Ventimila voti di differenza: un’inezia. Sarebbe bastato poco (due punti percentuali in meno a Cagliari, uno in più a Michela Murgia, mezzo punto in più al suo diretto concorrente e una ulteriore flessione del numero dei votanti) che ieri Francesco Pigliaru non avrebbe festeggiato la sua elezione alla presidenza della Regione Sardegna, cedendo il passo ad una riconferma di Ugo Cappellacci. Il giorno dopo la vittoria i dati ci restituiscono la vera dimensione di una affermazione in realtà soffertissima, arrivata in extremis, quasi miracolosa per come si erano messe le cose solo un mese e mezzo fa.
Di chi i meriti di questo successo? Intanto del candidato e del suo coraggio. Non è stato semplice per uno come Francesco Pigliaru buttarsi nella bolgia di una campagna elettorale così dura e improvvisa. Non lo sarebbe stato in realtà per nessuno, ma per il professore di economia è stato veramente un battesimo del fuoco, alla fine superato con successo, alla faccia di chi (come Marcello Fois) lo aveva bollato come inadatto alla pugna: “Giocarsi un pezzo da novanta come Pigliaru a poco più di un mese dalle elezioni, significa far correre i cento metri a un maratoneta”, scrisse Fois lo scorso 8 gennaio. Ma non è stata l’unica analisi che lo scrittore nuorese ha sbagliato malamente in questi anni.
Poi bisogna ammettere che è stata realmente la vittoria di una coalizione. Se il Pd ha portato alla causa 150 mila voti, le altre dieci sigle hanno contribuito con poco meno di 140 mila preferenze. Escluso il seggio attribuito al presidente, gli altri 35 che costituiscono la maggioranza saranno ripartiti in maniera quasi identica (18 al Pd, 17 a tutti gli altri) imponendo dunque un modus operandi collettivo e plurale. Il Pd non potrà egemonizzare la giunta prossima ventura, né vantare chissà quale primato. Anche perché basta guardare i dati delle ultime politiche di un anno fa per capire che in dodici mesi il partito guidato da Silvio Lai ha perso nell’isola la bellezza di ottantamila voti.
Pigliaru sarà dunque chiamato ad esercitare un ruolo politico vero, da direttore d’orchestra. Senza una azione collettiva, rischierà di rimanere schiacciato tra le beghe di un partito che adesso dovrà andare a celebrare un sanguinosissimo congresso: sarebbe bene per il presidente stare il più lontano possibile dalle dinamiche isolane del Pd e tenere la barra ferma sul criterio principale che si è posto per la creazione della sua giunta: innanzitutto la competenza.
Anche perché l’esigua partecipazione al voto carica il presidente di ulteriori responsabilità. Mai come stavolta l’astensionismo è stato ragionato, quasi motivato, e non un atto di disimpegno dalla politica come sempre è stato. Recuperare i cittadini alla vita pubblica passa solo attraverso azioni di governo ineccepibili e cristalline (detto en passant, senza ad esempio nominare assessori politici sotto inchiesta per peculato…).
Tuttavia un ragionamento più approfondito sulle cause del crollo dei votanti va fatto. Io ritengo che la vera possibile delegittimazione del presidente non arrivi dal fatto che solo un sardo su due si sia recato alle urne domenica, quanto che alla competizione non abbia partecipato il partito che alle politiche di un anno fa si impose come il più votato. Il Movimento Cinque Stelle raccolse il 30 per cento dei consensi, con la bellezza di 274 mila voti. Fatevi anche voi due calcoli: se l’anno scorso i grillini non fossero andati alle urne, l’affluenza sarebbe crollata al 46 per cento. Se invece almeno 200 mila persone domenica avessero dato il voto al candidato di Grillo, l’affluenza sarebbe salita di oltre dieci punti, attestandosi di poco sotto la percentuale fatta registrare alle regionali di cinque anni fa, e ci saremmo trovato davanti ad un calo certamente evidente ma fisiologico, e comunque non drammatico.
La verità è che i partiti tradizionali sono stati miracolati sia dall’assenza di Grillo che dalla sciagurata strategia elettorale di Sardegna Possibile (ma di questo tra poco).
