Volete sapere cos’ha detto esattamente il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, alla Commissione Uranio impoverito del Senato? L’audio della seduta lo trovate a questo link di Radio Radicale.
Qui sotto trovare invece il resoconto sommario presente sul sito del Senato.
***
Audizione del Procuratore della Repubblica di Lanusei, dottor Domenico Fiordalisi
Il PRESIDENTE ringrazia il Procuratore della Repubblica di Lanusei per avere accolto l’invito della Commissione, ricordando che il dott. Fiordalisi è già stato ascoltato nella seduta del 16 marzo 2011: l’odierno incontro riveste peraltro un grande interesse, poiché la Commissione è desiderosa di essere aggiornata sull’andamento dell’inchiesta riguardante l’area di Salto di Quirra e di verificare i termini – e anche l’attendibilità – delle notizie di stampa, in particolare circa la presenza di torio nell’area del Poligono e circa l’individuazione di specifiche responsabilità.
Il dottor FIORDALISI ricorda preliminarmente che nel corso dell’inchiesta intrapresa dalla Procura della Repubblica di Lanusei sul Poligono interforze di Salto di Quirra (PISQ) sono stati rinvenuti rifiuti militari sia nell’area del Poligono di terra sia nell’area del Poligono a mare, presso Capo San Lorenzo. In particolare, per quello che riguarda le aree di attività del Poligono di terra, la zona denominata Cardiga è stata interessata da numerose esercitazioni, mentre nella zona denominata Torri – di settantacinque chilometri quadrati – sono stati effettuati numerosi brillamenti per la distruzione di materiale militare obsoleto, che hanno prodotto nelle aree circostanti un effetto di vera e propria desertificazione. Tali brillamenti, ad avviso della Procura, sono stati svolti illecitamente per un periodo compreso tra il 1984 ed il 2008, data nella quale sono cessati. Sempre nell’ambito dell’inchiesta, è stata rinvenuta, nella zona di Is Pibiris, una discarica della superficie di circa un ettaro, profonda da tre a cinque metri e piena di relitti militari inquinanti. Questa discarica è collocata nei pressi del fiume Flumendosa e rappresenta una sicura fonte di pericolo per la salute di chi abita a valle.
L’indagine della Procura – prosegue il dottor Fiordalisi – si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio di venti imputati. Poiché la decisione spetta al Giudice delle indagini preliminari, è possibile che, nel prosieguo del procedimento giudiziario, la valutazione di alcune circostanze riferite nella seduta odierna possa variare.
Tra tali circostanze, occorre ricordare che nelle vicinanze della già citata zona Torri il Centro sviluppo materiali (CSM), un’azienda privata, ha sottoposto a verifiche alcune tubazioni per il trasporto di gas, anche con esplosioni periodiche che, tra l’altro, hanno avuto l’effetto di interferire con le polveri disperse in relazione all’attività di brillamento, svolta in aree contigue. In particolare, lo spostamento d’aria determinata da esplosioni di notevole violenza può far tornare in risospensione le particelle tossiche depositate a terra e derivanti dal brillamento dei cosiddetti fornelli. Per la peculiare conformazione del terreno e per la direzione dei venti, lo spostamento di polveri e particelle tossiche così prodotto può arrivare ad interferire con l’area di Sa Maista, dove è situato il bacino di presa delle sorgenti che alimentano l’acquedotto di Perdasdefogu. Una consulenza tecnica ha ricostruito il possibile percorso, che è stato confermato anche da ulteriori perizie. I venti soffiano anche in direzione Ovest, trasportando le polveri verso l’abitato di Escalaplano, da dove le esplosioni realizzate dal CSM erano sentite e le colonne di fumo erano visibili. Occorre altresì ricordare che in quel comune alla fine degli anni ’80 si è registrato un certo numero di nascite di bambini malformati. Sempre nella zona di Escalaplano, lo studio dell’orientamento dei venti in relazione all’attività di brillamento fa ritenere che anche la sorgente dell’acquedotto possa essere interessata da fenomeni di inquinamento.
Nell’illustrare alcune foto delle esplosioni provocate dal CSM, il dottor Fiordalisi fa inoltre notare che, secondo l’Agenzia regionale per l’ambiente (ARPAS), nelle zone ad alta intensità di attività militare la concentrazione di metalli pesanti è tale da superare tutti i valori soglia previsti dalla normativa vigente. Ciò vale in particolare per la zona Carri, per l’area destinata agli elicotteri, per quella dove si effettuano i brillamenti e per quella utilizzata dal CSM: qui infatti si sono registrati i valori più elevati.
Occorre altresì considerare che i fattori di inquinamento superano i confini del Poligono e si estendono in direzione dei centri abitati e degli allevamenti dei pastori, alcuni dei quali hanno denunciato un aumento dei tumori e la nascita di animali malformati. Nel commentare la foto di un agnello nato con un solo occhio, il dottor Fiordalisi fa presente che nel cervello e nei linfonodi dell’animale sono state riscontrate nanoparticelle metalliche che hanno probabilmente origine dalle esplosioni. Dal materiale documentario in possesso della Procura di Lanusei risulta altresì che lo smaltimento illecito di rifiuti militari è stato camuffato con prove tecniche e sperimentazione di esplosivi, come si può desumere anche dagli atti del Comitato di indirizzo territoriale. Il materiale fotografico documenta altresì la notevole quantità degli esplosivi utilizzati e la mancanza di dispositivi individuali di protezione per quanti hanno operato nella zona dei brillamenti. Si è sempre lavorato a mani nude o con guanti in pelle, senza tute monouso o mascherine per il filtraggio dell’area, in situazioni dove, in alcuni casi, sono stati fatti brillare due fornelli contemporaneamente. Tale attività, insieme alle altre, è suscettibile di produrre nanoparticelle tossiche che possono essere inalate e, superando le normali barriere biologiche, possono penetrare nel sangue e negli organi bersaglio.
