Cagliari / Cultura

Abbasso il popolo, w le apericene! Come la Cagliari borghese ha ucciso il Carnevale (e infatti Cancioffali non brucia più)

Si vede che sto invecchiando. Perché, come i vecchi, tendo ormai a dire sempre le stesse cose, mi ripeto. E sono, sostanzialmente, palloso. Però a me questa storia della scomparsa del carnevale cagliaritano no, non mi va giù. Lo scrissi un anno fa (Il Carnevale a Cagliari: come muore una tradizione. Niente “cambara e maccioni”, Cancioffali non brucia più. Perché?) e adesso dovrei sostanzialmente ripetermi: ma a che pro? Non mi sembra sia cambiato nulla, né che l’amministrazione cagliaritana di centrosinistra guidata dal sindaco Massimo Zedda sia tornata sui suoi passi.

Negli anni in cui ha governato la città il centrodestra aveva provato a privatizzare la festa, distruggendola. E il centrosinistra non ha mosso un dito per invertire la rotta, anzi la segue come se niente fosse. Errore fatale.

Perché Cancioffali non brucia più? Perché sta arrivando a compimento un disegno (non so quanto studiato a tavolino ma di sicuro costantemente perseguito dalle élites cagliaritane) di espulsione delle classi popolari e delle loro espressioni culturali più significative dal contesto cittadino.

Via dalla città, via dal centro storico, le classi popolari non hanno più dignità di esistere. Sono state spazzate via da un’idea di città borghese, conformista, quasi reazionaria, che le ha trasformate in sottoproletariato, abbandonato ai margini dei confini della città, ancor meglio se espulso nei centri satellite.

Cagliari vuole solo residenti borghesi o aspiranti tali: gli altri che vadano altrove.

Ma c’è di più.

Uccidere il carnevale significa evitare che, anche solo simbolicamente e solo per un giorno, il potere venga messo in discussione, o addirittura sovvertito. Se Cancioffali non brucia più vuol dire che nel regno del nostro immaginario il potere a Cagliari regna in maniera assoluta, totale e definitiva. Il potere ha vinto. Perché nessuna rivoluzione nasce se prima non è neanche simulata. Secoli di carnevale hanno dato alle classi subalterne la forza di ribellarsi. Simbolicamente, ora la possibilità di ribellione per eccellenza ora è stata estirpata.

Il carnevale non piace al potere perché è una festa sporca, grezza, il carnevale puzza, il carnevale non lo puoi imbrigliare, al massimo lo puoi uccidere. Ed è quello che è successo a Cagliari, una città diventata alla fine il regno di fighetti, di locali alla moda, di aperitivi e di apericene, con un’anima popolare da cancellare e con il Carnevale più innocuo del mondo.

Ma andatevene a cagare (e comunque quel merda di Cancioffali prima o poi tornerà a bruciare al rogo).

 

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31 Comments

  1. Adso da Melk says:

    Ho solo un quesito da porre, molto cortesemente, all’autore di questo interessante blog e a chiunque voglia rispondere. Lo chiedo col tono non di chi voglia insinuare, ma di chi non sa e probabilmente non conosce la splendida città di Cagliari allo stesso modo. Vengo al dunque: perché attribuire il declino di popolarità del carnevale cagliaritano a un sentimento borghese? Con quali prove fattuali? Si potrebbero nominare svariate città italiane ben più borghesi in senso stretto di Cagliari dove il carnevale non mi pare sia in declino e con esso non mi sembrano in declino i suoi riti. Così per esempio a Torino o nella piccola Ivrea (provincia di Torino) dove il famoso “Carnevale della arance” inizia a far breccia addirittura oltre le Alpi. Non mi voglio dilungare, ma mi sfugge il rapporto così marcato tra declino del carnevale cagliaritano/volontà borghese di emarginare le classi popolari.

