[youtube http://youtu.be/mS6DC2w5j5I]
Venite intorno gente
Dovunque voi vagate
Ed ammettete che le acque
Attorno a voi stanno crescendo
Ed accettate che presto
Sarete inzuppati fino all’osso.
E se il tempo per voi
Rappresenta qualcosa
Fareste meglio ad incominciare a nuotare
O affonderete come pietre
Perché i tempi stanno cambiando.
Bob Dylan, The times they are a changin’
***
Senza alcuna adeguata campagna informativa a sostegno (né rivolta alle famiglie né tantomeno alle scuole e agli insegnanti), solo grazie a qualche uscita sui giornali e all’appoggio dei militanti del movimento linguistico, un quarto delle famiglie sarde ha deciso che il prossimo anno scolastico i loro figli potranno ricevere un insegnamento in lingua sarda. Nelle scuole “italiane”. Pubbliche.
Avete capito bene. Ma ve lo ripeto, a scanso di equivoci, perché il dato è clamoroso.
Messe davanti alla possibilità di decidere se far imparare il sardo a scuola ai loro figli (e parliamo di scuole elementari, medie e superiori, per usare la vecchia denominazione) il 25 per cento delle famiglie ha detto sì. Il dato è stato comunicato dall’Ufficio Scolastico Regionale all’assessorato regionale alla Cultura (ed è stato riportato dalla Nuova Sardegna, che però evidentemente non si è resa conto del tutto conto della notizia bomba che aveva tra le mani).
Una famiglia su quattro. Incredibile.
E quante famiglie sapevano di questa possibilità? E quanti insegnanti erano al corrente della novità (io l’avevo segnalata lo scorso 26 gennaio nel post “Lingua sarda a scuola, ora si può! L’opzione sarà nei moduli di preiscrizione! Genitori, ora tocca a voi!”)? A quelli di mia figlia Emma (che fra qualche settimane entrerà in prima elementare in una scuola di Cagliari) l’ho segnalata io!
Ora si tratterà di aspettare i dati definitivi (l’assessore Sergio Milia alla Nuova ha parlato addirittura del 30 per cento ma il dato reale dovrebbe attestarsi intorno al 25) e soprattutto capire dove le adesioni sono state maggiori e se si sono registrate differenze geografiche significative.
Se già al primo anno, senza alcuna campagna informativa a sostegno, un quarto delle famiglie isolane decide che vuole che ai propri figli a scuola venga insegnato il sardo (o, ovviamente, il gallurese, il catalano, il tabarchino e il sassarese nei rispettivi specifici territori), è evidente che ha ragione il mio amico Roberto Bolognesi: “The times, they are a changin’”.
Post scriptum
Perché non ho scritto questo pezzo in sardo? E perché ho citato Bob Dylan? E soprattutto perché non ho riconosciuto i meriti di questo successo politico alla giunta Cappellacci e all’assessore Milia?
Di nuovo, provando di correggere le sviste più pesanti (lugodurese invece di logudose, ecc.)
http://taban.canalblog.com/archives/2013/09/01/27937436.html
Grazie!!
Un accenno a questa notizia anche in Francia (in italiano !) :
http://taban.canalblog.com/archives/2013/09/01/27937436.html
Anonimo, oltre a copiare interi articoli della Nuova, a far domande al vento e a dire che son poche le famiglie che hanno scelto il sardo, puoi commentare l’articolo di Biolchini?
E questa sarebbe una cosa giusta? E salverebbe il sardo? Dieci milioni di euro ben spesi?
Nuova Sardegna di oggi:
“Ripartizione delle risorse. La fetta più grossa è destinata alla promozione e comunicazione in lingua sarda e nelle varietà alloglotte, con 3 milioni di euro destinati ai mezzi di informazione che diano spazio alla programmazione in limba, con approfondimenti, trasmissioni radio e tv, siti web, iniziative mirate alla divulgazione del sardo nelle scuole. Al secondo posto, per l’entità del finanziamento, l’Ufitziu de sa limba sarda con 500mila euro (6 operatori, di cui 5 in lingua sarda e 1 in catalano), e gli sportelli linguistici sovracomunali con complessivi 400mila euro. Alla scuola, per l’introduzione dello studio facoltativo del sardo nell’orario curriculare, la giunta assegna 455mila euro: erano 100mila nel 2012. Altri 178mila euro ripartiti fra tre progetti obiettivo: acquisizione diritti per il web di opere di traduzione di classici della letteratura internazionale dall’italiano o da altre lingue in sardo; la realizzazione di CaMiLiSa-carta delle minoranze linguistiche della Sardegna; implementazione dell’Alimus, l’atlante linguistico multimediale dell’isola che ha mosso i primi passi nel 2004.