Nel corso dell’inchiesta – prosegue il dottor Fiordalisi – l’Aeronautica militare ha dato prova di un grande spirito di collaborazione, fornendo numerosi dati alla Procura. Tra le consulenze, quella del professor Lodi Rizzini ha evidenziato come il torio contenuto nel sistema di guida dei missili MILAN si sia nebulizzato durante l’uso, disperdendosi nell’ambiente e sul terreno. Il torio è una sostanza radioattiva che emette particelle alfa con una intensità molto superiore rispetto alle emissioni dell’uranio impoverito. Esso raggiunge il massimo di tossicità nei venti-venticinque anni successivi alla fabbricazione, per cui armamenti utilizzati negli anni ’80, contenenti tale materiale, potrebbero aver prodotto i danni più gravi negli ultimi anni.
Il missile MILAN – precisa il dottor Fiordalisi – è stato prodotto da una società europea, la MBDA, partecipata al 25 per cento da Finmeccanica. Sono stati prodotti circa 350 mila esemplari, di cui oltre 1000 sono stati utilizzati nel Poligono di Salto di Quirra dal 1986 al 2000. Successivamente, tale armamento è stato ritirato e dismesso, in quanto l’amministrazione della difesa francese aveva segnalato la presenza del torio e la sua tossicità. L’analisi del danno ambientale e le relative verifiche sono stati però affidati, in Italia, alla SGS, una società collegata a Finmeccanica, per cui si è verificato un conflitto di interessi, stante la contiguità tra controllore e controllato. L’inchiesta condotta dalla Procura di Lanusei ha verificato la scarsa attendibilità di alcuni accertamenti effettuati dalla SGS, e anche l’ARPAS, che ha supervisionato quei dati, ha evidenziato che nelle aree interessate da un’intensa attività militare, si registra una concentrazione di sostanze tossiche che va oltre i valori soglia e supera i valori base naturalmente presenti nel suolo. In particolare, sempre per quel che riguarda la presenza di torio, nelle zone ad alta intensità militare e a Capo San Lorenzo, sono state registrate anomalie non rilevate dalla SGS, malgrado l’esplosione di 1.187 missili MILAN prima del 1999, con una presenza sul territorio superiore ai valori soglia, già individuata nel 2004, in base ai prelievi analizzati dall’Istituto di scienze ambientali dell’Università di Siena. Una presenza significativa di torio è stata rilevata anche in campioni di miele, in una forma di formaggio – fatto piuttosto raro – in molti campioni di funghi e di lombrichi, importanti accumulatori biologici.
Proseguendo nella sua esposizione, il dottor Fiordalisi ricorda che dopo il sequestro giudiziario di tutta l’area del Poligono di terra, i successivi provvedimenti di dissequestro sono intervenuti a seguito dell’impegno assunto dall’Amministrazione militare di mettere in sicurezza la zona, con la recinzione di aree contaminate, con la bonifica e con la decisione di non rinnovare le convenzioni che, in passato, avevano consentito il pascolo sul territorio inquinato. Anche da ciò, è derivata la richiesta di incentivi economici da parte dei pastori, la cui convivenza con il Poligono è entrata in crisi intorno al 2000, a causa delle malattie contratte e della nascita di animali malformati. Altri fattori di inquinamento, con rilevanti danni alla salute umana, sono derivati dall’utilizzazione di armi al fosforo bianco, e vi sono documenti dell’Amministrazione militare che indicano nel Poligono un luogo di smaltimento sotterraneo per fusti contenenti napalm. Non è provato, peraltro, che tale smaltimento sia stato effettivamente effettuato. Grazie alla testimonianza di alcuni militari che si sono ammalati ed a coloro che hanno risposto all’appello rivolto attraverso i media dalla Procura, è stato possibile fare luce sui brillamenti, per i quali non è stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale, peraltro non prevista per legge. Occorre altresì rilevare che dopo l’esplosione dei fornelli, residuava la balistite, materiale cancerogeno, utilizzato dai pastori per accendere il fuoco.
Risulta poi dai documenti del CISAM che il sistema di guida dei missili NIKE – numerosi esemplari dei quali sono stati lanciati nel Poligono di Salto di Quirra – utilizzava valvole radioattive. Lo stesso CISAM aveva dato indicazioni sulla rimozione ed il trasporto di tali valvole, che sono rimaste invece abbandonate per dieci anni in locali dove mancava qualsiasi segnalazione di pericolo di radioattività. La rimozione di detti componenti, contenenti trizio, una sostanza molto pericolosa se liberata nell’ambiente, non è stata mai effettuata.
Le consulenze acquisite dalla Procura hanno altresì appurato che la presenza di oltre 35 radar e sorgenti di radiazioni non ionizzanti, oltre una certa soglia di esposizione, può determinare danni significativi per la salute. Questo accertamento, peraltro, non si è concretizzato in capi di imputazione.
Come è noto, la Procura ha disposto la riesumazione di 18 salme di pastori deceduti per patologie tumorali. L’area dove tali pastori hanno tenuto i loro allevamenti non è lontana dalla discarica di Is Pibiris. I prelievi effettuati sulle tibie di quindici salme hanno consentito di scoprire che dodici pastori avevano accumulato nelle ossa sostanze derivanti dal torio. Il professor Lodi Rizzini, che ha effettuato gli esami, ha fatto riferimento ad un accumulo significativo di torio per inalazione, e il dato è accompagnato dalla presenza di cerio, utilizzato nella lavorazione di manufatti contenenti torio, per cui è certo che quest’ultima sostanza è derivata da oggetti artificiali. Non si tratta ovviamente di stabilire un rapporto di causalità diretta tra l’esposizione a una sostanza radioattiva e l’insorgere della patologia tumorale, ma non vi è dubbio che queste persone sono state esposte ad un pericolo e che nell’intera area vi sia stato un pericolo per la pubblica incolumità.
Se si confrontano le ricerche condotte nell’area del PISQ dall’Università di Siena nel periodo 2002-2004 con quella condotta dagli stessi ricercatori nel Kossovo, emerge con chiarezza l’adozione di metodiche diverse. Nei Balcani, un primo campionamento in aree bombardate con uranio impoverito ha dato risultati negativi, perchè il campionamento stesso era stato condotto “a maglie larghe”. Un successivo campionamento “a maglie strette” ha portato all’individuazione delle tracce di uranio. Nella stessa area si è constatato che alcuni bioaccumulatori concentravano l’uranio impoverito in maniera superiore ad altri. A Quirra i campionamenti sono stati effettuati solo “a maglie larghe” e sono stati presi in considerazione solo licheni ed altri accumulatori biologici che concentrano meno uranio impoverito di altri, e le misurazioni effettuate sono risultate inidonee ad individuare tale sostanza.
