Ora è ufficiale: il Cagliari giocherà l’attesissima sfida di venerdì notte contro la capolista Juventus non allo stadio Is Arenas ma… al Tardini di Parma. La farsa di un impianto costruito in fretta e furia, probabilmente in una zona tutelata da un vincolo ambientale e che oggi non rispetta le norme di sicurezza dunque prosegue, e promette nuove mirabolanti novità. Come se non bastassero le tre persone finora arrestate a segnalare a tutti la gravità della situazione, c’è chi si ostina a gridare al complotto o a non capire esattamente che questo stadio rischia di rimanere chiuso per sempre. C’è da chiedersi piuttosto perché sia stato costruito e come sia stato possibile che un’amministrazione pubblica abbia ceduto ad una offerta così delirante: trasformare in pochi mesi un campetto di periferia in uno stadio da serie A.
Che l’impresa fosse praticamente impossibile da realizzare era evidente a tutti coloro dotati di un minimo di senso critico e di memoria. Come però il sindaco Contini sia caduto in questa trappola non è certo un mistero. Il centrodestra (da sempre in ottimi rapporti con il presidente del Cagliari, Massimo Cellino) pensava in questo modo di assestare un colpo mortale alla credibilità del neosindaco di Cagliari Massimo Zedda (non sapendo, ma di questo ne parleremo dopo, che Zedda è bravissimo anche a farsi male da solo, senza l’aiuto di nessuno).
Il resto l’ha fatto l’house organ della destra cagliaritana allo sbando, quell’Unione Sarda che ormai non ne inzerta più una, e la cui spaventosa forza di pressione mette comunque in difficoltà le amministrazione locali, di qualunque colore esse siano.
Contini è nei pasticci, e lo sa anche lui. Ora improvvisamente si è reso conto che “come spiegato più volte e come si dovrebbe capire anche dalla stampa, la situazione è decisamente più complessa e va ben oltre le questioni di tifoseria”. Dalla stampa amica si era invece capito tutt’altro, cioè che l’impresa di Is Arenas era gloriosa e che tutti coloro che avanzavano critiche erano da classificare come nemici del popolo. Ma ormai è troppo tardi per far ragionare la gente. Ci pensi l’ufficio stampa del Cagliari Calcio a dare la versione ufficiale dei fatti. Perché ora anche Contini sarà (dopo Floris, Zedda e Piscedda), l’ennesimo sindaco che intralcia Cellino e le sue mirabolanti imprese.
A Cagliari il sindaco Zedda è riuscito ad evitare la polpetta avvelenata dello stadio, ma forse solo perché aveva in mente un piano più grandioso: incasinarsi malamente senza l’aiuto di nessuno, partendo praticamente da zero. Il Teatro Lirico ha fatto al caso suo.
C’erano tutte le condizioni per rilanciare la struttura. Arrivati i soldi dalla Regione, il Teatro non rischiava neanche più il fallimento. A fine giugno scadevano le manifestazioni di interesse, un paio di settimane e si sarebbe potuto avere il nuovo sovrintendente. Una cosa liscia come l’olio. Come invece sia andata lo sapete anche voi: un disastro. E se anche il sindaco adesso dovesse spuntarla (cosa di cui comunque dubito molto) riuscendo finalmente ad insediare il presunto nuovo sovrintendente Marcella Crivellenti, questa vittoria arriverebbe a costo di polemiche dolorosissime e di spaccature profonde. Il disastro ormai è fatto.
Cosa ha spinto due sindaci così diversi tra di loro a commettere due errori quasi speculari? Eccessiva fiducia nelle proprie capacità? Pressioni esterne? Manie di onnipotenza? Il ritenere di poter gestire sempre e comunque qualunque difficoltà? ma non ce l’hanno qualcuno al loro fianco che li ha messi in guardia dai pericoli o ancora oggi gli uffici di gabinetto dei politici e degli amministratori trovano spazio solo gli yes-man?
Sia per il caso Is Arenas che per il Lirico ora le carte sono in mano alla magistratura. Se una classe dirigente non riesce a governare decisioni complesse e importanti senza che da piazza Repubblica siano costretti a metterci il naso, vuol dire che siamo proprio messi male. Ed evidentemente non è una questione di centrodestra o centrosinistra, purtroppo.
