La spettacolare chioma di una palma, in via San Saturnino
Ogni volta che ne vedo una mi viene una stretta al cuore. E ovunque mi giri mi sembra di notarne anche laddove pensavo non ce ne fossero mai state. Palme, palme: palme dappertutto. Cagliari è la città delle palme. Di quelle che ci sono e di quelle che lentamente stanno scomparendo. Un insetto le attacca, loro muoiono e al posto della chioma resta solo una specie di carciofo che punta verso il cielo: tristissimo.
Si può fare qualcosa? Lo scorso 26 marzo su Sardegna soprattutto Carlo A. Borghi ha lanciato l’allarme. Nell’articolo in realtà non si lasciano troppe speranze alla possibilità che le piante vengano salvate dalla furia del punteruolo rosso. Ma è possibile però, mi chiedo io, che in tutto il bacino del Mediterraneo questo problema non sia stato affrontato con successo?
Un commento al post di Cicci in realtà ci dà qualche speranza. Scrive Maria Spissu Nilson:
Sono appena rientrata da Alicante, città impreziosita da migliaia e migliaia di palme, non ne ho vista una morta o moribonda forse perchè staff di giardinieri COMPETENTI si danno da fare per prevenire il disastro. Tutte le palme, tutte, sono dotate di una pipetta che inserita nel tronco viene utilizzata per versarci dentro dei prodotti appositi che si disperderanno nella polpa di palma rendendola non appetibile per il punteruolo. Cagliari non si è mai mostrata sensibile alla cura e al recupero degli alberi, anzi… Giardinieri non aggiornati e capi altrettanto.
Ecco, è possibile che anche a Cagliari non ci abbandoni al fatalismo e si metta in campo un progetto in grado di salvare le palme, che della nostra città sono un elemento paesaggistico caratteristico (se non fondamentale)? È credibile che non si possa fare niente di niente per salvare almeno quelle più belle e che da più tempo contraddistinguono alcuni scorci? Come ricorda Jacopo Norfo su Casteddu On Line, “il Comune ha fatto un ottimo lavoro specie in via Roma”; però il rischio che molte delle piante che segnano da decenni il paesaggio cittadino siano abbandonate al loro destino, quando in realtà bisognerebbe fare di tutto per salvarle.
Ora ho preso a fotografare le palme che incontro nei miei usuali tragitti quotidiani. È un modo infantile per provare a proteggerle. Ma forse voglio solo avere un ricordo di loro quando purtroppo un giorno non ci saranno più. Sempre che qualcuno, alla Regione o al Comune…
Post scriptum
Attendo le vostre foto.
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Una palma sul bastione del Balice. A sinistra, la Torre dell’Elefante.
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A Buoncammino qualche palma si è già arresa…
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…e anche quella che fa compagnia a Carlo Felice ci lascerà presto…
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Le palme in viale La Playa, viste dal parcheggio della stazione
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Due palme che non ti aspetti in via Giardini
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Strage di palme nei pressi dell’Ospedale Civile…
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La basilica di san Saturnino con la sua inconfondibile palma. Quanto resisterà?
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Davide ci manda questa immagine e ci scrive: “La palma del mio giardino prima e dopo la cura. Pochi mesi per distruggere una pianta che stava lì da oltre 70 anni. Rimossa (a spese nostre) per evitare che continuasse a fare danno: sì, perché l’interno della palma anche dopo la morte della pianta continua a produrre punteruoli, che si cibano del cuore fino a farla crollare”.
Provo anche io la stessa pena per queste piante, ci vogliono decine di anni perchè arrivino ad una certa altezza e poi vengono lasciate morire in pochi mesi, la morte di queste palme è la morte del nostro paese, tutto ciò che abbiamo di buono non riusciamo a dargli un valore. E ci accorgiamo del valore perso solo quando vengono a mancare. L’atteggiamento di coloro che dovrebbero curare queste piante è da timbratori di cartellino.. non ho visto una equipe e piazzarsi attaccata ad una palma e studiare questo maledetto insetto che fa, come entra nella pianta, come si riproduce, cosa mangia, ma ci vuole tanto a metterci delle webcam e monitorne il comportamento? Verificare che effetto fa il trattamento che meccanicamente gli si sta somministrando. E poi un minimo di verifica, un feedback, se il trattamento è palesemente inconcludente si cambi qualcosa. Ho le pa…lme a terra.
Accade spesso di leggere sui giornali, o sui blog, articoli su argomenti della vita quotidiana. Gli interventi sono talvolta interessanti, altre volte poco interessanti, se non banali o addirittura stucchevoli. Quando ho visto l’argomento dell’articolo ho pensato che fosse uno dei soliti argomentucoli, che ogni giornalista tiene nel cassetto della scrivania, buono per i momenti nei quali la penna s’ inceppa e le idee non fluiscono. Poi questo pomeriggio mi sono trovato al semaforo tra Monserrato e Pirri, di fianco alle cantine Picciau, e ho notato che nel piazzale antistante la cantina sono state rimosse, mediante segatura, due grandi palme. Le ho viste in questi mesi in lenta agonia e poi morte. Sono stato colto da una leggera tristezza, come fossero scomparsi dei vecchia amici, all’improvviso. Al rientro a casa ho riletto l’articolo, con più attenzione, e non mi è parso affatto banale. Grazie
🙂
Non tutte le palme sono attaccate dal punteruolo rosso… anche a Cagliari vi sono delle specie che non subiscono l’insetto. E’ probabile che per “selezione naturale” rimarranno solo quelle. Pazienza, ce ne faremo una ragione!
chi lo sa, forse perchè il nostro verde pubblico è gestito con i piedi da un certo noto amante del verde monotono? Vorrei anche ringraziare l’amministrazione per la tempistiva potatura drastica di piazza Gramsci.