Diverse circostanze, tra cui anche l’assenza di riferimenti alla letteratura essenziale, sono oggetto della vicenda processuale in corso. In generale, si può parlare di situazioni di pericolo per la pubblica incolumità che non sono state rilevate e in alcuni casi sono state occultate.
La senatrice SBARBATI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) osserva che dalla ampia ed interessante relazione del dottor Fiordalisi non emergono le motivazioni delle richieste di rinvio a giudizio. Sarebbe invece necessario comprendere questo aspetto e, in particolare, se tali richieste riguardino una culpa in vigilando, per la trascuratezza con cui si è consentito a uomini ed animali di frequentare luoghi inquinati, ovvero se la mancata applicazione di procedure e comportamenti non leciti abbiano condotto a non contrastare il processo di inquinamento. La precisa ed interessante esposizione del dottor Fiordalisi è comunque allarmante e sarebbe pertanto opportuno chiarire il quadro delle responsabilità, per una situazione che, a quanto sembra, si è protratta per anni.
La senatrice GRANAIOLA (PD), dopo avere espresso un vivo apprezzamento per la relazione del dottor Fiordalisi, osserva che a quanto egli ha affermato, dopo il dissequestro di alcune aree del Poligono di Salto di Quirra, l’Amministrazione militare ha attuato gli interventi promessi. Osserva però che le valvole radioattive non sono state rimosse e sottolinea che ulteriori misure di sequestro potrebbero forse rendersi necessarie qualora proseguano i comportamenti che hanno favorito alcuni processi di degrado ambientale. Chiede quindi di sapere se la zona del Poligono a mare sia interdetta alla pesca, se le persone rinviate a giudizio siano tutti appartenente alle Forze Armate e se il CSM, che non risulta essere un organismo militare, prosegue la sua attività.
Il senatore SCANU (PD), nel rivolgere un sentito ringraziamento al Procuratore della Repubblica di Lanusei per il lavoro svolto con impegno e competenza, osserva che quanto è emerso dalla seduta odierna dovrebbe indurre la Commissione di inchiesta ad adottare alcune determinazioni. In primo luogo, a suo parere, dovrebbe essere sancita l’esigenza di agire, in situazioni come quelle descritte oggi, sulla base del principio di precauzione, come criterio generale di valutazione e di condotta. In secondo luogo, la situazione descritta non è stata modificata e non sono state ancora rimosse le condizioni che potrebbero aver determinato alcuni decessi. E’ lecito pertanto chiedersi se non si debba abbandonare una posizione prudenziale e procedere all’accertamento e alla denuncia di fatti senz’altro gravi. Tra l’altro, sarebbe opportuno che la Commissione trovasse il modo per acquisire dalle autorità francesi informazioni circa la decisione di abbandonare il missile MILAN.
Il senatore Scanu propone quindi che l’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi politici si riunisca nella giornata di domani, per valutare quanto si è appreso oggi e assumere le necessarie determinazioni per proseguire il dibattito e l’approfondimento sulla problematica dei poligoni di tiro.
Il PRESIDENTE, nel concordare con la proposta da ultimo avanzata dal senatore Scanu, propone che l’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti politici si riunisca nella giornata di domani mercoledì 9 maggio alle ore 14.
Non facendosi obiezioni, così rimane stabilito.
Il PRESIDENTE osserva quindi che dalle parole del dottor Fiordalisi si evidenzia l’avvio, da parte dell’amministrazione della difesa, di un serio piano di bonifica. In relazione a tale decisione, la Procura avrebbe disposto il dissequestro. Chiede quindi al dottor Fiordalisi se egli ritenga che il processo di bonifica avviato sia idoneo e sufficiente ad affermare che, una volta concluso, esso consentirà di proseguire le attività del Poligono senza rischi per i militari e per la popolazione.
Il dottor FIORDALISI precisa in primo luogo che i reati configurati nella richiesta di rinvio a giudizio si muovono su una linea di pericolo e non sulla base di un nesso di causalità. Guardando al tipo di inquinamento stratificato negli anni, con condotte plurime di vari soggetti, e guardando in particolare all’inquinamento radioattivo, nessuno attualmente può affermare con certezza che un tumore sia causato dalla esposizione a sostanze tossiche ovvero ad altri fattori. Anche per questa ragione, i risultati delle indagini epidemiologiche non risultano funzionali alle esigenze delle indagini. Il tipo di reati contestati riguarda l’omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri. Il disastro, infatti, si è verificato perché non è stato impedito l’accesso in zone altamente inquinate alla popolazione civile e agli animali.
A tale proposito, il dottor Fiordalisi ricorda che quando fu adottato il provvedimento di sequestro, nell’area erano presenti pastori abusivi e l’amministrazione militare locale aveva autorizzato in modo irregolare la presenza in zone altamente inquinate di persone prive di concessione comunale.
In linea generale, occorre notare che il Pubblico Ministero propone provvedimenti cautelari, come il sequestro, al fine di tutelare beni costituzionalmente protetti. Nel momento in cui l’Autorità militare ha preso consapevolezza della situazione, decidendo di non rinnovare le concessioni e di recintare aree ad alta intensità militare, il pericolo si è chiaramente ridimensionato. Inoltre, è in corso di approvazione un capitolato tecnico per la bonifica dell’area di Is Pibiris e altri piani di bonifica sono in corso di predisposizione.
Rispondendo ai quesiti posti dalla senatrice SBARBATI e dalla senatrice GRANAIOLA, il dottor Fiordalisi fa presente che i militari accedono alle aree inquinate previa adozione delle cautele indicate. D’altra parte, il Pubblico Ministero che non ha un potere di commissariamento, ed ha il dovere di prendere atto dell’esistenza di un nuovo corso, e dell’adozione di misure serie e non meramente formali.
La senatrice GRANAIOLA (PD) osserva che le polveri tossiche non sono fermate dalle recinzioni e che permane altresì il rischio di inquinamento delle falde acquifere.