Le capita mai di commettere un refuso? Che pesantezza. Le associazioni di cui parla le vede solo lei nella sua sindrome d’accerchiamento. Si parlava di Is Arenas riguardo al che Zedda – che detesto – non c’entra niente. Quanto a Vendola, se ci fossero profili penali nei suoi confronti sarebbe in galera con Riva, allo stato non ce ne sono. Ma politicamente non ha dato l’impressione di corrispondere a un profilo di paladino dell’ecologia quale sembrava. Se non ci fossero stati Bonelli e Landini … L’associazione all’oncologia non la condivido, si tratta di sfottimento corrente presso l’estrema sinistra pugliese. Ma che l’ecologia nel nome esteso di Sel sia un pochetto sbiadita …
Chapeau, ce l’avete fatta, Biolchini & compagneros, sinistri vari, ambientalisti (con la “a” più minuscola possibile, minuscola come loro), autorità varie (con la “a” più minuscola possibile, minuscolissima come loro). Bravi, bene, bis, dai non chiudetevi in camerino, tornate sul palco, che noi povero popolino ignorante abbiamo ancora bisogno del vostro Verbo. Tutti in galera, lo stadio chiuderà per sempre, anzi meglio, sarà demolito perchè deturpa un’area di enorme pregio ambientale, con i suoi inimitabili acquitrini, alighe varie, miasmi di stagnante provenienza, pilloni in ritirata a causa dell’eccessivo chiasso di quei barbari fracassoni di tifosi.
Ce la state facendo, il sogno è finito, il Cagliari sparirà, retrocederà con ignominia e voi farete un bel falò di ringraziamento là dove un tempo sorgeva il nostro stadiolo, nostro, di noi bambini-tifosi-immaturi-ignoranti-leccaculidicellino-fanatici-barbari-deturpatoridellambiente-nemicidelfenicotterorosa-delcavaliereditalia-della garzetta-delle merdone e dellareaprotettaSalineMolentargiusuPoetto.
Ne sono certo, quando lo stadio non ci sarà più e il Cagliari sarà defunto, Cagliari e Quartu risorgeranno, fioriranno i giardini, le saline produrranno tonnellate di magico sale, altre specie protette popoleranno i nostri stagni, parchi pubblici e Eden rinverdiranno le nostre vite sbiadite.
Poveri illusi, poveri obnubilati dal fumo del disprezzo e dell’odio per chi non condivide il vostro Verbo, da un’ideologia che sa solo vietare ed odiare.
Arriverà un giorno la nostra rivincita e una risata, condita da grasse pernacchie, vi seppellirà.
Zedda 1 rsu lirico 0
“Palla al centro”
In diretta dal presidio dei lavoratori del Lirico:
Grande partecipazione dei lavoratori,ne ho contato 21,peccato che i precari sono fuori contratto!!!
“Armiamoci e partite”
Perchè tanti commenti anti-Cellino? Ma qualcuno di quelli che attaccano un presidente che sta tenendo il Cagliari in serie A al riparo da tutte le bufere che hanno spazzato il calcio negli ultimi dieci anni, ha mai messo piede in uno stadio o letto qualcosa?
La convenzione tra Cagliari Calcio e Comune di Cagliari, si trova su questo blog (http://vitobiolchini.files.wordpress.com/2012/04/convenzione_cagliari_calcio_s-p-a.pdf).
Bene, dalla convenzione risulta che tutta la manutenzione straordinaria dello stadio, con la sola eccezione del tabellone luminoso e delle tribune prefabbricate, è a carico del Comune di Cagliari. Basta questo, ed essere entrato allo stadio almeno una volta per capire di chi è la colpa del pasticcio. Era doveroso scappare da Sant’Elia.
La convenzione per Is Arenas è pubblicata qui:
http://www.radiopress.it/wp-content/uploads/2012/05/documento.pdf
Una presentazione del progetto è qui:
http://vitobiolchini.files.wordpress.com/2012/08/p000003805_009000_relazionegeneraleconsiglio-1.pdf
A me sembra una bellissima proposta che riqualifica un’area abbandonata e arricchisce il comune in tanti modi, e mi complimento con l’amministrazione di Quartu per avere sposato il progetto. Realizzare la proposta in tempi così brevi è stata un’impresa da ammirare. Tutto un altro livello rispetto ad iniziative come l’Arena Grandi Eventi, per intenderci. Leggete il documento, per piacere.
Contro questo il solito contrattacco:
– giornalisti con articoli allarmisti e “impossibilisti”. Spero si siano ricreduti visto l’andamento regolare della partite fin qui disputate e l’impatto nullo dello stadio, praticamente invisibile. E se qualcuno crede all’impatto sulla fauna, non sa dov’è viale Marconi.