Certo però che undici partiti non sono pochi. La politica sarda ha bisogno di una riorganizzazione e le forze sovraniste possono dare il loro contributo. Partito dei Sardi, Rossmori e Irs non sono riusciti a presentarsi agli elettori con un’unica lista ma hanno comunque eletto complessivamente cinque consiglieri: un risultato notevolissimo. Ora sarebbe opportuno che costituissero un gruppo unico (sarebbe il secondo per consistenza nella maggioranza), per proseguire coi fatti un ragionamento lasciato a metà. Ora ci sono tutte le condizioni perché il polo sovranista faccia i primi passi, in vista di prossimi obiettivi ancora più ambiziosi ma anche ineludibili.
Capitolo Michela Murgia. Come dicevo prima, la strategia elettorale della candidata è stata a dir poco sciagurata. Se io fossi un dirigente di Progres, oggi mi mangerei le mani a vedere il dato fatto registrare dal partito: 2,7 per cento (quasi 19 mila voti) a cui vanno aggiunti i consensi raccolti da Gentes e Comunidades, per una percentuale complessiva del 6,77 per cento. Giù il cappello.
Se Michela Murgia si fosse accorta per tempo che l’unico obiettivo da lei ragionevolmente raggiungibile era quello di portare qualcuno della sua coalizione in consiglio regionale, oggi Sardegna Possibile avrebbe due rappresentanti in via Roma. Invece ha prevalso l’ambizione personale e una dose stratosferica di presunzione e di insipienza politica. E non si può certo dire che a Kelledda siano mancati gli avvertimenti e i consigli benevoli. Ma la strategia sembrava essere fissata da tempo e, soprattutto, immodificabile.
Ogni risultato elettorale va valutato in relazione agli obiettivi che si intendono raggiungere. Fin dal mese di agosto Murgia sbandierava ai quattro venti e senza alcuna prudenza la sua (supposta) reale possibilità di vincere le elezioni. E lei ci ha creduto fino a qualche giorno fa, del tutto incapace di cogliere i segni evidenti di un risultato che stava maturando e che poi è stato impietoso.
Nessuno l’ha costretta ad interpretare in questo modo scriteriato la sua avventura politica. Io penso che se più ragionevolmente si fosse posta degli obiettivi più alla sua portata, oggi lei sarebbe stata tra le vincitrici di queste elezioni. Invece le ha perse, malamente. Non solo per colpa di una legge elettorale discutibilissima, ma soprattutto per non essere stata in grado di interpretarla quella legge, di cui al momento della candidatura (ad agosto scorso) ignorava colpevolmente tutte le insidie. Kelledda ha giocato col fuoco, ed è rimasta bruciata. Ma quel che è peggio, ha vanificato per via della sua smodata ambizione un risultato notevole raggiunto dalle liste di Sardegna Possibile. Se avesse rinunciato alle improbabili ambizioni di vittoria e avesse lottato per il raggiungimento del 5 per cento (con la presentazione di una sola lista) oggi avrebbe realmente contribuito ad innovare la politica sarda. E invece ora si lamenta e basta.
Dare ora la colpa alla legge elettorale è segno di infantilismo politico. Kelledda ieri avrebbe dovuto ammettere innanzitutto la sconfitta (e non lo ha fatto) e poi solo dopo prendersela con gli sbarramenti al 5 e al 10 per cento. Che peraltro non la preoccupavano minimamente lo scorso 20 agosto quando rispondeva così in una intervista concessa al Fatto Quotidiano.
La legge elettorale sarda pone alle coalizioni uno sbarramento al 10 per cento. Come farete a superarlo?
Se vogliamo vincere entro il tempo della nostra vita dobbiamo credere che ad affermarsi non sia il nostro soggetto politico, ma le nostre idee. È molto più facile per noi farlo restando fuori dai due grandi schieramenti storici, aprendo un tavolo che sottragga loro le forze che, a causa della loro scarsa credibilità, sono pronte a fare scelte diverse. Puntiamo a far crescere le nostre idee dentro un movimento in cui gli indipendentisti sono una minoranza. Per il 10 per cento non ci saremmo neanche messi: puntiamo a vincere e può bastare il 30 per cento.
Alla luce dei risultati finali e del piagnisteo post voto, direi che ogni commento è superfluo.
