Qual è uno dei principali ostacoli sulla strada che conduce il centrosinistra sardo alla vittoria alle prossime regionali? L’inesistenza di un programma comune? L’assenza di un’idea di Sardegna all’altezza dei tempi? L’inadeguatezza delle classi dirigenti dei partiti? La crisi del Pd? Le velleità dei soliti noti? Il crollo del consenso? Ma no, il problema del centrosinistra è rappresentato dalle elezioni primarie, è evidente!
Qualche giorno fa i rappresentanti dell’alleanza lo hanno detto con chiarezza (ed io, ho riassunto le posizioni in campo nel post “No alle primarie”: ecco come il centrosinistra sardo pensa di vincere le prossime elezioni regionali!). Ed oggi il no alle primarie lo ribadisce con un intervento che più esplicito non si può Lilli Pruna, stimatissima sociologa del lavoro e candidata al Senato con Sel alle recenti elezioni politiche. Sì, di Sel: avete capito bene, il partito che senza le primarie sarebbe stato soffocato dal Pd e non sarebbe mai decollato. “I partiti si assumano la responsabilità delle scelte. E basta con il mito delle primarie”, scrive l’amica Lilli su Sardinia Post.
E c’è da restare senza parole.
Secondo Pruna
“ci si appresta infatti ad affrontare le prossime elezioni regionali nello stesso identico modo con cui sono state affrontate finora: tutto inizia dalla scelta del candidato/a alla presidenza, che deve avere credito e consenso (cioè voti) a prescindere, come direbbe Totò, a prescindere da un progetto politico per la Sardegna (che infatti ancora non esiste)”.
Ma chi lo ha detto che le cose stanno in questo modo? Ogni candidato incarna un progetto politico, esattamente come è sempre avvenuto ad ogni elezione primaria che sia mai stata convocata. Anche quella interna a Sel, organizzata per decidere chi avrebbe capeggiato la lista al Senato alle ultime politiche. E il fatto che proprio la Pruna stesse per battere Uras è segno che non sempre chi sulla carta ha i voti “a prescindere” poi prevale su chi invece sembra non avere alcun consenso.
Ma allora perché no alle primarie?
“La qualità del pensiero politico comincia a risentire delle troppe semplificazioni. Una di queste è che senza le primarie non c’è democrazia e partecipazione. La democrazia, intesa come libertà e partecipazione di tutti a una vita politica comune (Zagrebelsky), esiste anche senza le primarie”.
E ci mancherebbe pure! Peccato però che senza primarie Vendola non sarebbe mai diventato governatore della Puglia, Pisapia sindaco di Milano e Zedda sindaco di Cagliari! Evitando facili ironie (vi conosco, mascherine!), senza primarie i partiti del centrosinistra si sarebbero messi d’accordo su un nome conveniente a tutti ma quasi sicuramente perdente, e dunque avrebbero perso. Perché con Cabras candidato a Cagliari il centrosinistra avrebbe perso, altroché, e oggi il sindaco di Cagliari sarebbe Massimo Fantola e non Massimo Zedda. Sono critico verso il sindaco della mia città, ma non al punto da dire che Fantola sarebbe stato meglio di Zedda. No: meno male che Zedda ha vinto. E ha vinto perché ci sono state le primarie.
Sono state le primarie a sovvertire gli equilibri e ridare senso al centrosinistra, non le alchimie dei funzionari di partito. Quindi adesso perché dire no alle primarie? Solo perché sono uno strumento imperfetto? E dove starebbe la perfezione, nella scelta dei partiti? In quelli di oggi?
Ovviamente no, la Pruna propone una alternativa alle primarie. Ma non mi sembra molto convincente né praticabile.
“La partecipazione degli elettori all’elaborazione di un progetto politico può essere promossa e organizzata in altri modi e con finalità più ampie rispetto alle primarie: per esempio attraverso assemblee territoriali e forme di consultazione (ne esistono di ogni tipo) che riguardino le proposte politiche per un progetto comune e non solo l’indicazione di un candidato/a”.
E in una situazione “di necessità ed emergenza” come quella in cui stiamo vivendo di cui parla Pruna, gli sgarruppatisismi partiti sardi dovrebbero nientemeno che immaginare, ad otto mesi dalle elezioni, nuove forme di coinvolgimento? E quali, di grazia? La piattaforma telematica proposta in maniera del tutto disinteressata al Pd da Soru? Assemblee territoriali convocate da chi e come? Qui c’è troppa nebbia, non si vede nulla.
