Ricevo e pubblico. In effetti, anche io penso che la presenza dei tavolini per le strade della Marina stia diventando eccessiva. La pedonalizzazione non può fare rima solo con… ristorazione!
***
Caro Vito,
ti scrivo in merito a quanto sta accadendo nel quartiere Marina, in ambito pedonalizzazione: viene organizzata un’assemblea pubblica, con tanto di Sindaco ed assessori. I residenti espongono le proprie perplessità e le proprie opinioni, alcuni civilmente, altri in modo esagerato. Il risultato è un totale nulla di fatto: i cittadini non vengono presi in considerazione e si accontentano in tutto e per tutto i commercianti.
L’assemblea risulta essere un simpatico teatrino, attraverso il quale, l’amministrazione si permette di asserire che vi è stata concertazione sia con i residenti che con i commercianti. L’assessore Coni, realizza le previsioni dei ristoratori della zona che, probabilmente, grazie al dono della divinazione erano già a conoscenza della futura pedonalizzazione da tempo immemore (da Gennaio già ne parlavano come cosa fatta, millantando amicizie con influenti personalità all’interno del Comune…); l’assessore Leo tradisce l’impegno personale di riposizionare i molti cassonetti che sono stati levati su pressione dei ristoratori, ma, in compenso l’assessore Argiolas concede una sfilza di permessi per il posizionamento di tavolini all’aperto per permettere ai turisti di poter tranquillamente mangiare immersi fra le blatte e i topi.
Notizia di stamani è che i ristoratori della via Cavour hanno richiesto che le transenne che delimitano il passaggio per i pedoni ai lati della strada vengano levate poiché la loro presenza impedisce il posizionamento dei tavolini stessi come meglio preferiscono e, a quanto pare, con una qualche procedura d’urgenza, per l’ennesima volta, il Comune ha deciso di accontentarli. Tutto solo ed esclusivamente in funzione dei commercianti: il bene privato tutelato rispetto al bene della collettività. Spero tu possa interessarti a questa vicenda, fare luce e dare visibilità a quanto sta accadendo nell’indifferenza quasi generale.
Grazie.
BimboRosso
A me sembra che le “assemblee” non siano inutili. Quelle a cui ho assistito non erano però assemblee gestite in modo da favorire la partecipazione e la focalizzazione sui temi, ma sfogatoi malgestiti e che non hanno portato a nulla. Penso che sia compito dell’amministrazione prendere decisioni, ma anche prendere sul serio le diverse posizioni, che spesso corrispondono a esigenze vitali (ad esempio, di mobilità): arricchire e modificare il progetto originario rendendolo così più solido. Al contrario, come spesso accade a Cagliari, vedo incapacità di gestirle, nessun interesse a usare professionalità specifiche, e pure ostilità di fondo verso la partecipazione che non si risolva in un applauso, oggi, per la SELcrazia casteddaia. Se il centro storico si svuota di residenti che cosa diventerebbe? Una Porto Cervo naturale? Un posto totalmente fake? Già Castello è sulla buona strada, con soli 2000 residenti, e completamente privo di servizi. I residenti possono essere i primi sostenitori della valorizzazione turistica e commerciale del centro, l’importante è non perseguitarli. Infine, starei attento a differenziare i discorsi (spesso ostili, anche a causa della mancanza di alcuna fiducia verso i politici, non del tutto ingiustificata) dalle abitudini, che non è facile modificare, e dalle necessità vitali per poter vivere o lavorare in un quartiere. Quello che noto, in Castello, è che gli orari dello Ztl sono rimasti invariati (cioè sino a mezzanotte si può entrare e parcheggiare, contrariamente a Villanova, ad esempio, dove dopo le 21 il transito è impedito ai residenti), non esistono parcheggi riservati ai residenti, e per ora non si parla di nessuna forma di incentivazione per lo sviluppo di servizi ai residenti. Dunque la scelta politica è quella di cercare di svuotare ancora di più il quartiere e di favorire i localini alla moda installati sui diversi bastioni, con solide entrature nella nomenklatura della “sinistra” cagliaritana. A me sembra una scelta pazzesca, e non solo perché sono residente e ho deciso di investirci i miei soldi e tanta pazienza. Mi sembra pazzesco che una città svenda la propria identità per un mojito e che una giunta di “sinistra” si faccia alfiera della gentrification più volgare. Ma lo capisco, visto il livello.
Agente ZunkBuster de su Poettu. Qui e’ tutto un casino. Una delle ordinanze stravvanate dei dirigenti comunali ha obbligato i “caddozzoni” a togliere tavolini e seggiole (e non si capisce perche’ i “caddozzoni” in zona via Dante – Bonaria invece ne abbiano decine). I baretti non possono usare alcun tipo di protezione antivento e c’e’ da uccidersi dall’umido. Le presenze languono salvo al Twist dove un concerto attira un po’ di ragazzini. Sopravvivono resti dei cantieri per l’amianto dopo il Lanterna Rossa. Questi baretti tutti uguali fainti prangi. Su Poettu esti morendi stop. Speriamo che ora che il cantiere anti-amianto e’ quasi smantellato la gente torni ad affezionarsi alla sua (non dell’assessore Coni) spiaggia chi gei ci stuppara de cussu muntronaxiu di piazza Jenne.
Ha ragione Bimbo Rosso, stiamo veramente raggiungendo i livelli dei commenti dell’Unione Sarda …. W i tavolini, W le biciclette … e W I CAGLIARITANI chi lo dice? Se ci “cravo” un intervento di pancia, potrei dire anch’io “W le ruspe da mandare al Poetto per radere al suolo la zona residenziale e l’isola pedonale la facciamo lì che tanto poi se fanno ricorso coi tempi della giustizia italiana ci passano 20 anni e almeno si potrà ascoltare musica e divertirsi in spiaggia senza rotture di scatole e saranno contenti anche gli ambientalisti che ne avranno di spazio per passeggiate e piste ciclabili, che poi se il furore ideologico anti-auto dell’assessore Coni, che magari nel frattempo si sarà pure dimesso, lo consentirà ci scappa pure qualche parcheggio nei luoghi deputati, non certo sotto la sella del diavolo”. Non mi riesce a scriverlo tutto attaccato come sa fare NeoAnderthal, peccato perché farebbe più effetto. Comunque la morale della favola è sempre la stessa: ma ddu boleis cumprendi, diaberus seu narendi, DDU BOLEIS CUMPRENDI che la salvaguardia dell’interesse generale non passa per la via di accordare prepotente prevalenza solo a certe istanze, magari uguali e contrarie a seconda delle zone, sacrificando e mortificando le altre, che poi magari il risultato sono ricorsi al TAR, malumori e Giuseppe Farris prossimo sindigo di Casteddu?
giuseppe ,sindicu de casteddu ? allora ci vogliono molte bombole ! ma chini si du votara.
Deu gei no ddu votu. Ma bisogna comprendere che le cose dobbiamo spiegarle ai cittadini, a quelli con cui viviamo ogni giorno, e non dircele nei più o meno ristretti circuiti della sinistra cittadina.