– Forestali, Magistratura, Prefettura e altri, distratti fino a che la zona era una discarica,
che ora dedicano energie quasi infinite a fare le pulci al progetto, e a spargere terrore (arresti in manette, detenzioni etc.)·
– Comune di Quartu, che prima cede il diritto alla “somministrazione di alimenti, bevande e merchandising (magliette, bandiere etc.)” in occasione degli spettacoli sportivi, e poi tenta di fare marcia indietro a difesa dei soliti noti. Inoltre fa casino nei pochissimi interventi e atti a suo carico. O almeno, a questo punto io quasi spero che sia stato commesso qualche reato, perchè altrimenti sarebbe davvero uno scandalo da far cadere le braccia a terra a chiunque.
Tante grazie ai pasticcioni e ai paladini del non-fare.
Peccato che Viale marconi sia lì da tempo immemorabile mentre lo stadio è nato ieri. E, a quanto dicono, il parto è stato tuttaltro che sereno. Ma vi sembra sia possibile che, per garantire un livello di sicurezza minimo a coloro che devono entrare in curva nors, si debba spostare ogni volta i newjersey altrimenti non c’è lo spazio fisico per garantire l’accesso alla gente?
Hai mai fatto un giro per gli stadi italiani? I prefiltraggi amovibili, montati poche ore prima del via, sono consuetudine in Italia… 🙂 fatti un giro, grazie! 😉
La veritá é che chi tocca cellino muore. Non passa giorno che si tocchi i coglioni, lanci lacrime, ma la vera cugurra è solo lui. Ci ha ha che fare con lui negli affari o in politica o nello sport ha solo da perderci
francu .sei purtroppo il solito sardo rinnegato, le cugurre sono quelli cha hanno la tua mentalita’. e vedono l’erba del vicino sempre piu’ verde.
io la vorrei vedere l’erba de is arenas. Se ci facessero entrare!!!l Comunque meglio rinnegato che servo
Domanda politica: perché il Pd (nella sua ala più ambientalista), oppure Legambiente, oppure ancora la Sinistra Vendoliana (che ha dentro la sua sigla la parolina “Ecologia”), perché nessuno ha mosso un dito, né sollevato un acuto di critica vera, aperta e documentata al fatto che venisse messa in piedi una ferraglia di tubi Innocenti nel bel mezzo del Parco Molentargius? Quello stesso Parco, va detto, centro di interessi, risorse, piani strategici comunali: anima naturalistica di quella che chiamano Area Vasta. Perché tutti hanno taciuto a sinistra (a Quartu come a Cagliari), su questo scempio voluto da un imprenditore scellerato e da un sindaco di destra? Perché la pentola è stata scoperchiata dalla Forestale, dalla Finanza, dalla Magistratura e ancora una volta non dalla politica? Soprattutto quella che ha in sè i valori dell’ambiente e della salvaguardia paesaggistica.
Qualcuno mi risponda grazie.
Il PD non esiste. La sua ala ambientalista è Soru, che però a volte fa l’ambientalista a giorni alterni (Tuvixeddu parecchio, Molentargius meno). Legambiente è ormai “embedded” nel circuito zeddista, do you remember le manifestazioni simil-mussoliniane di piantamento degli alberi a Monte Urpinu? Che ci azzecchi Sel con l’ecologia meglio chiederlo direttamente agli abitanti del quartiere Tamburi di Cagliari. Da tempo i cattivelli dell’estrema sinistra dicono “Sinistra Oncologia Libertà”. Diciamo la verità: questa classe politica meriterebbe solo di essere sommersa nella merda. Non succederà, perché l’alternativa non è certo il Movimento 5 Stelle né gli arancioni di Ingroia e De Magistris, ma soprattutto perché c’è grossa crisi e i politicanti di mestiere riusciranno ancora una volta a fare gli illusionisti con promesse su promesse. Mantenere sarà un optional poi. Zedda docet, che ci ha promesso una Cagliari diversa, ma sta facendo mordere le mani a molti, anche elettori di sinistra, per averlo votato.
Rione Tamburi (lo so, voleva essere una battuta) di Cagliari?
Dove è ubicato, di grazia? Mi risulta che l’area cittadina affumicata -dai roghi presso l’infausto Campo Nomadi sulla 554/Viale Monastir- sia ora libera dai fumi tossici più o meno quanto il resto di Cagliari.
Quanto all’Oncologia, a me sembra che siano argomenti anche troppo seri per prestarsi all’anonimo cazzeggio, e se ci si vuole dilettare nel tiro al bersaglio contro SEL si possano utilizzare altri argomenti, se non altro verosimili, se non proprio fondati.