  2. Sono d’accordo con Vito, la vicenda dell’espulsione di Canciofali rappresenta l’odio fighetto non tanto per le tradizioni quanto per il fatto che siano popolari. Anche Sant’Efis è odiatissimo, ma per ora non l’hanno raso ancora al suolo. Tuttavia, mi ricordo un 4 maggio di qualche anno fa di aver incrociato una truma perizeddiana vagante fra le scalette di Santa Chiara (per l’apericena o forse in preparazione dell’improbabile cartello poliglotta proceddino per il mercato) e piazza Yenne disgustatissimi per aver “dovuto” assistere al ritorno del santo from Nora. Quando la gente è piccola piccola non c’è sinistra che tenga, sempre posto che SEL possa considerarsi parte della sinistra e non, più prosaicamente, espressione curiosa e provinciale della subcultura fighetta casteddaia.

  3. Carletto says:

    E’ morto perchè il Comune non da piu’ soldi alla GIOC, è semplice e banale la cosa. Basterebbe rifinanziarli e ‘ndi bisi de cambara e maccioni in giru..

  4. spessotto says:

    Il carnevale cagliaritano è morto perchè le classi popolari sono ormai incapaci di rappresentarsi all’interno di questa città. Sono ormai pochi i luoghi dove il “popolo” cagliaritano ha modo di “vedersi” e di “farsi vedere”, luoghi dove è possibile condividere idee, umori e anche il divertimento. Parlo delle persone più semplici, quelle che un tempo appartenevano alle “classi subalterne” o al “sottoproletariato”. Qualcosa si vede ancora dalle parti del mercato di San Benedetto o di Via Quirra, forse al Poetto (ma sempre meno..). Lo stesso stadio Sant’Elia è un ambiente assai diverso da quello di 20/30 anni fa, Vito forse potrà confermare…Vecchi poveri e nuovi poveri, persone che non hanno avuto per vari motivi la possibilità di avere un’istruzione adeguata, sono tutti soggetti che non hanno nessuna voce in capitolo in questa città. Perchè questa voce non esiste, è divisa in migliaia di piccoli sussurri che non arrivano alle orecchie della Cagliari “normale”, quella che esce, ha la possibilità di godere degli svaghi, una Cagliari che non è necessariamente ricca ma che ha i mezzi culturali per riportare quelle mille voci in un’unica voce che possa arrivare dove le decisioni possono essere prese. Tra chi ha poco o nulla sta venendo progressivamente a mancare anche la solidarietà, la consapevolezza di condividere la stessa amara realtà, figuriamoci la voglia di divertirsi INSIEME. I gruppi che hanno amministrato (e amministrano) questa città hanno una grande responsabilità, quella di aver contribuito allo sfilacciamento del tessuto sociale, di aver fatto passare l’idea che più che cittadini esistono clienti con tutto quello che ne consegue…

    • A tempio il carnevale resiste come mai?ci olliri ganne fai………

      • Il Carnevale non solo resiste ma in tutti i centri della Sardegna è stato rilanciato. Solo a Cagliari è scomparso, ditemi voi perché.

      • il carnevale muore quando muore la capacità di prendere in giro prima di tutto sè stessi.
        non è facile vestirsi di stracci, tingersi la faccia e uscire per strada a fare smorfie alla gente; tutti ti dicono “ma custu e maccu diaderusu!”
        allo stesso tempo è di una facilità estrema, è di un divertente straordinario, dimostra che non devi niente a nessuno, e soprattutto non costa niente. è questo lo spirito del carnevale… provare per credere!

      • paulsc says:

        L’articolo sull’unione sarda chiarisce alcuni punti.