@Zunck a proposito di Poetto da radere al suolo che ne diciamo degli stabilimenti militari e non. Sono un icona anche a sinistra? caro anonimo gia’ mi fa rabrividire bottegai seuesi certo che si certo che no. @O anonimo guarda che non mi risulta e non conosco un seuese che abbia fatto del contributo il suo reddito. Tuttaltro! Uno sguardo si deve dare alle varie manifestazioni di “supporto” al commercio eventi bianchi rossi o arcobaleno negli anni precedenti e quest’anno. Commerciare m pare voglia essere un modo per proporre un prodotto e venderlo. Lamentale per le citta’ mercato (indegno ilnumero e le dimensioni) ma se la proposta non ha appeal non vendi. In questo si il commercio a chiagliari è fatto da bottegai per orari ed offerta. nello specifico basta dare una regolamentazione che ripetto rispetti i vari soggetti.
Da seuese figlio di commerciate seuesi come posso essere contro ed anche il sindigo di uguali origini lo sa. certo viva la pedonalita’ viva il turismo viva tutto. Ma da seusu accabendi in una CHIAGLIARI DA BUFFAI A BRUNCU. Per il “nuovo” che avanza ricordo: era Milano da bere ma chiagliari da buffai ajo. Regole ci vogliono regole. Regolamenti nel rispetto di tutti residenti commercianti e baristi.
infatti cagliari, commercialmente parlando, e rimasta e indietro anni luce per colpa dei della mentalita’ dei buttegherisi seuesi W i tavolini fuori da i locali ,altrimenti si ritorna come gli anni 60/70 basta vedere le vecchie foto di via roma l’unica via con i tavolini sotto i portici.
Francamente la trovavo più densa di suggestioni. Ma è una questione di gusti.
Piuttosto, in questi ristoranti qualcuno di voi ci ha mai mangiato ultimamente? Io li ho provati quasi tutti e devo dire che non sono un bel biglietto da visita per i turisti. Molti di questi hanno preso due piccioni con una fava…una bella zuppa di cozze e poi una repentina visita all’ospedale civile. Del resto a Chiagliari e in particolare a sa marina è difficile mangiare male.
Non vado più a mangiare pesce a Sa Marina da quando è scoppiato lo scandalo di “pisci pudesciu” tranquillamente conservato per la somministrazione da una delle più note trattorie della zona. Meglio il Corso, o direttamente l’area vasta dove non mancano posti dove si mangia bene (e senza che debba sentirti un criminale contro l’umanità perché ci vai in auto).
Viva i tavolini alla Marina e la rinascita del quartiere, ma forse è ora che ci siano delle regole più chiare per rispettare tutti. Sabato sono rimasto allibito dopo aver visto cosa è diventata Piazza Yenne…semplicemente il cortile in comune di vari locali…..E la piazza? Possibile che la fontanella fosse circondata da quattro tavoli? Possibile che non ci si possa sedere nelle panchine che guardano la statua perchè sono circondate da sedie e camerieri che corrono di quà e di là? Il Comune dovrebbe intervenire perchè va bene il commercio ma la città è fatta anche da persone che hanno voglia semplicemente di fare una passeggiata e godersi il fresco di una piazza, magari senza essere obbligati ad acquistare qualcosa…..P.S: forse ho esagerato, c’erano alcune panchine libere sul lato di Via santa Margherita, quelle vicine ai cassonetti dell’aliga……
Sono d’ accordo con te, Piazza Yenne non e` piu` una piazza ma la succursale dei vari locali che vi si affacciano. Di pubblico non ha piu` niente. A me va bene la pedonalizzazione, mi vanno bene anche i tavolini all’ aperto, ma non tanti da riempire tutti gli spazi a disposizione. Si parla tanto di altre citta` europee, ma che mi ricordi io gli spazi in queste citta` non sono pieni di tavolini e si socializza stando in piedi e spostandosi da un locale all’altro. Le cose dovrebbero essere fatte per tutti, e non solo per le attivuta` commerciali, pertanto ci dovrebbero essere spazi dedicati esclusivamente ai bambini e ai loro giochi, altri agli anziani e altri ancora a chi vuole passeggiare e magari guardare le vetrine senza fare slalom tra tavoli e camerieri. Qualche bagno pubblico in posizione strategica non guasterebbe, come non guasterebbe subordinare la musica nei locali a una loro preventiva insonorizzazione e al ritiro della licenza se non si rispettano gli orari e i decibel. E bisognerebbe ricordarsi che, come si e` stati tutti giovani, prima o poi tutti si invecchiera`. Sarebbe auspicabile il giusto mezzo tra esigenze dei commercianti, turisti, abitanti dei quartieri e cittadini tutti.
L’invasione incontrollata dei tavolini semplicemente sacrifica agli utili del commercio mascherati da potente motore di sviluppo turistico la privatizzazione di spazi collettivi alla Marina e in Piazza Yenne. Allo stesso modo 20.000 persone che ballano sulle dune spianate della spiaggia di Quartu sacrificano l’interesse collettivo di preservare la spiaggia che è come noto un ecosistema fragile a vantaggio di una manifestazione che potrebbe star bene in un parcheggio o in uno sterrato. Finché la città non riuscirà a fare un ragionamento efficace sul tema non se ne esce.
Diciamoci la verità: il Poetto (parte di Cagliari) è morto! Ed è stata la giunta Zedda ha dargli il colpo di grazia: fino a due anni fa, i concerti organizzati in chioschi come il Corto o il Calypso catalizzavano tante persone. Oggi, di fronte al nulla del Poetto (!!!), quelle stesse persone si riversano nel quartiere Marina: perchè è figo (mah), perchè ci va il sindaco e i consiglieri tanto fighi (mah) o anche perchè in estate il popolino non ama stare a casa e da qualche parte dovrà pure andare (ecco così va già meglio). Già il popolino … ma a quello chi ci pensa?
Calypso e Corto?!! dove la birra da 33 la pagavi (e la paghi ancora) 4 euro (quelle meno care) con i buttafuori che pretendevano che non si passasse tra i tavolini, che a volte occupavano metà della spiaggia antistante i chioschi, se si aveva in mano una birra acquistata altrove? dove si poteva assistere per 98 giorni su 100 al concerto reggae che si erano rotti le balle pure i pesci?
Il poetto è morto perché non si può pretendere di fare sempre un sacco di soldi proponendo la stessa solfa!
Ben detto Pietro! E dei ragazzi che, stagione dopo stagione, hanno lavorato ai chioschi senza nessuna tutela per 2,5 € all’ora ne vogliamo parlare? Poi, tornando alla qualità dei musicanti che si esibiscono sui palchi del litorale…lassaus’ perdi che è meglio.
Non devo certo difendere il Corto o il Calypso perchè non me ne torna un euro. Ma fino a due anni fa al poetto trovavi qualsiasi tipo di musica dal reggae (che portava in spiaggia, a divertirsi, centinaia di persone) al metal, dalla salsa al gruppo cover dei deep purple.
E invece cosa propone la Marina? La sfilata dei fighettini di SEL al Cafè Barcellona, qualche pallosissimo reading per Marina Cafè Noir e l’immancabile rissa in piazza yenne. A proposito, quanto costa una birra 0,33 in centro?