Limba e occupazione. C’è un microcosmo lavorativo che ruota intorno alla promozione e valorizzazione della lingua sarda. Un dato in particolare è significativo: nel 2009, a quattro anni dall’attivazione degli sportelli linguistici comunali, il numero di contratti stipulati con gli operatori superò quota 500. Oltre 1200 i contratti firmati per garantire adeguata formazione dei dipendenti della pubblica amministrazione.
Finanziamenti statali. Arrivano grazie alla legge 482 e sono destinati alle attività di pianificazione linguistica attraverso gli sportelli. Negli anni sono andati via via assottigliandosi: da 2 milioni sino a poco più di 300mila euro. Per evitare la chiusura di numerose strutture e garantire i posti di lavoro, la giunta regionale ha integrato il piano triennale con l’aggiunta di 900mila euro da erogare in due tranche nel 2012 e nel 2013”.
L’importante è foraggiare le clientele, vedrai…
Anonimo,l’argomento dell’articolo è un altro; del mirto si parlerà un altro momemnto, ora esponi la tua opinione sul tema: una famiglia su quattro ha detto si al sardo.
Anche io, che non ho famiglia, sono favorevole al sardo. Certo. E dopo? Sono automaticamente indipendentista? A mia insaputa?
Essere favorevoli al sardo vuol dire che si accetta, anche non essendo sardofoni, che la lingua sarda venga insegnata, e che sia anche lingua veicolare, nelle scuole di Sardegna, così come ogni altra lingua del mondo viene insegnata là dove è nata. Difendere la lingua fiamminga in Belgio, vuol dire difendere la lingua fiamminga; non è sinonimo di idee scissioniste. A Malta sicuramente molti dei parlanti il maltese sarebbero rimasti inglesi, pur difendendo la lingua maltese. Perché in Sardegna chi si oppone all’estinzione della propria lingua madre, alla morte lenta della lingua della terra viene automaticamente definito, con disprezzo, indipendentista?
Scusi, ma qual’è la fonte della statistica per la quale una famiglia su quattro è favorevole al sardo? In ogni caso mi sembra un dato poco utilizzabile.
La fonte è l’Ufficio Scolastico Regionale.
Be’, una famiglia su quattro è pochino, direi.
Per essere il primo anno e senza alcuna campagna promozionale direi che è moltissimo!
Se i separatisti sardi fossero così numerosi di come li annunciano i blog – che sono più numerosi degli stessi separatisti – allora i separatisti avrebbero già vinto le elezioni del prossimo inverno. Mancano sei mesi e serviranno argomenti. Invece non mancheranno i candidati. Vedete quanti saranno quelli ebbri alla sola idea di candidarsi. Aumenterà la vendita del mirto. Unico aspetto positivo purché i candidati non guidino l’auto.
Su Comunu de Sàrdara calincuna cosa at circau de dda fai. At a sighiri ocannu chi benit sempri sighendi in su pròpiu arrastu.
http://stevinicherchi.wordpress.com/2013/02/09/pregontai-su-sardu-a-scola-po-is-pipius/
L’on. Milia si prende giustamente il merito e spiega come si farà, in un’intervista alla Nuova Sardegna:
SASSARI. Dice che ora tutti stanno inseguendo il treno della limba. «Anche i sardisti, che quando ne avevano la possibilità non hanno mosso un dito. La verità? Gli unici nazionalisti siamo noi, perché abbiamo compiuto atti concreti, niente chiacchiere». Sergio Milia, assessore regionale alla Cultura e pubblica istruzione, esponente dell’Udc, liquida la proposta del Psd’Az come «roba vecchia». Perché «tantissime cose sono già state fatte, altre sono in corso, altre novità arriveranno presto». L’assessore della giunta di centrodestra si sofferma sulla proposta del bilinguismo basata sulla modifica dello Statuto: «Va bene, siamo d’accordo, ma è complicato, perché si tratta di una legge costituzionale». Meglio utilizzare gli strumenti già a disposizione, «che in questi anni hanno consentito di fare tantissimo per la promozione, la tutela e la valorizzazione della lingua sarda in tutte le varianti. Anche per la scuola». Milia ricorda che il prossimo anno scolastico si aprirà «con una novità importantissima, perché il 30 per cento degli studenti che hanno fatto richiesta riceverà insegnamenti in limba». E non nella Lingua comuna «che è di plastica, inesistente, frutto di un compromesso inaccettabile, una lingua che in Sardegna non si parla da nessuna parte», ma in tutte le varianti: «A Sassari i ragazzi potranno imparare il sassarese, molto diverso dal logudorese e dal campidanese, a Carloforte ci sarà il tabarchino, che nulla ha in comune con il gallurese o con il catalano. Così si valorizzano le diverse parlate, così si promuove la valorizzazione della lingua sarda». Dietro le cattedre ci saranno insegnanti formati nei corsi finanziati dalla Regione e dall’Università di Cagliari, «a breve partiranno i corsi dell’Università di Sassari». A disposizione per la scuola ci sono poco più di 500mila euro, inseriti nel piano regionale “per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale delle varietà linguistiche della Sardegna». Complessivamente, i fondi inseriti in bilancio nel piano triennale 2011-13 ammontano a oltre 10 milioni di euro, «a fronte dei 2 scarsi previsti dalla giunta regionale che ci ha preceduto. Alla quale evidentemente questo tema non era così caro». E altre risorse, dice Milia, saranno stanziate a favore del progetto Scuola digitale, per la realizzazione di contenuti multimediali rigorosamente in limba.
