E non vi va bene il sardo a scuola, e non vi va bene il sardo all’università. Meno che mai vi va bene il sardo nella pubblica amministrazione, per non parlare del sardo nelle assemblee elettive. Una volta non vi andava bene neanche il sardo in famiglia perché i bambini dovevano parlare in italiano, e anche per strada puzzi puzzi era meglio non farsi sentire parlare in sardo che era vergogna.
Insomma, per tanti anni il sardo non andava bene da nessuna parte. Poi improvvisamente qualcosa è successo. Qualcuno ha iniziato a parlare in sardo laddove prima si parlava solo in italiano: a scuola, all’università, nelle radio e nelle tv, in qualche pubblica amministrazione e perfino in qualche assemblea elettiva. Tanti artisti hanno iniziato a scrivere canzoni in sardo, e a cantarle pure. Continuando di questo passo a qualcuno un giorno verrà pure in testa di scrivere in sardo. Incredibile.
C’è ancora molta strada da fare. C’è chi preferirebbe farlo morire il sardo, piuttosto che vederlo contaminato dai germi della modernità, come se una lingua non potesse legittimamente trasformarsi senza per questo essere tradita. Poi c’è chi dice che va tutto bene e che dunque non c’è niente da fare. C’è chi dice invece che ormai tutto è perduto e dunque che cosa vogliamo fare? C’è chi dice che sì il sardo va bene, ma prima vengono altre cose. C’è chi dice che il sardo non va bene, ma state scherzando? Ma perché non impariamo il cinese? Che chi dice sì al sardo ma no ai soldi per il sardo: perché? Perché no. C’è chi dice questo e c’è chi dice quello.
Dite quello che volete. Per me il sardo è (repetita juvant) la più importante infrastruttura immateriale di cui disponiamo. Per cui dobbiamo riappropriarcene al più presto e in tanti modi.
Il più semplice è quello di riprendere a parlarlo, il sardo. Come? Dove? Con chi?
Poche storie: ci incontriamo venerdì 1° febbraio alle 18 in piazzetta Savoia a Cagliari. Ci salutiamo e poi ci dividiamo tra il Manamanà e il Bar Savoia. E incominciamo a parlare in sardo di tutto quello che ci passa per la testa.
Per chi vorrà sarà un’occasione per riascoltare sonorità perdute, per riprendere familiarità con una lingua dimenticata, per aiutare qualcuno a superare la vergogna. Ognuno parlerà il suo sardo e tutti ci capiremo lo stesso (funziona veramente così, ve lo assicuro)
L’iniziativa è del sotziu “In Sardu”, costituitosi per ora informalmente su iniziativa di questo blog e della Fondazione Sardinia. Siete tutti invitati.
Ci vediamo venerdì 1° febbraio, poi ancora venerdì 15 febbraio, e poi venerdì 1° marzo e ancora venerdì 15 marzo. Poi tireremo le somme e programmeremo altre iniziative.
Bisogna riprendere un cammino interrotto. Siete pronti a fare il primo passo?
Vi aspettiamo in tanti.
Po brexeri, Vito, podeusu fai unu meriri facci sa xida de Pasca? Seu in domu de su 27 martzu a su 4 de abrili!!!! 🙂
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Hai ragione non sono sardo, sono nato a Cagliari e mi considero un Italiano di Sardegna; in questo si estrinseca il mio senso di appartenenza.
A me pare che sia tu il colonizzato, da quella cultura(ideologia)che dietro la bandiera dei quattro mori tenta di nascondere le differenti articolazioni della società sarda.
Il mio appello appello(rimprovero) è rivolto alla classe dirigente in senso lato, intellettuali e altri che cavalcano l’onda di un anacronistico “nazionalismo sardo”, in questo favoriti dal crollo di credibilità dei partiti nazionali, a cui tentano di aggrapparsi vecchi esponenti dei partiti tradizionali nel tentativo di soppravvivere politicamente.