Deo so istadu sempere unu federalista chi in custas regionales apo botadu e fatu botare Pigliaru, in antis non fia pro nudda cumbintu, dia aere prefertu Ganau, ma a bellu a bellu mescamente in sas urtimas dies mi so impinnadu de prus e apo dedicadu duas dies prenas a sa campagna cuntatende sos cumpangios, fintzas si deo so annos chi non fatzo prus politica e non partetzipo a sos organismos dirigente inue apo apidu rolos importantes. Su P.D. su partidu miu est lainadu dae gherras internas e medas fias b’at de lu timere ca oe non nos iscrìmus prus a su P.D. ma a una currente de su P.D. e fintzas custu at contribuidu a li faghere perdere botos. In medas territorios su P.D. nch’est belle e burradu. Fortzis Pigliaru at bintu gratzias a medas pessones chi sas urtimas dies si sunt movidas che a me pro inertzia. Apo contribuidu a eleghere unu candidadu de su P.D., su chi est istadu dae trinta annos su partidu miu, custu candidadu at a reventidu a esseret eletu primargiu in sa Provintzia sua. Est istada una campagna meda diliga sa gente est desconfiada non si podiant firmare sas pessones in su caminu ma cheriat a las fueddare una pro una dilicamente. Pigliaru est una pessone seria mi dat confiantza ma depet aberrere sos ogros ca gubernare totu custos partidos no at essere fatzile. Mi permito de li dare tres cussigios: temperantzia, trasparentzia e onestade e s’amentet sempere ca sas cosas chi funtzionant non si tocant e lasset perdere sos ordines de sos sindigados difatis m’ispantat sempere sa petolagia sindigale chi s’intendet de podere antziare sa gigirista, e in custa dies lu dat craramente a bidere. Sa politica est una cosa diferente dae sos sindigados. Non fatzat che a Soru chi at persighidu e burradu sos megius burocrates de tzentru ischerra. Pro sa Limba Sarda l’affortzet ispaniende in bia isperimentale sa Limba Sarda Comuna. So de acordiu cun Soddu ci natat ca su federalismu depet essere persighidu die pro die. Parabenes sincheros a Pigliaru e a sa Junta sua.
Da quando avevo sette anni, c’è sempre stata una cosa che non sono mai riuscito a tollerare: quei compagni di gioco che, una volta resisi conto dell’imminente sconfitta, cercavano in tutti i modi di cambiare le regole e volgerle al loro favore.
Forse è questo rigore interno che, da grandicello, ha scatenato in me una forte “avversione” per Silvio Berlusconi.
Adesso, che i capelli residui, volgono lentamente al bianco, mi rendo conto che sono completamente obsoleto, assolutamente non in grado di accettare anche l’ultima mutazione genetica di questa antipatica abitudine comportamentale.
Perché la triste realtà è oramai chiara: se Berlusconi voleva cambiare le regole in corso d’opera, il PD, oggi, vuole la libertà di applicarle a seconda delle proprie opportunità, senza neanche cercare di cambiarle.
Il caso Barracciu è paradigmatico di questa esigenza.
Se RenatoSoru, noto anche come evasore fiscale, diventerà ministro, avremo un’evidente dimostrazione di questo simpatico “codice etico” ad assetto variabile.
Ganau, Renzi, Manca, Sabatini (i nomi che ricordo di politici PD indagati) sono già sotto gli occhi di tutti.
Pigliaru, che già ha esposto il cartello “no-indagati” nella porta della sua sala Giunta, quando dovrà, forse (se il totoministri ci azzecca), incontrare il Ministro Soru, farà finta di niente e si dimenticherà di questa pressante esigenza morale (cercando di far dimenticare a Renato anche di quando aveva abbandonato la sua Giunta, sbattendo, guarda caso, sempre quella benedetta porta).
È anche ovvio che quando telefonerà al suo amico Renzi, per complimentarsi della nascita del governo, il fondamentalismo etico avrà un attimo di amnesia, impedendogli di ricordarsi che anche Matteo è un indagato/condannato.
“Ma lascialo governare, è una persona seria, qualificata … un professore, un tecnico prestato alla politica” diranno in molti.
Se non ricordo male anche la Fornero aveva tutte queste belle qualità, e, anche un grande cuore, (tant’è che pianse in diretta, pensando alla sorte riservata ai più, dalla contemporaineità che avanzava.
Sappiamo come è andata a finire.
Non so proprio quanta strada potremo fare, con questa gente che ci governa, ma ho come l’impressione che il punto di arrivo sia certamente qualcosa di simile a quello che sta succedendo a Kiev.
Saluti.
P.S.: cara Francesca Barracciu quel cartello sulla porta della sala Giunta è proprio, e solo, per te, mi dispiace (ma gli altri ancora non hanno capito che sei una donna barbaricina).
