(Nella foto di Roberto Ricci, Gianluca Floris è al centro nei panni di Pang nella Turandot allestita nel 2007 al Teatro Regio di Parma)
Mi ha molto colpito il post del mio amico Gianluca Floris, nel quale l’artista cagliaritano nel suo blog annuncia di non voler più votare il Pd. Il motivo? “Nei fatti il partito ha abdicato al suo ruolo di difensore della cultura tutta e delle risorse professionali e artistiche di tutto il settore”.
Floris (che nella vita fa il tenore, si esibisce in tutto il mondo, e ha intrapreso con discreto successo anche una carriera di scrittore) in questi mesi si è speso molto per il Pd, sia pubblicamente che privatamente, cercando di fare un po’ da ufficiale di collegamento tra un mondo culturale cittadino (in gran parte sconcertato davanti alla pochezza della politica culturale dell’amministrazione Zedda) e il principale partito della coalizione di centrosinistra che da quasi due anni governa Cagliari.
Ora Floris, preso atto che a seguito delle parole e delle analisi condivise con gli esponenti del suo (ex) partito poi alla fine nulla cambiava, si è tirato indietro. Ed, opportunamente, lo ha fatto in maniera pubblica.
Per quanto mi riguarda, io già da tempo ho capito che non esiste in Italia un partito capace di sviluppare delle coerenti politiche culturali. Nessun partito ha le idee chiare su come rilanciare lo spettacolo dal vivo, l’attività dei musei, la tutela dei beni culturali, i grandi tesori immateriali di cui il nostro paese può vantarsi.
Gli appelli che enti e istituzioni ciclicamente rivolgono a favore della cultura (vi ricordate le cinque domande del Sole 24 Ore? E ora avete visto i cinque punti di Federculture?) quando arrivano sui tavoli degli assessori diventano quasi sempre carta straccia.
A tutti i livelli (nazionale, regionale, provinciale e cittadino) gli amministratori di qualunque colore brancolano nel buio, spesso contraddicendosi a vicenda anche se appartengono allo stesso schieramento, e mascherando quasi sempre come ispirati da incrollabili valori provvedimenti invece imposti alla necessità di difendere interessi degli amici di partito.
Le politiche culturali delle nostre amministrazioni sono quanto di più fragile si possa immaginare. Agli slogan roboanti non fa seguito nulla. A parole tutti difendono la cultura, nei fatti non è così. Anzi, spesso accade proprio il contrario: che i peggiori siano proprio quelli che si ritenevano amici.
Con questo non voglio dire che nessuna politica culturale virtuosa sia possibile; ma solo affermare che oggi più che mai nessun partito difende concretamente e senza insanabili contraddizioni le ragioni della cultura.
Questa affermazione ne porta con sé un’altra: che in questo settore le classiche categorie con cui politicamente distinguiamo il bene e in male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, non servono più, sono drammaticamente superate dai fatti. E ve lo dimostro subito.
Cortesemente, c’è qualche operatore culturale cagliaritano che abbia il coraggio di dirmi che l’attuale assessore alla Cultura Enrica Puggioni sta facendo meglio di Gianni Filippini (uno dei suoi predecessori espressi dal centrodestra)? E se sì, in che cosa? C’è qualche operatore culturale isolano che abbia il coraggio di dirmi che Elisabetta Pilia (assessore alla cultura della prima giunta Soru) ha lavorato meglio di Sergio Milia, attuale assessore della giunta di centrodestra guidata dal Ugo Cappellacci?
Io esercito un ruolo intellettuale e ho il dovere della verità. Chi invece ha in tasca una tessera di partito o vuole fare il militante ad oltranza può continuare a ritenere di avere sempre ragione, anche quando la realtà dimostra esattamente il contrario.
Gli schemi son saltati, e il fatto che il centrosinistra non abbia più nessun interesse per i temi della cultura (e il caso Floris ce lo dimostra ulteriormente, se ci fosse ancora in città qualcuno con le fette di prosciutto negli occhi per non capire il disastro che sta provocando la Giunta Zedda tra Teatro Lirico, Scuola Civica di Musica, spazi negati, bandi fantasma, finanziamenti ridotti ai minimi termini, e l’imbarazzante moltiplicarsi di arene grandi eventi destinate a restare desolatamente vuote) ci obbliga ad accettare una dura realtà: i provvedimenti di politica culturale valgono per quello che sono, e non possono essere ritenuti buoni o cattivi solo perché a presentarli è la parte politica nella quale ci riconosciamo oppure quella che avversiamo.