Il dottor FIORDALISI fa presente che dall’inizio dell’indagine della Procura di Lanusei, nel gennaio 2011, l’attività militare si è notevolmente rarefatta. D’altra parte, il compito del Pubblico Ministero è quello di adottare misure urgenti al fine di impedire l’accesso in aree palesemente inquinate. La condotta della Procura di Lanusei ha trovato riscontro in una sentenza del Tar di Sassari, che, nel respingere il ricorso del Comune di Villaputzu, che impugnava il diniego dell’amministrazione militare a rilasciare nuove concessioni, ha descritto puntualmente il principio di precauzione precisando che non si può dare luogo a nuove concessioni finché non vi è un piano di caratterizzazione del terreno. Attualmente l’area del PISQ vive una situazione transitoria e non si devono sottovalutare le difficoltà tecniche della bonifica, alla quale dovrà seguire una nuova regolazione degli accessi. Questi – precisa il dottor Fiordalisi – sono compiti che esulano dalla competenza della Procura, che si limita a proporre l’adozione di provvedimenti cautelari per tutelare la salute, e ha il compito di celebrare i processi.
Rispondendo ad un quesito del senatore SCANU, il dottor Fiordalisi conferma che la recinzione riguarda circa mille ettari e che per gli altri dodicimila, tale essendo l’estensione complessiva del Poligono, occorreranno interventi dell’autorità amministrativa, che oggi è edotta dei rischi e può adottare le necessarie misure, tenuto conto anche che alcune attività, come i brillamenti dei fornelli, si sono azzerate.
Per quanto riguarda il problema della pesca, sollevato dalla senatrice Granaiola, occorre tenere presente che la bonifica in corso ha consentito la rimozione di molti relitti dai fondali. La valutazione sull’adeguatezza di tali interventi spetta all’autorità amministrativa, ma il piano di bonifica adottato appare serio e conforme alle esigenze di tutela dell’ambiente.
Il PRESIDENTE, nel ringraziare vivamente il dottor Fiordalisi per l’ampia ed esauriente relazione, fa presente che nell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi politici, già convocato per domani, proporrà di interpellare l’autorità militare competente sulla dimensione, sulla qualità e sull’adeguatezza dei piani di bonifica adottati per il PISQ e per altri poligoni, nel presupposto che a nessuno è dato disattendere le norme sull’igiene e sulla tutela del lavoro e dell’ambiente e che l’amministrazione della difesa dovrà proseguire nella meritevole attività di concorso nella messa in sicurezza del territorio.
Ringrazia quindi il dottor Fiordalisi e dichiara conclusa l’audizione.
Pingback: CAPO FRASCA: LA SINDROME DI QUIRRA? | ArcheoloGGia NuraGGica
ognuno può farsi l’idea che ritiene sull’indagine penale condotta dal Procuratore della Repubblica di Lanusei dott. Fiordalisi sullo “strano” inquinamento di Quirra.
Personalmente credo sia opportuno che gli elementi raccolti (tanti/pochi, si vedrà) siano vagliati dagli organi giudicanti, come già avvenuto per i provvedimenti cautelari adottati su proposta della Procura della Repubblica.
Una cosa è comunque certa, nessun magistrato (nè amministratore pubblico) in passato ha voluto indagare a 360° come sta attualmente facendo il Procuratore Fiordalisi.
Per ciò solo merita il massimo rispetto per il lavoro che sta svolgendo.
Stefano Deliperi
Gentile Deliperi,
attendevo un suo commento (secondo me non solo io, davvero mancava!). Il fatto che lei resti sulle generali, augurandosi una valutazione in aula (ma non è difficile prevedere il rinvio, in Italia sarebbe davvero sorprendente se non avvenisse) senza scendere nel merito delle indagini e dei risultati, mi fa sospettare che anche lei non sia troppo soddisfatto della linea seguita da Fiordalisi (nel caso, non mi stupirebbe una certa ritrosia ad esprimere un parere più approfondito).
Sul fatto che svolgere le indagini fosse importante credo nessuno possa eccepire (intendo le persone ragionevoli) ma davvero, ascoltando l’audizione (tanto per restare in tema) è difficile non essere preda di un certo sconforto per l’occasione perduta (mentre la buona volontà, sebbene generalmente lodevole, a volte fa incazzare doppiamente per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, o comunque non ancora, non disperiamo per il futuro).
Detto in tutta sincerità, avrei preferito un suo commento in cui dimostrasse come le cose dette da me (e da altri, non siamo pochi ad esserci lamentati della pochezza metodologica mostrata dalla procura) siano un sacco di sciocchezze. D’altra parte, seguendo il suo lavoro, proprio non ce la vedo a gioire mentre Fiordalisi parla del testimone che ricorda la madre e le radici, o di Polifemo o del torio accumulato nelle ossa, specificando (tanto per non dare adito a fraintendimenti) come non lo si possa associare ad un danno biologico.
Se mi posso permettere una battuta, sono convinto che lei sia incazzato (o frustrato) almeno quanto me (e le assicuro che non è poco).
Noto infine come non abbia espresso alcun parere sul tema dell’informazione fornita dai giornali… 🙂
Cordialmente (e, come direbbe Sovjet, con grande stima),
personalmente non ho grandi conoscenze scientifiche e non saprei valutare molte delle osservazioni svolte da lei e da altri. Considero, però, che il lavoro della Procura di Lanusei è già passato più volte al vaglio di G.I.P. e Tribunale del Riesame.
Giustamente è stato ricordato che il dibattimento penale è cosa diversa e in quella sede la disamina sarà molto più approfondita, considerata persona indagata per persona indagata.
Il rapporto di causa (responsabilità) – effetto (inquinamento, danno alla salute) dovrà essere provato. Certamente non basterà parlare di un agnello con sei o anche con diciotto occhi, ma è vero anche che troppi morti ci sono stati per eventi tumorali su troppo pochi residenti a Quirra.
Il Procuratore Fiordalisi non è un eroe, ma ha fatto e sta facendo quello che nessuno (magistrato, amministratore pubblico, politico, sindacalista, ecc.) ha mai fatto in 30 anni per scoprire le cause dello “strano” inquinamento di Quirra. Riconoscerlo mi pare il minimo.
Stefano Deliperi
Gentile Deliperi,
riporto testualmente; il reato contestato sarebbe:
«Omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri» perché non sono state posizionate le recinzioni per impedire l’accesso nelle zone inquinate. Non viene contestato il concorso.