Caro Vito, innanzitutto voglio esprimerti la mia vicinanza per l’attacco da parte del deputato di Olbia, Scano, nella rubrica Dentro la Notizia, a Videolina. Secondo la logica del parlamentare gallurese, è vietato criticare la presa di posizione di Michela Murgia che prima ha partecipato alla sfida, consapevole della legge elettorale (con le sue regole) e dopo ha inveito contro la stessa, considerata causa del fatto di non avere portato alcun esponente in Consiglio, nonostante il cospicuo numero di consensi. Viene da chiedersi se questa è la dialettica politica o ancora la democrazia di cui si riempiono la bocca certi personaggi; come dei guru della politica, convinti di potersi ergere a maestri e censori per via della familiarità con le assemblee elettive e i posti di sottogoverno (quando non sono in parlamento), mentre hanno smarrito il senso della politica da vivere come servizio; aspetto che non è una dichiarazione di principio, ma un dovere morale, se non un obbligo giuridico perfetto. Il fatto che imperversino ancora nelle assemblee e nei dibattiti – nonostante il popolo li abbia messi da tempo in discussione – è segno che i tempi dell’affrancazione sociale e civile della Sardegna, iniziata nel feudalesimo, non sono ancora all’orizzonte.
Quanto alle votazioni. Non hanno tratteggiato un percorso che possa condurre a importanti cambiamenti rispetto al passato, a iniziare da quello recente. La legge elettorale di cui si discute tanto, ha portato alla creazione di due grosse aggregazioni. Quanto in questa scelta abbia contato la condivisione dei programmi o unicamente il fatto di mettersi dentro un <> è da stabilire.
Com’era da prevedere i due blocchi <> non si sono distanziati di molto: Pigliaru ha avuto dalla sua il voto <>, il centro-destra ha primeggiato nei collegi. La differenza l’hanno fatta – aspetto che hanno rimarcato in tanti – la posatezza e le soluzioni più percorribili e realistiche (snellimento della macchina burocratica, scuola e lavoro) del professore di Economia. Se queste cose si realizzeranno – in tempi brevi – sarà già un ottimo risultato.
Cappellacci ha sicuramente portato molta passione nella campagna elettorale e anche nei giorni di guida di Palazzo Devoto ha fatto delle azioni forti per affermare il diritto della Sardegna a vedersi riconosciute alcune prerogative contenute nella specialità statutaria e la stessa condizione di svantaggio derivante dall’insularità. Compresa quella della flotta sarda – tanto criticata dagli avversari politici e ridotta a <> – che è stata una sorta di mantra di tante amministrazione regionali del passato e in particolare dalle forze sardiste, che in questo modo pensavano di bloccare l’inadeguatezza della Tirrenia. A suo torto – hanno detto i bene informati – molte risorse europee non spese, coinvolgimenti nella cosiddetta P3 (dell’eolico) ancora da chiarire e un <> che non è passato indenne.
La coscienza critica l’hanno espressa (o l’avrebbero dovuta esprimere) in questa tornata elettorale le forze identitarie, sovraniste, indipendentiste, e via seguitando. Ci hanno provato, non c’è dubbio. A iniziare dagli elementi elettoralmente più deboli: il nuorese Devias, delle volte con qualche forzatura (o esagerazione), in altri esempi con considerazioni veritiere circa il modo personalistico e superficiale (quando non affaristico) usato dalla classe dirigente nell’amministrare la Sardegna. Il limite è stato forse quello di non unirsi per fare un cartello, hanno accusato alcuni dirigenti nel momento successivo al voto. La galassia si è divisa tra chi ha scelto di allearsi con i due grandi blocchi, e oggi si ritrova con alcuni posti in Consiglio regionale, e chi quegli stessi blocchi li aveva criticati prima della campagna elettorale e ha continuato a considerarli alternativi, ritenendo di comodo e ingiustificata la formula <> (con i vituperati partiti italiani). Ora c’è l’appello che quegli stessi consiglieri facciano fronte unico in assemblea (si uniscano) in un gruppo. Cosa fattibile, anche se è difficile capire quanto poi saranno in grado di fare forza su certe scelte, anche perché candidandosi con il centro-sinistra (o con il centro-destra) hanno accettato un programma nel quale priorità e scelte saranno stabilite dai partiti di maggioranza relativa, che non sono quelli d’ispirazione indipendentista.