Senta, a Cagliari non esiste alcun quartiere Tamburi, ci si riferiva chiaramente a quello di Taranto. Che l’oncologia sia un argomento serio lo sappiamo: chieda al procuratore Sebastio, e si ricordi le intercettazioni …
“Che ci azzecchi Sel con l’ecologia meglio chiederlo direttamente agli abitanti del quartiere Tamburi di Cagliari.”
Chiaramente, se ci si riferisce a Cagliari si scrive Taranto, e viceversa.
Chiaramente.
Così come per proprietà transitiva, altrettanto chiaramente si mettono in relazione questioni differenti e distanti come possono essere una comparazione tra i problemi del Lirico e di Is Arenas e la annosissima questione ILVA, connotata -ma lo devo dire?- “chiaramente” dalle gravi colpe di SEL sul piano nazionale e municipale -municipale di Cagliari, chiaramente-.
Non tema, intervisterò quanto prima il Procuratore Sebastio, che chiaramente -ça va sans dire- mi informerà del contenuto di intercettazioni prive di qualsiasi valore o di circostanze sconvenienti anche solo politicamente, secondo cui il Presidente della regione, tale Vendola, si informava sulla questione.
Chiaramente chi non apprezza le sue piacevolezze è parte -credo di supporre bene- del “circuito zeddista”, al quale mi iscrivo anche io, tanto più volentieri sapendo che Lei, gentile Anonimo, non ne fa parte.
Neo. ma qanto ti manca il grande Emilio Floris,?
Difficile entrare in scivolata su questi argomenti senza far fallo! La materia è insidiosa, e più la si studia più ci si perde in un dedalo di possibilivie e scorciatoie. Scorciatoie che sono state utilizzate per favorire e velocizzare l’imprenditore nella realizzaione dello stadio!
Non vedo però nell’oggetto del contendere, svuotato da ogni implicazione politica, tanti problemi. L’area su cui sorge l’impianto sportivo è dedicata a quell’uso da più di vent’anni!!!! Sull’area della pista di atletica è sorto il nuovo impianto, racchiuso visivamente tra le vecchie tribune e la palestra coperta, senza aggravare le visuali dalla viabilità verso il Molentargius. Si puo aggiungere che la struttura realizzata può essere tranquillamente demolita per tornare alla situazione precedente senza creare danni al paesaggio. Paesaggio che aveva bisono di essere riqualificato. Così come il Sant’Elia era una cattedrale nel deserto con a fianco il quartiere ghetto, anche a quartu l’Is Arenas è stato parcheggiato a fianco alle case popolari!!! Bella scelta!!! Ma torniamo oggettivi! L’area è ampiamente antropizzata e di confine tra l’edificato di periferia e il parco di Molentargius. Tutta l’area filtro è destinata a servizi pubblici e privati come lo stadio!!!!
Ma allora? Tutto questo casino? Perchè?
In realtà una cosa che poteva essere incanalata nei binari della piena legalità, è stata spinta a velocità pazzesche fino al deragliamento verso quel qualcosa su cui stanno indagando in piazza repubblica!!!
Oggi con molto buon senso si dovrebbe metter in regola IS Arenas, perchè ancora si puo! e lavorare per tornare al Sant’Elia quanto prima, o in uno stadio che possa accogliere emozioni e grida!!!! Leggete questo passo di brera scritto dopo l’infortunio di Riva:”… La notizia del grave incidente occorso a Luigi Riva mi è discesa nell’anima a tradimento, come un’amara colata di assenzio. Istintivamente ho riudito i lamenti di Lorca (“que no me dejas veerlo”) per il suo amico Ignacio riverso nell’arena. Egli stesso, con voce roca ma ferma, si è raccomandato che non ne facessimo un dramma. Era però Luis Riva l’atleta grande e famoso che aveva pudore di mostrarsi per una volta, debole come gli altri, lui che della vita ha il concetto tragico di chi ha dovuto forzare il destino.
Proprio io, tra i primi, l’avevo visto sbozzarsi a fatica da un ossuto traccagno del mio paese lombardo. Fasci di muscoli guizzavano imperiosi fuor dell’impianto rozzo e quasi greve. Non molti lo capirono e dovette emigrare. Lo fece bellissimo l’esercizio, peraltro scavandolo a vantaggio di prominenze decisamente michelangiolesche se non addirittura barocche. Nonché esaltarsi di questa nuova realtà della sua vita, egli era fatto cauto dal ricordo di troppe miserie vissute e sofferte a Leggiuno. Ancor oggi lo vedo sollevarsi da un bulicame confuso e informe di vittime predestinate alla fame e all’umiliazione. Si è ribellato come usano i romantici e gli eroi, troppo facilmente apparentati con quelli. Nel suo viso incavato erano scritti infiniti ricordi di dolore. Nessun pericolo ha mai potuto arrestarlo. Ha sempre considerato possibili le acrobazie più temerarie, tanto più temibili e pericolose in quanto più vicine all’arcigna durezza della terra.