Purtroppo, lo stesso magistrato si rende conto (e lo dice) di non essere in grado di dimostrare quando l’inquinamento (il «pericolo» necessario affinché il reato si concretizzi) si sia determinato, né in che modo (se non per ipotesi) né per quali responsabilità; ma soprattutto non è in grado di portare prove di una connessione causale di danno a seguito di inquinamento.
Ne deriva, in due parole, che Fiordalisi ipotizza l’omissione di cautela per la protezione da un pericolo che non dimostra, se non per ipotesi. Inoltre, non individua una parte lesa (un morto, un malato, bestie contaminate). Per essere chiari, è come se si accusasse qualcuno di non aver disposto una transenna al fine di evitare la caduta da un dirupo di cui non si dimostra la profondità, ma si suppone l’esistenza, in cui non è caduto mai nessuno.
A mio avviso (modesto, sia chiaro) la scelta di ricorrere ad una specie come questa, riflette l’esistenza di una difficoltà di base derivante da una conduzione errata dell’inchiesta che non ha portato a risultati «robusti». Lo stesso Fiordalisi si rende conto (e lo dice) che è impossibile risalire alle modalità di contaminazione ambientale dopo più di mezzo secolo di esercizio del poligono, ma proprio questa considerazione sarebbe dovuta essere il punto di partenza per le indagini.
Infine, vorrei soffermarmi sul vero motivo di questa mia replica (ed in fondo delle mie considerazioni). Vicende come Quirra sono destinate a diventare emblematiche. Sono importantissime per coloro che hanno subito i danni, ma anche per la collettività, perché segnano una pietra miliare, chiamando a responsabilità l’esercito per gli esiti di un’attività lecita (intendo dal punto di vista delle leggi vigenti).
Per certi versi, Quirra sarà come la vicenda Torinese della Thyssen.
Con questa la collettività ha vinto, non vorrei che con Quirra finisse diversamente a causa di una conduzione carente delle indagini. Da qui la mia incazzatura di fronte alla quale (mi spiace dirlo) anche l’impegno del procuratore passa in secondo piano (anche se ovviamente gli si deve riconoscere la tenacia di essere andato avanti). Per lo stesso motivo, trovo che l’informazione (pessima!) non abbia capito nulla dell’accaduto né abbia aiutato la collettività a diventare più forte.
Secondo me (per quel che vale) si diventa forti con la consapevolezza mentre l’informazione si è limitata a una lettura superficiale dei fatti (o a riportare le ipotesi della procura) favorendo un sensazionalismo becero e ignorante che non aiuta.
Questo per dire (ci tengo a sottolinearlo) che siamo in molti dalla stessa parte, ma certuni (tra cui il sottoscritto) fanno fatica ad accontentarsi. Le assicuro che spero di sbagliarmi, ma per il processo non ho un buon feeling.
Se però si trasformerà il poligono in un parco e si procederà ad opere di bonifica, sarò felicissimo, come tutti, riconoscendo tra l’altro che da questo punto di vista, almeno, Fiordalisi è servito.
In conclusione, trovo positivo parlarne, sempre e comunque, critici o meno. Quindi grazie a Biolchini che ci ospita, al GRIG che argomenta – e come al solito se ne occupa – e a tutti coloro che leggono e reagiscono in qualche modo. Se poi i giornalisti dessero una mano non guasterebbe, ma nell’Italia di oggi è un miraggio.
Cordialmente,
Reblogged this on Fabio Argiolas.
Gentile Biolchini,
premesso che sarei felicissimo se la proposta di trasformare il poligono in un parco trovasse attuazione, l’unico commento possibile allo stato dell’indagine (e alla sconcertante audizione) è che il procuratore non ha in mano praticamente nulla, come dichiara candidamente specificando che non esiste alcun nesso causale tra l’inquinamento (ricordo che uranio non ne ha trovato) e danni fisici alle persone o agli animali.
Dunque abbiamo un procuratore che non dispone di dati per invocare un danno colposo, però parla di Polifemo e maialini con sei zampe: purtroppo una figura pessima dal punto di vista scientifico.
L’inquinamento probabilmente c’è, ma non c’è alcun dato scientifico in grado di spiegarne compiutamente la genesi (solo ipotesi, tra l’altro poco plausibili, a partire dalla spiegazione data per giustificare l’assenza di uranio dai campionamenti).
Purtroppo (e ancora una volta) l’ascolto dell’audizione mostra una grave carenza di metodo nel procuratore ed una sconcertante ignoranza dei membri della commissione che intervengono (una componente non sa neppure cosa sia il Centro Sviluppo Materiali, il più prestigioso centro di ricerca sui materiali che abbiamo in Italia!).
Il punto dolente, tuttavia, è rappresentato dai suoi colleghi, i giornalisti dei tre quotidiani sardi, nessuno dei quali ha capito il senso di ciò che ha detto Fiordalisi, che si è limitato ad illustrare ipotesi di parte basate su interpretazioni tirate per i capelli di perizie di parte, chiarendo per primo come non sia in grado di dimostrare alcun legame tra il preteso inquinamento ed eventuali danni biologici!
Spiacente dirlo, ma Fiordalisi non ha fato una gran figura, la commissione ha fatto una figuraccia (ad essere cattivi si potrebbe pensare che l’abbiano costituita con il preciso scopo di non capire un accidente di uranio impoverito!) ma soprattutto i giornalisti che hanno riportato la notizia hanno mostrato un’ignoranza abissale!
Per non dilungarmi troppo (e se posso) svolgo alcune considerazioni a questo link:
http://exxworks.wordpress.com/2012/05/11/i-giornalisti-di-quirra-tre-dilettanti-allo-sbaraglio-per-tacer-del-giudice/
In conclusione, un pessimo servizio alla collettività: è con questo tipo di inchieste (giudiziarie e giornalistiche) che non si va da nessuna parte (mentre la Difesa ha probabilmente, mia opinione personale, una grossa responsabilità nel degrado del territorio).
Cordialmente,
Un nesso causa-effetto è praticamente indimostrabile: la procura ha fatto benissimo a cercare violazioni concrete, su cui si può imbastire un’accusa, invece di interpretazioni causali che su 100 esperti 50 certificherebbero e 50 smonterebbero.