certo alla fine di una legge conquistata nel 97…abbiamo dovuto aspettare un psudo illuminato direìigente regionale scolatico per far qualcosa…ma nessun personaggio che si sia adoperato per fare di più
Pingback: Non vorrei essere nei panni di un insegnante di sardo | Bolognesu: in sardu
cummenti nara Mongili, su datu de sa “chirca sotziulinguistica” de su 2008 esti cunfirmau.
immoi tocca a si domandai una cosa? Is ca ‘olinti s’insegnamentu de su sardu po is fillusu”nsoru anta ammitti sa formatzioni de sezioni separadas de is atteras? is fillusu d’anta cumprendi ca sa necessidadi organizzativa podi pretziri is cumpangius/amigus in attras sezionis?
Mi pari ca si faidi sempri una chistioni de bandiera dogna borta chi si cummentada unu datu statisticu!
anta essiri is elezionis?
boh
Beh, seu prexau meda, o Wytold. Ma si calincunu de is solones ki prenant is giornales e is universidades si fiat ligidu sa Chirca sotziolinguìstica, dd’aiat cumprendiu de prima. Ma innoxe mi parit ca sa gente no istùdiat meda…
si parto dae coa depo narrer chi propriu custos,no ant fatu nudda po la sarbare,…pessade chi su psdatzu at tentu puru su presidente de sa dezunta redzonale,…deoutados senadores e parlamentare europeu,…e totu custos allegaiant in italiacane,..non los apo mai intesos alleghende in sardi…auramos e sighimos a gherrare po chi sa Limba Sarda,si potat in domo torrare a allegare e pustis in iscola,umpare cun sas ateras e a su matessi valore imparare…
Poita no funt issus chi ant gherrau po annis e annis a dimandai ca s’imperu ‘e sa Lingua Comuna no fiadat cosa morta, ma ca sa Limba est bìa.
Certu, mascamenti in is biddas, in is domus, in familla o intre pares, intre pippius e picciokus gioghendi, amigus brullendi, comais traballendi, ken’ e scadesci ca Su Sardu tenit una Gramatica propria, una Litteratura Manna, una Linguistica chi est precisa meda, e portat una funtzioni sociali de amistade e unidadi chi no podit essi posta in’d’unu cantu.
In su silentziu generali ‘e is medias, genti meda, sapìa e de coro, at sighìu a studiai is mezus po dda serbai. UNICA est formendi insegnantis medas, cun F.I.L.S e pagu dinai de sa Regioni. Ma sa zenti at cumprendiu ca s’Imperu de su Sardu est unu Beni mannu chi podit portai fintze richesa personali e po sa Sardigna.
Potis biri chi deu no seu bona a dda scriri, e tengu diffìcultadi meda fintz’e dda chistonai (faèddai) e Tui, Vito, comente a mimi -e a medas- creu ca as tentu s’imperiu de no dda imperai, ca–naràntant babbu e mamma- fuit cosa ‘e gentixedda.
Sa genti sarda s’est ammistùrada cun ateras gentis, po cojas, po …Sa brìgungia ‘e Garibaldi a nai ca no a Vittoriu Emanueli e a Cavour.
Beni benius a is abitantis nous in Sardigna..Ma sa Lingua est custa chi tèneus e chi at a essi impàrada e impèrada comente sa forma de Socialidadi e de Amminìstratzionis prus accanta a sa genti ca is ogus e is origas sturaus de is polìticus chi teneus a maraolla e a mala gana in Su Palatzu.
E no est sa Natzione, o peus Su PsDAZ, o Progress (in Inglesu ?:::!) chi anti fattu meda po dda serbai.
Orni