Spiriti meschini hanno talora fraintese le sue prodezze attribuendole al caso. Altri hanno ignorato la virile bellezza dell’atleta rifugiandosi nel molle decadentismo degli esteti. Inconsciamente e no abbiamo lottato per lui in Italia con i ricordi non proprio estinti degli evirati cantori. Certo, i miaulii dei fighetti seducono più dell’urlo vibrato, non umiliano i deboli al paragone. Rombo di Tuono, io dissi un giorno per quasi incredulo entusiasmo, e trovai memoria di un re Brenno nel nostro etnos più antico. Anche Brenno, come lui, era comacino: ma Luis non era mai nato nel nostro calcio, costituiva fenomeno nuovo nuovissimo, sicché qualcuno esitava, poco riconoscente, a indicarlo quale degno erede di Silvio Piola, lui pure di sangue lombardo.
Piola era giusto di piede rozzo come il suo: ben altro però li doveva rivelare alla grandezza sportiva: innanzi tutto il coraggio, poi la potenza atletica, l’impeto generoso, la quadrata rudezza del carattere. Quel tanto di più armonioso ed equilibrato che era nel gesto di Piola diventava in re Brenno squassante potenza, irruente immagine di aggressione e fors’anche di rapina. Le frustrazioni subite nell’infanzia gli impedivano ogni forma di prepotenza morale. Nessuno più di lui era disposto a capire gli umili. Pensandoci bene, nella sua fuga in Sardegna era improrogabile voglia di riscatto, direi di evasione nel sacrificio, e quindi fatalmente nel dolore.
Parlava di calcio come di un lavoro: non si e mai consentito il piacere di chiamarlo gioco: l’edonismo non era contemplato nella sua natura di ribelle che sapeva le umiliazioni dei vinti. Forse è subito piaciuto ai sardi perché anche loro sembrano mossi da un folle e talora persino torvo eroismo fuori del tempo. I sardi vedevano in lui il campione, l’eletto che doveva riscattarli di fronte a una storia matrigna. L’hanno benvoluto e adottato prima che lo assalisse la nostalgia. Divenuto in pochi anni uno dell’isola, si è sottratto quasi del tutto ai crudeli complessi d’un’infanzia troppo a lungo umiliata nell’indigenza.
Per quanto impegnato sulla parola a essere suo biografo, ho durato fatica a capire io stesso perché non lo allettasse un ritorno in Lombardia. Gli offrivano ingenti ricchezze e ovviamente onori tifo amicizie importanti. Preferiva rifugiarsi in casa di pescatori cagliaritani. Scopriva gli agi come glieli andava offrendo la natura, ancora per poco autentica in Sardegna. Vederlo stritolare e succhiare chele di aragosta era un godimento che sapeva fors’anche di vendetta. I suoi amici sardi annuivano ridendo con i loro antichi visi di berberi. Senza saperlo, certo, si sentivano uniti dal sangue. Berberi erano anche i leponti che avevano popolato i laghi lombardi: da noi, in Italia, venivano chiamati liguri; ma tornare in Lombardia lo spaventava troppi fantasmi sgradevoli, ancora, sotto il suo cielo.
Quando ho conosciuto Riva, ho quasi subito intuito il suo drammatico destino e puerilmente mi sono sforzato di esaltarlo nel favoloso. Re Brenno è diventato Rombo di Tuono perché l’iperbole si addiceva ai suoi prodigi di atleta. Considerando lavoro, dunque sofferenza, il gioco del calcio, mai si e lagnato del proprio dolore fisico. Due volte ha offerto quel che aveva di più necessario nel suo mestiere (per mera auto?ironia precisavano i suoi agiografi che aveva dato due gambe alla patria pedatoria). Ora parole grosse non vorrei dirne, esattamente come piace a lui: però non esistono nello sport altri esempi di dedizione pagata a cosi caro prezzo. Ed è sempre risorto obbedendo a una volontà che doveva anche dare sgomento ai troppi pusilli italiani. Non basta dire che l’aiutava l’agonismo a evadere dal suo difficile passato di privazioni. In effetti eravamo in presenza dell’eroe. Non commuovi un pastore accennando a gesti solamente vezzosi; non incanti a parole il vecchio incallito uomo di sport.
