Se qualcuno nel centrodestra sardo si era illuso che la fiammata referendaria avrebbe potuto rappresentare agli occhi dell’elettorato una sorta di inversione di rotta da parte della Giunta Cappellacci, oggi si è dovuto ricredere. I risultati di Alghero e di Oristano parlano chiaro (i sardi non vogliono più il centrodestra alla Regione) e fanno più male del previsto proprio perché nelle ultime settimane (nonostante la scissione della Lombardo) la maggioranza che governa in via Roma aveva sperato in una vittoria ai tempi supplementari. Ai ballottaggi invece è arrivata una sonora legnata. Soprattutto a Oristano, dove il vero sconfitto è Giorgio Oppi.
Insieme al suo candidato Giuliano Uras, il leader dell’Udc ha perso quell’aura di imbattibilità che ha accompagnato le sue ultime sortite elettorali. L’esito oristanese depotenzia l’ottimo risultato ottenuto in questa tornata amministrativa dall’Udc, che ha dimostrato di avere in media la fiducia del dieci per cento degli elettori. Ma se Uras (quindi Oppi) perdono a Oristano, vuol dire che l’Udc è ormai a pieno titolo vittima dei veleni e delle faide incrociate che sono il segno distintivo di un Pdl ormai allo sbando. E che quindi non può più ambire al ruolo di ago della bilancia dello schieramento di centrodestra. E che quindi è nei guai.
Infatti, mentre a Oristano gli elettori decretavano la sconfitta di Oppi, a Roma il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani lanciava forte e chiaro il suo messaggio ai moderati per un patto da stringere in occasione delle prossime elezioni politiche. E Casini potrebbe starci.
L’anomalia della politica sarda è soprattutto l’anomalia dell’Udc: da anni a Roma è all’opposizione di Berlusconi, da anni a Cagliari è invece colonna portante di una maggioranza di centrodestra sempre più improbabile.
La debàcle oristanese a questo punto potrebbe convincere Oppi ad abbandonare la destra e Cappellacci al loro destino e mettersi sulla scia di Casini, in vista nel 2013 di un doppio voto politiche-regionali che vedrebbe coerentemente l’Udc alleato al Pd in entrambi i casi.
L’alternativa sarebbe nefasta: presentarsi alle elezioni politiche insieme al Pd, essendo però ancora in una maggioranza di centrodestra che governa la Regione, significherebbe un suicidio elettorale.
C’è dunque da immaginare che ora l’Udc di Giorgio Oppi, vista la batosta oristanese, inizierà in maniera più decisa la sua operazione di sganciamento dal centrodestra di Cappellacci. Si tratta di capire se e come il centrosinistra accoglierà nel suo schieramento questo alleato. Scomodo in Sardegna, comodissimo a Roma.
Una cosa però è certa: il risultato di Alghero e Oristano rafforza il Pd e il suo segretario, Silvio Lai. Stavolta dalle primarie sono usciti due candidati vincenti, segno che il partito è ancora in grado di esercitare a pieno titolo il suo ruolo di guida del centrosinistra. E quindi di alzare la voce con chi non gradirebbe l’alleanza con Oppi.
Due parole anche su Alghero: dopo il deludente risultato del primo turno, molti erano pronti a scommettere su una sconfitta certa del candidato del centrosinistra, Stefano Lubrano. Lasciava perplessi la sua provenienza troppo confindustriale, ma alla prova dei fatti gli elettori (anche di sinistra) l’hanno gradita più di quanto non abbiano accettato l’innaturale alleanza a Selargius con gli esponenti di Fli.
finchè ci sarà gent(aglia)e come oppi la sardegna sarà una regione sottosviluppata
Gubernar non est asfaltar. Tradotto: se il csx pensa di poter incassare i voti di Casini senza, a sua volta, dover cedere su qualche punto, non si va da nessuna parte. Certo, non a tutti i costi; sarebbe opportuno fare, ciascuno, l’elenco dei “valori non negoziabili” e vedere se e cosa combacia. Altrimenti direi che sia il caso di non mettersi neanche per non fare la fine di Prodi. Vale a livello nazionale e a livello regionale.