  5. Vedrai che presto faranno una bella “mostra partecipativa” al Search su Cancioffali. E apericena a seguire

  6. Antonio says:

    Siamo ancora fermi agli stessi concetti stantii di 40 anni fa: “il popolo”, “i proletari”, “i borghesi”. Ma senza scomodare la facoltà di Sociologia di Trento, forse Cancioffali è morto semplicemente perché non gliene frega più niente a nessuno, perché la gente ha altro a cui pensare. Inutile prendersela con quel pacco dell’apericena: è una schifezza dove ti fanno mangiare cose da terzo mondo ma in gran quantità, certo non roba da gente che può spendere, e avrà vita breve: serve solo a ritardare di qualche mese la chiusura del locale che la offre, e nulla a che vedere con la morte naturale del Carnevale cagliaritano. Ma ti pare che la gente in questo momento ha voglia di vestirsi in maschera? E poi per quanto riguarda questa presunta corsa dei borghesi cagliaritani ai quartieri storici, di questi ricchi che sfruttano le masse e vogliono cacciarle nell’hinterland! Ma dove? A S.Anastasia? Al Margine Rosso dove le case costano quanto a Beverly Hills? E quale pazzoide con soldi da buttare vorrebbe abitare in Marina o a Stampace? O anche in Castello magari sopra qualche locale che fa bordello fino all’alba? Io sinceramente non ci vedo nessuna ideologia sotto, tantomeno una di quelle per fortuna ormai rafferme che hanno rovinato il Novecento.

  7. Federico says:

    Cancioffali non si brucia più perché alla gente NON GLIENE PUÒ FREGARE DI MENO di Cancioffali: quelli a cui importava, come ha detto qualcuno, sono morti.
    Non c’è bisogno di soldi pubblici o della politica per fare qualcosa.
    Alla gente oggi piacciono i flash mob, e infatti li fanno, senza bisogno di Zedda, di assessori, e di contributi.
    Se vuoi fare un post culturale su come si stava meglio quando si stava peggio, va bene, ci sta, forse è davvero un peccato che sia andata così, ma, davvero, perpetuare quest’idea che senza la manina dello Stato, o dei suoi livelli intermedi, non si possa vivere e fare nulla autonomamente è pericoloso.

  8. Vito,
    Alla base del tuo ragionamento c’è questo:
    “Uccidere il carnevale significa evitare che, anche solo simbolicamente e solo per un giorno, il potere venga messo in discussione, o addirittura sovvertito.”
    Questo è sbagliato. E soprattutto ingenuo. Il carnevale istituzionale è l’esatto opposto: una concessione del potere che dice alle classi subalterne: “Fate pure finta di essere i padroni del borgo per un giorno, tanto finito il carnevale vi faccio vedere io chi comanda!”
    Quindi una valvola di sfogo gradita al potere. Come il calcio, tanto per dire. E infatti dentro uno stadio puoi fare cose per le quali all’esterno vieni arrestato.
    Tu confondi le espressioni popolari di contestazione al potere con il conformismo pseudopopolare controllato (e pagato) dal potere. Se vuoi una metafora, confondi il giullare di corte con i cantastorie itineranti. Che spesso finivano alla gogna. Mentre i giullari di corte mangiavano alla tavola del signore facendo finta di prenderlo per il culo.
    Errore che non fa, ad esempio, Dario Fo. E leggerlo attentamente farebbe bene.
    Per il resto, Pruppugiudeu ha espresso bene ciò che condivido.
    Infine, non rivolto a Vito, confondere il Carnevale di Viareggio, o di Venezia o quello attuale di Rio con un’espressione di contestazione popolare è – questo sì – da fighetti radical chic.

  9. a Venezia, Viareggio, Mamoiada…il carnevale è una manifestazione di colore per turisti. Sottoscrivo le considerazioni di Pruppugiudeu, anch’io rimpiango i balli, i lazzi, il ridere insieme al “primo incontrato” ma… “rien ne va plus”