Grazie per la solidarietà, peraltro se sentirmi dire “la sua opinione non conta nulla!” è stata invece la dimostrazione che la mia opinione ogni tanto conta, eccome se conta! 🙂
Anche per merito vostro che seguite e partecipate al blog.
a me pare scandaloso che in una elezione con così scarsa partecipazione, chi ha preso circa il 10% non sia rappresentato!! sono riusciti a farsi il bipolarismo, Peccato per la democrazia!!! Marina
Mamma mia quanto pessimismo. Fatemi godere questa vittoria.Sono stato un convinto sostenitore di Pigliaru da subito, e ho sempre pensato che fosse la persona giusta per vincere. Intanto blocchiamo il PPS e vi sembra poco? Magari liberiamo pure la Sanità, nominando un assessore che abbia l’autorevolezza e la competenza. Come è stata la Dirindin con Soru. La differenza tra Pili e la Barracciu è di cultura politica. A Sinistra, anche nel PD esiste un senso di appartenenza, di spirito di servizio, anche se sempre di meno, e soprattutto gli elettori esercitano un controllo al quale comunque non possono sottrarsi gli eletti e la classe dirigente. .L a storia della sinistra in questo paese, anche in Sardegna, è stata quella di tradurre in atti concreti le speranze di cambiamento. Perchè Pigliaru non dovrebbe riuscirci?
Dall’esame dei dati elettorali non possiamo che ringraziare Pigliaru per avere miracolato questo sbrindellato Centrosinistra sardo, seppure col contributo determinante del narcisismo vendicativo di Pili, dandogli la possibilità di governare e dimostrare se vale ancora qualcosa.
Non si capisce proprio che cosa abbia da sorridere e da brindare la Murgia per il suo pessimo risultato, dimostrando anche in quest’ocasione una stupidità politica che molti di noi avevano sospettato, specie se si considera la penalizzazione in termini di rappresentanza subìto dalla causa indipendentista che aveva tanto a cuore, danneggiata pesantemente dalle sue scelte.
Fa bene Pigliaru a mettere subito dei paletti chiari sui criteri di formazione della sua giunta; è stato, per necessità, accomodante nella composizione delle liste dei candidati assumendone su di sè il rischio nella campagna elettorale e ora ha tutti i titoli per rivendicare tutte quelle esigenze di rigore necessarie per dare autorevolezza alla giunta che si appresta a formare.
La Barracciu ( sarà contento Bozzetti che la nomino) è una persona seria e non certo un’egocentrica vendicativa alla Pili ed è in grado di comprendere che, in questo passaggio delicato, è opportuno stare da parte sino a quando non risolve i suoi problemi con la giustizia; lo stesso discorso vale per i renziani della prima/seconda/ terza ecc. ora, che abbiano pendenze giudiziarie non chiarite. Potrebbe essere anche un buon esempio per Renzi che si appresta alla formazione del governo nazionale.
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Caro Carlo,
apprezzo che tu dica che la Barracciu è una persona seria (se poi lo pensi veramente, non lo so) perché io, al di là delle battute e dell’ironia, lo penso veramente.
Poi tu sai che io ho questa debolezza per le nostre dee madri sarde …
@Carlo Murtas
Ringrazia Pili, piuttosto. Non ci fosse stato lui, al posto di Pigliaru ci sarebbe Cappellacci. E lo si vede proprio dall’esame dei dati elettorali! Con Pili dentro la coalizione non ci sarebbe stata storia.
Pigliaru ha condotto un’operazione a rischio zero: avendo vinto, assume la connotazione del trionfatore, se avesse perso, sarebbe stato colpa del PD.
Quanto a Barracciu, credo che se avesse corso al posto di Pigliaru non avrebbe cambiato sostanzialmente il risultato, ma nessuno potrà mai saperlo.
È finita la festa!!!
Lo scenario che tutti ci aspettavamo, è arrivato a teatro (lo studio di Videolina).
Neanche finito l’eco dei botti dei tappi dei brindisi per la vittoria, che sulla scena, appena il domatore dei leoni ha fatto schioccare la frusta, è tornata prepotentemente la nera pantera di Sorgono.
L’ambiente era stato riscaldato ad arte da un duetto a due voci tra il nostro grande Vito e Giampiero Scanu (oggetto del contendere ovviamente la rilettura della vicenda Barracciu).