Se lo fanno è perché pensano di trarne un vantaggio politico, figurati se si mettono a fare l’elenco dei “valori non negoziabili” per vedere se combaciano
Spiegatemi benebenebene in che cosa consiste la crisi del PD, alla luce delle comunali sarde. Spiegatemelo bene, perché veramente non capisco.
Coalizzarsi con l’UDC sarda sarebbe rovinoso, e preparerebbe la sconfitta non solo delle ragioni della sinistra, ma della idea di nuove e buone pratiche, difficili ma possibili.
Ora Casini, a livello nazionale, fa il fustigatore dei costumi e il rigorista, l’amministratore oculato e intransigente. Scontato il fatto che al già delfino di Forlani non credo in nessun caso, in periferia le cose non stanno così, la bassa cucina elettorale si prepara con aaltri ingredienti.
Imbarcare l’UDC di Oppi in una coalizione di centrosinistra significherebbe caricarsi di una zavorra di famigli e clientes, richiedenti assistenza e raccomandazioni, che porterebbe tutta la coalizione e lo stile complessivo di governo a snaturarsi e perdere ogni senso di possibile alterità rispetto al modo paleo-democristiano (e non solo democristiano, in realtà) di fare politica.
Il modo antico, quello del padrinaggio, quello dei “Santi in paradiso” da invocare per grazie tanto più gradite quanto più immeritate.
C’è da dire che questo modo di agire che a volte viene pudicamente chiamato “radicamento”, torcendo non poco il senso del termine, risponde ad esigenze reali, di persone che non hanno forze sufficienti per rivendicare i propri diritti, tanta gente che non ha la capacità di trovare una interfaccia efficace con qualsiasi istituzione o potere costituito, retaggio tipico delle società feudali e gerarchiche.
D’altra parte sia la nostra collettiva e generale eredità cattolica -pregare il Santo che ci “faccia la grazia”- che la scarsa attitudine a porsi al servizio del cittadino, da parte di qualsiasi istituzione dotata di un minimo di potere, spingono e convergono a rinforzare o almeno a mantenere la “mediazione” sottopolitica.
E la crisi, che spinge alla disperazione molti che non sanno “a che santo votarsi”, fa il resto.
In questo quadro è comprensibilissimo che enti come l’AIAS o posizioni che consentano l’uso “di una parola buona” in favore di questo o quell’altro “caso di bisogno” o “bravo ragazzo da aiutare” acquistino forza.
Non se ne uscirà mai però se il cerchio non si spezza, se non si inverte la tendenza e non si inizia a promuovere una cultura dei diritti.
domanda:
se il pd concretizza l’alleanza con casini, è verosimile che al suo interno ne segua una spaccatura definitiva ? un gruppo (quelli più democristiani) che torna al centro con casini, e gli altri (quelli più di sinistra) che creano una nuova formazione a sinistra assieme a vendola.
altra domanda:
è auspicabile una situazione come questa appena ipotizzata ?
Sinceramente, per me no. Io spererei in un mantenimento nel centrosinistra e quindi nel PD delle forze popolari già di orbita DC -per capirci, Rosy Bindi e anche Franco Marini, non necessariamente loro in persona, ma l’area che rappresentano- con Casini lasciato alla posizione di semi-irrilevanza che ora di fatto occupa perché è calante, infatti questa mossa di apertura al PD altro non è che il cercare la scialuppa all’ultimo minuto, per non fare il bagno.
Il PD farebbe una pazzia a dare fede a questi Mastella in versione aggiornata: in caso di scontro -per esempio sulla estensione dei diritti civili- farebbero valere il diritto di veto che il Vaticano gli chiede/impone.