Io mi chiedo se gli esterofili che si preoccupano tanto per i gusti provincialotti di chi non condivide certe impostazioni abbiano davvero visto come funzionano le “piazze dei giovani” nei paesi seri. Un esempio che conosco molto bene: Leidseplein, ad Amsterdam. Una distesa di tavolini, ma ordinata, che permette il libero passaggio. Una miriade di locali tutto intorno, ma rigorosamente insonorizzati e senza che all’esterno trapeli alcun casino. Poi a parte forse certe città provinciali dell’Austria e della Germania, in nessuna parte del mondo si vive all’insegna del silenzio. Ad Amsterdam è una cosa normale che le auto sfreccino (dove è permesso) con lo stereo a palla. Ma si resta lontani mille miglia dal casino di posti come Barcellona che sono anche autentiche culle della criminalità (anche mafiosa): se non avete sperimentato l’ebbrezza di essere borseggiati sul metro di Barcellona, oppure di trovarvi i ladri che tentano di aprirvi i bagagliai quando siete fermi ai semafori o in coda nel traffico dell’Avinguda Diagonal, non vi auguro di fare l’esperienza. Certo, anche ad Amsterdam è poco prudente avventurarsi da soli in tarda sera nella Leidseplein, che sta oltre il Singelgracht (l’ultimo canale della cerchia che circondano la città), ma molto meno che avventurarsi in piazza Matteotti, o viste le recenti degenerazioni in piazza Jenne. Poi non so perché, ma ho l’impressione che molti di quelli che lodano modelli esteri o abbiano visitato le varie città alla maniera dei “turistos fai da te” senza spiccicare una parola d’inglese per non parlare della lingua locale (in Germania, se parli tedesco ti portano in cielo, e questo ti aiuta molto a conoscere i tedeschi e il loro modo di vita, anziché guardarli come strani animali), e quindi non conoscendo mai davvero i posti che si visitano, oppure che abbiano appreso di questi luoghi solo via Internet.
touche.
Una 0,33 in centro costa moltissimo. Ma un locale in centro ha molte spese che i chioschi al poetto non hanno. Prima di tutto devono pagare un affitto che può arrivare a 4-5mila euro al mese (il locale della mediateca di via Mameli arriva a 9mila!) I chioschi stanno su terreno demaniale totalmente gratis o quasi, hanno una concessione a vita assegnata senza alcuna gara e fanno scontrini un giorno si e un giorno no. Emblematico l’episodio di quel ragazzo che veniva in spiaggia a vendere birre con due borse frigo la notte e fatto picchiare dai buttafuori di due famosi chioschi. Nel frattempo nei medesimi chioschi suonava musica che simboleggia la fratellanza e la tolleranza. Oltretutto il proprietario di uno di questi (e sappiamo tutti chi è) è una tale “tanalla” che non offre nemmeno la birra ai musicisti che devono suonare.
Nick78, perché non racconti anche dei circoli AICS? O forse non è politicamente corretto ricordare come col mezzuccio dei circoli usati solo per ristorazione o imbirrazzamento si sono ottenuti enormi vantaggi fiscali e si è aggirata la normativa sulle licenze, e peccato per i veri imprenditori? E non parliamo certo solo dei circoletti dove mangiare due cazzatine, perché anche alcuni locali “alla moda” per il fighettume di Villasimius erano circoli AICS … e molti locali che ancor oggi vanno per la maggiore erano circoli AICS … e chissà come mai due terzi dei circoli AICS esistenti in Italia si concentravano a Cagliari. Al Poetto, purtroppo, le attività sono sempre state all’aperto, a parte qualche gazebo per ripararsi dal vento (che ora il Comune proibisce), un po’ difficile far entrare solo i “tesserati” …
ho paura che oramai ci sia un livello tale di disinformazione e di preconcetti che affrontare un discorso simile diventa sempre più complicato. vi segnalo solo che a villanova i commercianti e i residenti si incontrano e cercano soluzioni comuni. il problema non è la contrapposizione commercianti residenti, il problema è che per pedonalizzare una strada e un quartiere non basta un cartello di divieto di transito. pedonalizzazione va di pari passo come minimo con la raccolta dei rifiuti porta a porta e con un numero congruo di bagni pubblici per sopportare tutta la gente che anima le vie della marina la sera. altra cosa, le regole per l’affidamento del suolo pubblico dovrebbero essere rese note a tutti i cittadini, non solo ai commercianti (cosi vediamo i furbi che fine fanno). mi fermo qui ma potrei continuare per un bel pò. e poi, se io vivessi in piazza savoia davanti ai miei occhi avrei una ex piazza pubblica rifatta con i soldi di tutti noi contribuenti per permettere a due imprese di poter fare impresa. Dovrebbe piacermi questo?
Non possiamo pretendere la botte piena e la moglie ubriaca: solidarizzo con chi ha casa nella Marina per i problemi a cui sicuramente deve fare fronte ogni giorno, ma penso che il bene comune in questo caso sia il turismo, e se siamo d’accordo nel dire che Cagliari deve diventare una città turistica, non possiamo chiedere a chi viene di stare in silenzio per i residenti. Andate a Barcellona, a Londra, o più semplicemente a Genova, o a Venezia e ne riparliamo.
Credo che il turismo sia un tipo di industria che la sonnecchiosa Cagliari non conosce ancora bene
Se Chiagliari non la conosce, per fortuna abbiamo lo sposalizio selargino 😀
troppu rogu!!
Zunk, e togo , ma anche originale !
pariri nascia e pesara a sa marina!
Leggendo molti commenti mi viene da usare una frase molto sfruttata a Roma, ma per la quale provo abbastanza ribrezzo, quindi proverò a modificarla sperando di salvarne il significato: tutti a fare i fighi, con i soldi degli altri!
L’importante è riuscire a difendere la propria posizione motivandola, argomentandola e non offendendo nessuno come hai fatto finora. 🙂
Offese? Rileggi bene. Io ho scritto di cose realmente accadute e che chiunque frequenti la Marina può tranquillamente osservare. Sono intervenuti una serie di persone che non hanno aggiunto nulla a un possibile dibattito, credendosi simpatici storpiando i nickname e scrivendo cose che non c’entrano assolutamente nulla.
L’unione sarda di oggi: mancano le autorizzazioni, multe ai ristoratori per i tavoli all’aperto
Tutti addosso a BimboRosso. Sarebbe gradito analogo rigore nei confronti dei residenti del Poetto, in buona parte ex militari dalla mentalità ottusa, che da sempre fanno i cazzi che vogliono rompendo le scatole e chiamando la polizia se sentono appena un po’ di musica dopo la mezzanotte. In un’area che dovrebbe essere vocata per queste attività da sempre, che potrebbe essere un lungomare attrezzato da fare invidia alla Riviera Romagnola, altro che “is callonaras” di cui gira voce, peraltro già progettate dall’amministrazione Floris, con la giunta Zedda che di suo ci aggiunge il progetto sconcertante del parcheggio sotterraneo presso la Sella del Diavolo. Sotto sotto a quelli che mezzo Poetto sia “chiuso per amianto” piace: un’estate tranquilla, senza baretti fracassoni. E il sindaco sembra tenere in eccessivo conto il parere di questi signori, molto più di quello di chi al Poetto crea posti di lavoro, di chi il Poetto vorrebbe viverlo.
Il problema principale della Città è la condizione di vita impossibile dei residenti del quartiere Marina. Siiii! Altro che! Che vitaccia, poverini: locali, slalom tra i tavolini per tornare a casa, vociare, turisti, spettacoli, cultura, viavai di gente, VITA. Mica come ai palazzoni di Via Schiavazzi, li si che si dorme bene! spero che Zedda lavori per rendere la vita dei poveri abitanti del disagiato quartiere Marina bella e facile almeno come quella dei residenti di Sant’Elia!