Ecco perché i lavoratori del Lirico hanno applaudito Felicetto Contu, scatenando le ire di chi crede ancora che la logica dei blocchi contrapposti serva a capire cosa succede nella realtà.
La recente delibera dell’assessore regionale Sergio Milia che rivede i criteri di accesso ai finanziamenti regionali da parte delle associazioni e compagnie professionistiche di spettacolo sta scatenando una dura polemica, e una parte degli operatori sta trovando nel centrosinistra una sponda politica per bloccare il provvedimento.
A mio avviso la delibera presenta evidenti criticità (retroattività e accesso alle premialità in primo luogo) che potevano e dovevano essere superate. Peraltro, non mi sembra che la delibera preveda una rete di salvataggio per quelle sigle che dovessero uscire da un giorno all’altro dalla contribuzione regionale. E questo è molto grave.
Detto ciò, però mi faccio anche una domanda. Poniamo che la delibera venga ritirata e che si torni a su connottu: che idea si è fatto il centrosinistra dei contestatori Zedda, Ganau, Cherchi, Tendas, Bianchi e Siciliano di come riformare il settore dello spettacolo, ormai in preda ad una crisi non più ignorabile?
Posto che ci saranno dei tagli al settore (perché non è nemmeno immaginabile che nella prossima finanziaria regionale la 56 venga finanziata con i soliti otto-dieci milioni di euro), come il centrosinistra ritiene, a fronte di una riduzione significativo alle risorse, di salvaguardare le compagnie che lavorano meglio da quelle che lavorano peggio?
Come il centrosinistra pensa di poter fare meglio di Milia? Con quali proposte concrete?
Oppure il centrosinistra degli Zedda, dei Cherchi, dei Ganau, dei Tendas, dei Bianchi e dei Siciliano e che fra un anno governerà alla Regione pensa di risolvere i problemi dello spettacolo lasciando tutto così com’è?
La delibera dell’assessore Milia risponde in maniera controversa a domande giuste che ormai sono ineludibili. Quali sono le risposte del centrosinistra alle stesse sacrosante domande di efficienza del settore e di migliore utilizzo delle risorse? O gli amici del Pd e di Sel ci vogliono forse far credere che quando governeranno loro i fondi alla cultura non verranno toccati (già Luciano Uras ha dichiarato all’Unione Sarda che ottanta milioni in tre anni per il Lirico sono troppi, e ovviamente non dice che gran parte di questa cifra arriva dal bilancio statale)?
Quali saranno i nuovi criteri con i quali, fra non molto, il centrosinistra sardo governerà il settore della cultura, avendo a disposizione la metà delle risorse oggi iscritte a bilancio?
Come il centrosinistra sardo metterà mano a quella porcheria di legge sullo spettacolo, varata nel 2006 dalla Giunta Soru e subito incagliatasi per evidente farraginosità?
Opporsi a questa delibera non basta: contestualmente, il centrosinistra isolano non può prendere qualche impegno più concreto?
Ad esempio, non pensa di salvare almeno un elemento della delibera, così efficacemente sintetizzato dall’Unione Sarda di oggi?
“Il criterio della premialità – cioè il metro per giudicare chi merita il denaro, e quanto – favorisce chi crea lavoro stabile”.
Il nostro centrosinistra è pronto a salvare della delibera di Milia almeno questo passaggio, che bene interpreta tutte le battaglie condotte in altri ambiti per creare occupazione stabile e combattere il precariato? Cosa aspetta il centrosinistra sardo a dire finalmente che, anche nello spettacolo e nella cultura, chi beneficia di ingenti risorse pubbliche deve essere premiato se crea dei posti di lavoro a tempo indeterminato?
Il problema del teatro in Sardegna non è solo la delibera dell’assessore Milia, che se ritirata per effetto delle pressioni politiche e dell’opinione pubblica o inficiata da un ricorso al Tar perderà ogni validità: il problema è che il centrosinistra sardo, che al massimo fra un anno governerà alla Regione, ad oggi non ha nessuna idea per il rilancio di questo settore. Nessuna. Come ci ha spiegato bene Gianluca Floris questo è il problema. E l’attività amministrativa dei sindaci e degli amministratori di centrosinistra che oggi si scagliano contro la delibera Milia sta lì a ricordarcelo. Ogni santo giorno. Purtroppo.
La Crivellenti risponde alle affermazioni delle RSU.
http://www.castedduonline.it/san-benedetto/lirico-crivellenti-ribatte-ecco-lavoro-svolto-questi-2-mesi
Chiedo a chi più competente e sul pezzo dove sta la verità. Lei dice cose precise tipo che:
prende molto meno dei predecessori
non ci sono stati tagli al personale
la presentazione della stagione non è in ritardo
Come sempre in Italia uno dice A, l’altro dice B e i fatti dove stanno?