Ma poi è troppo comodo che Oppi & c., vengano a Canossa dopo la colossale sbruncata rimediata a Oristano. Come minimo ci vorrebbe un’immediata dissociazione dalla maggioranza di centrodestra in Regione: non determinerebbe necessariamente la caduta di Chiappellazzi e le elezioni anticipate (questo richiederebbe un’opposizione convinta che nell’attuale Consiglio regionale non c’è, e non può escludersi nulla, neanche che il gruppo faddiano esca dal PD per fare da stampella a Cappellacci, e sarebbe solo un bene per il PD) ma segnerebbe una chiara discontinuità. Ma questo è il minimo sindacale, ciò che stanno già facendo tra mille tentennamenti i sardisti, e non basta. Occorre una chiara scelta in direzione del cambiamento e del superamento dei “vecchi modi” democristi, talora molto graditi anche alla cosiddetta minoranza PD, di fare politica, ed è chiaro che coerenza richiederebbe che Oppi innanzitutto superi sé stesso dimettendosi da ogni incarico. Non lo farà mai, le poltrone per questi signori sono come l’aria che respirano. Non lo sono magari per un Maninchedda, ma per Giorgetto …
PD-UDC, SEL-PSD’AZ
ma dove vogliamo andare?
Questa sarebbe la sinistra che si vuole proporre come novità al governo?
Alleandosi con i re del trasformismo, della spartizione delle poltrone, del voto di scambio… ma dove si vuole andare???
Con quale faccia si stringono certe alleanze e poi ci si presenta davanti agli elettori con la faccia da angioletti che ci libereranno dalla “vecchia politica”… è una vergogna.
PD e SEL devono puntare agli elettori di UDC e PSD’AZ, non di certo ai loro vertici, salvo pulizia “etica” di questi partiti (risate grasse).
La politica come il calciomercato è vomitevole.
Per vincere ci vuole un PROGRAMMA CHIARO dove la coalizione di centrosinistra spieghi in modo SEMPLICE cosa vogliono fare e come (e non aria fritta per poi spartirsi le poltrone)! Alleanze non ne servono, serve un candidato forte (che esca dalle primarie) e il programma… udc e psd’az che se ne stiano da soli continuando a cercare voti promettendo lavoro a ingenui elettori a destra e a manca…
Cordialità,
DisgusTATO
Condivido al 100%. ZunkBuster, all’occorrenza anche OppiBuster.
Il caso di Oristano può essere preso come esempio delle fratture che si stanno creando nei maggiori partiti a livello regionale. E’ vero che Uras era uomo di Oppi e l’analisi è condivisibile, ma ci sono altri aspetti importanti da tenere in considerazione. Uno, la divisione interna al PdL. Il centrodestra si presentava con 3 candidati alla carica di sindaco: Uras (scelto da Oppi in contrasto con metà dell’UDC oristanese), Ledda (in quota ai Riformatori, ma appoggiato da una lista di Mario Diana) e Lutzu (PdL appoggiato da Oscar Cherchi). Due, il centrosinistra andava apparentemente unito (a parte il PD,a Oristano gli altri partiti di sinistra sono irrilevanti) ma Tendas e la sua lista non erano condivisi da una parte del partito in quanto “scelti da Soru”. Poi c’era il candidato di una lista indipendentista che ha preso intorno al 4-5%). E’ rilevante anche il fatto che la città avesse avuto per lungo tempo il centrodestra al governo con risultati deludenti. L’astensionismo è stato alto, Uras e Tendas entusiasmavano ben pochi e la logica era quella del meno peggio. Gli elettori di centrosinistra hanno votato Tendas turandosi il naso, quelli di centrodestra si sono spaccati fra Diana, Cherchi e un centro danneggiato da divisioni interne. Molti elettori, soprattutto di centrodestra, ma anche di centrosinistra, non sono andati a votare perché disgustati. Alcuni, indecisi, hanno votato Tendas tanto per cambiare o per non votare Uras che non riscuote grande simpatia.