In molti interventi è messa in evidenza l’equazione ristoranti/tavolini=caos/inciviltà, ebbene questa equazione è tutta da dimostrare. Ho visto persone ubriacarsi bevendo alcolici non certo serviti nei locali, ma prelevati da capienti bagagliai di automobili, magari son gli stessi gentlemen che poi vanno a orinare e vomitare nei portoni. Vado spesso a Barcellona o a Monaco di Baviera, sarà un caso ma nonostante si mangi, si beva e ci si diverta, le città vengono ripulite e i cittadini non si lamentano più di tanto. La domanda è una sola: come mai solo qui da noi tutto diventa difficile? Ci rendiamo conto che Cagliari sarà anche una città tranquilla (a detta delle autorità) ma è tremendamente piena di incivili e maleducati che stanno rovinando tutto? Molti dei neoabitanti di questo quartiere pretendono che Marina diventi un quartiere residenziale dimenticandosi che era, e rimane il quartiere del porto, e ve lo dice uno che qui ci è nato.
A Barcellona, Madrid e più o meno in tutte le maggiori città spagnole ci si lamenta eccome, te lo assicuro. L’amministrazione però si prende la responsabilità di scegliere dove e come dare le licenze e scontenta alcuni. I turisti a Madrid continuano ad andare non per il Prado (almeno la maggior parte) ma per la “marcha”. Infatti le strade di SOL, di MALASANA, di Cueca sono piene di ggiovani fino all’alba .
Poi si può dire anche ” Ma Cagiari non è Madrid, o non è Granada” e NON VUOLE ESSERLO. Quello che non ha senso è dire “vogliamo il turismo, ma silenzioso”, perchè Cagliari non è San Pietro, non attira quel tipo di turismo e non lo attirerà mai.
Il mistero più grosso, e su questo punto siamo tutti d’accordo, è perchè non puntare sul Poetto come zona della “marcha” (non dite movida, per favore), ma su Marina. La cosa più curiosa è che il 90% dei Cagliaritani, anche quelli che qui sono in disaccordo, preferirebbero il Poetto a Marina o a Castello per la movida estiva, ma le varie giunte sembrano far finta di non accorgersene.
Non l’hai ancora capito? Perché il Poetto è destinato ad essere ridisegnato a immagine e somiglianza dei soli ambientalisti, nonché dei residenti che così non dovranno più chiamare la polizia se sentono musica a mezzanotte. Isole pedonali, piste ciclabili e amenità varie, e per levare le auto vogliono fare quell’assurdità di parcheggio interrato alla Sella del Diavolo. Peccato che sia per il centro storico che per il Poetto dovrebbe valere la regola della minimizzazione dei disagi, del contemperamento degli interessi di tutti. Insomma bello il Poetto, ma se per venirci devo affrontare disagi e magari parcheggiare a pagamento in casino, no grazie, a questo punto vado a Villasimius. Se ci vado di sera, quando non trovi le code fantozziane, ci metto anche relativamente poco. La chiusura per amianto di tutto il tratto di arenile dal Lido allo stabilimento dell’Aeronautica Militare (esclusi) ci sta fornendo la prova generale della spiaggia-mortorio che alcuni ambientalisti ci vorrebbero preparare. Tutti zitti e buoni, niente casino, niente musica, e soprattutto NIENTE AUTO PERDIO!!! Ma di questo passo, anche niente cagliaritani, eccetto gli integralisti della bici, delle zone iperprotette e del salutismo.
Non ti facevo così…Rimini Rimini!
Casomai preferisco Riccione. Capita di calcare la mano come ho fatto poc’anzi, caro Sovjet, sicuramente si potrebbe trovare un modo per far convivere tutti gli interessi che riguardano il Poetto, che non dimentichiamolo è prima di tutto la spiaggia dei cagliaritani. Ma da quel che è stato finora anticipato, colgo un tratto radical-chic di chi pensa che le sue personali vedute sul Poetto rispondano giocoforza all’interesse generale. Visto l’atteggiamento ideologico dell’assessore Coni, scusami ma di lui non mi fido per niente quando si tratta di porre mano all’aspetto traffico. E comunque quanto ai residenti: in massima parte sono arrivati lì con “abitazioni canadesi”, o con ciò che è venuto dopo all’esito di scempi edilizi – oggi fortunatamente limitati dai vincoli su Molentargius – e si sono trovati per le mani un patrimonio immobiliare non indifferente. E hanno anche il coraggio di rompere i coglioni a chi su una spiaggia, dove IN TUTTO IL MONDO si svolgono simili attività, vorrebbe un po’ divertirsi, magari perché vorrebbero gli attuali tratti liberi del Poetto come spiaggia casalinga, chi vuole andare al mare poi si paghi il Lido, i “pezzenti” che non possono pagarselo si arrangino o cerchino di entrare abusivamente negli stabilimenti militari con la complicità dell’amico maresciallo. Non è quello che ci si attende da un’amministrazione di sinistra. I residenti del Poetto la piantassero di rompere i coglioni, soprattutto la piantassero a palazzo Bacaredda di dargli eccessivo ascolto. Oppure si ascoltano tutti, compresi gli abitanti di Marina e Villanova.
Per regolare i problemi tra residenti e chi vuole fare “altro” esiste già l’art. 844 del Codice civile, che, come si intuisce facilmente dalle “pillole” contenute nel link che allego, trova ben diverso ambito di applicazione a seconda che si parli della Marina o del Poetto.
http://www.fonoisolamento.it/art-844-codice-civile.html
scrivo “non dite movida per favore” e 2 righe sotto lo scrivo io? sono proprio rincoglionito
Il bene di quale collettività? Quella che coincide con i residenti del quartiere Marina? O quella che coincide con tutti i cittadini cagliaritani?
Mi chiedo cosa dovrebbero dire i residenti a Firenze, Venezia, Roma, o qualsiasi altra cosiddetta “città turistica”.
Probabilmente direbbero che a loro non gliene importa niente dei tavolini, ma molto delle blatte.
Non sapevo inoltre che derattizzazione e tavolini sono antitetici.
Molto più sensato il discorso di chi parla degli spazi per i bambini, che cita una parolina magica che sembra sempre più sparita da questo blog: compromesso.
Poi certo delle regole, per cui se alle 24:30 la musica deve cessare, non bisogna fare i furbi e continuare a suonare…
BIMBO ROSSO, vuole una citta’ morta senza vita ,e meno male che cagliari deve vivere di turismo ! io rimpiango la governace di emilio floris ! un ex custode
Ed ecco un altro commento intelligente. Complimenti 😉
la mia era solo della pura ironia ma non ciasi cumprendiu nudda ! Vito sa’ come la penso sulla vecchia giunta comunale. un ex custode
Leggo qua e la commenti che trasudano un integralismo preoccupante. Premetto che sono favorevole alla pedonalizzazione, anche integrale, del centro storico. Però la prospettiva mica potete vederla solo dall’angolo visuale di chi ha la fortuna di abitare in via Costituzione o in piazza del Carmine eh … Cagliari è fatta di tanti altri quartieri, spesso malserviti dai servizi pubblici, e con la politica iconoclasta nei confronti delle auto, chi abita da quelle parti troverà più agevole andare ad Assemini o a Sestu, o continuare a preferire le Città Mercato. E ciao ciao incentivi al commercio e alle attività. Per troppi decenni l’auto è stata l’angelo sterminatore di tutto, dalla creazione di servizi pubblici davvero efficienti alla qualità dell’aria che respiriamo, ma attenzione anche a vederla giocoforza come il diavolo. Quindi soluzione per l’immediato: parcheggi di prossimità, gratuiti finché non verrà messa a regime la rete dei servizi pubblici in modo degno di un paese civile e al servizio di tutta la città (che è anche Is Mirrionis e Pirri …), perché non si può avere la mobilità sostenibile insieme ai soldini del parcometro, non si può avere la moglie piena e la moglie ubriaca. Poi, quando avremo finalmente una rete di servizi pubblici davvero efficiente, li si potrà pure mettere a pagamento, come avviene in tutte le città occidentali più avanzate su questo terreno, ad esempio in tutte le città tedesche. Qualche assessore ci ha vissuto in Germania, qualcun altro in questi giorni ha fatto un viaggio in Olanda, pare per studiare le piste ciclabili locali. Ma prima di calare piani troppo astratti e troppo poco graduali sulla città, bisogna ricordarsi che Monaco di Baviera ha sei linee di metro efficientissime oltre al capillare S-Bahn, o che Amsterdam, che per la sua conformazione di linee di metro ne ha ben poche, ha comunque linee tranviarie efficientissime. Gradualità ci vuole, calma e gesso.