Gentile signora Silvani, Non mi riferivo a lei per gli insulti, ma al “babbo politico” del signor sindaco. Quanto al negare mi riferivo al suo esilarante
« …anzi, se non da Marcello che però non sapevo avesse un blog…
Parli per sentito dire o perché ne sei certo??»
Ripeto: non è lei che mi ha insultato. Quello non lo fanno in pubblico i Zedda boys. L’insulto è solo prerogativa del Think Tank di spessore politico.
Si vabbé! Mi mandi un libro a figure con tutti gli altri animali del fantabosco!!!
Ma è veramente molto divertente vedere come si scompongono. Anziché proclamare con onestà che stanno perseguendo vittoriosamente i loro oramai palesi turpi fini politici di demolitori del teatro (“rendita di posizione” la chiamano), c’è quello che per paura si nasconde sotto lo pseudonimo del babbo “politico” per poter finalmente insultare in libertà, e c’è il suo babbo che lo protegge appena può, c’è la signorina Silvani che si traveste da contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare che ci regala dei bei momenti negando a momenti anche l’esistenza stessa di Sovjet e del suo blog…
Ma dài Puccettone!!! Vieni allo scoperto!!!!
Ma che dici??? Non si capisce mica nulla sai!!
La nobile contessa non è venuta qui a trolleggiare, E nessuno qui pensa sentitamente riguardo ad essa “Ma bairindi!”
Rivogliamo il vecchio Di Gesso!!! Questo è bambissimo!!
Gianluca Floris davvero non si capisce nulla! Una confusione totale… Io non ho negato nulla saprai leggere o no?? Mamma mia ma chi ti avrebbe insultato??? Ti giuro è un delirio totale!!
Eja Contessa, non ci sono su Facebook… E chi è quel bel ragazzo con tanto di logo di Sel in bella evidenza che oggi su fb scrive beffardo “e dai e dateglielo un assessorato a Vito Biolchini!”. Lo conosci? Vuoi che te lo presenti? Se vuoi ti presento anche Ainis, alias Boicheddu Segurani. Anzi no. quello te lo presenta Marcello Cadeddu, che lui lo conosce bene. E’ uno di famiglia, diciamo così.
Contessa mia…
Sei tu che hai sempre scritto di non esserci!! Chi è il ragazzo non lo so! Se vuoi scriverlo guardo se lo conosco ma questo che cavoletto c’entra con Ainiis???
Floris e amici in pieno delirio sono convinti che il blogghino sia il think thank del sindaco. A unu bellu puntu!!! Attendiamo che si vestano da Napoleone o che si attrezzino a resistere a Pirro e i suoi elefanti!!!!
Il blogghino è evidentemente la voce ufficiale del sindaco e di Sel a Cagliari. Basta vedere le strettissime frequentazioni di Ainis con noti esponenti del partito, nonché leggere con attenzione i post pubblicati, gli attacchi che porta a tutti coloro che dissentono con la linea, post che spesso anticipano posizioni ufficiali espresse da Zedda o riportano elementi o particolari di vicende che sono note solo a chi è dentro l’amministrazione. W il think tank di Zedda!
Vito, ti facevo più sveglio!! Non leggo sto Ainis ma a me mi pare che attacchi solo te e Floris (che la pernde ogni volta malissimo!). E poi quali noti esponenti??? Ma esiste o non esiste Ainiis?
Ma certo che esiste, non lo leggi il blog di Marcello Cadeddu? E non vedi come i ragazzi di Sel rilancino nelle bacheche ogni post del nostro blogger, l’unico vero padre nobile rimasto a questa parte della sinistra cagliaritana? Eppoi scusa, perché scrivi che non leggi Ainis? Allora di cosa stai parlando? Di cose che non conosci?
Di cose che conosco ma che seguo marginalmente, perché non mi appassionano! Di ragazzi si Sel su Facebook ne ho alcuni, diversi, non frequento molto ma li seguo e cose di Ainis ne ho viste raramente!! Forse mai, anzi, se non da Marcello che però non sapevo avesse un blog…
Parli per sentito dire o perché ne sei certo??
Scusa, ma dove vivi? Ti sei perso molti passaggi, od amico, ci sono molte cose che non conosci. Fidati di zio…
Ma sei sicuro che non sei tu ad averne costruito con la mente di passaggi??