Dimenticavo il pittoresco candidato di Forza Nuova, Porceddu, che ha preso qualche manciata di voti di protesta, anche da qualche elettore di sinistra.
Lei sembra conoscere molto bene la realtà oristanese. Sarebbe interessante un parere su questo: cos’è che a queste elezioni ha fatto la differenza a favore del centrosinistra e di Tendas, rispetto alla vittoria di anni fa dello “Schema Ortu” – che Uras sembrava, mutatis mutandis, voler ricalcare – e soprattutto rispetto alla ribellione, alle scorse comunali, dell’elettorato centrista all’alleanza formalizzata al secondo turno col centrosinistra a favore di Marino Marchi, che ha portato all’elezione per molti versi inattesa di Angela Nonnis (quando in tanti a Oristano erano convinti che avrebbe vinto Marchi)? Si potrebbe pensare che la differenza l’abbia fatta la pessima eredità dell’amministrazione Nonnis, ma non è che in precedenza Oristano abbia conosciuto tempi molto migliori, con la deludente inconcludenza dell’amministrazione Ortu e il vuoto pneumatico della giunta Barberio. E’ solo una richiesta spassionata di parere, da parte di uno che Oristano la conosce discretamente, ma indubbiamente meno di lei.
Io attualmente vivo in una frazione di Oristano, ma ai tempi di Ortu vivevo altrove. Per l’elezione della Nonnis c’ero e posso dire che erano tempi molto diversi. La sinistra ad Oristano non ha mai fatto grandi numeri. Marchi non aveva molto appeal e l’apparentamento con il centro in funzione del ballottaggio aveva sortito l’effetto di indisporre gli elettori di centrosinistra e di centrodestra che l’avevano vista come pura tattica partitica. Inoltre, poiché erano altri tempi, era sceso Berlusconi in persona a sostenere la Nonnis in una piazza Eleonora gremita; aveva sollevato il braccio della funzionaria della asl (serbatoio di voti) chiamandola “donna con le palle” e “novella Eleonora d’Arborea”. Nessuno conosceva la Nonnis che, come poi si è notato, non aveva alcuna esperienza amministrativa, ma erano tempi in cui l’importanza dello sponsor era inversamente proporzionale a quella di adesso (vedasi anche il caso di De Seneen eletto dal nulla alla guida della Provincia) e c’era voglia di “aria nuova”. In questi anni, a mio avviso, ad un centrodestra a dir poco mediocre si è opposto un centrosinistra insignificante e diviso al suo interno che ha contribuito a far danni. Lo stesso Tendas non è affatto nuovo, era in consiglio comunale dai primi anni ’90 e forse non se ne è accorto nessuno, visto che hanno tentato di presentarlo come il nuovo. Noior è uno spin off del PD nato perché all’interno del partito c’era gente che non lasciava spazio ad altra ed è vero, come dice lei, che la vittoria è della fazione di Soru e della Pes (creatura dell’imprenditore, messa da lui in parlamento grazie al porcellum e per questo invisa a tanti). Tendas si è dato molto da fare, è stato tenace, ha girato da una parte all’altra (associazioni, circoli, enti di ogni colore) e, se non sbaglio, è riuscito pure a far scendere Fini “in qualità di presidente della camera”. A me, dunque, non sembra una svolta. Se guardiamo i numeri della vittoria di Tendas relativamente alla scarsissima affluenza (50%), l’ha votato solo un terzo della popolazione; la metà degli oristanesi sono andati al mare. Per ora, dunque, mi sembra una conferma dello status quo, vedremo se il calderone esploderà. Egregio Zunkbuster, io su internet sono abituato a dare del tu a tutti, ma ho visto che lei usa sempre un registro molto formale, quindi con lei farò un’eccezione 🙂
Aggiungo che ieri mattina presto Tendas si è recato, insieme al vescovo, a far visita alle suore clarisse…
Il “lei” era per una forma di rispetto, non di distanza. Comunque, quanto meno, a Oristano la sinistra ci ha sempre provato, anche in condizioni disperate, e infatti c’era già stato un sindaco di centrosinistra – Mariano Scarpa – quando a Cagliari questo sembrava un sogno. A Cagliari si è sempre giocato a perdere, un po’ per colpa di tutti, anche di Renato Soru che dopo aver portato “Progetto Sardegna” ad essere il primo partito del centrosinistra in città – con uno straordinario successo personale di Gianluigi Gessa – aveva preteso di scegliere il candidato sindaco toppando di brutto, e indicando un arnese della vecchia politica come Gian Mario Selis, per un malinteso senso di gratitudine per l’appoggio ricevuto. Così Emilio Floris riuscì a farsi rieleggere nonostante il malcontento in città fosse diffuso, e non certo a causa del solo clientelismo, che c’è stato anche nel 2011 ma non ha impedito l’elezione trionfale di Massimo Zedda. Onore ai compagni oristanesi, per quanto siano stati aiutati dal “generale astensionismo”.