davvero un integralismo preoccupante.. e siccome fare la rivoluzione costa fatica tempo e sudore, meglio la scorciatoia dei residenti rompiballe, dei santi ristoratori e del quanto è figa la marina adesso.. cosi, mettiamo i problemi sotto il tappeto, come la polvere..
Proprio così, progettazione e gradualità. Ancora non si è posto rimedio a una, dico una delle difficoltà che inevitabilmente, insieme ai vantaggi, la pedonalizzazione di Villanova ha creato ai residenti, che subito si passa a chiudere altri quartieri, senza pensare a parcheggi alternativi, alle ricadute che la chiusura di strade trafficate provoca sulla viabilità circostante, alla necessità di controllo contro abusi e trasgressioni. Le strade senza auto sono bellissime, ma fino a prova contraria ancora possederne una non è un reato, e fino al momento in cui davvero potremo tutti farne a meno, anche coloro che per età o prestanza fisica non possono scalare in bicicletta le salite di Cagliari, siamo costretti ad usarle.
Volevo scrivere quanto ha scritto ZunkBuster, virgole comprese.
itta si incumentzastisi a imperai su ciorbedhù tottus impari…
Ma signor BimboRosso, il vero problema qual è? I ratti? Le blatte? Ma allora che c’entrano i tavolini?
Perché non parlar chiaro e dire che si vorrebbe dormire la notte? Perché se si riuscisse a dormire la notte, al diavolo ratti, blatte, cassonetti qua o cassonetti la…no? Giusto?
Bisogna assumersi gli oneri oltre che gli onori e i privilegi del vivere in una certa città o in un certo quartiere, se no si può sempre decidere di andare a stare altrove.
Il bene collettivo coincide proprio con il fatto che alcuni quartieri di Cagliari possano funzionare come attrazione per i turisti (e in questo senso si può grandemente migliorare e non vuol dire soltanto fare ristorazione) e per gli stessi cagliaritani e non con il fatto che gli abitanti di un quartiere come marina o il poetto o castello o nelle zona di Monte Claro possano andare tranquillamente a dormire, d’estate, a mezzanotte.
In questa città se vai a un concerto rischi che ti arrivi una bombola in testa! Per dormire si può andare a vivere a Sestu!
I romani non si lamentano del fatto che il Papa o il Presidente di questo o di quello bloccano la città tutte le volte che si spostano per andare a pisciare, sanno che vivere a Roma è vivere a Roma.
Che tristezza e arroganza Pietro, nel tuo “invito” a lasciare una zona della città dove magari si vive da decenni nell’abitazione di famiglia per lasciare spazio a chi non può fare a meno di schiamazzare e di lordare le strade e gli androni di urina e di vomito fino alle cinque del mattino. E che pretesa assurda poi, volere riposare la notte! Ma perchè invece non vi spostate voi che avete il privilegio di poter uscire tutte le sere a cena fuori e di dormire fino a mezzogiorno. Non tirare in ballo i turisti, hanno abitudini molto più civili delle tue, cenano presto e alle undici sono già andati a dormire. Qui a Cagliari invece se esci prima di mezzanotte sei considerato uno sfigato, e guai a rientrare prima delle sei del mattino, dopo aver svegliato col rombo dei motori e con i potenti clacson tutto un quartiere che ha la sfortuna di ospitare la pasticceria alla moda. Come in tutte le città civili del mondo devono essere imposti orari di chiusura per le attività all’aperto, e contravvenzioni pesanti per chi non rispetta le regole di convivenza, ma anche qui, è sempre la solita vecchia storia…
Ma si, del resto questa è una città secondaria e di retroguardia nonostante sia la capitale di un’isola che richiama milioni di turisti perché i suoi cittadini la vogliono così, per dormirci dentro tranquilli, anche quando sono svegli.
Curioso il tuo concetto di turismo Pietro, assomiglia di più a quello della calata dei barbari. Invece di preservare le bellezze e le particolarità uniche della nostra isola, tu la vorresti trasformare in una seconda Ibiza, solo casino, tavolini e discoteche fino alle sei del mattino. Il turista che viene in Sardegna cerca ben altro, altrimenti va direttamente a Ibiza, spende meno e non ha rotture di balle. E comunque anche il divertimento non è incompatibile con le sacrosante esigenze di chi deve dormire la notte, basta essere civili, iniziare prima e finire prima, come succede in tutte le città europee che attraggono molti ma molti piú turisti della nostra.
Utopie, caro Siouxie, perché non fa figo iniziare una serata alle 21 e terminarla intorno alla mezzanotte o all’una. Roba da pensionati, se sei gggggiovane, magari anche fuori tempo, devi dimostrarlo scambiando la notte con il giorno, iniziando il “giro” all’una per finire in gloria col rito delle paste all’alba, ieri al Jojoba, oggi al Giardino, domani chissà dove. Intanto in spiaggia, che sarebbe luogo più deputato alla pazza gioia, gli odiosi residenti da anni mettono i bastoni tra le ruote a tutto. Forse contano più di quelli della Marina. Forse i loro voti non si contano, ma si pesano, come diceva l’avvocato Agnelli.
Finire con la musica, ad esempio, a mezzanotte o all’una in certe zone della città sarebbe accettabile ma già alle undici della sera se passeggi dove magari si esibiscono dei musicisti c’è il rischio che ti arrivi la varechina in testa! O no?
Cagliari non ha da offrire bellezze naturalistiche, d’estate deve dare cultura e mondanità, per le strade, nel lungomare, nei teatri, nei parchi, fino a sera tarda e, dove si può o/e almeno nel fine settimana, fino a tarda notte. Tutto questo non significa per forza trasformare la città in un merdaio.
Il problema è che i cagliaritani non sono disponibili a barattare qualche noia con la crescita della loro città, non sono disponibili a nessun tipo di compromesso, per questo le amministrazioni comunali si trovano a dover imporre un certo tipo di scelte, se no non si fa niente.
Naturalmente in un clima di questo tipo proliferano i ristoranti con i loro tavolini, perché hanno un certo peso e possono imporsi in una certa misura e sfruttano solo loro il poco spazio lasciato malgrado i cittadini imbufaliti, mentre gli slanci veri di questa città, musicisti, attori, artisti di vario genere ecc. ne sono soffocati perché se poco poco provi a far qualcosa, quand’anche il comune te ne da l’opportunità vincolatissima, ti arriva in testa di tutto e te ne devi andare!
