Rom in corteo a Cagliari: giugno 2013
Se ne parlava proprio ieri durante il corso “Sicurezza Internazionale e Diritti Umani”, organizzato nell’ambito delle attività didattiche del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni (una volta si chiamava facoltà di Scienze politiche) dell’università di Cagliari, e organizzato dalla professoressa Annamaria Baldussi. Il tema era “Migrazioni, comunicazione e media”, con l’umile tenutario nel ruolo di moderatore e battitore libero, Giovanni Maria Bellu in qualità di giornalista e presidente dell’associazione Carta di Roma, e il professor Gianfranco Bottazzi chiamato a spiegare l’inconsistenza di ogni razzismo (tantopiù su su base biologica).
Serata interessante, animata dalle domande e dalle riflessioni degli studenti, in cui si sono toccati tanti punti controversi. Perché è dalle migrazioni alla discriminazione il passo è breve. E quando in Italia di parla di discriminazione non si può non parlare di rom.
Ed eccoci qua.
A Cagliari c’erano una volta i rom. Chiuso in città il campo sosta sulla 554, sono stati sparpagliati in tanti comuni vicini, delegando sostanzialmente alla Caritas la risoluzione del problema. Ricorderete poi l’incredibile vicenda sulla “villa ai rom” nel litorale quartese e le polemiche a San Sperate e in altri centri. Ora la vicenda si arricchisce di un nuovo tassello.
Scrive Antonello Pabis, presidente dell’Asce (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione):
Ci domandiamo quali siano stati i criteri che hanno spinto la Caritas alla scelta di alloggi di tal genere, e se il comune di Cagliari, dopo le insistite dichiarazioni dell’allora assessore Orrù ai servizi sociali, riguardo alle politiche di inclusione in favore degli abitanti dell’ex campo 554, non avrebbe il dovere di controllare come vengono spesi i soldi destinati al pagamento degli affitti.
Ci chiediamo infine se il Comune di Cagliari non abbia consapevolezza della maggiore precarietà in cui sono costretti oggi i rom, illegittimamente ancora residenti a Cagliari, in Viale Fra Ignazio.
Naturalmente la dislocazione in capannoni, dove la famiglia più numerosa è sprovvista di luce e acqua corrente, rende precaria la frequenza dei minori in obbligo scolastico ai quali un ulteriore trasferimento certamente non faciliterà la frequenza scolastica.
E’ troppo chiedere che questi cittadini siano trattati con l’attenzione che si deve in particolare ai minori ?
Per questo motivo è stato chiesto un incontro fra il sindaco di Selargius, che sta seguendo personalmente gli eventi e le rappresentanze della comunità rom e delle associazioni mediatrici.
Altresì sarà chiesto un incontro con l’assessore ai servizi sociali del comune di Cagliari.
Continua Antonello:
Segnalo che si tratta dell’ennesima dimostrazione che il vago progetto di inclusione sociale della comunità rom voluto dal Comune di Cagliari è approssimativo, inutilmente oneroso e in massima parte inattuato.
Tutte le abitazioni trovate per i rom dalla Caritas, incaricata con assegnazione diretta e lautamente compensata, erano fatiscenti e irregolari. Altro che ville di lusso!
Le famiglie rom, disperse nell’area vasta di Cagliari, vivono oggi una maggiore precarietà ed un più grave rischio di dispersione sociale che non possono essere affrontate con la carità pelosa e l’assistenzialismo.
Esistono altri esempi di inserimento come nella stessa Selargius dove, pur in presenza di gravi limitazioni di diritti e opportunità, si trovano la prima ragazza rom prossima al diploma e all’iscrizione all’Università e ben 3 vincitori delle 6 borse di studio messe a disposizione dalla Fondazione Anna Ruggiu per tutta la Sardegna nel 2013.
Per una valutazione complessiva dell’insieme abbiamo già convocato un’apposita assemblea i cui risultati saranno resi noti nei prossimi giorni.
E noi racconteremo ciò che succederà.
Credo che il problema sia il medesimo del campo: la mancata considerazione delle reali e normali necessità delle persone, il non riconoscimento del loro diritto a poter partecipare alle scelte che li riguardano e il superamento della mentalità dell’emergenza, che ha guidato questa azione del Comune.
Purtroppo le intenzioni buone in generale (il superamento del campo) sono state portate avanti con la medesima logica della fretta, del rimedio temporaneo, dell’affidamento alle stesse realtà organizzative che già hanno lucrato sulla disperazione di queste persone.
Non si rimedia agli errori semplicemente facendo il gioco delle 3 carte e scambiandole sul tavolo, ma occorre lavorare fianco a fianco per lungo tempo, avendo il coraggio di riconoscere e superare i pregiudizi e gli errori precedenti.
Che triste questo post senza commenti Vito. ma forse siamo in tanti a esser rimasti senza parole. Ne approfitto per ringraziare Antonello per quello che fa. A si biri.