In Italia, dove tanto scarseggia, sul coraggio si preferirebbe scivolare con discrezione di comodo. Nossignori, che dobbiamo distinguere l’uomo dal piccolo barlafuso imbroglione, l’atleta che conosce il sacrificio generoso dal furbo fregnoncino capace di fingere e infinocchiare! Certi spettacoli di calcio, in Italia, rasentano il fescennino burlesco, talché si potrebbe dire che a nobilitarli sia soltanto la ferocia dei meno bravi, il loro disperato e impietoso “struggle for life”. Ma quando Rombo di Tuono distendeva le sue poderose falcate, nessun gesto poteva mai scadere a parodia agonistica. La qualità del suo lavoro appariva rozza soltanto agli incompetenti. In realtà la esaltava uno slancio irresistibile, un tempo raffinatissimo, un senso dell’impatto quale pochi possedevano al mondo. Ho visto io Sivori strizzare gli occhietti furbi e consolare lo smargiasso che era in lui garantendo che con quelle botte si sarebbe squinternate le gambe: Rombo di Tuono esplodeva saette cogliendo al volo dal limite i lunghi traversoni di Domenghini e altri dall’ala: colpito in pieno collo, il pallone schiattava letteralmente fra i pali.
Incompreso da tutti che non l’avessero già visto e conosciuto in Sardegna, Rombo di Tuono perdette un mondiale che per altri portò anche vergogna. Gli invidi abatini lo ignorarono il giorno della prova decisiva per averlo forse capito fin troppo. Al ritorno da Durham s’impose per nostro totale scorno di spregiatori gabbati e resipiscenti. Come un antico eroe, ebbe finalmente l’apoteosi per fatiche non indegne ? disi mi ? della leggenda erculea: batte il vento Scirocco, maligno figlio di Eolo, africano di nascita, molle persuasore delle nostre secolari fiacche mediterranee: supero l’ambigua ninfa Paura, costante abitatrice dei nostri cieli; cavalco le nuvole per discenderne come un eroe (Lohengrin genannt) di miti un po’ meno labili dei nostri…
Nessuno sa la disperata impotenza dell’atleta che il mite clima delle sirene avvolge e deprime; nessuno la maledetta fifa che ti rode mentre con viso altero o distaccato compi l’innaturale e traumatica funzione del volo: se l’anima esiste, si abbotta come uno stinco percosso con la punta d’uno scarpone. Non basta: per Rombo di Tuono si trovò compiutamente italiana ? anzi campione! ? una terra che non lo era mai stata se non nel sacrificio cruento, nei ripetuti massacri della guerra. Gli inviti al ritorno non ebbero più eco se non nel suo dispetto di isolano per elezione. Visse giornate radiose e altre persino umilianti. Il suo destino tragico ne annullava le gioie proprio nei giorni riservati ai trionfi.
In Messico lo colse l’atroce stanchezza di anni vissuti nell’esaltazione ma soprattutto nel sacrificio. L’altura ne spossava i muscoli troppo forti. Un amore cercato per sopravvivere alle fatiche del campionato già vinto finì di intristirne gli umori. Soltanto nel finale ebbe modo di riscattarsi. E quando fu di ritorno senti magnificare altri che non ne aveva i meriti. Guarì della stanchezza e della passione di donna applicandosi con l’orgoglio del campione ormai consacrato. Perdette quota con la società che aveva preteso troppo da lui e dall’isola. Ebbe una nuova frattura. Seppe rinascere. Ebbe uno strappo nella gamba d’appoggio, la destra, quando si annunciarono i nuovi mondiali. Naufragò con gli altri e praticamente chiuse.
Tentò di rinascere un’ennesima volta e il miracolo pareva già riuscito ancora. L’ha poi stroncato il destino. “No me dejas veerlo”, implorava Garcia per Ignacio riverso nel suo sangue. Io vorrei solo che degli eroi autentici non si guastasse mai il ricordo. L’uomo Riva è un serio esempio per tutti. Il giocatore chiamato Rombo di Tuono è stato rapito in cielo, come tocca agli eroi. Ne può discendere solo per prodigio: purtroppo la giovinezza, che ai prodigi dispone e prepara, ahi, giovinezza è spenta …”.