Quanto ai sardi, me compreso, mi limito a dire che non è lingua(oltretutto non condivisa da tutti i sardi)che ci salverà, ma l’educazione e il rispetto verso la nostra terra inteso come ambiente, rapporti e regole sociali.
Quanto agli stanziamenti a favore della lingua sarda, resto dell’avviso che trarremmo maggiori benefici se veicolati a favore dell’informatizzazione di massa e la conoscenza delle lingue straniere utili per le ricadute professionali.
Visto l’armamentario lessicale utilizzato avresti potuto chiudere la risposta con “HASTA LA VICTORIA SIEMPRE”.
Ciao.
E intzandu? No si nareis nudda de s’atobiu?
Ma ci fiat sceti Biolchini?
No hat a serbiri prus a nudda su flash mob?
Ajò… seus abettendi.
Caro bg, quale sarebbe il senso di appartenenza di noi sardi, appartenenza a chi. Le tue sono parole tipiche del colonialista, paternalista si, ma colonialista (ai sardi sempre bisogna insegnare qualcosa). Se invece sei sardo, parli sa perfetto colonizzato. Nessuna lingua al mondo per salvarsi è stata lasciata alla volontà individuale, neppure la lingua con la quale tu ti esprimi.
“Nessuna lingua al mondo per salvarsi è stata lasciata alla volontà individuale, neppure la lingua con la quale tu ti esprimi”.
Delle oltre tremila lingue parlate oggi solo settantotto posseggono una letteratura.
Mai sentito parlare di ORALITA’ PRIMARIA?
http://bfp.sp.unipi.it/dida/invpol/ong.htm
mi spiace non ho capito il finale!!, scrivi nel mio dialetto cagliaritano se vuoi che ti capisca.
Ciao.
Non urlare. La dispersione scolastica è figlia della negazione della lingua sarda a scuola. A la cheres/cherides cumprèndere o nono.
Sono d’accordo. La dispersione scolastica dipende de tante cose , ma certamente anche dalla mancanza del senso di appartenenza: se a scuola da sempre non posso esprimermi a pieno, perché dovrei crederci e fidarmi?
Asserzione che contrasta nettamente con i dati.
La Toscana, stando al suo ragionamento, dovrebbe avere un tasso di abbandono inferiore al 10%.
E invece i numeri ci riservano delle sorprese.
http://www.studenti.it/files/pdf/20120123/abbandono-scolastico-per-regione-2012.pdf
quali sorprese?è all’incirca la metà della nostra…
P.S Asia non era ancora intervenuta in questo post..eravamo tutti preoccupati che avesse abbandonato la sua crociata anti-limba!
Quei dati invece sono molto indicativi, se si esaminano con cura.
Due domandine:
– come si spiegano i dati allarmanti dell’abbandono scolastico a Cagliari (23,6% nel 2008), città dove il sardo (di cui vergognarsi, secondo la vostra tesi) è sconosciuto?
– come si può ragionare all’ingrosso, pensando che un cultore del sardo da autodidatta possa fare una crociata contro la limba?
Da quando esprimere un parere contro la “scolarizzazione” del sardo significa fare una crociata CONTRO il sardo?
Molti lettori SARDISSIMI e sardofoni la pensano esattamente come me.
Invece di agitarvi, dando la caccia all’untore e al servo di Roma, chiedetevi come mai. 🙂
1) Il problema dell’abbandono scolastico non risiede nella non conoscenza del sardo, ma nella conoscenza esclusiva o quasi dell’italiano regionale.
2) Tu Asia non sei una cultrice del sardo, non coltivi niente e non fai nessuna crociata. Come molti italiani soffri di una forma incurabile di monolinguismo.
3) Esprimere un parere, sei da mesi che lo fai, contro la scolarizzazione del sardo è lo stesso che esprimere un parere contro la scolarizzazione, per esempio, del rumeno, o del finlandese.
4) Che molti lettori la pensino esattamente come te, beh, fate parte di una repubblica descritta da Danilo Caruso.