Ma quando è arrivata Lei, il carbone degli occhi e il nero lucente della chioma, già lasciavano immaginare dove si sarebbe arrivati.
L’ormai ex segretario del PD, SilvioLai, è stato “denudato” in maniera devastante con due colpi d’artiglio: ex e incapace di tutelare il partito di fronte al neo-presidente.
Pigliaru è stato avvisato: gli hanno dato (anzi lei gli ha concesso) la presidenza su un piatto d’argento, il partito l’ha fatto vincere (perché non è riuscito a portare un voto in più delle liste), lei gli ha fatto la campagna elettorale come fosse la sua (e ha ragione). adesso bisogna ricordarsi che il partito decide gli assessori, il partito è garantista (a comando, come sappiamo bene), l’elettorato è garantista.
La logica dell’analisi è corretta, il carattere con cui l’ha imposta è stato impressionante per forza e capacità di sintesi (se pensiamo, anche, alla scialba apparizione di Lai).
Non so come finirà, perché troppi sono i fattori in gioco, ma son sicuro che Barracciu ha delle carte in mano e non è detto che il suo obiettivo sia fare l’assessore o il vicepresidente.
Pigliaru ha diversi elementi di debolezza, se consideriamo che, sulla questione morale, ha dovuto già cedere una volta, e che la coalizione che lo sostiene è vasta e ricca di tensioni interne. Se vuole trovare elementi di forza, al di là di minacciare le dimissioni, dovrà trovarli nelle alleanze forti e nelle debolezze degli altri, oltre che sperare nell’aiutino dal Capo.
Forse è anche per questo che il ring per le trattative verrà allestito solo dalla prossima settimana, quando sapremo se il governo nazionale di Renzi sarà cosa fatta o meno.
Se non fosse che lo spettacolo ha forti interferenze con il nostro futuro, ci sarebbe da divertirsi.
Purtroppo non è così-
Sul punto che Pigliaru non abbia spostato nemmeno mezzo voto, concordo. Se al posto di Pigliaru fosse stato messo Raffaele Paci il risultato sarebbe stato identico. Bastava avere un candidato con un minimo di credibilità e l’elettorato, pur di non rivedere Cappellacci, l’avrebbe votato. Se non dimostra carattere, farà la fine del professor Monti, cadere nell’oblio.
Caro Vito,
Il Neo-Punico sentenziò:
http://www.democraziaoggi.it/?p=3302
… a proposito della debolezza di Pigliaru.
Pubusa non sarà un grande esperto di politica ma su questo ha ragione: potrebbe darsi benissimo che si arrivi al TAR. E che, anche in Sardegna, i giudici si sostituiscano alla politica sul tema della legge elettorale.
Avremmo il caso di un governo regionale espresso dal 20% degli aventi diritto, “minacciato” dalla possibilità che i cespugli al seguito del PD vengano decespugliati a favore di altre erbacce sparse, ancor meno propense alla stabilità regionale.
Per la serie: non c’è limite al peggio.
Non sarà domani che sapremo se davvero il TAR farà come dice l’avvocato, ma poco importa. Forse uno degli slogan politici del prossimo futuro sta nascendo in questi termini: Il consiglio non è “legittimo”.
Sai che ridere!
Ma davvero Murgia ha perso, come dici tu?
Alcuni segnali captati ieri su Videolina. La frase “il nostro obiettivo non era mettere consiglieri ma dimostrare che un’altra Sardegna è possibile” la dice lunga sulla sapienza politica di Michela Murgia. La Barracciu molto sportiva che esordisce con “è stata una mia scelta, non mi ha spinto Renzi a rinunciare, ho fatto la campagna elettorale per Pigliaru come se fossi io la candidata” e via dicendo, salvo poi sputare veleno e rancore su tutti i compagni di viaggio (primo fra tutti il Presidente appena eletto). Un piccolo consiglio a prescindere dalle vicende giudiziarie, se il partito le darà in mano qualcosa sappia che non farà prigionieri (e partirà dagli “amici”). Massimo Zedda e Piergiorgio Massidda che battibeccano sulla “Chiagliari” del futuro, forse non era proprio in tema col dibattito, ma almeno anche qui in città qualcosa inizia a muoversi. Bustianu Cumpostu che chiama a raccolta gli indipendentisti per le europee e recrimina per l’alleanza persa alle regionali, rivolto a Sedda: “andiamo Franzì… sù Franzì!”, fantastico.
