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La cultura non c’entra niente: ecco come Cagliari spera di diventare capitale europea della cultura

 Rubata da facebook un po’ di tempo fa: chi l’ha fatta?

“È questa sarebbe la capitale europea della cultura?”. Negli ultimi mesi ogni pezzo di cronaca che vuole mettere in evidenza i limiti della città di Cagliari propone questo refrain, che si tratti di un materasso abbandonato in mezzo alla strada o di un serio problema di amministrazione cittadina. È un buon segno: vuol dire che l’opinione pubblica crede nella possibilità che la nomina a capitale europea della cultura nel 2019 possa veramente aiutare la città a fare il salto di qualità tanto atteso.

È chiaro che poi quando si parla di politiche culturali il refrain diventa un vero e proprio tormentone. Peraltro non potrebbe essere altrimenti, viste le disavventure che continuano a contrassegnare l’agire dell’amministrazione Zedda in questo ambito.

Si chiede l’uomo della strada: “Com’è possibile che Cagliari diventi capitale della cultura quando la sua massima istituzione culturale, il Teatro Lirico, è percorsa da incredibili tensioni, spesso alimentate dallo stesso sindaco, e che ne impediscono lo sviluppo? Quando la gestione degli spazi per lo spettacolo segue logiche inverosimili, come il caso dell’Arena Grandi Eventi di Sant’Elia dimostra? Quando i soldi per le associazioni sono pochi e mal distribuiti? Quando tutta la politica degli spazi per le associazioni e i gruppi è naufragata (la Casa delle Associazioni? Occupata dai senzatetto…)? Quando la politica cittadina ha preferito rafforzare i vecchi potentati che da sempre gestiscono il sistema cittadino dell’arte  anziché spazzarli via? Com’è possibile che Cagliari diventi capitale della cultura quando l’amministrazione ha perfino difficoltà a dare il via libera alla tradizionale rassegna di cinema all’aperto in una struttura comunale? E dei monumenti? Vogliamo parlare dei monumenti?”.

No, non parliamone: se il criterio di scelta fosse veramente la cultura, Cagliari avrebbe poche probabilità di spuntarla. Peccato (o per fortuna) che non è così: la designazione della capitale europea della cultura con la cultura, a seguire la strategia perseguita da questa amministrazione, con la cultura che dà ogni giorno risposte ai cittadini, ai gruppi e alle associazioni culturali ha veramente ben poco da fare. Ha invece a che fare con la capacità della città di “vendersi” come prodotto innovativo e di mostrare potenzialità inespresse che Cagliari indubbiamente ha.

E’ chiaro poi che la politica ha un peso nella scelta della città vincitrice. E se parliamo di politica, Cagliari può contare su quattro sponsor di prima grandezza.

Il primo è Antonello Cabras. Se non fosse stato per l’impegno assunto nella candidatura dalla Fondazione Banco di Sardegna, Cagliari non avrebbe superato nemmeno il primo sbarramento. Il suo presidente ha impresso un cambio di passo deciso alla gestione della Fondazione e ha abbracciato con convinzione la causa, mettendo in campo tutto il sistema di relazioni nazionali e internazionali di cui è depositario. Se Cagliari vincerà, gran parte del merito sarà ascrivibile alla credibilità di Antonello Cabras e della Fondazione da lui diretta.

Poi c’è Massimo Zedda. Che i cagliaritani si siano un po’ stufati del loro sindaco non è un segreto, ma a Roma i ragionamenti che si fanno sono altri. Zedda ha ottimi rapporti soprattutto con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed anche con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, rapporti che ora in questa partita, fondamentale per il centrosinistra a Cagliari, torneranno sicuramente utili.

Poi c’è Francesca Barracciu. Lo disse da subito che avrebbe aiutato Cagliari a vincere, e sicuramente farà tutto quanto è nel suo potere da sotto segretario alla cultura per far prevalere la candidatura isolana.

Poi c’è Renato Soru, ora europarlamentare del Pd ma ancora icona di un certo tipo di sardità che piace tanto oltretirreno e c he è funzionale a quel sistema di slittamenti di senso che sta facendo della candidatura cagliaritana qualcosa di altro da quello che dovrebbe essere.