Qualcuno qui, ieri, ha anche sostenuto che il problema della pedonalizzazione del Corso è che non ci possono più passare le tante automobili che ci passano di solito! Ma veramente dobbiamo continuare a ragionare in questo modo?
Ripeto: sono favorevole alle pedonalizzazioni. Ma si possono fare anche minimizzando i disagi. Mica l’ha deciso il padreterno che auto è sempre cattivo, anche se mollata a un chilometro di distanza in un idoneo parcheggio di prossimità. Quanto alla musica: ci sarebbe da dire che le spiagge sono spiagge, le strade sono strade. I gestori dei locali notturni potrebbero anche investire nell’insonorizzazione dei locali, e nessuno protesterebbe. Stazionare fuori va bene per fumarsi la sigaretta (riponendo i mozziconi negli appositi portacenere che quasi tutti i locali mettono all’esterno) o per la crastulata lontani dal gruppo, ma non per fare casino, pisciare negli androni, etc. Se la popolazione sa che c’è un’occasione straordinaria, mettiamo un evento con artisti di strada, sicuramente comprenderà e tollererà. E’ diverso se il carnevale è ogni giorno.
d’accordo, ma se devo pisciare posso farlo nel tuo portone? ma davvero è cosi difficile capire cosa chiedono i residenti? si è pedonalizzata villanova da due mesi? sai quante volte ho visto un mezzo pulire? mai. a poni 4 cartellus fustis bonus tottus..
La solita, facile, tendenziosa e strumentale semplificazione, di chi non risiede in Marina. E te lo dice uno che in Marina non risiede più da quasi 20 anni 🙂
Tutto giá visto e vissuto a Villanova, sia con la giunta Floris che con quella Zedda. Riunioni, assemblee, incontri dove gli amministratori fanno finta di ascoltare i problemi dei residenti e di accogliere le loro idee (non siamo solo dei lamentosi incontentabili ma abbiamo formulato decine di proposte concrete e facilmente realizzabili). Poi invece la cosiddetta “pedonalizzazione” si riduce a una mera chiusura di quasi nove ettari di quartiere senza che esista un minimo progetto per agevolare gli abitanti e garantire loro una qualità di vita decente nel rione. Anche i nostri commercianti e imprenditori, oltre al dono della divinazione, hanno il potere di far sparire gli oggetti e le persone, visto che in intere vie sono scomparsi i cassonetti, notariamente in contrasto con lo sfavillante lusso delle vetrine dei nuovi concept stores , e molti residenti hanno già abbandonato un quartiere sempre piú scomodo e senza servizi. È inutile oltre che controproducente intraprendere azioni eclatanti come la pedonalizzazione di diversi quartieri se non si ha un progetto ben strutturato, capace di prevedere tutte le conseguenze di un cambiamento così radicale nelle abitudini di migliaia di persone, e soprattutto senza avere a disposizione mezzi e personale per garantire il rispetto dei divieti e dei regolamenti.
Passato, presente e futuro (due giorni), cara – o caro? – Siouxie! Allegria!!
Dopodomani si parte anche con l'”esperimento” della pedonalizzazione del Corso Vittorio Emanuele nei week end.
Se i commercianti (= i ristoratori) approveranno, chissà chissà si estende il divieto di transito e sosta a tutta la settimana, senza modificare di una virgola l’assetto urbano di un quartiere ad altissimo transito veicolare; chiudere al traffico un’arteria stretta ma potentemente trafficata, in modo dunque totalmente casuale e in assenza dei menzionati progetti di vivibilità, senza interpellare i residenti e soprattutto senza risolvere i veri problemi della zona, anche qui blatte, merdone, palazzi cadenti e aree storiche in pieno degrado. Per non parlare dei parcheggi, tema che in effetti riguarda alcuni lavoratori fuori sede (me, purtroppo) ma non tutta la collettività, e dunque, volendo, pure secondario.
Così, ripeto, solo se i commercianti sono d’accordo e guadagnano poco poco di più. Che modestia, che tristura.
Capitolo a parte poi l’oscenità degli arredi e dei tendaggi in vario assortimento di sponsor (ichnusacocacolaheinekenpaulanersegafredoalgidaecosìvia), colori, materiali. Allegria!!
Si chiede al ctm un robusto servizio notturmo e d’estate niente automobili in città, se non per valide esigenze lavorative o di altro genere (invalidi ecc.).
Tutti in bicicletta! Mamme, papà e pargoli… così si che migliora la qualità della vita!
Tutti quei tavolini non hanno senso si crea confusione senza migliorare il servizio. Non credo che i turisti desiderino mangiare scomodi.
La qualità dei troll che spuntano oggi su questo blog va quasi a pareggiare quella degli utenti dell’Unione Sarda. Incapaci di controbattere su dati oggettivi, scrivono ovvietà e tentano di screditare l’interlocutore con l’utilizzo di nickname storpiati e commenti di bassa lega.
Aggiungo che è a me nota la loro identità e a loro la mia: l’aver scritto “interno al comune” in un post precedente non è stato un caso 😉
In merito alla questione, da qualche mese, un bel po’ di genitori di Marina e Stampace stanno provando a interagire col Comune con questa lettera/raccolta di firme, che qui sotto allego (rimasta finora senza grandi riscontri).
I bambini – primi pedoni da rispettare e tutelare – di questi due quartieri hanno purtroppo una sola area sicura per giocare, Piazza San Sepolcro. C’è chi vuole semi-privatizzare anch’essa, con i soliti tavolini e gazebo. Si inizia dai margini, la si sta lentamente stringendo in un’assedio davvero sintomatico di ciò che vuol dire fare pedonalizzazione in città.
Una città dove non si può camminare e giocare sicuri ma tutto è concepito solo nell’ottica di vendere e comprare merci non è una città viva, è una città mercato ma senza aria condizionata e senza parcheggi.
«All’Assessore alle Attività Produttive, Turismo, Commercio e Artigianato Barbara Argiolas
All’Assessore alle Politiche Sociali Susanna Orrù
All’Assessore alla Cultura e alla Pubblica istruzione Enrica Puggioni
All’Assessore all’Urbanistica Paolo Frau
Al signor Sindaco Massimo Zedda
Desideriamo richiamare la vostra attenzione su un problema importante ma assente, finora, dall’agenda dell’Amministrazione: Marina e Stampace, quartieri storici, turistici e commerciali, ma anche popolosi luoghi di residenza, sono totalmente carenti di spazi per i bambini. Fatto salvo l’Orto botanico (luogo peraltro il cui accesso è a pagamento, in cui – a buon diritto – alcune attività ludiche sono vietate) non esiste qui alcun parco anche di piccole dimensioni in cui sia possibile giocare all’aria aperta, favorendo la socializzazione, l’integrazione (tanti i minori di origine straniera che qui risiedono), l’attività motoria gratuita.
Tuttavia negli ultimi anni si è ripresa l’abitudine antica di ritrovarsi per strada, nell’unica vera “piazzetta” libera da gazebo e tavolini di bar, e sicura perché totalmente pedonalizzata anche nelle vie d’accesso: piazzetta San Sepolcro. In ogni stagione, ma in particolare tra aprile e ottobre, dai rioni di Stampace e Marina si danno qui appuntamento ogni pomeriggio decine di bambini con palle, monopattini, bici, gessetti e corde per saltare. Chiunque passi di qui (e spesso sono turisti incuriositi dai giochi e dai colori in movimento) può apprezzare la rivincita dei bambini su un’area della città tanto bella e cruciale quanto respingente; chiunque abbia meno di 10 anni può unirsi agli altri e partecipare al gioco.