Io ti assicuro che su fb seguo e non mi sono mai trovata condivisioni di roba di questo Ainiius!! Sarai tu che perdi passaggi perche su fb non ci sei! Scusa eh!!!
Beh.. Contessa, sei un pò megalomane.. “Resistere a Pirro e i suoi elefanti.. ” Qui al massimo si tratta di resistere a Nonna Papera e le sue pulci. Il problema non è tanto Nonna Papera (o papà Paolo che dir si voglia..), sono le pulci, però.. fastidiose, molteplici e ignare della catastrofe che si sta incominciando a svolgere sotto i loro occhi (zampe..)
E basta con questo concentrato di idiozie!!! Non si può più leggere serenamente questo blog senza l’ansia e il nervosismo che infondete!! Frustrati che godono nell’insulto!! Fatevi una vita, trovatevi un hobby!!
E Vito smettila di censurare quello che ho risposto a Cervellini!!! Non mi venire a dire che lo trovi censurabile, con tutte le cattiverie che approvi!!
Eppure parrebbe proprio di sì. Ainis ispira Zedda che, come lui, non si è mai guardato profondamente dentro per capire chi è e cosa vuole chiedere alla vita. Bel maestro, bella scelta. Una conferma che per crescere bisogna studiare.
Ma non sarà il caso di fare un nuovo spettacolo come seguito di “Oggi smontiamo l’anfiteatro” ?
“Oggi smontiamo il teatro lirico”
Eccolo il samurai Iriddogit !
http://costruiresumacerie.org/2013/02/16/ecco-il-piano-di-sel-per-il-teatro-lirico-di-cagliari-con-lappoggio-del-pd/
Spiace molto questa situazione e sconforta, tanto.. Spiace l’abbandono giustamente polemico di Gianluca Floris da un partito in cui ha creduto e per cui si è speso molto in questi anni portando avanti discorsi di competenza professionale, aggregando molte voci in pubblici spazi di confronto. Sconforta vedere la distanza tra le pubbliche prese di posizione dei dirigenti e dei minus del Pd verso l’insopprimibile diritto dei cittadini all’offerta di un ampio ventaglio di qualità di servizi culturali e le pragmatiche quotidiane micro-mosse tese a nascondere l’immobilismo assoluto verso lo sfacelo in atto del settore. Il dispiacere emerge nello iato tra il dinamismo dei singoli operatori e la retorica che nasconde il vuoto dei rappresentanti politici con responsabilità più o meno dirette.
Lo sconforto si fa più acuto se si cambia la giacchetta al politico democratico chiedendogli di indossare quella del partito di Vendola. Sulle aspettative di un intero settore tradite dall’incompetenza manifesta di chi ha ruoli di governo cittadino si è già detto e scritto tanto in questo e in altri blog, e non voglio tornarci. L’appunto vuole richiamare quanto invece esiste di esplicito negli intendimenti di SEL in campo culturale. Qualcuno si è mai preso la briga di andarsi a leggere il programma del partito che esprime a livello cittadino il sindaco Zedda? No? Nelle 45 paginette (http://www.sinistraecologialiberta.it/kit2013/programma_sel_2013.pdf) dense di buon senso e poche, veramente poche (tra le quali la direzione degli investimenti produttivi sulla riconversione ecologica dell’economia), solide idee che tracimino il perimetro dello slogan, c’è un paragrafato a pagina 26 che giace come vero e proprio compendio della prospettiva del partito verso il “sistema dello spettacolo dal vivo”. Ora, chi volesse spendere un po’ del suo prezioso tempo può magari andare leggerselo direttamente, altrimenti è costretto a fidarsi della sintesi condensata nelle parole: “rivoluzione e improvvisazione”.
Il sistema dello spettacolo dal vivo attende – secondo gli estensori del programma – una Legge quadro nazionale, e ciò sia perché mancherebbe “una visione del futuro adeguata ai mutamenti che da anni attraversano la creazione artistica e l’offerta di servizio culturale”, sia per rompere ““rendite di posizione” non più giustificate di soggetti e attività che ha esaurito il proprio ruolo, impediscono il ricambio generazionale, artistico e organizzativo”. A tal fine si rimanda ad una Legge quadro (seguono le “legittime, normali e giustificate” attenzioni nei confronti del sistema delle micro e piccole medie imprese, della tutela del lavoro subordinato).
La cornice di motivazione di questa auspicata innovazione solida quanto la giustificazione della trasformazione di Paperino in Paperinik e,nel contempo, la leva di costruzione del “nuovo mondo” sta nel penultimo punto: “ristrutturare la governance dei fondi pubblici per lo spettacolo che sono oggi erogati in modo assai discutibile”.