Gentile Vincenzo A.
peccato che non ne abbia trovate. Il racconto di Fiordalisi è come un romanzo, non è un’inchiesta su base scientifica. Può stimolare l’immaginazione, ma prove non ce ne sono, come dimostra infatti l’insieme dei capi di imputazione.
Cordialmente,
Grazie Vito Biolchini per questo resoconto.
“Poligono di Quirra, ecco cosa ho scoperto”.
In realtà il dott. Fiordalisi non ha trovato nulla.
Per oltre un anno dalla Procura sono uscite veline che annunciavano il ritrovamento di uranio ma, al momento di chiudere le indagini, si è preferito ripiegare sul più comune torio.
“Il torio è l’elemento radioattivo più diffuso sulla superficie terrestre, si trova in piccole quantità nella maggior parte delle rocce e dei suoli, dove è circa dieci volte più abbondante dell’uranio, ed è circa comune quanto il piombo.
Il terreno contiene di solito una media di sei ppm di torio.”
La sua testimonianza rivela che il poligono, paragonato ad aree come Porto Torres, Sarroch, Furtei e Porto Vesme può essere considerato più un’oasi faunistica che un area industriale.
Purtroppo ha coagulato intorno a se interessi che vogliono, ad ogni costo, la chiusura delle basi militari in Sardegna, anche a costo di impedire l’accertamento dei fatti.
Trovo singolare il fatto che, dopo aver utilizzato la foto dell’agnello a sei zampe (belga) nell’ordinanza di sequestro, ora utilizzi la foto dell’agnello “polifemo” per chiedere il rinvio a giudizio di 20 persone.
A me risulta che tale foto sia una pessima manipolazione, fatta da qualche dilettante.
Se ci sarà un processo non resterà in piedi nulla del castello di accuse generiche ed indimostrate, utili solo per riempire i vuoti dei giornali tra una inserzione pubblicitaria e l’altra.
Sarebbe utile redarre una raccolta dei titoli di stampa che annunciavano al mondo la contaminazione da uranio del PISQ, tutti rivelatisi infondati.
Se la gente dimentica è più facile prenderla in giro.
Quindi all’ ARPAS hanno strumenti che misurano concentrazioni di metalli che invece non esistono ?
evidentemente Franco Anedda se qualcosa che non è reso noto.
Però anche lui è affetto da una strana mania: quella di commentare il lavoro di altri mirando solo a smontarlo.
Peccato che nel suo commento non ci sis stato lo spazio per una corretta analisi e una risposta a quanto avviene nella zona del poligono (a titolo di esempio e in ordine sparso: animali nati deformi, per il quale mi piacerebbe davvero sapere qual’è la fonte che certifica la nazionalità belga di un particolare agnello, bimbi nati deformi, numero e cause di decesso tra i militari impegnati da anni in quella zona, e visto che ci siamo anche l’anomala percentuale di morti per tumore tra gli abitanti di Quirra, dato da non confondere e diluire con quello della vicina/lontana Villaputzu).
Circa il torio: “la Procura ha disposto la riesumazione di 18 salme di pastori deceduti per patologie tumorali. L’area dove tali pastori hanno tenuto i loro allevamenti non è lontana dalla discarica di Is Pibiris. I prelievi effettuati sulle tibie di quindici salme hanno consentito di scoprire che dodici pastori avevano accumulato nelle ossa sostanze derivanti dal torio. Il professor Lodi Rizzini, che ha effettuato gli esami, ha fatto riferimento ad un accumulo significativo di torio per inalazione, e il dato è accompagnato dalla presenza di cerio, utilizzato nella lavorazione di manufatti contenenti torio, per cui è certo che quest’ultima sostanza è derivata da oggetti artificiali”.
Ecco la differenza: il torio è stato rinvenuto dopo e non prima della riesumazione. Di cercava uranio e invece è saltato fuori qualcos’altro.
E questo basta ad affermare che si gira in tondo cercando qualcosa che possa rimpiazzare l’oggetto di prima ricerca?
Tralasciamo per un attimo la questione stampa (interessata forse al clamore) o comitati anti basi militari (per ovvi motivi), resta un quesito che riguarda la salute pubblica: Quirra è un luogo sicuro?
Il Procuratore potrà anche non aver scoperto nulla, ma questo va sostenuto solo con dati certi, e non citando a casaccio una raccolta dei titoli di stampa che annunciavano al mondo la contaminazione da uranio del PISQ, anche se rivelatisi infondati.
Non me ne voglia caro Franco Anedda, ma io in quei luoghi ci son nato e cresciuto, e alla tutela delal mia salute ci penso da solo, perchè non credo che a quasi nessun altro possa interessare quanto interessa a me stesso.
Gentile Andrea Emme,
ascolti con attenzione l’audizione e, se ne ha voglia, legga il mio commento (o il link). C’è una bella differenza tra parlare di maialini con sei zampe e dimostrare un legame con l’inquinamente, infatti il procuratore dice chiaramente che non ci sono nessi causali! Così come dice che la presenza di torio nelle ossa dei pastori non è stata causa di danno!
Detto da uno che abolirebbe le armi (tutte, salvo il coltello per fare i panini) e chi le adopera!
Cordialmente,
PS – Per la sua salute, fa benissimo, ma l’argomento di cui si parla (per fortuna) non è la sua salute ma l’audizione e lo stato delle indagini.
Gentile Muttly,
provo a farle un esempio con la consapevolezza che non ne resterà soddisfatta.
Se un tecnico dell’ARPAS si reca in una miniera di piombo ed esegue un campionamento, trova di certo valori delle concentrazioni di piombo immensamente superiori alle soglie consentite. Eppure la miniera di piombo non è inquinata!
Il problema di Quirra non si mette a fuoco con i dati dell’ARPAS (ma soprattutto non lo si fa con le argomentazioni pazzesche di Fiordalisi, purtroppo). Bisognerebbe dimostrare almeno due cose: che c’è un inquinamento dovuto ad attività illecite e che tale inquinamento ha avuto un impatto sulla salute umana.
Fiordalisi non dimostra né l’una cosa né l’altra, ed infatti ne è consapevole e lo dichiara apertamente (come avrà notato se ha ascoltato l’audizione).
La invito a riflettere sui reati contestati per la richiesta di rinvio a giudizio.