Se il Pd si allea con L’Udc vado a votare ma sulla scheda scriverò solo parolacce. A quel punto spero che la sinistra escluda questo strano partito che è diventato il Pd, sempre più una specie di minestrone con ingredienti poco chiari….sono d’accordo con Alberto, questo modo di fare politica ci ha rotto le balle.
… ma anche il modo in cui ce la raccontano MBonny. Mi domando cosa si aspetta a prospettare scenari consoni alla realtà sarda e quando diremo basta ai soliti stantii stereotipi italiani che ci portano ai bordi del precipizio. Non ci siamo caduti e siamo ancora in tempo, ma l’informazione prima di tutti deve fare la sua parte: stare dalla parte dei sardi.
Strano Partito il Pd? Tu stai facendo i conti in casa altrui e se la sinistra esclude il Pd, a governare ci andrete nel 2890. In fondo in fondo è questo ciò che volete. Fare l’opposizione a vita! Ad Oristano, Alghero, Quartucciu e nella stragrande maggioranza dei Comuni sardi, si è vinto in maniera netta, pulita e trasparente. Questi a casa mia si chiamano fatti, le chiacchiere le lasciamo a te!
Beh, a Selargius nell’alleanza di centrosinistra c’era un bel pezzo di Udc, ma mi risulta ci fosse anche Sel, e chi ha fatto le polemiche più autolesioniste “a sinistra” è stata una candidata di Sel, non certo il PD. Sono d’accordo che l’UDC venga lasciata fuori, ma dovevi dirlo anche prima al tuo infallibile segretario regionale Michele Piras.
A Oristano i vincitori sono Renato Soru e Caterina Pes. La grande sconfitta è Francesca Barracciu, che sperava che la deputata oristanese uscisse delegittimata da una sconfitta elettorale del soriano Guido Tendas per prenderne il posto in lista. Peccato che dopo la vicenda delle indennità sia stata irreparabilmente scomunicata da Renato Soru, e continui a riscuotere ben scarse simpatie anche in area antisoriana. Bye bye Barracciu. Alghero è una situazione più complessa, speriamo che Lubrano non risulti troppo vicino al “partito del mattone” come è per certi versi sembrato.
Alla cosiddetta minoranza PD, che esprime l’ormai poco presentabile capogruppo in Consiglio Regionale – il peggiore tra i tre del centrosinistra, perché a differenza di Salis e Uras non solo non ha accennato a spiegazioni, ma ha coinvolto nel pasticcio anche Silvio Lai, per fortuna smarcatosi per tempo – resta in carico la miseranda sconfitta di Selargius, che secondo me non è dipesa tanto dall’alleanza “eretica” con FLI, per quanto ciò abbia sicuramente determinato l’astensione di una fetta di elettorato più schiettamente di sinistra, quanto dal vecchiume che trasudava dal personale politico, a cominciare da Rita Corda, arrivata a candidato sindaco col sostegno determinante dell’ala più conservatrice del PD.