Gli operatori culturali assistono sconcertati a questa profusione di retorica da parte dei politici che raccontano una realtà cittadina che non esiste. Avere letto su Repubblica.it come il direttore artistico di Cagliari 2019 Massimo Mancini parla del quartiere di Sant’Elia?

“Le azioni svolte nelle periferie mostrano i loro frutti e c’è una forte valore di riscatto: il lavoro dei quartieri periferici porta risultati spiazzanti, molto favorevoli. Sant’Elia, un quartiere complesso tra i tredici cagliaritani, di fatto oggi è diventato protagonista. Si stanno innescando dei meccanismi virtuosi. Oserei dire che qui c’è la condivisione dell’agire comune, in una sorta di passaggio virtuoso che dal bene comune porta all’azione”.

È evidente che siamo di fronte al tentativo di scambiare il punto di arrivo con il punto di partenza, giacché se c’è un quartiere in cui la cultura a Cagliari è assente, quello è proprio Sant’Elia.

Ma perché parlare ora di cultura quando è invece di altro che si parla? Perché l’amministrazione sostiene la candidatura parlando di lavori pubblici (“C’è un piano opere pubbliche di 343 milioni di euro” dice a Repubblica.it l’assessore Enrica Puggioni)? E come non evidenziare che, grazie a numerosi e continui slittamenti di senso, si è passati ad affermare non un senso di cultura generalmente inteso (cioè a quelle attività riconducibili in senso stretto all’arte, allo spettacolo o legate alla tutela e alla fruizione dei beni culturali) ma un ambito onnicomprensivo legato soprattutto al concetto scivolosissimo di “innovazione”?

Piano piano ci siamo così allontanati dal concetto centrale, e non può essere certamente un caso. Perché mai come in questa stagione, la politica cagliaritana è stata nemica della cultura: mai. Ma la vita è fatta di paradossi, ed è per questo che se Cagliari dovesse essere scelta quale capitale europea della cultura, non sarei per niente sorpreso.

Non sarei sorpreso e sarei anzi felice, perché sarebbe comunque una bella occasione da sfruttare da parte della città e da parte degli operatori culturali, finora sostanzialmente esclusi da un progetto che non va oltre il marketing e l’autoreferenzialità. Eppoi il 2019 è lontano, in cinque anni in città potrebbero cambiare tante cose: si spera in meglio, ovviamente.

 

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29 Comments

  1. ROBERTA says:

    A PROPOSITO DI VITTORIE E RICONOSCIMENTI DEGLI ULTIMI GIORNI, TRA DIRETTORI ARTISTICI E VITTORIE DI TEATRI, CAPITALI CHE AL MASSIMO POSSONO ASPIRARE AD ESSERE PERIFERIA, CONCERTI ORGANIZZATI DA GROSSE AGENZIE NAZIONALI PROPAGANDATI DAL NS. SINDACO E DALL’ASSESSORE ALLA CULTURA, UNA POLITICA CHE NON VUOLE I GRANDI EVENTI MA CREA UN’ARENA PER I GRANDI EVENTI, CONTRIBUTI A PIOGGIA TERMINATI PER ALCUNI E CHE INVECE ARRIVANO A GRANDINATE SU ORGANIZZAZIONI FARLOCCHE CON GRANDI MANIFESTI E GRANDI TITOLI MA PICCOLI NOMI, NUOVE ASSOCIAZIONI NASCENTI SUCCURSALI DELLE VECCHIE CHE a dicembre del 2014 ENTRANO A FAR PARTE DELLE GRANDI MANIFESTAZIONI DI GRANDE INTERESSE TURISTICO (vedi RAS L.7) E TANTO TANTO ALTRO , … VITO E’ UN GRANDE, PERCHE’ ASCOLTA IL POPOLO E RIASSUME DIVINAMENTE IL PENSIERO DI TUTTI NOI, TESTE ” UN POCHINO” PENSANTI” ORAMAI TROPPO PESANTI !!!!!

