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Il ministro dell’Interno Cancellieri e il presidente Monti dovrebbero immediatamente sollevare dall’incarico il prefetto di Napoli, Andrea De Martino. Le ragioni di una scelta così dura sono sotto gli occhi di tutti. Il modo e le argomentazioni con cui la sedicente “Sua Eccellenza” ha redarguito un sacerdote che si permetteva di dare della “signora” al prefetto di Caserta offendono tutti noi, cittadini “normali”, e ci ricordano che in Italia non c’è solo l’arroganza dei politici ma anche quella di un potere che ritiene di non dover mai rendere conto a nessuno. Nemmeno al buonsenso né alla buona educazione.
Il potere dei prefetti è peraltro un potere antico, ormai senza ragion d’essere, che non ha alcuna legittimazione né politica né democratica. È chiaro che ogni tanto a qualcuno sfugga di mano la situazione e pensi di potersi permettere atteggiamenti da gerarca. Perché il prefetto di Napoli si è comportato da fascista. Da “fascista naturale”, secondo la definizione che ebbe a dare di personaggi simili negli anni dell’incipiente belusconismo, Luigi Pintor.
Quella Costituzione di cui il signor De Martino ha avuto il coraggio di riempirsi la bocca con lui non c’entra nulla. I riferimenti culturali del signor De Martino sono evidentemente altri. Vergogna.
Il volgare autoritarismo con cui il prefetto ha affrontato un sacerdote che con evidente buona fede interveniva ad un tavolo istituzionale (e a proposito, che schifo il silenzio complice delle tante autorità presenti!) non è tollerabile.
Il signor prefetto di Napoli deve essere sollevato immediatamente da suo incarico. La democrazia italiana può e deve fare a meno di chi, chiamato a servire lo Stato, in realtà ha dimostrato di disprezzare quei valori che dovrebbe incarnare.
Vergogna. E vergogna anche Monti e Cancellieri se non prenderanno alcun provvedimento.
Vergogna, lui si che offende noi. Trattare in questo modo un cittadino. Ricoprire una carica dello stato significa servire lo stato cioè i cittadini. Arroganza…..arroganza…..arroganza…..è ora di finirla.
Signor Biolchini,ho sentito ora ,al telegiornale, che il prefetto di Napoli resterà al suo posto:è una vergogna inaudita.Monti e Cancellieri dovrebbero vergognarsi ma non succederà.
Quando ho visto alla tv la reazione del prefetto ho pensato di aver capito male,per come mi è sembrato grave il fatto.Mentre il prete è stato un signore il prefetto ha dimostrato tutta la sua ignoranza,presunzione ed incopetenza.Ha ra ragione il signor Biolchini:se Monti e la Cancellieri non prenderanno provvedimenti sono ancora più colpevoli del prefetto.Che vergogna!
Ho avuto una miriade di pazienti che si è rivolta a me dandomi della signora, ma non ci ho mai trovato niente di maleducato. Altre volte il tono con cui sono stata chiamata dottoressa, anche da certi colleghi invece è stato strafottente e sicuramente poco rispettoso. Ho sempre notato invece che i maschietti, almeno tra i miei colleghi, ci tengono al titolo e, se non chiamati con il titolo giusto, sottolineano piccati il presunto errore correggendolo all’ istante e tracciando molte volte un solco tra loro e il paziente. Detto questo, se la Signora Prefetto non s’ esti chesciada, con quale diritto lo ha fatto il Signor prefetto? O ha ritenuto che lei non fosse in grado, eventualmente lo avesse ritenuto il caso, di difendersi da sola? Dal mio punto di vista quella del Signor prefetto è stata una reazione spropositata e molto maleducata, alla ” io so io e voi nun siete un cazzo”
Anche a me sono capitati tanti pazienti (soprattutto donne!) che parlavano delle colleghe definendole “signora” e non “dottoressa”; e devo dire che la cosa mi ha sempre infastidito. Certo la reazione del Prefetto di Napoli è stata esagerata e arrogante oltre ogni misura ma la povera “Signora Prefetta” cosa poteva fare dopotutto? Alimentare il fuoco della già sufficientemente imbarazzante discussione? Si è dimostrata di gran lunga più elegante del collega Napoletano minimzzando i’episodio. Se poi il sacerdote volesse o meno sminuire il ruolo del Prefetto non lo sapremo mai ma non dimentichiamo che, sopratutto nel sud, sostituire il titolo con l’appellativo “…signore…” è un chiaro segnale di delegittimazione.
