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Rovelli docet: dopo la Costa Smeralda, il Qatar vuole acquistare il Cagliari Calcio. E perché non anche l’Unione Sarda?

(L’emiro del Qatar Tamim ben Hamad Al Thani)

Cellino vende il Cagliari agli emiri. È un ipotesi che ritieni credibile?” chiede l’Unionesarda.it ai suoi lettori. E io ho risposto di sì. Perché mi sembra una storia già vista, uno di quei “corsi e ricorsi della storia” a cui dovremmo prestare attenzione. Possibile che nessuno se ne sia ancora accorto?

Gli emiri in questione non sono dei signori qualunque vestiti di bianco e con un accento strano: sono i signori del Qatar, i padroni della Costa Smeralda. Cioè di quattro alberghi superlussuosi e di ben 2500 ettari di bellezza incomparabile ma (particolare di fondamentale importanza) attualmente inedificabili. Perché dunque abbiano comprato tutto questo ben di dio è difficile da immaginare.

I generosi emiri hanno già manifestato l’interesse ad acquisire il San Raffaele (leggete questo articolo), una mega struttura sanitaria realizzata ad Olbia che dopo il crack di don Verzè rischia di rimanere ciò che ora è: un casermone in riva al mare. Se gli emiri acquisiscono il San Raffaele tirano fuori dall’impaccio la politica gallurese e isolana in un colpo solo: perché su questa nuova clinica privata molti hanno cementato le loro fortune elettorali e perché buona parte della sanità sarda del futuro passa attraverso la Gallura.

Perché gli emiri vogliono acquisire il San Raffaele? Solo perché è un buon affare?

Da qualche giorno l’Unione Sarda ci informa che la trattativa per la vendita del Cagliari al Qatar è ormai a buon punto. Perché il Qatar dopo la Costa Smeralda e il San Raffaele vuole prendersi anche la prima squadra di calcio della Sardegna? Non gli basta il Paris Saint Germain?

Nel 1967 le società della famiglia Moratti e dell’imprenditore Nino Rovelli (Saras e Sir) acquisirono le quote del Cagliari Calcio: avevano bisogno di creare nell’opinione pubblica isolana il giusto clima di consenso a favore della incredibile impresa che volevano realizzare: mutare l’economia dell’isola e spalancare le porte alla petrolchimica, sontuosamente finanziata dai fondi statali del Piano di Rinascita. Ciminiere a Sarroch, Ottana, Porto Torres e Assemini, centinaia di miliardi bruciati in pochissimi anni in una impresa economica in gran parte fallimentare.

Ma una squadra di calcio (seppur con relativo meritatissimo scudetto) non poteva bastare ad anestetizzare i sardi, e così Rovelli si comprò prima la Nuova Sardegna e L’Unione Sarda: tutta l’informazione isolana finì improvvisamente sotto il controllo dei signori della petrolchimica. Una voce unica a favore di un modello di sviluppo unico: la monocultura chimica. I danni li stiamo pagando oggi, sono sotto i nostri occhi.

Ecco, la strategia degli emiri del Qatar sembrerebbe identica a quella di Rovelli: risolvere il problema San Raffaele e comprarsi il Cagliari per portare dalla propria parte gran parte degli umori popolari galluresi e isolani, premere sulla politica e avere il via libera per costruire in Costa Smeralda. E a chi ti regala un ospedale e ti fa sognare lo scudetto non glielo consenti di costruire in riva al mare?

Certo, in questo quadro di spaventose similitudini manca un tassello importante: l’informazione. Da mesi a Cagliari circola furiosamente la voce che Carlo De Benedetti (l’editore del gruppo Espresso) voglia acquistare l’Unione Sarda. C’è addirittura chi è pronto a giurare che l’atto sia già stato stipulato e fa pure il nome del notaio che ha suggellato il passaggio di proprietà. A me in realtà questa ipotesi non convince per niente, in quanto De Benedetti un suo giornale (La Nuova Sardegna) nell’isola ce l’ha già: che se ne farebbe di un altro?

Piuttosto direi che gli emiri del Qatar, se volessero ripercorrere le fortunate orme di Rovelli, dovrebbero loro comprarsi l’Unione Sarda, quotidiano indipendente fondato nel 1889. Allora sì che farebbero bingo.

Ma è chiaro che stiamo parlando di ipotesi fantascientifiche, prive di qualunque fondamento. Si dice così, tanto per dire.

 

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20 Comments

  1. riccardo manos says:

    Guarda Biolchini…di solito non son d’accordo con te su molte cose, sopratutto se si parla di cagliari calcio, is arenas e sant’elia, ma stavolta concordo in pieno al 100%.

    La speranza è che questi arabi investano in maniera intelligente, si possono fare un mucchio di soldi anche rispettando i luoghi e le persone.