  2. Fenicio says:

    La festa di S. Elia (strano Vito che non ci fossi) è stata partecipatissima, grazie alle Donne di S.Elia e all’associazione S.Elia viva che dopo 5 anni ha fortemente voluto che si facesse.
    Ho visto partecipare e presenziare sia il Sindaco Zedda che l’assessore Puggioni che era presente per tutta la serata entrambe le sere.

    • “Strano che non ci fossi”, hai ragione: ero a Madrid.
      Ma pensate veramente di delegittimarmi con queste stupidaggini?

      • Fenicio says:

        “Strano che non ci fossi” non era per deligittimare le tue posizioni che hanno pari dignità, ma perchè sei sempre stato interessato a quello che accade nei quartieri popolari di Cagliari. Detto questo ho apprezzato lo spazio che hai concesso all’evento nella trasmissione radiofonica.

  3. In compenso sul fronte dell’ambiente grandi avanzamenti e stravolgimenti in positivo in arrivo per il Poetto e soprattutto Calamosca!

  4. Beh, intanto viene Caparezza, che è cultura allo stato puro… see.

    • magari prima di diventare la capitale della cultura,cagliari dovrebbe diventare la capitale del senso civico,e del rispetto per la citta’ e del bene comune, e di una politica che faccia l ‘interesse dei residenti di questa citta’ invece c’e’ un menefreghismo totale destra e sinistra si riempono la bocca di slogan

  5. Infatti.
    Io ci sarei arrivato a tale data lasciando intatta quella miriade di contributi a pioggia (e fondo perduto al 60% ?) più locali comunali a quella moltitudine di associazioni (et similia) produttivissime, emblema e fiore all’occhiello della città nell’ Italia, che dico: nell’ Europa.

    Mica facendo nuovi bandi e domande di contributo da rinnovarsi periodo per periodo presentando piani validi.

    Ridatemi i grandi programmi del Lirico e debiti annessi.
    Ridatemi i chiosconi del poetto.
    Ridatemi il giardinettatori sindaci.
    Ridatemi quelle scuole di teatro permanenti che hann tirato su fior fiore di artisti sardi.

    #colpadizedda sicuro.

    • RobD, in che città vivi? Di cosa ti occupi ogni giorno? I contributi a pioggia ci sono ancora e i bandi per gli spazi sono falliti.

    • giancarlo says:

      In effetti, almeno sui giardinetti, siamo ad altro livello, ora li chiamano tutti Parchi, a prescindere dal numero di alberelli presenti e dalla quantità di cemento, … per esempio … due nuovi Parchi alla Fonsarda. Sui contributi cultura meglio stendere un velo.
      Come diceva quel film: non ci resta che … ridere. Coraggio, tanto mancano solo due anni

  6. O Vito ma come mai non ricordi la politica linguistica di Zedda, così ben rappresentata in uno slogan in sardu proceddinu proprio per “Chjagliari capitale”? Se non fosse per Marco Murgia e per Enrico Lobina niente si sarebbe fatto sull’argomento, anche perché Sindaco e Assessori non sembrano capirci molto, e in fondo è cosa da gaggi e loro troppo vogliono essere fighi.

  7. L’articolo di Mancini su Repubblica occorrerebbe incorniciarlo come Monumento al pressapochismo e al “non ne so un cazzo però intervengo lo stesso”.

  8. paulsc says:

    “Ha invece a che fare con la capacità della città di “vendersi” come prodotto innovativo e di mostrare potenzialità inespresse che Cagliari indubbiamente ha”. Questo è, infatti, il senso esatto. Basta vedere quali città abbiano “vinto” nelle edizioni precedenti. Una piccola provocazioe: forse la candidatura, visto che la formula esiste dalla fine degli anni 80, sarebbe potuta partire dal basso, anche molto prima che questa amministrazione ne cogliesse l’opportunità. Dal basso, nel senso di tutte le associazioni che ora sono, a torto o a ragione scontente di questa politica, e che magari hanno avuto il piccolo torto di non guardare ad orizzonti diversi. Ora, che si vinca o meno, rappresenta un’opportunità per tutti, se non altro per confrontarsi con città della nostra dimensione. ps una breve considerazione su villa muscas, se i cittadini fanno continui esposti contro il cinema, e c’è un processo penale in corso per la questione locale di monte urpinu, bisogna chiedersi che concittadini abbiamo. Meno male che l’amministrazione ha dato l’ok, così posso godermi dei bei film, ma se non l’avesse data, me la sarei presa con i miei concittadini poco tolleranti.