Per opportuna chiarezza, le dirò che personalmente ritengo inquinato il Poligono, ma non è detto che ci siano davvero responsabilità penali (anzi, penso il contrario) e credo che non si potrà dimostrare una connessione tra inquinamento e danni biologici (che secondo i dati prodotti finora non è indicato da nulla!).
Cordialmente,
Gentile Gabriele Ainis, vorrei tanto vedere Lei nella posizione del Procuratore Fiordalisi, alla ricerca della verità ed ostacolato in tutti i modi dall’esercito per cercare di non far mai affiorare tutte le nefandezze che sono state compiute nel poligono di Quirra e, sostanzialmente, in tutte le basi militari operanti in Sardegna ed altrove! La saluto,
Sulla figura del dott. Fiordalisi i media, che sono al di sotto di ogni sospetto, hanno costruito il mito dell’eroe accettato acriticamente dai più (in buona o cattiva fede).
La massa, più incline alla mobilitazione che alla riflessione, più propensa ad alzare la voce che ad ascoltare per comprendere, lo adora contro ogni logica.
Discutere con dei tifosi, fare dei ragionamenti sensati, è come lavare la testa all’asino:si perde il tempo, l’acqua ed il sapone.
Sulla faccenda ho raccolto parecchio materiale che metto a disposizione di chiunque fosse interessato.
Attendo con fiducia che la Giustizia faccia il suo corso e metta fine a questa tragica farsa.
Mi parer curioso parlare di giustizia quando ci sono di mezzo le forze armate! Però, visto che Lei è tanto fiducioso, potrebbe andare a parlare con i familiari di quei militari morti di tumore per essere stati esposti, a loro insaputa, ad emissioni radioattive durante la guerra dei Balcani. Anche in quell’occasione, come in tante altre, le forze armate hanno palesemente negato persino l’evidenza. In questo caso il paragone sui tifosi e sugli asini, mi permetto di rivolgerlo anche a Lei, Senza offesa, naturalmente.
Gentile University,
sa qual è il punto? Che in tribunale valgono le prove (per fortuna!) e Fiordalisi non è stato in grado di produrne (ahimè). Lei è convinto che ciò sia dovuto alle resistenze dei militari, io (che ho studiato con molta attenzione tutta la documentazione su cui sono riuscito a mettere le mani) prima di tutto al fatto che Fiordalisi ha sbagliato atteggiamento. Se si fosse appoggiato ad un epidemiologo serio facendosi spiegare le procedure attraverso le quali poter arrivare a dimostrare una connessione tra inquinamento (posto che ci sia e che sia possibile farlo) e danno biologico, magari si sarebbe arrivati a conclusioni diverse. E probabilmente si sarebbe anche speso meno e prodotta meno confusione (gentile omaggio di giornalisti del tutto ignoranti).
Se si prende la briga (ma non è una prescrizione medica) di leggere ciò che ho scritto, è esattamente ciò che ho sottolineato. Il procuratore, in tutta evidenza, non ha un’idea precisa di come si dimostri una tesi dal punto di vista scientifico, altrimenti non sarebbe andato di fronte ad una commissione ministeriale parlando della deposizione di un figlio che asserisce come la madre sia morte di cancro per colpa delle radici o di polifemo (sic!), per poi dichiarare candidamente che non esiste alcuna connessione tra inquinamento e danno biologico. Un avvocato mediocre potrebbe tranquillamente sostenere la difesa con ottime possibilità di spuntarla.
Quanto a ciò che avrei potuto fare io, ho la presunzione di pensare che probabilmente non avrei fatto peggio del procuratore (ma il mio mestiere è proprio dimostrare scientificamente la validità di una soluzione, altrimenti non mi pagano). Ma penso anche che pure lei non avrebbe fatto peggio (anche con il migliore impegno).
Tanto per essere chiari, non credo alla tesi di un complotto dei militari per nascondere una verità scomoda, perché non ce n’è stato alcun bisogno: gli errori di Fiordalisi sono stati sufficienti. Le faccio anche notare come il procuratore dichiar,i senza esserne richiesto, che i militari hanno fornito la massima collaborazione e la invito a riflettere sui capi di imputazione.
In ogni caso la «verità», come la chiama lei, la si dimostra con i fatti: ad oggi, i fatti dicono che a Quirra non c’è stato inquinamento doloso e non c’è stato danno biologico. Di questo si rende conto anche Fiordalisi che, non a caso, lo dice chiaramente (e la commissione, come del resto i giornalisti, capisce tutt’altra cosa!)
Cordialmente,
Ognuno, credo, sa fare il proprio lavoro. il procuratore non farà lo scienziato e viceversa. La ringrazio per tutti i cordiali inviti che mi ha rivolto, Valuterò se prenderli in considerazione. Sul punto della presunzione credo di essere d’accordo con Lei. La saluto.
In che modo l’esercito avrebbe ostacolato il procuratore?
Per capirci meglio, mettiamo a fuoco la parola inquinamento e attività illecita. L’inquinamento è una alterazione ambientale, perciò se ci sono sostanze non presenti naturalmente o in concentrazioni abnormi è a causa di inquinamento, se questo è prodotto in una attività lecita, è comunque un problema per la salute pubblica. Curioso che con persone morte a causa di sostanze radioattive contenute negli armamenti e presenti ancora oggi negli scheletri non si veda nessuna connessione.
Gentile Muttly,
nessuna pretesa di convincere tutt’altro. Però:
1) la sua definizione di inquinamento è impossibile da tradurre in realtà (anche se non sembra); per questo affermo che Fiordalisi ha sbagliato e fatto un gran casino (probabilmente la pensa come lei); purtroppo a volte le cose appaiono semplici, ma non lo sono (non per nulla parlo di dimostrazione “scientifica”);
2) che ci siano persone morte a Quirra a causa di sostanze radioattive è falso (ascolti con attenzione l’audizione, oppure, se mi sbaglio, mi fornisca i dati, grazie: a me non risulta). Se si riferisce al torio, Fiordalisi (ovviamente) afferma chiaramente come non esista alcun danno dimostrabile da attribire al torio!
Mi permetta di ripeterle di osservare con attenzione i capi di imputazione.