Caro cronista, non è come dici. Personalmente (così come il mio collega Secchi con vari comunicati stampa) ho più volte denunciato come lo stadio di Is Arenas fosse sballato come concezione e come sito. Se hai voglia di ascoltare un minuto del mio intervento in Consiglio, proprio sul piano strategico intercomunale, rilevavo come fosse sbagliato inserire l’impianto di Quartu come impianto permanente soprattutto sotto il profilo della possibile illegittimità urbanistica (min. dal 6′.30 in poi http://www.youtube.com/watch?v=soLdGLIBgOo).
Mi spieghi, invece, tu che cavolo può essere inquinante se 3/4 dello stadio sono in tubi innocenti (completamente amovibili e a ZERO impatto ambientale, visto che in discarica non ci va manco un bullone – che viene venduto di seconda mano, spesso e volentieri, alle acciaierie cinesi/asiatiche – che è prezioso) e il rimanente è quasi completamente in legno e acciaio zincato? Anche la via Olimpia è decisamente “ecologica”, visto che stiamo parlando di pavimentazione autobloccante (informati se ne ignori le specifiche)… credo sia stata MOLTO più impattante la costruzione del nuovo lungomare Poetto che scorre dietro l’Ospedale e il Cavalluccio Marino… non trovi?!?!??
purtroppo sono solo le silite logiche di questa politica che pensa solo a se stessa e non al bene comune
Non sono molto gemelli. Contini è la grandeur frustrata del sindaco “wannabe” di una città che eguagli o surclassi Cagliari, Zedda è l’incapacità e inesperienza amministrativa del sindaco assolutamente inadatto al ruolo che ricopre che sta accelerando vertiginosamente una decadenza della città che già gli anni del malgoverno di Floris e, ora, la crisi hanno favorito. Casomai in qualche modo si compensano, nella misura in cui più Zedda fa decadere Cagliari a una dimensione di paesone sovraffollato di impiegati pubblici, più Contini cerca di prendersi per Quartu un ruolo che rivaleggi col decadente capoluogo, magari correndo il rischio di qualche incidente di percorso con le leggi. Staremo a vedere quale delle due brillantissime carriere verrà interrotta o ridimensionata per prima dai magistrati o, se hanno ancora un po’ di amore per le rispettive città, dai consiglieri comunali o dai partiti delle rispettive maggioranze. Ma non è detto che i verdetti arrivino subito. Ci sono voluti diversi anni perché venissero al pettine giudiziario certi nodi dell’amministrazione pur eccellente di Graziano Milia, e per quanto riguarda Floris e la sua amministrazione, a parte vicende come Tuvixeddu e Anfiteatro in cui sono coinvolti solo dirigenti e funzionari, ciò di cui si sta occupando la magistratura è robetta. Bisognerebbe avere consiglieri comunali con le palle, non attaccati come patelle allo scoglio a quelle poltroncine neanche troppo retribuite, ma che evidentemente solleticano molto l’ego.
E dire che le cose stanno veramente così.
YES.
Con una notazione metodologica: sullo stadio è chiaro che la destra ha cercato di capitalizzare il malcontento del tifoso populista ma sul teatro, assumancu fino ad ora, mellus a lassai a perdi perché sembra quasi di vedere una… Zeddiata.
PS
E nai che fu proprio il sottoscritto a chiedere a Vito Biolchini su questo blog di festeggiare la vittoria di Zedda come se ai fosse trattato della festa dello scudetto!!!!!
PS2
Vinceremo un altro scudetto?
Riguardo a Zedda: l’orgoglio….brutta bestia….spt se ti trasforma in orgoglione.
Riguardo a Contini: patetico come il suo stadio da bidda. Voleva fare il figo senza averne le possibilità. E mo si è giocato ogni credibilità, spt con la patetica retromarcia di questi minuti.
il Pressapochismo cagliaritano è bipartizan..nessuna novità!
Prima di amministrare in conto terzi bisognerebbe aver amministrato con sufficiente successo qualcosa di proprio, magari di livello superiore al proprio condominio. Ma le scelte, politiche per definizione, troppo spesso vengon fatte con criteri di appartenenza correntizia. Vito, se tu abitassi in condominio, avresti affidato l’amministrazione a uno dei due oppure avresti cercato chi poteva certificare un’esperienza nel merito?
Al Comune di Quartu ormai se la fanno tutti sotto, nessuno ha più il coraggio di firmare nulla, figuriamoci in deroga.. Funzionari portati via con le manette ai polsi, sbattuti in galera e lasciati al fresco se respingono le accuse..