È vero, come dice Pruna che le primarie spesso non hanno funzionato bene, ma questo è avvenuto solo per resistenze dei partiti. Resistenze che adesso, cara Lilli, stai involontariamente incarnando tutte quando affermi che “la necessità di un cambiamento suggerirebbe di fare a meno delle primarie per le prossime imminenti elezioni, in attesa che si chiarisca la reale vocazione e capacità dei partiti alla condivisione delle scelte con gli elettori”. Praticamente stesse cose che ha affermato Capelli, rappresentante del Centro Democratico…
In attesa che i partiti si chiariscano le idee, non mi sembra dunque una grande soluzione negare la validità dell’unico strumento di partecipazione reale e democratica alle scelte della politica. Le primarie sono uno strumento imperfetto, è vero. E infatti andrebbero non abolite ma migliorate. Come? Consentendo una partecipazione molto più libera: nessun obolo, nessuna iscrizione a nessun albo, solo la carta d’identità. Chi vuole, va al seggio e vota un candidato che si presenta con un ragionevole numero di firme raccolte in tutte le province. Magari si potrebbe pensare ad un doppio turno se nessuno dovesse superare il 50 per cento dei consensi.
Ma è molto chiaro che la sfida si vince ampliando al massimo la partecipazione alle primarie, e non immaginando di mettere in campo fumosi strumenti di consultazione che non sono mai stati utilizzati e che si presterebbero, molto più delle primarie, ad essere distorti e strumentalizzati.
Che serva una squadra e non un re taumaturgo è evidente (e infatti l’ho anche scritto), ma lo strumento delle primarie non può essere negato proprio ora che il centrosinistra è in difficoltà. Le sfide vanno affrontare a viso aperto, e se si nega adesso ai cittadini la possibilità di concorrere alle scelte il disastro sarà totale.
O Vito a sa fini Mongili ci ha ragione.
A parte il fatto che la società, compresa quella sarda, e con buona pace di tutti noi, grazie al cielo non si divide in centrodestra e centrosinistra, ma è un tantino più articolata. Ma a parte questo piccolo dettaglio, le primarie, sotto il profilo della campagna elettorale e della propaganda, ripropongono – per altro in maniere più caotica e confusa – gli stessi difetti e visi “strutturali” delle campagne elettorali ufficiali, quelle “vere”, nell’epoca della politica “spettacolare”. Intanto perché sia in un caso che nell’altro non contano tanto le idee e i programmi quanto chi e come li incarna e rappresenta. E questo dipende in ultima istanza dal modo in cui ci si rapporta con i media, dalla capacità che si ha di intrattenere rapporti, più o meno stabili, con i professionisti e gli specialisti della comunicazione. Nella forma spettacolare è quello il terreno costitutivo del politico e della formazione del consenso. Non vedo come le primarie possano compensare il vuoto di identità collettive, sociali, spinte oggi alle loro estreme conseguenze, quando gli stessi organismi, dai partiti ai sindacati, storicamente deputati a ciò si sono rivelati incapaci di produrre uno straccio di corpo collettivo in grado di riconoscersi in quanto tale, di produrre appunto una identità sociale e collettiva. Primarie per decidere cosa? Se persino le elezioni “vere” si riducono ad un momento – oltre tutto sempre meno influente – di mera ratifica di decisioni assunte in ben altre sedi, non si capisce allora in cosa consista la democrazia e la partecipazione che si vorrebbero attribuire, impropriamente, alle primarie! Partecipare a che pro? Per stabilire se la coca cola è meglio della pepsi cola? Avrebbero un senso se avessimo a che fare con partiti degni di essere tali, realmente alternativi, e non, invece, soggetti politici fintamente concorrenti e al tempo stesso solidali nella conservazione di un sistema economico-sociale e politico incapace di dare risposte, e anzi sempre più violento e aggressivo. Prima di arrabattarsi a discutere di primarie, forse i partiti dovrebbero riprendere a produrre un cultura politica, una idea di comunità, e riannodare i fili di un tessuto sociale frantumato. A meno che non si intenda proseguire a confondere la forma con la sostanza, riducendo la partecipazione cosiddetta democratica ad un insopportabile simulacro condito con la consueta deprimente retorica. Tant’è, infatti, che in questo sfascio generale molti elettori del cosiddetto centrosinistra, lavoratori alla canna del gas, ha giustamente pensato di votare il M5S, convinti, a torto o a ragione., che fosse questol’unico modo di mandare a quel paese questa gentaglia.