Nessuno però è stato in grado di spiegare come mai il sig. Maurizio si sia rivolto al sig. De Martino chiamandolo Prefetto mentre alla Prefetta ha dato per ben 3 volte della “signora”. A prescindere dal modo sicuramente arrogante e esagerato, il signor De Martino esprimeva un concetto giusto. Perchè in Italia una donna rimane “signora” qualunque carica ricopra, mentre un uomo può essere Presidente, Dottore, Ragioniere, Don ecc. ecc.?
Chiamare Ratzinger signore è lecito uguale? E’ cortesia?
Questa gliel’ha suggerita Bellu …
Tutta farina del mio sacco. Nessun suggerimento.
Pogaridari!
Brucia eh? Quando non si sa come rispondere…
E’ vero. Uno non sa proprio come rispondere.
Cosa penserei che qualcuno chiamasse me signora, ed il mio collega dottore o professore? tendenzialmente nulla, al limite se fossi in fase di noia o paranoia penserei che forse a chi sta parlando non viene in mente di darmi della Dottora o della Professora, perchè fa ridere e che non si ricorda più che esistono i termini Dottoressa o Professoressa (in effetti Prefettessa farebbe ridere pure lui, assomiglia a profetessa). Se fossi in fase normale, mi preoccuperei, al momento ed in pubblico, solo di quel che dice il Qualcuno che sta parlando. Se però il mio collega avesse nel contempo l’ arroganza infinita di pensare che debba farmi da cavaliere servente (e chi glielo ha chiesto?ma come si permette?) perchè pensa che io sia una debolastra che non sa da sola fare il punto della situazione, dimostrandosi così un maschilista della peggior specie, allora penso che prenderei, immediatamente e per simpatia, le parti del Qualcuno che mi sta chiamando Signora (che comunque è, dal punto di vista umano, un titolo superiore a Prefetta). E, ovviamente in privato e dopo aver finito la pubblica discussione, gli darei un virtuale calcio dove non batte il sole, al mio collega maleducato ed inopportuno.
Signor pisotta, la mia carica non è certo a livello di una Prefetta-ma le assicuro una cosa: meglio un “Signora”, forse un pò ingenuo ma non certo offensivo, che una difesa così sgangherata, patetica e, se lo faccia dire, totalmente maschilista, da parte di un collega con un attacco di bile e manie di grandezza.
Lei mi dimostra ancora una volta che gran parte delle donne sono più maschiliste degli uomini. O delegano ad altri la rivendicazione dei propri diritti o si accontentano. Ha ragione, meglio un “Signora”.
Sono di ritorno dall’assemblea annuale dell’ANCI. In quella sede il ministro degli interni, ex prefetto, ci ha raccontato che le nuove relazioni tra enti territoriali (Comuni-province-regione) e Stato si baseranno su un maggiore potere dei prefetti. Non credo servano commenti.
A proposito di arroganza di classe viene in mente anche a un episodio capitato molti anni fa in un ospedale sardo.
Un’anziana signora chiama il primario dicendogli “Mi scusi, signore…”, al che il primario (dal carattere molto irascibile) fa una sfuriata. La vecchia, serafica, gli risponde: “Non si arrabbi, perchè dottori ce ne sono tanti, ma signori ce ne sono pochi.
Parafrasando, oggi direi “Prefetti ce ne sono tanti, ma signori ce ne sono pochi”.
CHE TRISTEZZA PREFETTO MA VA LAVORARE
Vergognati anche tu, “signor” Biolchini, che sei più fascista di tutti e nemmeno te ne rendi conto!
In effetti anche io mi vergognerei a pubblicare commenti fuori contesto come quelli di Anonimo
anonimo ma stai scherzando vero ? un ex custode.