Mi immagino la faccia degli studenti alla prima assegnazione di compiti a casa di sardo!
Scherzo, ma non completamente : bisogna riscoprire il sardo prima di tutto come lingua degli affetti, altrimenti è inutile inserirla nei programmi scolastici. Quanti di noi si ostinano a fare corsi di inglese, per poi scoprire di ricordarsi e di riuscire a contestualizzare (che è la parola magica per l’apprendimento) in un discorso solo il testo di una canzone in inglese che amiamo o la frase di un film in lingua originale che ci ha commosso? Sto semplificando, ma così come per l’italiano, che per molti di noi è la sola lingua degli affetti, così anche per il sardo (e qualsiasi altra lingua e cultura). Si può pensare ad un approfondimento anche scolastico, ma partendo dall’esame di una lingua reale e sperimentata, non inventata e calata dall’alto.
Buahahahahah… monolinguismu ddeu? Ma ‘ta caraganzu ses narendi, o Mariu?
Deu chistionu su sardu, parlo perfettamente in italiano, I speak english without any problem, hablo bastante bien español, me rabio in venessian, capisco il friulano e tutte le varianti del sardo.
E tui immoi Ita mi naras, o lillo? 😀
SFORZATEVI DI FAR CRESCERE NEI SARDI IL SENSO CIVICO E DI APPARTENENZA INVECE DI AUMENTARE IL SOLCO TRA SARDI CON IL LOCALISMO BECERO CHE DANNEGGIA TUTTI, ANCHE GLI INCONSAPEVOLI,E CON LO STATO RIVENDICANDO LO SPAZIO CHE CI COMPETE SENZA ALIMENTARE ULTERIORI DIVISIONI DA LEGHISTI POVERI. IO, PERSONALMENTE, SPENDEREI I SOLDI PER COMBATTERE LA DISPERSIONE SCOLASTICA LASCIANDO ALLA VOLONTà INDIVIDUALE IL COMPITO DI APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DELLE LINGUE SARDE.
E comenti est andada? Chini totu nci fiat? 🙂
Uff… accidenti ai miei genitori che non mi hanno insegnato a parlare il Sardo da piccolino ed ora che sono “meno piccolino” non riesco ad impararlo….
Divertitevi e parlate tanto…!!! Ottima iniziativa!!!
Se vengo anch’io posso parlare in tabarkino?
Sì, certo! Qualcosa succederà!
Deu non pozzu benni a s’attobiu poi seu traballendi. Ma Su Presidenti de is sardus Cappellacci, ddu scit chistionai su sardu o arrexonada scetti in italianu ? Oh Vito, tui chi podis, pregontasiddu !!!
No nci seu nemancu cenàbara chi benit!
Pingback: CHERES ALLEGARE IN SARDU? Si bideus cras ( a sas 18,” de sero) in sa partzighedda Savoja, in Casteddu! Non est brulla! | Fondazione Sardinia
Tu e le tue idee… Ma aundi bolis andai???? Anche il t9 si rifiuta…
Castiai, chi po cenabara no mi fia giai postu in conca de mi poi a fai is paraffrittusu, gei ci fia essi andau.Mi dispraxidi meda, ma sa prossim’otta no appa a mancai.A si bi in bonora a tottusu e spassiasì.Ignaziu.
e gei fiad’ora chi cancunu pigasidi un incumentzu iaici. mancai imparada a chistionai filla mia puru, ca du cumprendidi ma no du chistionada
M’aggradata. Ma si venzo potho chistionare in Oranesu o deppu ammarolla chistionai su Casteddhaiu?
“Ognuno parlerà il suo sardo e tutti ci capiremo lo stesso”.
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Mi prascidi 🙂
Bravo Vito!! Bellissima iniziativa
certu ca ci bengiu, ma deu su sardu du chistionu donia di cun sa parti manna de sa genti chi biu in sa ruga.. mi dispraxiri a non du sciri scriri ma a bellu a bellu a forza de du liggi e de du fueddai ge d’apa imperai mellus.. si bieus cenabara..