  10. Pruppugiudeu. says:

    Vito, conosci bene il mio pensiero sul Carnevale l’ho sempre considerata una festa triste e anche da bambino non mi è mai piaciuto vestirmi a maschera. Messe da parte le considerazioni personali ritengo che con questo articolo abbia voluto come si dice in sardo ” CRACCAI SA MANU” o per dirla alla Camilleri ” METTERCI IL CARRICO DA UNDICI”. In sostanza ritieni responsabile l’attuale amministrazione Comunale della definitiva morte del Carnevale cagliaritano. Io invece ho un altra chiave di lettura, il Carnevale muore perchè pian piano ha perso il suo significato, non è più un momento di sovvertimento dell’’ordine precostituito (o forse non lo è mai stato). Il Carnevale a Cagliari era la GIOC e le sue sfilate, con la morte dei principali organizzatori pian piano è venuto meno l’entusiasmo e la voglia di fare. Nei decenni passati, in cui non c’erano centri commerciali, cinema multisala, e ogni sorta di divertimento e che adesso abbiamo a disposizione 24 ore su 24 , la città aveva un assetto organizzativo molto diverso. I cittadini avevano molto più bisogno di socialità perché avevano molto meno accesso ai divertimenti,agli svaghi e si aveva anche molto meno accesso ai momenti di satira e di contestazione. In quel contesto i momenti di Nemesi e Catarsi legati al Carnevale si caricavano di significati simbolici ed emozionali che ormai non hanno più ragione di esistere. Adesso con 100 Euro è possibile farsi un volo internazionale e visitare una città straniera e nessuno o quasi nessuno ha più interesse e voglia di vestirsi da Panettera e sfilare al ritmo di Ratantira. Gratuitamente è possibile crearsi un Blog dove bruciare Cancioffali tutti i giorni dell’anno. Il Carnevale non è finito per disinteresse dell’Amministrazione Comunale. È morto o sta morendo perché noi cittadini abbiamo altri interessi e altri modi di svagarci, e magari se siamo in auto e veniamo bloccati dalla sfilata ci mettiamo ad inveire.

    • matteo says:

      Ceeeeeeeeeeeee quindi mi vuoi dire che a venezia, Viareggio e tutte le altre città anche con meno tradizione carnevalesca e dove tuttora si organizza il carnevale non ci sono i nuovi divertimenti che alliettano i cagliaritani? Ceeeeeee sono sconvolto!

      • Pruppugiudeu says:

        No Matteo, non volevo dire questo, esistono luoghi dove il Carnevale ha ancora un senso , pensiamo a Rio de Janeiro o come hai detto tu, Venezia o Viareggio. Ma il Carnevale cagliaritano è morto per la mancanza di entusiasmo e energia che proveniva dalla popolazione e aveva come punto di riferimento la GIOC ! Poi nel corso degli anni sono venuti meno anche i contributi che il comune erogava per la riuscita della manifestazione. Vito nel suo pezzo invece imputa la fine del carnevale alla cattiva gestione dell’attuale amministrazione comunale. Quello che più mi turba è che Vito, ( persona intelligente e profondo conoscitore delle vicende cagliaritane) , dichiari che il mancato rogo di Re Cancioffali simboleggi una sorta di Monarchia assoluta in cui il popolo è talmente soggiogato da non avere più il coraggio di bruciare il simbolo del potere. Adesso mi chiedo quanti nel corso degli anni passati hanno capito o si sono resi conto di quanto simbolismo racchiudesse il rogo di Re Giorgio.

      • Personalmente rimpiango il carnevale che ho vissuto a cagliari quando ero bambino e adolescente. Quando si saliva in pixedda in sette e ad ogni curva tiravamo un sospiro di sollievo per non esserci accapotatti. E ridevamo, ridevamo e ridevamo ancora. Oggi che ho 40 anni e due splendidi bambini, per far vivere loro un briciolo di quel che ho vissuto io, devo guidare per 400 km e sfare in macchina almeno 5 ore. Vito sono con te. Ridateci il carnevale!!!!

      • Le tradizioni rimangono in vita come qualsiasi cosa: se ci si prende cura di loro, se ci si investe, se ci si studia sopra e se se ne fa un punto di forza. Se no le tradizioni scompaiono. Ma per fare tutto questo occorre innanzitutto amare il proprio territorio, la propria città, oltreché conoscerla. L’evidenza è sotto gli occhi di tutti, non solo per lo scomparso carnevale. Peccato davvero.