E adesso è l’ora della resa dei conti, per arrivare alle Regionali con una proposta credibile.
Bravissimo Zunk! Ora ora son rientrato da Or (dopo che l’altro ieri mi son fatto una capatina ad Algh.) non mi piace festeggiare, ma cercare i voticini con il lumicino è qualcosa del quale non riesco a farne a meno. Ad Oristano ha vinto Soru ad Alghero idem con patate. O meglio, mi spiego, ha vinto lo schema-cagliari interpretato questa volta da due candidati del Pd. Sulla strada del ritorno a casa, un amico dell’Udc, mi chiama e mi fà: ora facciamo l’alleanza?”. Su cazzu, risposta laconica e penso molto convicente da parte mia. Silvio Lai e Francesca Barracciu, non si permetteranno mai di stringere qualcosa con Oppi. La maggioranza del Partito Democratico è per la costruzione del Centrosinistra Sardo, con un forte senso identitario, aperto alle ragioni dell’indipendenza, aperto ad un processo di internazionalizzazione della regione Sardegna. L’udc ha fatto il doppio e triplo gioco, non meritano nessuna apertura da parte dei progressisti. Imbarcare loro significherebbe affondare con un carico pieno di prebende, pretese, ricatti, assunzioni clientelari, nepotismo, poltrone e quanto di più sporco può offrire la politichetta sarda. Se solo Sel e Idv, abbassassero la cresta ed i toni, rinunciando tutti (Pd compreso) a pregiudiziali senza senso ed oggi anacronistiche, potremo andar molto lontano. Si traggano le giuste indicazioni da Quartucciu, Oristano, Alghero, ma anche da tantissimi altri piccoli Comuni, dove l’alleanza progressista guidata dal Pd (senza i stanchissimi democristi che ormai sono solo una palla al piede) funziona e lavora bene. Se si vince, si vince insieme: Pd, Sel, Idv e perchè no insieme ad una Lista Alleanza Indipendentzia Sardinia punto di riferimento per quei movimenti e partiti fortemente identitari. Siamo pronti!
… non lo so … ormai Vito ti leggo distrattamente perchè sei quasi scontato (in senso buono) nelle tue analisi della politica sardo-italiana … non sarebbe il caso che oltre a dare notizie, e devo ammettere che tu ne dai, si dicesse una volta per tutte di smetterla con questo modo di fare politica?
Perchè cosi francamente la si sta legittimando!
Guarda Vito sono sicuro che non piace nemmeno a te. 🙂
Guarda, proprio dopo aver scritto il post mi sono chiesto: “Ma quanto tempo perso tutte queste manovre, questa ricerca continua e spasmodica delle alleanze!”. La verità è che la realtà è perfino molto più complessa di come la rappresento io, ma molto di più! Io penso che sia questo sistema elettorale a costringere la politica a fare i conti in maniera ossessiva con il tema delle alleanze, dal quale però non si può prescindere per capire quello che sta succedendo. Non so se spiegare in che modo ragionano i politici significhi legittimarli. Sicuramente mi chiedo: ma qual è l’idea di Sardegna che ha Giorgio Oppi? Nessuno glielo ha mai chiesto? Ecco, forse questa domanda andrebbe fatta più spesso a chi ci governa.
Veramente stiamo cercando di saperlo dal PD, prima di scomodare Oppi. E forse la fase non è propizia. Siamo vicini alle politiche e i più, pensando che si andrà a votare col Porcellum, pensano ad arruffianarsi i leader nazionali per incasellarsi bene in lista, essere confermati oppure candidati con elezione sicura. Purtroppo, parlare di prospettive “sovraniste” nell’accezione positiva del termine a chi cerca soprattutto di arruffianarsi Franceschini o Letta è fiato abbastanza sprecato.