    • “Visto che la formula esiste dalla fine degli anni 80, sarebbe potuta partire dal basso, anche molto prima che questa amministrazione ne cogliesse l’opportunità”: e infatti era presente nel programma di governo del candidato sindaco Gian Mario Selis che, nel 2006 così scriveva: “L’obiettivo che il governo di centrosinistra e sardista propone è quello di arrivare, nell’arco di 10 anni, a candidare Cagliari a Capitale europea della cultura”. Dichiarazione in neretto a pagina 71, al termine di quasi venti pagine di programma dedicato alla conoscenza, allo spettacolo e alla cultura. Nel programma di Zedda, nulla di tutto questo.

      • paulsc says:

        Ho parlato di associazioni, non di istituzioni. Invece sembra quasi che alcuni ne abbiano preso le distanze.

      • Supresidenti says:

        più che prendere le distanze potrebbe anche essere che semplicemente non ne vedono tutto questo potenziale e non lo condividono politicamente. almeno nel mio caso.

      • paulsc says:

        Al di là del potenziale esprimibile, c’è anche quello che si esprime già, e che, ovviamente, si potrebbe migliorare. Ma Leggendo Metropolitano, Festivale Tuttestorie, Karel Music Expo, Marina Caffè Noir, Lucido Sottile, Signal, il Teatro Lirico, la stagione di prosa al teatro Massino, il teatro delle saline, l’attività del conservatorio (interessante Polline festival ai giardini pubblici), il festival Blues al Lazzaretto, due cinema d’essai, uno con una programmazione in lingua originale, il polo museale che esiste, la riapertura, seppur parziale, di Anfiteatro e Tuvixeddu, e non vuole essere un elenco esaustivo, son realtà presenti e fruibili durante tutto l’arco dell’anno. Non stiamo certo partendo da zero in questa sorta di gara che porterà al 2019. Si potrebbe anche remare tutti dalla stessa parte, pur avendo opinioni diverse, per una volta…Almeno, io auspico questo…

      • Supresidenti says:

        hai dimenticato jazz in sardegna 😉

    • Alberto says:

      L’Unione Sarda
      3 Luglio 2014

      Villa Muscas, i decibel e le scartoffie: i film all’aperto possono aspettare

      “AGIBILITÀ Ma l’acustica non sarebbe tutto. Villa Muscas, come gran parte degli edifici comunali, avrebbe problemi di rispetto delle norme di sicurezza: ci sarebbero magagne che riguardano il tetto, altre che concernono il cortile, e non sarebbero immuni neppure i bagni. Inquietante, peraltro, in uno spazio dove si tengono anche manifestazioni di carattere enograstronomico.”
      Marco Noce

      Magari ci sarebbe da ricordarsi anche di questo.

      “Sardinian barbecue: nella cornice caratteristica dell’antica Villa Muscas, casa museo della cultura contadina, con accesso diretto dall’entrata del Teatro. Porchetto e salsiccia arrosto, verdure fresche, frutta e dolci sardi. Turno unico ore 23,30. Prezzo € 40.”

      http://www.teatroliricodicagliari.it/it/news/cenaturandot.html

      o No?