Man mano che si va avanti emerge nel centrosinistra il prevalere di spinte sempre più ostili alle istanze di partecipazione e di cambiamento da noi e da tanti di noi auspicate.
L’uscita di Lilli Pruna, personaggio che speravamo potesse essere , tra l’altro, una delle potenziali candidate alle primarie del centrosinistra per la Presidenza regionale, che parla di “mito” delle primarie, in fin dei conti è solo la ciliegina finale su una torta che diventa sempre più indigesta.
Con una dirigenza locale sempre più chiusa ed autoreferenziale, sulla quale tenterà l’abbordaggio la spettrale ( nel senso della presumibile partecipazione solo fittizia alle scelte) piattaforma digitale di Soru, mi sembra che lo scenario del centrosinistra non possa ispirare, allo stato dell’arte, alcun ottimismo.
Parlare così, sic et simpliciter, e genericamente, di mitizzazione delle elezioni primarie senza distinguere quelle vere da quelle fittizie e taroccate è un discorso fuorviante; è vero che ci hanno infinocchiato più di una volta con finte primarie, in cui o si tiravano indietro o non venivano fatti candidare personaggi che potevano vincerle, oppure venivano schierati candidati senza avversari, o magari le consultazioni venivano blindate con meccanismi che ne limitavano la partecipazione per poter indirizzare il risultato; tutto questo è vero, però piano piano si stavano affermando, pur con qualche grave regressione ( vedi lo scontro Bersani-Renzi) delle primarie sempre più vere e partecipate, con buoni risultati alla prova dei fatti, perchè l’elettore del centrosinistra non è poi così stupido, e questo ha cominciato a fare sempre più paura.
Qual’è allora la soluzione del problema per un gruppo dirigente che vuol essere coerentemente sempre più chiuso ed autoreferenziale ?
‘E semplice: o fare delle primarie rapide ed arraffazzonate, così pochi vanno a votare e si può mettere più facilmente il risultato al sicuro, oppure aprirsi al tanto decantato nuovo che avanza, spiccando il volo sulla pirotecnica piattaforma digitale di Soru, che, mi sbaglierò, ma tutto può avere di mira tranne che di valorizzare le istanze di vera ed effettiva partecipazione alle scelte; però è trendy e fa molto “grillino” e può essere un buon espediente per dissimulare il vuoto, e se il PD la adotterà, qualcuno che abbia voglia di abboccare alla novella forma di “partecipazione” on-line lo si troverà sicuramente.
Conclusione finale: insistere con fermezza per cercare di garantire primarie sempre più aperte, nella speranza che qualche volenteroso ci presenti qualche progetto credibile per cui candidarlo, sarà poi l’elettore di centrosinistra a decidere, sì , proprio quello che chiamano “la nostra gente” quando gli fa comodo!
Anche io ho risposto a Pruna, ma non sono spiazzato. Uno dei problemi di lunga durata che porta la sinistra alla sconfitta è il suo autoritarismo. Per cui non sono certo sorpreso dal fatto che nessun mutamento della realtà rispetto alle interpretazioni datate ma solidamente fatte proprie metta in crisi magari le interpretazioni di queste persone così ideologiche. Nella risposta a Vito, Pruna si dice “spiazzata” perché la falce e il martello sono state sostituiti da altro (cita Disney con dileggio, ma al suo posto starei più attenta rispetto alla cultura pop). Non si chiede il perché, non le interessa capire il mutamento, ma solo lo scostamento da quello che lei reputa sia l’assetto “giusto” dei rapporti politici. In pratica, la società e la storia sono “sbagliati” rispetto a quello che ci dicono lorsignore. E vabbè, a me sembra un atteggiamento delirante, ma forse esagero. Diciamo semplicemente autoritario e sicuramente non proprio da chi si pone di fronte alla società con gli interrogativi e i dubbi che uno studioso dovrebbe avere. Per il mio intervento, ecco il link: http://www.sardiniapost.it/angolo-dei-lettori/altro-che-programmi-bisogna-cambiare-la-politica/
Beh sì, in effetti delirante è un po’ troppo! 🙂
A parte la faccenda del pop… prima volta che mi trovo d’accordo con Mongili
Lilli Pruna ha risposto alle mie osservazioni, e questo è il suo intervento:
https://www.vitobiolchini.it/2013/05/21/lilli-pruna-risponde-usiamo-il-metodo-boldrini-perche-le-primarie-in-sardegna-non-sono-ne-migliorabili-ne-utili/
Pingback: Lilli Pruna risponde: “Usiamo il metodo Boldrini: perché le primarie in Sardegna non sono né migliorabili né utili” - vitobiolchini
Ormai la strategia del centro sinistra è evidente, non si affronta il nemico, il nemico si elimina.
