del mondo che li circonda.
Ma io sono sicuro che lei mi dirà che non è all’uso della forza che voi indipendentisti ghandiani avete mai pensato, ma ad un lungo percorso di presa di coscienza e di norme che tutelino la nostra specificità di terra, popolo, nazione e stato.
Ok. Allora mi dica se è alle leggi internazionali che ci si vuole appellare, perché’ in questo caso se Pigliaru e i tanti sovranisti e indipendentisti alla Sora Lella disconoscessero subito i prefetti, dovrebbero disconoscere anche tutta la pubblica amministrazione italiana di cui loro hanno sempre fatto parte (e di cui fanno parte anche la maggioranza dei sardi che ancora lavorano e con le tasse hanno pagato i loro stipendi e purtroppo li hanno in parte votati.).
ancor più’ Banalmente questi signori, che definire pubblici amministratori e’ un insulto, dovrebbero disconoscere anche le semplici “certificazioni” delle prefetture dei risultati delle elezioni, comprese quelle dell’ultimo voto regionale e delle comunali.
Quindi loro, e tutto il consiglio eletto, insieme a tutti i sindaci di questa regione dovrebbero subito tornare a casa. Magari in attesa di elezioni per un governatorato o un “nuovo stato” sotto tutela UE. Elezioni che, può starne certo, vincerebbe Renato Soru un NON-Indipendentista molto più indipendente di tutti loro messi assieme. Che alla fine si dimostra l’unico in grado di farsi votare da molti sardi.
Uno bello antipatico che piace poco ai giornalisti come Biolchini. Uno che però prima di parlare, agisce e prima di agire, pensa. Esattamente l’opposto di quello che sembrano fare con le troppe parole, zero pensiero e zero fatti i tanti professori alla Pigliaru, Manichedda e company, che se lo lasci dire, sono davvero inadatti per qualsiasi ruolo non sia lo scaldare una sedia pubblica pagata dal contribuente. Senza far nulla. Ma è meglio non facciano nulla. Per nostra fortuna, nel loro caso, il non far nulla e’ anche l’unico pregio.
“Significa che la Regione Sardegna dovrebbe occupare o requisire le caserme di polizia e carabinieri?”
Come se in caso di un disconoscimento avrebbero un qualunque valore apparte quello catastale.
” Pigliaru e i tanti sovranisti e indipendentisti alla Sora Lella ”
Affiancare Pigliaru e gli indipendentisti? Questa è nuova!
“Banalmente questi signori, che definire pubblici amministratori e’ un insulto, dovrebbero disconoscere anche le semplici “certificazioni” delle prefetture dei risultati delle elezioni, comprese quelle dell’ultimo voto regionale e delle comunali.”
Differenza:
– loro sono stati votati dai sardi
– carabinieri, polizia ed affini no
In caso di rivendicazioni, quindi, loro avrebbero diritto a stare dove sono, gli altri no.
Inoltre il signor Enzo qui sopra ha parlato di rivendicazioni sulla sovranità a Bruxelle, non di dichiarazioni di indipendenza fatte domani mattina, la storia dei prefetti e l’altra sono differenti.
Per l’indipendenza vera e propria ci vorrebbe la maggioranza assoluta dei sardi, che quindi non andrebbero certo a votare Soru neanche per scherzo. Per una maggiore sovranità invece tale maggioranza c’è già ed abbondante pure (l’88% della famosa ricerca fatta tra l’Università di Cagliari e quella di Edimburgo, che si ottiene sommando indipendentisti e sovranisti, intesi non come appartenenti ai partiti che si identificano come tali ma come coloro i quali sono favorevoli alla sovranità dei sardi sulla Sardegna).
Per cui è dovere della giunta battersi in ogni modo per ottenerla.
Chi si rivede…! il signor L2212, e’ un piacere.
Anche lei mi parla ancora di disconoscimento? Ma vi rendete conto che alcune parole d’ordine che usate non hanno nessun significato?