Ebbene, qualche giorno fa nella piazza sono comparsi i tavolini di un caffè; dicono i ben informati che presto ne seguiranno altri, di altri locali limitrofi, perché tutti, nella “città turistica”, domandano e finora hanno ottenuto il loro lembo di suolo pubblico, ad occupare ogni altra area pedonale del centro. Siamo consapevoli che la valorizzazione del centro storico passa anche attraverso le attività di ristorazione all’aperto; ma ci piacerebbe, anche per l’assenza di alternative, che piazzetta San Sepolcro resti fruibile dai bambini senza tavolini, sedie, bicchieri e ombrelloni che la snaturino e rendano pericoloso il gioco.
Per questo chiediamo agli Assessorati competenti una particolare sensibilità ed impegno per tutelare gli interessi di tutti i soggetti, ma dei bambini in particolare. Un buon compromesso consisterebbe nel assicurare la piena fruibilità di questa piazza ai bambini e alle famiglie fino alle 20:00; solo dopo quest’ora i locali della zona potrebbero collocare i propri tavoli, offrendo un servizio diverso alla cittadinanza e ai turisti.
Nell’attesa che si compia finalmente un ripensamento delle politiche degli spazi urbani per i bambini di Cagliari, e di Marina e Stampace in particolare (sarebbe assurdo pensare di valorizzare finalmente in questo senso l’area dell’antico chiostro di San Francesco in via Mameli?), e restando a vostra disposizione per incontri e scambi su un tema così significativo, vi ringraziamo per la disponibilità e l’attenzione e vi porgiamo i nostri saluti».
Sekondo me è inutile inkaxarsi, il kommercio dv vivere e sopravvivere e poi qnd si pedonalizza si attira + turismo.
Eppoi ai cittadini fa bn fare 2 passi e nn respirare smog.
Cm nelle + bll città europee.
BIsogna vedere anche ciò che ci circonda. La zona pedonale di Monaco investe l’intero centro, è bellissima, costellata di birrerie tipiche con decine di tavolini all’aperto. Ma con tutto che sono orgogliosamente chiagliaritano, Monaco è fatta un po’ meglio di Chiagliari, e i tavolini nelle vie del centro ci stanno senza creare problemi a chi vuole solo passeggiare. Inoltre, il centro di Monaco è raggiunto da sei linee di metro …
E dire che ce lo invidiano questo Sindaco…minci scappada s’arrisu…!!!
Cosa ci sarebbe da ridere proprio non lo capisco!
un nostalgico di delogufloris? o un esperto di turismo e di centri storici?
La concertazione avviene con i residenti per quanto riguarda le scelte dell’amministrazione (che comunque ha il dovere di prenderle) che devono però riguardare il benessere di tutti i cittadini, mentre gli abitanti di Marina (cosi come di altri quartieri) si dimostrano sensibili solo ai problemi personali, come faccio ad accompagnare mia mamma a casa, come porto la spesa, dove parcheggio le mie due macchine; magari anche BimboRosso (che potrebbe anche usare il proprio nome e cognome) è uno di quei residenti che abitano nelle vie con i tavolini ed è infastidito perchè non ci può parcheggiare il motorino.
Sarebbe invece auspicabile, vista la disponibilità che ha questa giunta all’ascolto e alla partecipazione dei cittadini, che gli abitanti di ogni quartiere venissero fuori con una proposta unica che possa essere discussa con l’amministrazione, piuttosto che con decine di opinioni ed esigenze personali, scommetto che nella via in cui abita BimboRosso, nel suo stesso palazzo, ci sarà chi la pensa diversamente da lui.
Prova a discutere sul merito anzichè provare a gettare fango sull’interlocutore 😉
Altrimenti posso presupporre come fai tu, che sia un ristoratore o un interno al comune e in quanto tale voglia semplicemente difendere quello che hai ottenuto. Come vedi ad essere tendenziosi son bravi tutti.
Sì, ma quindi quale sarebbe l’alternativa? perchè è facile criticare ma non capisco cos’altro si dovrebbe fare per il bene del quartiere (forse una maggiore attenzione sulla pulizia non sarebbe male). Tra l’altro oggi sull’unione sarda si legge di ristoratori chi si incatenano perchè tali permessi non arrivano, quindi a me sembra che ognuno veda solo quello che fa comodo a lui!
Forse occuparsi del bene pubblico, prima dell’interesse privato? Forse sistemare il quartiere con gli interventi (deblatizzazione, deratizzazione, miglioramento del sistema di raccolta dei rifiuti, messa in funzione delle telcamere a supporto della ztl, ecc.) che i residenti chiedono da tempo? Forse approntare un piano di pedonalizzazione e non improvvisare?
Sui permessi le cose sono due: o questi permessi esistono e infatti i tavolini sono già stati predisposti, o questi “signori” risultano essere degli abusivi e in quanto tale andrebbero sanzionati.
Le assemblee sono uno strumento assolutamente inadeguato ai fini di una vera democrazia partecipativa. Chiunque abbia fatto movimento studentesco, o anche solo attività in un partito retto dal centralismo democratico, sa quanto un’assemblea sia manipolabile. Se vi sono decisioni cruciali da adottare per i destini di un quartiere, o dell’intera città, bisognerebbe cominciare ad adoperare lo strumento dei referendum consultivi, anzi, sarebbe auspicabile che il Consiglio comunale approvasse quanto prima una mozione in tal senso. Se il sindaco e la giunta hanno la forza di “moral suasion” necessari per convincere la cittadinanza, il risultato magari non cambia, ma quanto meno sarebbe acquisito in modo più trasparente.
D’accordo con Zunk: le assemblee sono inutili, non solo come metodo di concertazione, ma in generale. Intanto hanno il sopravvento gli “animali da assemblea”, coloro che non hanno problemi ad intervenire, spesso gonfiando gli attributi a tutti con interventi modello Fidel Castro come lunghezza, ma con molta meno abilità oratoria. L’assemblea non permette di elaborare idee, non permette di approfondirle o di selezionarle. Permette solo di mettere ai voti qualcosa, con un pubblico spesso già orientato per relazione o appartenenza.
Per questa ragione, ormai da anni, si usano metodiche della progettazione partecipata. Che però necessitano di tempi lunghi, di supporto professionale da parte di facilitatori esperti, di pazienza e capacità di ascolto attivo. Però se ci sono interessi contrapposti, apparentemente inconciliabili, questo è l’unico modo. Le parti in causa non sono solo residenti e ristoratori, ma anche turisti, semplici cittadini e gli stessi amministratori. Tutti portatori di interesse o “stakeholder” interessati. Siccome gli interessi di tutti devono trovare composizione, l’unico modo è trovare una soluzione che possa in qualche modo trovare un punto di mediazione.
In fondo, non è così difficile da fare: ci sono esperienze dove i bimbi degli asili sono chiamati a progettare il proprio giardino.
Bisogna però prendere coscienza di una cosa: la partecipazione va costruita e non può essere improvvisata. Se si decide di muoversi in questa direzione c’è da faticare, spendere quello che c’è da spendere per utilizzare gli strumenti e soprattutto, essere conseguenti con le aspettative che inevitabilmente si suscitano.