Quella che per 20 anni è stato fatto contro Berlusconi, con gli occhi di oggi, non la vedo più
come la necessità di fare giustizia, ma solo come la necessità di eliminare un avversario politico che non si è in grado di battere (o non si ha voglia di sforzarsi a farlo).
Lo stesso copione è stato usato per eliminare Renzi; il partito non era in grado di far vincere Bersani contro Renzi quindi si sono scritte delle regole che penalizzassero il sindaco di Firenze.
Vogliamo parlare della proposta di legge per l’incandidabilità dei movimenti? La Finocchiaro
ha avuto proprio una grande idea… siccome i Penta Stellati ci stanno togliendo voti, non è mica più intelligente cercare di riportare a casa (al PD) parte del loro elettorato, no! è più
semplice eliminare gli M5S: geniale!!!
Ed ora questa uscita di Lilli Pruna. Stesso schema. Io leggo: “Le primarie sono uno strumento
che non ci permette di decidere le poltrone, perchè a noi non ce ne frega nulla del bene della Sardegna a noi interessa la conservazione delle nostre posizioni e dei nostri privilegi, quindi per il mio bene, basta primarie!”
Più guardo il centro sinistra con un occhio diverso, più mi trovo costretto a pensare che
la disgustosa equazione di grillo PD=PDL alle fine non sia poi così lontana dalla verità (per i precisini con PD intendo tutta la coalizione).
Sono Invotabili!
Scusi direttore ma Lei pensa davvero che questi sgarrupatissimi partitelli e partitini con annessi , connessi ,familiari e parenti riescano ad arrivare al 25 26% dei voti . Dopo le figuracce che hanno fatto? Ma chi ci va alle primarie? Boh! E chi le organizza e gestisce ? E chi si fida di questi? Io dico che il voto ai 5 stelle é un voto importante e va rispettato e quindi
Nel processo di formazione della coalizione occorre coinvolgere tutti. Altro che perdere tempo o camminare con la testa rivolta all’indietro , guardando il passato ed i vecchi arnesi della politica che hanno avuto tanto dagli elettori e dalle istituzioni ma non hanno lasciato ricordi positivi : hanno preso tanto
Mi scusi ma forse bisognerebbe puntare su qualcosa di piu complesso e piu nuovo con i partiti ed i movimenti purche non compromessi non usurati o che hanno fallito
Ma secondo lei questi partiti che hanno paura delle primarie hanno il coraggio di fare una proposta seria al Movimento 5 Stelle? Sono molto d’accordo con quello che scrive, ma c’è un problema che non può essere eluso: il centrosinistra si salva solo con le sue forze, si salva solo con il coraggio non con la paura.
Ma interessa il futuro della sardegna o il futuro del centrosinistra o del pd? Interessa il partito dei sardi o il risultato elettorale del pd o di lilli pruna?
Vito, quindi meglio fare le primarie a Luglio?
In Sardegna ci sono state anche le primarie di Selargius, Assemini, Iglesias, Jerzu, Monserrato e potrei citarne altre. Non parliamo poi delle dilanianti primarie Soru-Cabras. Il caso Zedda è una goccia nel mare, figlia di un altro clima.
In tutti i casi sopra citati i risultati politici sono stati disastrosi. Forse, quasi sicuramente, lo sarebbero stati anche senza primarie. Ma viste le condizioni date non è meglio quanto meno rifletterci e non dare niente per scontato?
ps
su Assemini mi sono messo avanti con il lavoro, ma non credo di sbagliarmi.
Ho letto ieri l’intervento di Lilli Pruna e anch’io, come te, l’ho trovato spiazzante.Le primarie andrebbero migliorate, non abolite, e condivido sia le tue proposte in tal senso che la tua analisi . Può darsi che Lilli Pruna stia risentendo della tendenza di Sel , a livello nazionale, a strizzare un po’ l’occhio al Movimento 5stelle,e perciò invochi un altro tipo di partecipazione degli elettori, diverso dalle primarie e più simile ai meet up grillini . Così perseguirebbe anche lo scopo di prendere maggiormente le distanze dal Pd, del quale Sel non condivide la politica delle alleanze. Altrimenti non mi spiego come la Pruna non si renda conto di quanto Sel si sia affermato, come partito e come candidati, proprio grazie alle primarie. Mah…