Nei fatti, in pratica cosa significa? Che una sardegna sovrana o maggiormente autonoma rifiuta di avere sul proprio suolo qualsiasi apparato pubblico, oppure militare o di polizia di un altro stato?
Bene. Poniamo che sia giusto farlo. Ammettiamo anche che la maggioranza dei sardi sia d’accordo con voi e lo si faccia. Come andrebbe fatto? Destituendo i militari? i prefetti? I dirigenti e funzionari degli uffici pubblici? Si farebbe con un accordo con lo stato oppure con la forza? Farlo con la forza ritengo sia impossibile in quanto la maggioranza dei militari, carabinieri e poliziotti che operano in sardegna e’ comunque fatta di sardi che non credo siano d’accordo con voi e hanno anche le armi., non andrebbe dimenticato mai. L’unica altra strada possibile quindi è un accordo o un patto con lo stato. Ammettendo che si abbia mai per assurdo il peso politico per imporlo questo accordo, poi che cosa fareste? Tutti a casa? O tutte le strutture e persone esistenti passerebbero alle dipendenze del nuovo stato di sardegna? Ok, allora cosa cambierebbe? Pensate che una struttura militare e di polizia si possa mantenere in piedi con le vostre chiacchiere? O ci si dichiara uno stato senza esercito e tutti i militari li si congeda per riassumerli come forestali? E i carabinieri e poliziotti? Anche se siete contro la guerra dovrete mantenerli non crede? O affidiamo la tutela e la sicurezza al senso civico e civile degli stessi sardi che buttano la spazzatura lungo le strade o incendiano i propri boschi? Non so. Io, le ripeto, che sono allibito dalla faciloneria e superficialità’ con cui continuate a parlare delle cose che ci riguardano. L’esempio che vi ho fatto per forze armate e per la sicurezza di uno stato si potrebbe fare per qualsiasi ambito voi tocchiate con i vostri ragionamenti. Sanità, Pubblica istruzione, Pubblica amministrazione in generale,previdenza, servizi socio assistenziali ecc. un paese, grande o piccolo che sia, si regge grazie a economie di scala e livelli minimi di servizi che , con pochi cittadini, sono possibili solo se si hanno capacità’ produttiva, infrastrutture, tecnologie, aziende produttive, materie prime o risorse in grado di farvi fronte. Noi sardi non abbiamo ora nulla di tutto questo.
Abbiamo servizi ancora dignitosi non per la nostra capacità produttiva reale ma solo grazie alla presenza delle parti più ricche di questo stato italiano. Siamo nella stessa condizione di gran parte del mezzogiorno d’Italia perché come cerco sempre di ripetere a gente come lei che non vuol sentire, la stessa maggioranza dei sardi sopravvive grazie alle strutture amministrative di quello stato che voi pensate si possa semplicemente disconoscere e che sono purtroppo l’unica azienda che garantisca un reddito ai pochi sardi che ancora lavorano. Vi è chiaro questo?
Lei continua a portare avanti affermazioni di una superficialità allarmante.
“Che una sardegna sovrana o maggiormente autonoma rifiuta di avere sul proprio suolo qualsiasi apparato pubblico, oppure militare o di polizia di un altro stato?”
Nel caso di una Sardegna “maggiormente autonoma” non necessariamente, in caso di una Sardegna indipendente, ci mancherebbe pure! Escluse le ambasciate, ovviamente.
“Come andrebbe fatto?”
Se non si ha un accordo, destituendo le categorie in questione (togliendo quindi autorità e compiti), o facendole passare (meglio) sotto la gestione del nuovo stato. Se non accettano, si smette di pagare loro gli stipendi e di fornire luce e acqua alle strutture in questione, e si danno invece alle nuove forze sarde. Vedremo se lo stato italiano li rifornirà e pagherà al posto nostro per non fare nulla.