Biolchini che fa un intero post senza nominare la Barracciu (in neretto) è quasi una notizia politica.
Vincere di 20.000 voti è come vincere ai rigori, Sopratutto quando il governatore uscente ha fatto il peggio fino all’ultimo (e il suo padrino l’ha anche ribattezzato Ugo M).
Insomma non si è riusciti neanche a vendicare le nove pappine inflitte a RenatoSoru.
Ora, stare lì a cercare di capire chi ha fatto vincere il csx è una strada che porta lontano e non vale la pena di percorrerla (troppe paternità).
La vera domanda è questa: “in quanto tempo Biolchini inizierà a trattare Pigliaru come tratta Zedda?”
La domanda di riserva è quest’altra: “basteranno i due consiglieri del PdS per far sventolare il vessillo sovranista nella Giunta Pigliaru?”
La terza domanda non puà che essere quest’altra ancora: “chi si prenda la briga di avvertire Vito, caso mai alla Barracciu …?” (o già è stato avvertito, magari quando gli hanno confermato il suo incarico?).
Non ho sinceramente capito la terza domanda, però forse anche sì. Mi vuole dire che la Barracciu potrebbe entrare in giunta? Oggi il presidente Pigliaru in diretta a Videolina ha detto esattamente il contrario. Chiaramente, senza giri di parole.
Qualcosa può essere che stia cambiando, nello scenario della Barracciu e di Vito (può essere?)
A proposito di chiarezza, senza giri di parole, è stata ancora più chiara la Barracciu.
Molto più chiara (e devastante).
Sarà interessante vedere come andrà a finire. Nel mio scenario, comunque, nessun significativo evento all’orizzonte.
Una interessante analisi del voto:
http://www.dazebaonews.it/primo-piano/item/24222-elezioni-sardegna-analisi-dell’istituto-cattaneo-chi-ha-vinto-chi-ha-perso-e-dove
…… “sarebbe bastato”.
Vito questa è un’analisi ‘a sa moda de’ Fois 🙂
Mi pare che non sia tanto difficile ammettere che Pigliaru ha modesti meriti in questa vittoria; neppure è difficile ammettere che il consenso a Mauro Pili è, quasi interamente, un consenso mancato a Cappellacci; è praticamente fuor di dubbio che il consenso a Sardegna Possibile non provenga da elettori che avrebbero votato per il centrosinistra anche con Pigliaru candidato Presidente (erano già elettori persi!); è altrettanto fuor di dubbio che Cappellacci ha deluso il suo stesso elettorato.
Tira le somme e vedrai che le cifre non sono troppo approssimate.
A quando la prossima sparata contro Michela Murgia? …… non che sia esente da colpe e non abbia commesso errori.
Credo, invece, che la coalizione di Michela Murgia abbia intercettato solo voti di sinistra (SEL per intenderci) e perso quelli destinati al M5s.
secondo questo ragionamento, Sel avrebbe almeno il 10% dei voti nell’isola. Certo…
Bruno,
i voti dovrebbero appartenere (e appartengono) agli elettori. Chi ha votato Sardegna Possibile non era più interessato alle logiche politiche della sinistra istituzionale italiana: al massimo erano ex SEL o ex PD destinati all’astensione 🙂
– “Vorrei una giunta senza indagati” (Francesco Pigliaru)
– “La Giunta non la deciderá Pigliaru ma il mio partito, che è garantista” (Francesca Barracciu)
Mi sa che a Pigliaru fanno fare la fine di Palomba e di Soru, ad ora non sembra siano cambiati gli atteggiamenti dentro il Partito Defunto
Mettiamoci d’accordo: non si può dire, oggi, che Murgia non ha visto i segnali e dare, ieri, alla stessa Murgia un probabile 18%!! Sarà vero che non li ha visti Murgia, ma è altrettanto vero che non li ha visti neppure Stampu Nieddu!
Il punto vero è domandarsi per quale motivo sia avvenuto. Come mai un po’ tutti hanno sovrastimato Murgia?
Ci sono molti motivi, ad esempio:
1 la destra aveva tutti motivi per pomparla, quindi non deve stupire se i media hanno dato l’impressione di credere in un suo trionfo; è una strategia di marketing ben nota.