Cordialmente,
Le uniche persone che sono morte per sostanze radioattive sono stati gli impiegati di chernobyl e i cittadini giapponesi nella seconda guerra mondiale, perchè tutti gli altri che muoiono per sostanze radioattive muoiono a causa del cancro e delle malformazioni dovute alla modificazioni delle cellule in maniera indiretta, per questo c’è ancora qualcuno che dice in malafede che le centrali nucleari sono innocue.
Fatta questa premessa, se dove si utilizzano armi ci sono metalli in concentrazione tale che non ci sono nei dintorni dove il vento o l’acqua può averli trasportati e si richiede di dimostrarlo scientificamente significa che si sta parlando di filosofia o si è in malafede perchè qualsiasi esplosione produce dei residui e questi residui in alcuni casi sono rimasti anche nelle ossa dei cadaveri, a meno che qualcuno dimostri che le persone che nascono nella zona sono “metallizzate” di natura.
Mi ricordo un generale che asseriva che le malformazioni erano dovute alle unioni tra consanguinei nella zona del poligono….
Gentile Muttly,
le cause in tribunale hanno bisogno di prove, non di ragionamenti apparentemente sensati come i suoi (ma in realtà privi di senso scientifico). Che non ci sia una connessione tra materiali inquinanti (anche radioattivi) e morti o malformazioni non lo dico io (purtroppo) ma Fiordalisi! Nessuno ha dimostrato, ad esempio, che il torio presente nelle ossa dei cadaveri riesumati, fosse dannoso (detto da Fiordalisi non da me: ma ha ascoltato l’audizione o no?)
E la comunità non ha bisogno di bei ragionamenti ma di una sentenza. Con le belle speranze ci si sente molto saggi e si finisce per prendersela nel sedere (e potrebbe capitare proprio in questo caso, come sto cercando di segnalare).
Il resto sono solo chiacchiere, purtroppo alimentate da giornalisti che preferiscono vivere di sensazionalismi inutili anziché di informazione, perché fare informazione è scomodo e a volte si diventa pure antipatici.
Cordialmente,
Sardegna: la Chernobyl italiana.
Il poligono militare è un poligono SPERIMENTALE. Il che significa che vi possono usare pressoché qualunque cosa che vogliano SPERIMENTARE. La Sardegna con il poligono di Quirra è diventata la “discarica abusiva” di materiali altamente inquinanti. Le nanoparticelle ritrovate sui cappelli di un certo numero di cittadini (ho visto i documenti personalmente) che abitano il territorio circostante sono costituite da: Tungsteno, Uranio 238, Torio, Arsenico, e vari altri metalli pesanti usati negli armamenti sperimentali.
Trace di quei materiali sono stati rinvenuti in varie parti dell’Ogliastra e nelle zone vicine, fino ad arrivare al Cologone di Nuoro.
Normalmente tali nanoparticelle sono diffuse in quantità variabile sulla base delle direzioni dei venti principali ed in quantià proporzionale alla forza con cui spirano i venti che le veicolano. Oltre al territorio interno è colpito anche il mare, anche questo ampiamente usato per le sperimentazioni poiché anche esso coperto da servitù militare. infatti il mare ormai è pressoché deserto rispetto a 20 – 25 anni fa.
La chiusura e bonifica del mero poligono non è più sufficiente. Dovrebbero essere bonificati anche tutti i territori di una bella fetta della Sardegna. Ma per farlo non basterebbe il bilancio dell’intera Unione europea.
Pertanto la gente di quei territori Sardi ormai è carne morta… per malattie… E’ solo questione di tempo. Ma quando riuscirete ad ammetterlo con voi stessi e soprattutto con l’opinione pubblica saranno prescritti i termini per presentare ricorso…
Quindi caro Anedda se tu si un foghesino capisco perfettamente perché tu voglia il poligono visto il sostanzioso guadagno che viene dato al tuo comune. Tuttavia quella scelta sta UCCIDENDO le persone, anche e soprattutto tuoi conterranei. inoltre sta anche uccidendo il turismo in tutta la zona inquinata. La gente che va per turismo in Sardegna non è cieca come la gente che la abita, ostaggio delle scelte politiche sbagliate del passato. Io e la mia famiglia è da un pezzo che non torniamo più in Sardegna. E credimi, non ci torneremo più, Se vuoi continuare a sorbirti l’Uranio 238 fai pure ma di certo non accetto la falsa informazione che viene fatta in FAVORE del poligono che ha UCCISO in pochi decenni quella splendida regione che ERA la Sardegna un tempo.
Per quanto riguarda Fiordalisi ti ricordo che è stato ostacolato in tutti i modi possibili ed immaginabili e la sua inchiesta è stata insabbiata proprio quando stava scavando poco al di sotto il pelo della VERSIONE UFFICIALE, compreso l’apposizione del segreto su certe pratiche che lui ha richiesto al fine di accertare i fatti. E poiché i ricercatori hanno trovato, come detto, diverse tracce di nanoparticelle di certo NON PROVENIENTI da industria civile ma, è assolutamente certo, da industria bellica fatti due conti e forse anche tu ti renderai conto che il giro di affari che gira intorno al poligono PISQ è sufficiente ad insabbiare qualsiasi tentativo di ricerca della verità perpetrata di chicchessia.
Aprite gli occhi gente sarda, ne va del vostro futuro: alle aziende o agli stati che vanno a sperimentare la loro produzione bellica nel vostro territorio non gliene frega ASSOLUTAMENTE NULLA se voi che quel territorio abitate vivete o morite prematuramente sullo stesso, per loro l’importante è il business.
IL RESOCONTO SI COMMENTA DA SOLO. UN EX PERDAS.
DISASTRO AMBIENTALE! OGGI QUIRRA E DOMANI …. POETTO!
Come mai nessuno commenta? Ho letto il resoconto dell’audizione e spero che da questa inchiesta scaturiscano conseguenze pratiche, come: lo stabilire la verità su quanto è stato fatto e si fa ancora nel poligono di Quirra e, magari anche negli altri; una ricerca scientifica accurata sulla possibile correlazione tra tali attività e i possibili danni alla salute e all’ambiente; nel caso di evidenza scientifica di tale correlazione, la sospensione immediata di tutte le attività e una bonifica radicale delle aree interessate.
Sembra così banale, vero?