Quanto vaghi siano i richiamati motivi quanto evanescenti le linee di metamorfosi auspicate lo si può desumere da questo come da tanti altri passaggi. In loco, L’ “Ora tocca a noi” si è trasformato in un “ora vediamo cosa riusciamo a trasformare”, rompendo schemi di relazione tra gli stakeholders prima di comprenderli, richiamandomi a principi di legalismo universalistico incardinati in formule matematiche che richiamano l’oggettività delle scelte, forzando la mano in nome del proprio alito di intuitu personae. Bastano questi elementi per qualificare l’incompetenza in prassi politica e scelta deliberata e programmata? No, evidentemente non bastano. E questa faciloneria, questa ignoranza, questa inettitudine, questa improvvisazione la stanno pagando tutti, purtroppo.
E’ giusto sostenere il Teatro Lirico, ma il Teatro in cambio deve dare segnali di cambiamento. Ci deve convincere che quei soldi (e sono molti) sono spesi bene, che gli sprechi vengano eliminati, che gli uffici funzionino con meno personale, l’orchestra e il coro non si toccano, ok, ma per favore li si faccia produrre più spettacoli…e senza necessariamente scritturare artisti da 20.000 euro a sera. Fuori dal Teatro c’è un mondo musicale che vive di briciole….ma produce, replica e viaggia….bisogna parlare anche di questo. Ora basta tacere, ribadisco l’importanza di un gruppo di lavoro, non politico ma formato da artisti e musicisti sardi, che possa elaborare proposte e fare chiarezza pubblicamente su ciò che per troppi è “oscuro”.
Manca un’idea politica sulla cultura in Sardegna, quindi manca una linea pragmatica. I dirigenti PD sono replicanti di qualche corrente e leader nazionali, senza
tratti originali. Tifare la Rubentus, gioire del Festival di Fazio, scodinzolare dietro Bersani e Letta questo è il loro mondo. Milia è un pragmatico conservatore che prova comunque a governare, al contrario di questi esseri amorfi. Però è anche vero che si è speso e si è speso troppo e inutilmente per il Teatro Lirico e per lo Spettacolo. La Sardegna ha bisogno anche di altri investimenti non conformisti per il settore culturale.
Complimenti, un’analisi molto approfondita e scevra da luoghi comuni.
Che Milia faccia parte dei pragmatici non c’è dubbio, il suo governo di riferimento non è quello che diceva che con la cultura non si mangia?
Chissà se esiste altro posto al mondo in cui il devastatore accusa il devastato del disastro che ha compiuto, oltre all’Italia ovviamente dove il gran ciarlatano e i suoi astuti proseliti prima appiccano l’incendio e poi accusano i pompieri del rogo.
sì ma se ‘non esiste in Italia un partito capace di sviluppare delle coerenti politiche culturali’ perché sbandierare questo dissenso solo verso il PD?
Ringrazio l’amico Vito per il ragionamento sempre puntuale e crudelmente lucido. Ma lo ringrazio ancor più per la meravigliosa foto di scena che hai trovato… Sono commosso.
La dirigenza locale del PD è sicuramente scossa dal fatto che Gianluca Floris non intenda più votarlo e farlo votare. Infatti è ben noto che al PD cagliaritano preme molto di più evitare di perdere consensi, anzi se possibile acquistarne di nuovi, anziché fare finta di niente al cospetto delle stronzate di Massimo Zedda, Uras e soci. Il PD cagliaritano è pronto a tutto per far cambiare linea a Zedda sulla cultura, anche a sfiduciarlo. Perché i suoi dirigenti sono notoriamente coraggiosi, troppo coraggiosi. E’ falso dire che gli attuali consiglieri comunali del PD hanno, quasi per intero, una paura fottuta di tornarsene in blocco a casa se, rispedendo Zedda a fare il banconiere al Libarium, si andasse ad elezioni anticipate. E’ infatti totalmente infondato dire che, data la buona prova data dalla giunta Zedda che ha visto crescere enormemente i consensi dei cittadini, il centrodestra, o qualche aggregazione civica che comunque si riproponga di farla finita con Zedda e la sua corte dei miracoli, vincerebbe anche candidando una merdona.
…..che altro si può dire ? Posso solo aggiungere che l’indotto della “macchina culturale” è allo stremo ….pochi mesi ancora di questa situazione drammaticamente statica e molti posti di lavoro si perderanno ed aziende collasseranno……