    Vedremo, vedremo anche chi vincerà le prossime elezioni…sarà lui a dover mettere paletti! Inutile dire che Ughetto non ne metterebbe

    • penso che Vito, abbia ragione , ma anche se c’e’ fame di lavoro bisogna anche dire che i tempi e le persone sono diverse dai famosi anni 60 quindi ben vengano gli arabi in sardegna , tanto la rovina della sardegna non sono loro ma i nostri politici perche’ non hanno la cultura del bene comune , ma solo la cultura del bene personale

  2. Per esssere corretti sono necessarie alcune precisazioni: gli angeli del petrolio comprarono una società che militava in serie B con giocatori semi sconosciuti. Il Cagliari 2013/2014 ha in rosa 5-6 nazionali, è in serie A da più di dieci anni e, stadio a parte, ha i conti a posto.
    Inoltre l’equazione con gli anni ’60 è azzardata vista la differente situazione economica. Tuttavia se si vuole fare un esercizio del genere bisogna tenere tutti i termini di paragone: se i Moratti e i Rovelli forzarono l’opinione pubblica e la classe politica per creare un’industria petrolchimica all’avanguardia in Sardegna (il cui fallimento non si può addebitare esclusivamente ai loro fautori), allora il possibile nuovo acquirente del Cagliari Calcio dovrebbe forzarla sulla creazione di un’industria turistica all’avanguardia, il che non sarebbe male. Vorrei aggiungere che i vari emiri stanno abbandonando il business del petrolio per convertirsi a quello del turismo; comunque non escluderei un interesse verso l’industria petrolchimica sarda.
    Un’altra precisazione connessa all’equazione: i nuovi padroni del vapore (o del pallone) riescono ad edificare grattacieli spettacolari nel deserto grazie all’apporto di un’ingente quantità di forza lavoro in regime di semi schiavitù (sono molto interessanti le notizie relative alla costruzione degli impianti per i mondiali di calcio del 2022).
    Infine, seguendo la logica di questo articolo alzerei il tiro facendo una similitudine tra la situazione odierna e la caduta dell’impero romano con lo spostamento del potere temporale e della ricchezza in quella che veniva chiamata Asia minore e l’avvento dell’Islam. In Sardegna non ce la passavamo male in quel periodo.

  3. Vito, mi hai fatto tornare in mente un mio commento al tuo post del 22 settembre 2012 intitolato «Buffonata Cellino: “Tifosi, contro la Roma venite lo stesso a Is Arenas”! Peccato che lo stadio sia inagibile…» https://www.vitobiolchini.it/2012/09/22/buffonata-cellino-tifosi-contro-la-roma-venite-lo-stesso-a-is-arenas-peccato-che-lo-stadio-sia-inagibile/

    Eccolo:

    «Sono d’accordo, quello che chiedeva Cellino a Floris non era tanto attuaibile, ma non certo per raginoni di natura legale…
    In ogni caso mi sa tanto che se entro fine legislatura l’Amministrazione Zedda vuole trasformare il Sant’Elia nella «casa di tutti gli sportivi cagliaritani», l’anno prossimo gli toccherà triplicare l’Imu.

    Però chissà perché immagino il futuro in uno di questi tre modi:

    – il Sant’Elia rimarrà inutilizzato e lasciatò alla mercè degli agenti atmosferici fino a quando sarà irrecuperabile. Nel 2016 Massimo Zedda andrà a casa e a Palazzo Bacaredda torneranno i “legittimi” proprietari di questa città. Il Sant’Elia verrà demolito e al suo posto sorgerà un enorme centro residenziale con case dal prezzo minimo di un milione di euro. E indovina un po’ quale delle tre imprese edili “amiche” lo costruirà?

    – il Sant’Elia rimarrà inutilizzato e lasciatò alla mercè degli agenti atmosferici fino a quando sarà irrecuperabile. Nel 2016 Massimo Zedda andrà a casa e a Palazzo Bacaredda torneranno i “legittimi” proprietari di questa città. Nel frattempo Cellino avrà venduto il Cagliari al Sultano di chissà quale staterello arabo con la sabbia zuppa di petrolio o a qualche magna(ccia)te russo, di quelli che spende anche un milione di euro pur di avere Pupo a casa per il compleanno della figlia.
    Il nuovo proprietario del Cagliari metterà il portafoglio sulla scrivania del prossimo Presidente della Regione senza nemmeno passare da palazzo Bacaredda e – stretti per le palle dal livello di povertà che la Sardegna avrà raggiunto – improvvisamente una lunga schiera di politici si calera le braghe, si volterà di spalle, si inchinerà a 90° e, come in una novella da “Le mille e una notte”, a Sant’Elia spariranno Stadio, palazzoni e caserme e al loro posto riapparirà magicamente una mini Dubai City con al centro uno stadio ultra moderno da centomila posti in cui il Cagliari vincerà il suo secondo scudetto e la sua prima Champions League. E tutte le tre imprese edili “amiche” saranno chiamate a contribure alla costruzione.