Non tutti gli alberi di Cagliari sono idonei ad essere verde da città. Per es. quelli di piazza Gramsci sono troppo esuberanti, non dovevano essere piantati in città ma nei parchi, sono rovinosi per le strade, le fondamenta degli edifici, le tubazioni ecc. Gli alberi da arredo urbano devono abbellire senza rovinare i manufatti. Ma quando distruggono le strade e le case la colpa non è degli alberi ma di chi li ha scelti senza conoscerne il comportamento. La potatura drastica, come quella di piazza Gramsci, è un modo di proteggere le strade e gli edifici dalle infiltrazioni delle radici degli alberi, che, essendo esseri viventi, sono più forti del cemento ancorché armato.
I veleni contro il punteruolo rosso avvelenano anche la terra, meglio non usarlo. Le palme ricresceranno. Poi la nostra palmetta nana non viene attaccata e neppure la washintonia, che è quella che svetta nella foto di Biolchini
Bravo Vito!
La Sardegna ospita le palme fin dal Carbonifero. Un’amicizia lunghissima da non interrompere.
Su questo, se organizzi un flashmob ci sono. Senza se o ma.
(Sì, quelle del carbonifero sono le palmette nane, ma non sottilizziamo)
La palma, questo noto albero sardo per cui Cagliari e famosa nel mondo.
Ma bogarcele del tutto e sostituirle con qualcosa di un po’ più cagliaritano?
Io tifo per il punteruolo.
Ahah, sono con te, le parme sono solo nidi di merdone. Habbasso le parme, que vivan las grisuras de figumurisca!!!
complimenti… a chi per difendere la “sardità” della nostra vegetazione vuole sterminare le palme e “tifa” per “sa figumorisca”, importata dal centramerica “solo” 500 anni fa.
A proposito… anche il punteruolo arriva da fuori, e distrugge. Mi sembra l’esempio peggiore di invasione.
Ma, a quanto pare, ci si sa far male da soli!
Moebiusardus
Perchè hai bisogno di sembrare troglos? Invece anche tu sei uno normale e sai bene che le palme, come le persone, si dislocano felicemente e che amano vivere anche in luoghi lontani da quelli nativi
Complimenti per l’articolo Vito, è necessario fare qualcosa. I metodi di salvaguardia esistono – vedi per esempio questo link http://www.sospalm.com/index.php/it/?gclid=CLOgtPr_3b0CFbMftAodiUUAbg , occorrerebbe come minimo un’ordinanza del Comune che fissa le misure minime da applicare sulle palme infestate (in particolare la distruzione delle parti contenenti larve), e anche, inutile negarlo, un piano ad hoc che individui i costi e le coperture per acquistare farmaci ecc.. Più o meno come si fa per le malattie degli animali, in questo senso l’assessorato regionale all’agricoltura, il LAORE e quello all’ambiente potrebbero dare una mano. Bisognerebbe provare a sensibilizzare qualcuno in via Roma… Ciao Salvatore
Esistono anche gli antagonisti naturali. Ad es. i nematodi, o vermi cilindrici: non necessitano di attrezzature complesse e dispendiose e non sono tossici per la pianta.
Da Wikipedia: “Nematodi. L’efficacia di questi ultimi, almeno in ambito sperimentale, sarebbe stata messa in evidenza da ricerche condotte in Spagna nell’impiego sia preventivo sia curativo: la liberazione di adulti su piante preventivamente trattate con Nematodi ha prodotto una mortalità del 100%; sembra inoltre che i Nematodi siano in grado di penetrare nelle gallerie e raggiungere le larve, permettendo perciò un intervento anche in sede curativa.”
Ringrazio l’umile tenutario per aver posto l’attenzione su questo problema.
È dallo scorso autunno che fotografo ossessivamente con il cellulare tutte le palme morenti a Cagliari e dintorni, finchè il punteruolo ha colpito quelle più vicine alla mia casa. Con l’amministratore del condominio abbiamo studiato il problema e abbiamo acquistato online proprio questa soluzione contenente i minuscoli nematodi. Le larve che divoravano le palme( alcune purtroppo irrimediabilmente compromesse), sono morte tutte! Stiamo per ripetere il trattamento che si esegue 3 volte all’anno e oltretutto non è molto costoso: per venticinque palme circa 250€ più ovviamente il costo del giardiniere. Penso valga la pena di salvare i panorami di Cagliari che si candida a diventare la capitale della coltura2019. Ma la lotta dovrebbe essere regionale, e dovrebbe esservi un supporto anche ai privati che posseggano palme al fine di eradicare l’infestazione.
Hai fatto benissimo a porre l’attenzione su un problema che da anni sta uccidendo le palme nella noncuranza generale. Ho anche notato approssimazione nelle cure, anche da parte dei tecnici. Ad esempio, dopo che vengono abbattute le piante, nessuno si cura di uccidere i punteruoli, che restano quindi liberi di migrare su altre palme. Tra l’altro sarebbe auspicabile un intervento di aiuto economico pubblico, visto che gli interventi costano tanto e non tutti possono permetterseli.
Ajò, habbessimo il coraggio di dircelo a noi: le uniche palme che ci piacciono sono quelle degli zilleris.