Bellu meda ,sceti una pregunta.In sa mappa in internet Pratza Savoia no mi dda donat,ita est arruga Savoia fortzis?
Custa est una bella cosa.
gratzias
sa limba biviri puitta nosus da chistionausu, asinuncas è bona scetti pò si fueddai mali candu certausu. custu cumbiru è togu, Vito. sa vira teniri abbisongiu de surori po andai innantisi e duncasa toccara a ci ponni pagu pagu de sintiru po torrai a fueddai su sardu senz’e brigungia. esti togu chi su cumbiru è fatto in italiano, chi esti limba meravigliosa, ma unu bellu video in sardu ciara dexi propiu. arousu a tottus
Molto bella l’idea. Ma riusciamo a farlo anche da altre parti? Cagliari per molti sardi e’ un po’ distante.
Tropu atesu,bi fia andadu ca si no, m’apo a cuntentare de lu faeddare in Tempiu cun carchi gadduresu. Ispero solu chi benzat a èssere una cosa fitiana e chi andet a cundimenta. In bonora!
a mei mi pariri una pugnolara (po ddu nai in casteddaiu)
chi unu ‘ollidi chistionai in sardu creu ca su logu e sa genti da podidi agattai annui ‘ollidi. su problema e’ a ddu sciri fai e a no du struppiai penzendi ca poitta no dd’eusu studiau a scola no tenidi grammatica.
però spassiaisì e rispettaiddu, po prexeri, ca e’ cosa seria.
Tante volte l‘ho chiesto al gestore del bar Barcellona ,quando leggevo “qui oggi si parla in portoghese ,oggi in s pagnolo,oggi in tedesco “..ma una volta anche in sardo no?chiaramente mai venne fatto.nell‘attesa ho continuato a parlare in sardo con liù ,la mia cagnolina,l‘unica con la quale posso parlare in sardo liberamente .i bambini della mia via erano convinti che il cane si chiamasse “liùbeiinnoi“.ora anche loro le danno i comandi in sardo..
In realtà, l’iniziativa al bar Barcellona ora si fa! Ho visto qualche giorno fa su facebook l’invito. Più siamo, meglio è!
grazie vito
Salve, io sono uno degli organizzatori di Cumpannia de Limba Sarda – Kasteddu.
Come ha detto Sandro, dalla settimana scorsa ci stiamo riunendo al Caffè Barcellona il lunedì (il primo “nuovo” incontro ci siamo incontrati al Caffè Letterario).
Il gruppo era già attivo nel 2011 ma da allora non c’erano più stati incontri dunque io e altre persone abbiamo deciso di “riesumarlo”.
Sig. Biolchini, che ne direbbe di fare un’iniziativa unica? Cumpannia de Limba Sarda – Kasteddu fa parte del Cagliari Language Network, iniziativa di Emilio Spanu, alla quale collaboro come organizzatore, in particolare del gruppo di tedesco (son tornato un mese fa dalla Germania) e appunto, di quello di sardo.
Proprio la lontananza dalla Sardegna mi ha portato a riconsiderare tanti aspetti della mia terra tra cui il non volermi arrendere a vedere la nostra “limba” morire.
Insomma, che ne dite di unire Fondazione Sardinia con Cumpannia de Limba Sarda, e creare ogni settimana un evento su Facebook tramite la nostra pagina, precisando sempre che si è in collaborazione con Fondazione Sardinia?
Se a tutti va meglio il venerdì possiamo fare gli incontri sempre il venerdì anziché il lunedì come stiamo facendo ora.
https://www.facebook.com/groups/120472248012000/476627122396509/?notif_t=group_activity
non organizzavo io. l’ho stanno facendo il lunedi…..vieni e vai il venerdi
S’aggattu miu si zerria Lillu Bellu… 🙂
mi sembra un’idea carina! a cagliari poi dove e’ difficile in giro per locali sentir parlare sardo, sara’ un evento che si ricordera’! no?