    – il Sant’Elia rimarrà inutilizzato e lasciatò alla mercè degli agenti atmosferici fino a quando sarà irrecuperabile. Nel 2016 Massimo Zedda andrà a casa e a Palazzo Bacaredda torneranno i “legittimi” proprietari di questa città. Lo stadio dovrà essere demolito per evitare che cada da solo, ma siccome si è detto di no a Cellino non si può fare la figura di merda di dire sì a qualcun’altro.
    Non essendoci un euro nelle casse del Comune (a meno di triplicare l’Imu) al posto del Sant’Elia si farà un bel niente con annesse strutture di niente adibite a niente. Con buona pace delle tre imprese edili “amiche” che nel frattempo a causa della crisi saranno fallite. (Tranne quella di Zunk che per sopravvivere venderà il gruppo L’Unione Sarda pieno di debiti a un editore della Penisola).

    E scommettiamo che almeno nella parte in cui dico che «nel 2016 Massimo Zedda andrà a casa e a Palazzo Bacaredda torneranno i “legittimi” proprietari di questa città» ci avrò preso di brutto? Per una sola ragione: Zedda non riuscirà a fare niente di significativo, non certo per sua incapacità, ma perché, a differenza degli ultimi vent’anni in cui ha governato il centrodestra, non ci sono euri da spendere e la crisi della Sardegna nei prossimi due anni è destinata a peggiorare».

    Poi per chi vuole approfondire su petrolio, giornali e scudetti c’è: “LO SCUDETTO DEL CAGLIARI: UN TITOLO VINTO GRAZIE AL “DOPING CHIMICO” – UNA STORIA ORDINARIA DI CAPITALISMO COLONIALE” http://www.cagliarifornia.eu/2011/03/lo-scudetto-del-cagliari-un-titolo.html

    Di questo post, per i più pigri e per chi ha poco tempo, c’è anche la sintesi fatta dal Guerin Sportivo: “Lo scudetto cagliaritano dei Moratti” http://blog.guerinsportivo.it/blog/2011/03/05/lo-scudetto-cagliaritano-dei-moratti/

    • Due appunti.
      Uno. Su Zedda sarei d’accordo, ma bisognerebbe partire da più lontano. L’amministrazione Zedda esprime la sostanziale debolezza del PD. Il Massi cittadino è diventato sindaco perché il PD non era in grado di esprimere una candidatura credibile. Come per Milano o Genova. Ergo, se Massi se ne va a casa è prima di tutto perché i primi a sparargli addosso sono quelli della parte sua, ansiosi di riprendersi ciò che ritengono gli sia stato scippato (non senza ragione). Se nel frattempo Zedda non passa al PD.
      Due. L’analisi sullo scudetto è corretta. Però è datata. Almeno da Brera, quindi fin da subito. Nulla di nuovo.
      Invece qualcosa di nuovo si potrebbe dire, avendone il coraggio.
      Su Riva. Prima sull’abitudine tutta sarda di andare a cercarsi i propri eroi da qualche altra parte: Eleonora d’Arborea, Amsicora… e poi sul perché un giocatore di calcio rifiutò (apparentemente) una carriera e un gran pacco di soldi per restare nella nostra piccola quanto piacevole Casteddu. Ecco: su questo qualcosina di nuovo e sorprendente si potrebbe tentare, al di fuori dell’agiografia.
      Però su Riva non si scherza: meglio sparare sui cattivi, che tanto se ne fregano (sono morti), così si va sul sicuro.
      Peccato.
      (Per i Monti di Mola ti devo dire che sei davvero ignorante, se non ti offendi. Non per la geografia ma per non aver ascoltato con sufficiente attenzione le canzoni di De André. Altro fenomeno importato che tanto ci piace. Noi sardi siamo fatti così)

  4. compra l’unione per il solo motivo per cui anche i sardi lo comprano: c’è la pagina dei morti.