E tu che saresti, un “compagno”? Ma vai a pescare …
compagno c’e’ rimasto solo lei,a pescare ci vado sicuramente per passione (e piscu puru )sono di sinistra fin da ragazzino e nel mio modo di vivere la vita di tutti i giorni e non solo quando si deve votare, compagno zunk la guerra e finita ,lei mi sembra il povero giapponese. ciao
PS: storiella vera, in tema di “veri signori”, tanto per sorridere un po’; spero mi passerete qualche parolaccia, che a me sembra necessaria:
Una sera della primavera scorsa, a Cagliari, accompagno mia moglie in via Pergolesi per una commissione, ma, non trovando un parcheggio in zona nemmeno a pagarlo, alla fine piazzo la mia auto davanti ad un passo carrabile, restando però per correttezza appoggiato alla macchina, a chiacchierare insieme a mio suocero, in giro con noi; dopo una decina di minuti un coglione nevrastenico, che doveva entrare nel suddetto passo carrabile con la sua Jaguar d’epoca, nonostante gli abbia subito fatto cenno che avrei spostato l’auto all’istante, inizia a strombazzare come un pazzo, passando dalla ragione al torto. Dato che non ho mai tollerato i prepotenti, più che mai quando sono degli arricchiti, decido di non fargliela passare liscia e aspetto il tizio al varco, dato che il garage in cui era appena entrato è di quelli vecchio tipo, dai quali non si può accedere direttamente alla propria abitazione: dopo poco infatti viene fuori un signore attempato sui 60 anni, distinto e vestito in modo elegante, e a voce alta e molto incazzata gli faccio presente che non è quello il modo di suonare il clacson, dato che ero lì accanto alla macchina e gli stavo dicendo che andavo via subito; dopo uno scambio fermo ma educato di battute, con me che non mollavo la presa di un millimetro, il coglione per cercare di rabbonirmi mi fa: “Su, calmiamoci, siamo tutt’e due dei signori, si vede che anche Lei lo è da come è vestito*”: col risultato di farmi andare ancora più in bestia, infatti gli replico: “Scusi, ma cosa c’entra il modo di vestire, che cacchio sta dicendo? Guardi che la signorilità di una persona non si vede certo da come è vestita!”. A quel punto mio suocero, che sino a quel momento era rimasto in silenzio, un po’ per cercare di stemperare la cosa e un po’ per curiosità chiede al tizio: “Mi scusi, ma Lei che lavoro fa?” e quello, tutto tronfio: “Sono un chirurgo plastico!” ; io mi mordo la lingua per non rispondergli: “Esticazzi!”, e nel frattempo dico tra me e me: “Ecco, altro che signore, questo qui è proprio un gran coglione”.
*Una polo e dei pantaloni “straccu baraccu”, tutti comprati all’Auchan, e forse una giacca classica dell’era del cucco.
Ma questo qua chi crede di essere? Mio padre era un magistrato, ma non si dimenticava mai che il padre per anni era stato un operaio, amava profondamente la gente e si definiva sempre un “servo dello Stato”, cioè dei cittadini: perciò non avrebbe mai fatto una sceneggiata del genere con quel sacerdote. Vergogna!
Comportamento allucinante. La cosa che più mi ha colpito e’ stata la calma e la signorilità con cui il prete ha risposto. Vito, credo che si dovrebbe far partire una bella petizione rivolta direttamente al Presidente della Repubblica perché rimuova quel maleducato!
Condivido e sottoscrivo per intero il giudizio sul comportamento del prefetto di Napoli (certamente non “signore”, una parola che –come a Napoli sanno – può essere impegnativa e che deve essere meritata), indecente e insopportabile, soprattutto perché proviene da un cosiddetto e sedicente “rappresentante delle istituzioni” ed è rivolto ad un sacerdote (lui sì “signore”) che, giorno dopo giorno, ha scelto di servire il prossimo senza tornaconti personali in una delle aree dove più drammatico è il vivere quotidiano. Purtroppo, sono certo (anche se spero di sbagliarmi) che non ci saranno conseguenze e che il governo lascerà che il suo rappresentante continui ad essere arrogante con coloro i quali considera deboli ed ultimi e ossequioso con i potenti ed i prepotenti, che magari chiamano “signore” chi non lo è e non lo sa essere.
Mi ricorda questa storia che mi è stata raccontata tempo fa: un anziano malato nel corridoio dell’ospedale ferma una persona in camice (medico, infermiere?), dicendogli: “Scusi signore…” Il tizio non lo fa nemmeno proseguire e gli urla: “Cosa vuole? Non lo vede che sono un dottore?” Il vecchietto, stringendosi nelle spalle, risponde: “Ah, io credevo che fosse un signore… Non so se “Signori” si nasca, come diceva Totò, ma di sicuro non basta una laurea né una carica per diventarlo. E di esempi ne abbiamo tanti sotto gli occhi… purtroppo!
Ci sono i progressisti e ci sono i conservatori.
Si distinguono per una caratteristica personale, sopra tutte le altre: i conservatori, per dare un senso alle proprie azioni, hanno bisogno di simboli, icone, idee astratte a cui riferirsi; i progressisti fanno riferimento a bisogni reali di persone fisiche, identificabili in comunità più o meno grandi, fino alla colletività.