Da L’Unione Sarda di sabato 15 dicembre 2012 – Quartu Sant’Elena:
“Si cercano ulteriori riscontri alle dichiarazioni di Gessa, mandato ai domiciliari dopo gli interrogatori il cui contenuto è stato secretato; Masala invece è ancora a Buoncammino perché, secondo il gip, l’aver respinto tutte le accuse «davanti a documenti e testimonianze dimostra l’adesione a un accordo criminoso con soggetti non ancora identificati».”
A riguardo, alcune osservazioni di Gregorini, sulle quali, al di la del caso specifico, varrebbe la pena soffermarsi riflettere: http://forumcivico.blog.tiscali.it/2012/12/15/andrea-masala-ingegnere-dellufficio-tecnico-di-quartu-e-carcerato-a-buoncammino-dal-29-novembre/
E che dire poi della consulenza tecnica per valutare la compatibilità ambientale dell’opera rispetto ai vincoli esistenti, affidata al noto architetto sassarese Sandro Roggio. Persona stimabile e di grande competenza, ma è opportuno, mi chiedo, affidare incarichi di questo tipo a personalità così coinvolte ideologicamente e politicamente?
http://www.sardegnademocratica.it/culture/cagliari-di-tutti-i-sardi-per-zedda-1.21268
Son aspetti che, al di la dei profili di responsabilità sui quali è doveroso indagare, non aiutano certo a dissipare i dubbi di chi sospetta che dietro a questo zelo investigativo, possa nascondersi l’intento di far pagare politicamente qualcosa alla coppia Contini-Cellino.
D’accordo con Gregorini
Gregorini premette di non essere un giurista.
D’accordo con lui.
Sono d’accordo con Stefano rel.
Credo che l’Ing. Masala abbia già i suoi difensori, e credo proprio che loro siano giuristi.
In ogni caso: speriamo che tutti possano passare le feste in famiglia.
Siamo tutti d’accordo, e allora? Gregorini si pone degli interrogativi, che anche io, da cittadino, mi son posto, sulle ragioni che possano giustificare la permanenza in carcere dell’ing. Masala. Se non si è giuristi non si può discutere di queste cose? Se tutti quelli che intervergono su questo blog, esprimessero opinioni solo su ciò per cui hanno il titolo, probabilmente Vito chiuderebbe bottega. 🙂 Ignorante quanto volete, ma a me risulta difficile trovare ragioni che rispondando a principi di buon senso. Se lo si desidera, si intervenga nel merito delle considerazioni fatte. Ritengo sia lecito interrogarsi, da cittadini, sull’uso che si fa di certe misure, per quanto consentite dall’ordinamento giudiziario. Che è perfettibile anch’esso.
Quanto agli avvocati, hanno presentato la richiesta di scarcerazione o modifica della misura restrittiva. La risposta del collegio del Tribunale del Riesame, è attesa per questi giorni.
Gentile MP, le considerazioni sulla opportunità -o meno- delle misure preventive e/o detentive, a carico di chiunque, possono essere logicamente sviluppate a partire dalla conoscenza dei fatti e delle circostanze, e in logica sequenza delle carte e delle deposizioni prodotte dalle parti in causa nella sede giudiziaria competente.
Sappiamo, o dovremmo sapere, che ad esaminare e autorizzare le misure cautelari, compresa la custodia cautelare in carcere, non sono i magistrati inquirenti, ma il G.I.P, e dovremmo inoltre considerare che le misure stesse sono ulteriormente vagliate in seguito da altre istanze apposite come il Tribunale del Riesame (e per restare al caso in questione l’Ing. Gessa è stato messo fuori dal carcere).
È chiaro quindi che gli interrogativi che chi è estraneo ai procedimenti si può porre sono tutti legittimi -e ci mancherebbe altro, lo sarebbero anche qualora fossero infondati- ma difettano di qualche dato fondamentale, che è evidentemente in possesso degli inquirenti, del GIP e a quanto pare dei magistrati che valuteranno le istanze di scarcerazione o di “modifica della misura restrittiva” -ovvero la concessione dei “domiciliari”-.
Se poi il tutto serve a manifestare umana solidarietà a un professionista stimato, mi unisco sinceramente alla solidarietà e al rammarico per una questione che ha preso una piega pessima -credo che nessuna persona di buon senso possa gradire le manette- ma visto che ci siamo vorrei estendere questa solidarietà anche ai diversi detenuti che non fanno parte di ordini professionali o di circuiti decisionali, ma sono solo dei poveracci senza nome, o con nomi stranieri ed esotici.
Per la cronaca. Il Tribunale del riesame si è espresso. Masala rimane in carcere.
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/298886
Due arrivisti sopravvalutati? Due scommettitori sfortunati?