      • New Entry says:

        Monarchia assoluta di Re Giorgio (con tutto quello che ne consegue): suona così reale che forse non c’è più la gioia catartica del rogo, semplicemente perchè non è sufficientemente consolatorio!

    • muttly says:

      Nei cinema multisala e nei centri commerciali si agisce da spettatori, a carnevale si diventa attori, probabilmente le persone ora si sono abituate ad aspettare qualsiasi cosa dall’ esterno, non sono capaci di creare e di mettersi in gioco, è questo il problema principale, e non solo nel carnevale che è solo un aspetto della vita.

    • Ospitone says:

      Perchè i bambini oggi hanno 100 eu per farsi un volo internazionale e visitare città straniere?E poi il mondo è pieno di svaghi ma non per questo privo di tradizioni.Che scuse tiri fuori.

  11. io comunque in piazza del Carmine ci vado, martedì, e mi porto anche i bambini. 🙂

  12. H Lonato says:

    Brutta gente abbiamo eletto. Gente che non era politicamente in grado. E poi gente leggia nel cuore: gretti, insensibili, che non amano la città, che non ne conoscono la vera storia. Speriamo se ne vadano presto.

  13. Deu Seu Deu says:

    Lei sostiene acriticamente il centrosinistra, quindi che vuole, Biolchini? Tutte queste cose che poi biasima se le cerca. Eppure si pensava che avesse già “scrammentato” su Zedda, evidentemente non le è bastato e ha replicato con Pigliaru. A quando il primo post iracondo a proposito del prossimo assessore regionale alla cultura?

  14. P.P.Piras says:

    Nois semus comente sa televisione (su potere?) at detzisu chi devimus èssere. Ogni die ochint su carrasegare; ogni die però est carrasegare.

  15. paulsc says:

    Non è morto. Son passato davanti ad una scuola. Nel cortile, bambini molto piccoli cantavano cambara e maccioni… 🙂

  16. Gianfranco Carboni says:

    Che delusione, anche questa tradizione, come la Befana, non fa parte del popolo dirà qualche insigne intelletuale, RADICALCHIC. CHOCH A CHIAGLIARI ENTRA LA TRANSAVANGUARDIA E SPESANO ANCHE SANT EFISI. Il nuovo vintage che avanza

  17. Andrea says:

    Avresti potuto intitolare l’articolo “Dittatura e classismo a Cagliari, il disegno occulto del sindaco Zedda”….dai Vito non ti sembra di esagerare un po’?

    • Matteo says:

      Beh, è risaputo che al sindaco piace mescolarsi con la gente dei quartieri periferici come Sant’Elia e San Michele, d’altronde ritenuti da sempre i posti migliori dove bersi un mojito. Di legno, di ghisa e anche di piombo. (E mi scuso con il legittimo proprietario del nick)

  18. enrico casini says:

    Salve, stando in Marina, in questi giorni abbiamo sentito le prove della ratantira e abbiamo pensato che si stesse tornando alle vecchie usanze. E invece leggo che no, non sarà così.

    Chiedo scusa per l’ignoranza, ma cancioffali non brucia più perchè è scomparsa la G.i.o.c.? O perchè nessuno organizza?

    Il fatto è che da anni alcuni si organizzano eventi con il chiaro intento di rivivere la città e le sue piazze, senza chiedere permesso a nessuno e avendo cura di pulire sempre il posto.. e mi riferisco alle varie sardinate, a quello che è stato il malotango, la ciclosartiglia ( vedi la ciclofficina …)…

    Ma non si può fare la stessa cosa con Cancioffali?

    Magari anzichè mandare a cagare ….

    un saluto enrico

  19. muttly says:

    Cancioffali lo facciamo con la faccia di Ugo o del cindacoo ? Anche bifronte volendo…

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