  9. Francu says:

    Oh vito ma puitta ses pagu bessiu aicci! Pitticca puru la scoperta dell’acqua calda! Chiaro che la candidatura a capitale della cultura non c’entra con la cultura in quanto tale. O meglio, se vinceremo ci saranno bellissime cose culturali, ma solo nel 2019.
    Solo un illuso può pensare che per il brasile aver vinto la candidatura per mondiali e olimpiadi sia una cosa che abbia a che fare con lo sport. È invece, per noi, una occasione po pigai dinai e avere visibilità. Poi tocca a noi (ceee lo slogan del sindigo) sfruttare l’occasione e il pretesto (in questo caso capitale della cultura). Se facciamo come Torino e Barcellona, sfruttiamo un grande palcoscenico internazionale e dinai (con le dovute proporzioni) per trasformare la cittá. se invece facciamo come atene d’accabausu cun S’arrungia leggia e un’occasione perduta

  10. tiziano says:

    Triste pensare che questa grande scommessa si nutre di aria friita e delle solide appartenze di questo sindaco. Triste perché esprimere un’opinione critica su questo tema appare come un grave torto nei confronti di questa bellissima città che meriterebbe di meglio e di più. Certo, sarebbe curioso sapere come facesse il sindaco a dichiarare con sicurezza in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, che la vera competizione sarà con Matera. Escludendo città d’arte e di cultura del calibro di Perugia e Siena. Mah!

  11. massimo says:

    cheppalle

  12. sì soprattutto speriamo cambino gli amministratori

  13. Massimiliano Tavolacci says:

    Caro Vito, ma è proprio di quella cultura che Cagliari (non la città e il suo essere ma l’amministrazione comunale e la propria vision) fa da portabandiera. La cultura asservita ad un potere, economico, sociale, politico. Non per niente Repubblica è un grande sponsor. Le parole di Mancini su S. Elia ne sono l’emblema. La cultura fatta di elaborazione, professionalità e studio non può competere a Cagliari con gli articoli di giornale a gettone e il travisamento perverso della realtà. È proprio vero che , comunque vada e sperando che per il 2019 la scelta cada su Cagliari, cambieranno molte cose…

    • Ing Tavolacci lei ha ragione e che dire della distribuzione dei pani e dei pesci alle varie associazioni, con quali criteri talune hanno avuto molti piu’ contributi di altre…Quali sono i criteri? Perché tanta discrezionalità da parte della amministrazione ? Qualcuno che ne capisce qualcosa può illuminarmi ?
      .E’ davanti a certe cose che nasce spontanea l’idea che sarebbe meglio far gestire certe attività a società esterne estratte a caso che alla politica con i suoi criteri…..
      Mi sbaglierò, ma credo sia meglio non avere dubbi piuttosto che avere delle perplessità.
      Sul fatto poi che ci sia una pseudo-cultura imposta basta provare a leggere un libro di Baricco, molti intellettuali sono pompati dal regime.
      Corialità

  14. Analisi perfetta, come al solito la partitocrazia, che un giorno sarà spazzata via, si spera in modo incruento, la fa da padrona…divide et impera
    Un’ ovvia considerazione : nel 2019 , Zedda non sarà più a Palazzo Bacaredda….
    Fonte di gaudio e letizia per me e tanti Cagliaritani.
    Nel desolante vuoto culturale di questa amministrazione si pone una alternativa amletica… E’ meglio lo scioppino o la mezza birra?
    Potrebbero organizzare una conferenza a tema…Magari a S.Elia , volano della cultura cagliaritana, ma dove ? In via Schiavazzi o in via Utzeri ?
    Vito ti chiedo se puoi fare un articolo sul settore delle politiche sociali, mandato a ramengo e sulla gestione delle povertà estreme (leggasi contributi economici linee di intervento 1,2,3) e sulla gestione di un settore…….Per carità-
    Sottolineo che la colpa non è delle assistenti sociali.
    Grazie

    • paulsc says:

      “Approdi, Festa d’Arte e Comunità” si è svolto nel quartiere Sant’Elia, l’anno scorso, ed è stato piuttosto interessante. Al Lazzaretto vi si è svolta la prima edizione del festival Blues, e quest’anno ci sarà la seconda. Sta nascendo il lungomare, e mi chiedo se ci sia un altro quartiere della città con una passeggiata così bella. La signora De Pau e Enrico Lobina son spesso presenti nel quartiere, anche nei momenti più difficili, e son consiglieri della maggioranza. Tanto c’è da fare, ma non mi sembra che in passato si sia fatto molto di più, anzi…

  15. Pingback: Oggi giovedì 10 luglio 2014 – Cagliari Sardegna 2019 | Aladin Pensiero

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