2 gli altri, che a fatica definisco csx, sono lontanissimi dagli elettori; nel senso che non sono più in grado di interpretarne bisogni e aspettative. Ormai politica, informazione e opinion maker parlano tra loro senza alcuna connessione con la realtà dell’elettorato, salvo la frazione direttamente dipendente dal mondo politico. In questa situazione non stupisce che un elettore su due resti a casa e la vittoria elettorale vada a chi ha perso meno voti. E non stupisce che si creda davvero che una formazione come SP possa sfondare, risultato di chiacchiere e ragionamenti avulsi dalla realtà degli elettori. Ma perché avrebbe dovuto, essendo poco più che progres e poco altro? Il risultato è la somma del battage pubblicitario pro Murgia e del lavoro storico di progres, il cui bacino è stabile da tempo.
3 la proposta politica di Murgia&C, inesistente, si è affiancata a quelle altrettanto inesistenti degli altri. Pigliaru, che ha vinto, ha fatto intravvedere ricette quasi altrettanto inutili di quelle di Murgia, a partire dal M&B per imprenditori e dagli uffici per il lavoro. La realtà è che si ha poco da proporre (ad esempio i “sovranisti”) si fatica a vedere il poco altrui o si fa finta di non vederlo.
In sintesi, la sovrastima riguardante Murgia è somma di lontananza cronica dall’elettorato, autoreferenzialità degli addetti ai lavori e un pizzico di cinismo da parte dei media interessati.
Piuttosto, dovrebbero interrogarsi le anime belle che hanno creduto possibile razzolare voti in giro con lo slogan della ‘politica condivisa’ e si sono ritrovati con un pugno di mosche (io dico per fortuna, ma non credo che loro siano dello stesso avviso). Si renderanno conto, costoro, di quanto sono lontani dagli elettori, adesso che non hanno avuto i voti?
Infine, Vito, ho un appunto per te. A parte le opinioni, ciascuno ha le proprie, ti inviterei a rendere uniformi i ragionamenti considerando voti ‘o’ percentuali, non a volte gli uni a volte le altre. Ad esempio, dire che progres ha avuto un risultato eccezionale sulla base della percentuale è fuorviante: i voti sono più o meno sempre quelli e la percentuale è pompata dalla bassa affluenza. Vista da una prospettiva diversa, si potrebbe dire che “neppure questa volta progres ha fatto un granché, perché i voti sono sempre gli stessi… nonostante l’enorme aiuto dato a Murgia dai media”. Stesso discorso vale per i sovranisti, come li chiami tu, che mandano rappresentanti in consiglio per demerito altrui (soprattutto PD).
Poi sono d’accordo anche io che averli, i consiglieri, è meglio che non averli, ovvio, ma non stiamo a parlare di “bel risultato” perché è un’illusione molto simile a quella patita per la discesa in campo di Murgia. Se la tua analisi presagisce ciò che avverrà adesso per la formazione del governo regionale, Pigliaru ha da preoccuparsi.
Infine, visto che tutti dicono ‘l’avevo detto’: l’avevo detto che chiunque avesse vinto ci sarebbe stato un governo regionale debolissimo. Ed è avvenuto! 🙂
c.v.d.
Non so se la Barracciu ci è o ci fa, forse c’è il dispiacere per non aver potuto perdere e andare in consiglio come seconda
Oh Vito, ti ho appena visto su videolina, sei stato troppo buono con la Murgia, ciò che hai detto alla Congera lo dovevi dire a Lei, che fine a sei mesi fa diceva che avrebbe preso il 30 % e avrebbe vinto…poi, sarebbe stato bello sentir chiedere a Lai come mai alla Barracciu è stato chiesto di fare un passo indietro e invece ai tre consiglieri regionali PD uscenti indagati per peculato non è stato chiesto nessun passo indietro…….e così sono stati rieletti…..cosa ne pensi??
Pingback: Le elezioni le ha perse Ugo M. | Bolognesu: in sardu
Ma quello che alla trasmissione su Vidolina abbettiava con te che non era il PD che non ha candidato la Barracicu chi è ?
giampiero scanu
Di un’arroganza inaccettabile (”Lei non fa testo!”).
Vito mi sa che fa come Zedda, circola già il nome della Barracciu come vicepresidente o assessore…
Se Cappellacci non ha preso il 46% il merito è tutto di Mauro Pili che gli ha tolto i voti che l’avrebbero confermato. Le liste di Pili adesso sarebbero in consiglio regionale.
Trovo assurdo che chi ha preso 4000 voti starà all’opposizione, mentre chi ne ha preso oltre 70000 no! Una legge elettorale ritagliata su misura