Per i conservatori esistono persone più importanti di altre, perché sono più vicine al simbolo, oppure più rappresentative dell’idea astratta (per un cattolico, il Papa è una persona più importante di un prete; per un iscritto del Pdl, Berlusconi è una persona più importante di Ale Sestu; per un iscritto di Sel, Nichi Vendola è una persona più importante di Ale Sestu; ecc…). L’importanza non è una diretta conseguenza del merito, ma del ruolo: sono icone da idolatrare.
Per i conservatori esiste il “voto utile” ed il “voto di protesta”; per i progressisti esistono persone che votano. Per un progressista io sono una persona; per un conservatore sono un “grillino”. Per un conservatore le persone sono uno strumento utilizzabile per arrivare o tendere ad un’idea. Per i progressisti le persone sono il senso della vita.
Per i progressisti non esistono persone più importanti di altre. Esistono persone meritevoli. Il merito dipende da un impegno personale che porta benefici alla collettività. In questo caso il merito va riconosciuto e ricompensato. (“Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento”).
Un progressista risponde alla collettività; un conservatore risponde ad un simbolo, un’idea, un partito, una bandiera.
Il Prefetto del video mi sembra un tipo conservatore.
Direi piuttosto “reazionario”. Ce ne fossero di conservatori in grazia di Dio in Italia non saremmo nella situazione in cui siamo.
In sardigna semus prenos de uffitzios istatales e de zente chi los cumandat chi non faghent atteru donzi die che a nos trattare male, a cattigare s’istoria nostra, sa limba e su connotu nostru. E cherides chi tenzemas tempus a pensare a s’italia de una tzittade prena ‘e merda e guvernada da sa camorra. Ma a mi la finides.
cosa diceva il grande TOTO’ signor prefetto , ma mi faccia il piacere!
Il suo problema é che appellandolo solo come signore fatica a riconoscersi
urge petizione.
Niente da eccepire sulla critica al cittadino prete. Ci vuole rispetto per le istituzioni. Tuttavia le prefetture andrebbero subito abolite. In tal modo ci risparmieremmo tali scene. La sostanza è che le cose non vanno e i funzionari dello Stato neppure ascoltano.
E’ semplicemente un coglione, così come tutti i presenti, a cominciare dalla prefetta per finire coi sindaci, che tirati in ballo dal buffone, non hanno speso una parola per levare dall’imbarazzo il povero parroco. E’ interessante osservare l’espressione del sacerdote, che proprio non riesce a capire il motivo dell’ira del coglione.
Semplicemente:
Il “signor” prefetto di Napoli è un “fascista naturale”. Il governo lo sollevi immediatamente dall’incarico. Per il bene della democrazia italiana
ci sono due aspetti
il primo è che, obiettivamente, il prete ha personalizzato il rapporto “…ho chiamato la signora” “…la signora ha detto”, il che mi pare fuori luogo davvero.
E’ un dato di fatto che il prefetto non è una parrocchiana, ed è un dato di fatto che quando il prefetto parla, non parla, risponde o non risponde, lo fa nell’ambito del proprio ruolo.
Ciò detto, è evidente che il prete era in buona fede e che invece il prefetto ha voluto segnare un valico tra “loro” e lui, facendo capire che il prete chiede (e deve farlo condeferenza) e il potere concede.
Ossia, la forma è importante, a mio avviso, ma qui si è voluto usare la forma per costruire una sostanza incondivisibile
Delirante!
Po mei no andat beni mancu ca sa prefeta de Caserta apat lassau chistionai su de Nàpuli totu prexada de su chi fiat narendi. Chi fessit stètia fèmina de atru naturali ddi iat essi nau: “Andria, citiu! A mi nai Sennora mi andat beni e no est a amancai de arrespetu mancu a s’istitutzioni. Citidì e lassa chistionai a issu ca est narendi cosa de importu!”.
Nci at òminis aici ca nci at fèminas aici e totu.
Il signor “prefetto” mostra quanto è inadeguato a servire i cittadini a cui evidentemente manca di rispetto, sopratutto quando si sta parlando di problemi di ecomafia che a quanto pare a lui non interessano.
È assolutamente vergognosa l’ arroganza con cui il prefetto ha apostrofato il prete, cercando di umiliarlo piuttosto che parlare nel merito. Dal mio punto non può nemmeno essere definito fascista. È un poveraccio cui il potere ha dato alla testa.