“la maggioranza dei militari, carabinieri e poliziotti che operano in sardegna e’ comunque fatta di sardi che non credo siano d’accordo con voi”
Per la maggior parte sono anche loro favorevoli ad una maggiore sovranità, e se ci fosse una maggioranza per l’indipendenza ne farebbero parte anche loro come tutte le altre categorie. Anche in Scozia ci sono polizia e forze armate, ed anche tra loro ci sono tantissimi indipendentisti. Non è una categoria diversa, questo è un problema che non si pone.
“pagare forze armate, esercito etc.”
Il discorso che abbiamo fatto l’altra volta continua a fare finta di non averlo visto, vero? Dal 2015 tutte le nostre spese ricadranno su di noi, che ci piaccia o meno. Questo è un fatto. La differenza è che avremo meno spazio di manovra per gestire le risorse necessarie rispetto ad una Sardegna più autonoma o meglio ancora indipendente, quali trasporti, energia, beni culturali etc.
L’esercito serve per difesa, e ce lo pagheremmo comunque senza problemi.
“O affidiamo la tutela e la sicurezza al senso civico e civile degli stessi sardi che buttano la spazzatura lungo le strade o incendiano i propri boschi?”
Perchè invece da altre parti i criminali ed i vandali non esistono, vero? In Italia sono tutti puliti e precisi, e non ci sono ladri, mafie, truffatori o affini? Per questo l’Italia può gestirsi da sola e noi non potremmo, invece?
“capacità’ produttiva, infrastrutture, tecnologie, aziende produttive, materie prime o risorse in grado di farvi fronte. Noi sardi non abbiamo ora nulla di tutto questo.”
Sta scherzando, vero? Siamo energicamente indipendenti, abbiamo risorse turistico-culturali e naturali immense, una percentuale di terra utile per abitante altissima, aziende che producono a livello internazionale con eccellenze in settori quale quello informatico ed agroalimentare ed una posizione strategica per il commercio quale è l’essere al centro del mediterraneo. Abbiamo risorse e possibilità 10 volte maggiori a quelle italiane, sempre in proporzione agli abitanti.
“Abbiamo servizi ancora dignitosi non per la nostra capacità produttiva reale ma solo grazie alla presenza delle parti più ricche di questo stato italiano.”
No. Lei continua ad insistere sul pubblico come se fosse tutto a fondo perduto e proveniente dall’Italia.
1- Servizi come la sanità ce li paghiamo per intero noi, ed a breve (di nuovo, lo ricordo) anche il resto.
2-Il pubblico gestisce anche risorse che creano indotto, quali i beni culturali (vedi: turismo), trasporti ed altro, che si possono autofinanziare.
3-Nel caso di una Sardegna indipendente quei posti di lavoro passerebbero semplicemente da un’amministrazione italiana a quella sarda.
4- La Sardegna è sotto la media italiana per la percentuale di lavoratori dipendenti (49,5%, contro il 50,2% italiano) e sopra la media per imprese in contabilità semplificata (4,8% contro il 4,64%). Ci sono solo uno 0,1% in meno di lavoratori autonomi, che qui sono il 2,2% ed in Italia il 2,3%.
Secondo la Ragioneria di Stato in Sardegna c’è un dipendente pubblico ogni 15,06 abitanti (6,6% della popolazione).
Dove sarebbe questa “maggioranza dei sardi” che sopravvive grazie allo stato? È l’esatto opposto.
Il partito nazionale sardo non esisterà mai perché ognuno dice: “Uniamoci, ma sotto la mia bandiera”: E siccome bandiere ce n’è una dozzina c’è conseguentemente anche una dozzina di partiti vocianti e ora nemmeno vocianti.
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Il Partito Nazionale Sardo è ancora lontano, perché i sovranisti hanno scelto di difendere l’indifendibile (anche a Sassari gli 8000 euro al mese al capo di gabinetto della giunta nel silenzio generale ne sono un segnale). Mentre agli altri indipendentisti manca sempre il coraggio di mettere da parte le incomprensioni. Credo si stia inevitabilmente giocando una partita attendista, con la fregatura che non ci sono assi nella manica.
…o perlomeno non nella nostra di manica!