  5. Mi sembrerebbe più ragionevole l’acquisto delle carceri di Buoncammino, del S.Giovanni di Dio, della Manifattura Tabacchi e dello Stadio S. Elia.
    Ah, si, dimenticavo: anche I giardinetti di via Roma…

    • antioco says:

      Architetto, non esageri che si comprano anche la facoltà e ne fanno una pista di go-kart a tipo montecarlo, in mezzo ai grattacieli

  6. Sardegna in vendita quindi? Un film gia’ visto per certi punti di vista, l’errore e’ stato il nostro, quello di noi Sardi, di aver svenduto non solo la Costa Smeralda, ma abbaimo svenduto tutto il nostro territorio, non solo petrolchimica, non solo alberghi di lusso, parlo pure delle aree “sequestrate” dallo stato, ossia le servitu’ per l’appunto, militari. Allora noi Sardi dobbiamo capire o almeno avere un idea chiara, vogliamo noi tutti che la Sardegna continui di questo passo? e la si svenda al miglior offerente? O vogliamo che essa rimanga dei Sardi? (a volte pero’ incapaci di interagire tra loro e creare opportunita’). E qui termino e mi ricollego alle prossime elezioni regionali, Pigliar(iddu) Pili Capellacci la Murgia, saranno anche loro persuasi dai emiri? I sardisti di Pili avranno la forza di opporsi a tale assalto stile CIA americana? L’esperienza mi detta di no, come ho gia; scritto in un altro post, tra tutti questi candidati “nemmancu uno serrara sa porta” e per questo non votero’ nessuno di loro. Meglio niete, diceva il Principe in Toto’ 47 morto che parla, meglio niente.

  7. Vito, visto che ci sei, cita anche il caso dell’Inter. Sembra lontano ,ma non poi così tanto, se pensi che Moratti ha ceduto a Tohir una squadra di Milano, è vero… ma ai russi ha venduto la Saras. E questo ci riguarda molto da vicino. Come dimostra la vicenda Alcoa.
    Tanto per dire che quanto correttamente segnali tu andrebbe inquadrato in un contesto più ampio. In cui una regione di peso molto piccolo come la nostra ha pochissime possibilità di autodeterminarsi, soprattutto se si cade nell’equivoco di voler essere sovrani senza una base produttiva adeguata. Come vorrebbe Michela Murgia, tanto per fare un nome.
    In definitiva, che il Cagliari Calcio finisca a proprietari stranieri assieme all’informazione e al patrimonio paesaggistico e immobiliare, è solo un segno del declino italiano, in cui la Sardegna, per una volta, ha una posizione di preminenza, purtroppo. Accade giornalmente nella penisola, pensa al caso FCA o Telecom, figurarsi da noi.
    E quando si hanno posizioni come queste e si deve sopravvivere, si svende ciò che si possiede. Iniziando con ciò che ha mercato. Nel nostro caso: coste e bellezze naturali. Assieme a qualche asset industriale già in mano straniera da tempo, come nel Sulcis.
    Informazione e spettacolo sono un aspetto necessario per la gestione del consenso.
    Potrebbe darsi che Carletto non avesse tutti i torti e un ricco sardo non è migliore di un ricco arabo: il problema è il ricco. Oppure un ricco sardo si può condizionare politicamente, mentre un ricco arabo molto meno. Chissà cosa è preferibile.
    Uno spunto di riflessione per le giornate invernali. Poi arriva il bel tempo e andiamo a passeggiare al Poetto, se non è sotto un metro d’acqua. Con un colpo di culo possiamo addirittura trovare un chioschetto aperto e farci una birretta a bruncu, come nei telefilm americani. Oppure ci portiamo la birretta nello zainetto e lasciamo le bottiglie sulla spiaggia. Che goduria!
    Che vuoi di più?

  8. Angelo says:

    Tutti motivi in più per non votare né Pigliaru e né Cappellacci (entrambi loro malgrado legati a politiche e persone che mettono la Sardegna in secondo piano).

  9. casumarzu says:

    Come si chiamano gli abitanti del Qatar? Qatarri?
    Po caridadi.
    Comunque volevo dire che per ottenre il consenso dal ‘glorioso popolo sardo’ ci vuole davvero poco: basta farsi vedere in posti molto identitari (ovili in particolare) e masticare due battute in un sardo che va bene e il gioco è fatto. Non c’è bisogno di farsi fare il pacco da Cellino.
    “Signor Emmiro, se serve un consulente…”

  10. biol, un solo appunto: ben di Dio…

    • giancarlo says:

      Toni, solo se sei credente … per me va bene così

      • quindi, Giancarlo, se non sei credente va bene Toni, va bene Berlusconi, va bene De Benedetti, va bene Pigliaru e Cappellacci… ma Dio non merita tanto?

      • giancarlo says:

        Nome generico di divinità dio, Iaveh o Geova o Zeus maiuscolo, dio minuscolo, basta così grazie.

      • bendidìo s. m. – Grafia unita della locuz. ben di Dio (Treccani.it)
        …basta così, prego.

  11. Secondo me De Benedetti ha fatto lo stesso ragionamento ed ha giocato d’anticipo… compra a 10 e rivende a 100

  12. Arianna says:

    Adesso il cerchio si chiude.

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