Purtroppo, caro Sovjet, grazie ai tagli ritagli e frattaglie dei vari governi abbiamo perso le circoscrizioni. Che saranno stati parlamentini troppo politicizzati, ma almeno esprimevano una rappresentanza reale. Così come laddove le problematiche hanno ricadute cittadine, ovviamente lo stesso Consiglio comunale (polemiche di Ninni Depau su ciò che si porta in Consiglio a parte. I referendum consultivi sono costosi, forse, anche se per via informatica sarebbero praticamente a costo zero. Ma forse è più difficile strumentalizzare massivamente i voti dei cittadini rispetto a “chi alza più la voce” in assemblea. Sul merito, comunque, a me la Marina senza auto in mezzo ai piedi piace, anche se forse i tavolini sono troppi per strade tutto sommato strettine.
Zunk, ad affrontare il tema seriamente, senza retorica e con spirito costruttivo, ci sarebbe da imparare un sacco di cose per tutti. Intanto che la partecipazione costa fatica per tutti. Perché si inizia con assemblee affollatissime, ma poi in pochi restano al lavorarci fino alla fine, a meno che non siano pagati per farlo. Servono competenze specifiche, oltre che buona volontà (anche se qualche competenza in più la si può acquisire durante i processi di partecipazione, se la cosa appassiona).
Rispetto alle circoscrizioni: erano fisiologicamente politicizzati, perché comunque composti da membri eletti da liste politiche. Ma erano comunque uno spazio di democrazia.
L’altro tema, che comprende anche quello della reale forza dei cittadini di incidere nella quotidianità della loro città, è la progressiva compressione degli spazi di democrazia: si finirà che i cittadini voteranno una unica volta e poi tutte le assemblee successive saranno elette dagli eletti. In un mondo distopico, noi eleggiamo gli amministratori comunali, che eleggono quelli provinciali, che eleggono quelli regionali, che eleggono quelli nazionali in una scala sul tipo della Fiera dell’Est di Branduardi. Alla fine i conti saranno salvi perché ci costerà i due soldi del topolino. Chissà però se sarà meglio…
Credo sia il sistema tuttora in vigore in Cina. Poi quanto ai “costi della democrazia” che sia favorevole a una sensibile riduzione delle indennità mostruose (parlamentari e consiglieri regionali) non significa certo giungere a conseguenze così radicali circa la stessa utilità delle assemblee elettive. Anzi paradossalmente per il mazzo che si fanno sindaci, assessori e perfino numerosi consiglieri comunali seriamente impegnati, si dovrebbe essere favorevoli a un sensibile aumento delle loro indennità. Per il resto, a Cagliari per decenni non si è fatto un cazzo, o le amministrazioni hanno calato i loro progetti dall’alto, oppure semplicemente non si sono affrontati i problemi di concerto con la cittadinanza e con le sue rappresentanze. Quando finalmente li si affronta viene fuori il segreto di Pulcinella, cioè che in ogni decisione politicamente rilevante sono implicati interessi contrapposti. E le assemblee, vuoi perché per eccellenza gli assenti hanno sempre torto (ma magari hanno semplicemente altro da fare), vuoi perché la loro direzione tende a passare in mano ai più arruffapopolo o a quelli più forti a gridare, non sono forse il migliore strumento per ponderare, soppesare e contemperare tali interessi. Personalmente, piuttosto che far emergere decisioni da assemblee-rissa in cui più che “la cittadinanza” si esibiscono e si scontrano i consiglieri comunali, preferirei che fosse il sindaco (o la giunta, o il consiglio) a decidere spiegandoci poi il perché, al limite per chi ha un interesse legittimo danneggiato ci sono sempre i ricorsi al tar (che però si possono anche perdere …), e nei casi più controversi il referendum consultivo non sarebbe un’idea da buttare.
Volevo dire non “si esibiscono e si scontrano i consiglieri comunali” ma “si esibiscono e si scontrano i portatori di interessi particolari”. La fretta (di scrivere) fa i gattini ciechi.
Ma gli interessi particolari coincidono con l’interesse e il benessere comune?
Perchè la maggior parte della gente vorrebbe più turismo, perchè porta comunque lavoro, ricchezza, “vita” ( ma nessuno vorrebbe i turisti nel proprio quartiere la notte).
Trovare la “quadra” è sempre difficile, a meno che non si “zonizzino” i quartieri. Ma non si può cacciare la gente dalle proprie case né bloccare del tutto le attività economiche. Nel dubbio, se fossi il sindaco, mi rimetterei al risultato di un referendum consultivo, prendendomi ovviamente la riserva di non attenermi allo stesso laddove i risultati siano palesemente in contrasto con l’interesse generale. E’ evidente che parlare di ristorazione alla Marina è molto diverso che parlarne a Genneruxi.
Io penso che Marina, da quando è pedonalizzata in funzione dei ristoratori e quindi del turismo, sia molto meglio di prima. Quindi sono a favore delle scelte della Giunta Zedda. Anzi, ad avercene pedonali più ampie…
p.s.
ne approfitto per dire che il Sindaco mi è piaciuto molto al Gay Pride, anche se parla al pubblico in maniera antiquata e da perfetto funzionario di partito. A volte non si può proprio sentire, ma meglio molto meglio di chi c’era prima…
In realtà ci sarebbe da dire su certe scelte di questa giunta sulla pedonalizzazione.
Ma rimane un problema, tra i tanti, che non è da attribuire a Zedda (che però sembra non faccia nulla per risolvere): la gestione della zona pedonale storica di Cagliari, via Manno e via Garibaldi, che sono autentiche trappole per i pedoni.
Taxi, ctm, autobus vari, pullman turistici, corrieri, poste, enel, telecom, auto blu, polizia, carabinieri, finanza, pompieri, ambulanze (e tutti questi, si badi bene, SENZA emergenza), qualche pass speciale, e poi capitaneria di porto, esercito, marina… Esagero? Vi invito a percorrerla quotidianamente. La soluzione? Un severo limite di velocità a 25/30 kmh.
E toglierlo, qualcuno di questi maledetti permessi. Ambulanze, autobus e – esagerando – polizia e carabinieri in emergenza. Gli altri sono totalmente assolutamente superflui (carico e scarico merci: solo dalle 9:00 alle 10:00, o 16:00-17:00, e poi basta davvero).
pedonalizzazione integrale, neanche l’autobus che può benissimo servire i cittadini con fermate in piazza garibaldi, piazza gramsci; quello che serve è una linea che da via roma salga fino a piazza costituzione e viale buon cammino con maggiore frequenza
Non si può far finta che le scelte strategiche in materia di turismo ( e su Marina mi sembra che siano state fatte sia dalla precedente giunta sia da quella attuale, senza avere il coraggio di dirlo) non creino disagi ai residenti.
Bisognerebbe avere il coraggio di dire, “Mi dispiace signori residenti noi puntiamo su Marina come luogo principale per ristoranti e locali” , oppure “puntiamo sul poetto”, o su Castello, oppure si può dire anche, “non puntiamo sul turismo, su questo tipo di turismo, non vogliamo la Ryanair”.
Quello che non si può fare (velis nolis) è pretendere che i turisti vengano per meditare o ammirare in silenzio le meraviglie di cagliari perchè, che lo si voglia o no, in una città come Cagliari i turisti non vengono per vedere i musei e i monumenti, ma per stare bene, divertirsi, fare tardi, etc.