Con la disposizione d’animo di chi si accinge a sciogliere un voto, a compiere un pellegrinaggio, noi, migliaia di cagliaritani, oggi abbiamo reso omaggio al colle di Tuvixeddu. Siamo arrivati alla necropoli allo stesso modo con cui, da fedeli, raggiungiamo ogni anno la chiesetta di Sant’Efisio il primo maggio. Due luoghi sacri, i luoghi della nostra identità. Perché a Tuvixeddu ci siamo noi. Nel suo calcare ci siamo specchiati e ci siamo riconosciuti. Se c’è un luogo che a Cagliari merita di essere preservato, quello è Tuvixeddu.
***
Non visitavo il colle da almeno 15 anni, da quando cioè Coimpresa recintò l’area poi iniziarono i lavori per il parco. I luoghi non sono più facilmente riconoscibili. Per questo, di ritorno dalla visita alla necropoli si sente come un senso di sgomento. Per l’ampiezza degli spazi a cui Tuvixeddu ci impone di confrontarci, per i lavori lasciati a metà che ci consegnano un senso di provvisorietà, per la scelta scellerata di alcuni interventi (che senso ha quella oscena cancellata lungo tutto il percorso e alta quasi due metri? Non ne bastava una alta settanta centimetri che almeno avrebbe consentito una visuale sulle tombe più agevole?).
L’area archeologica più conosciuta è rimasta preclusa alle visite. Non abbiamo visto dunque le tragiche fioriere* di cui tutti maledicono l’esistenza (e per le quali spero qualcuno paghi dal punto di vista penale). Non è stata resa visitabile nemmeno l’area romana, sia quella a ridosso della Grotta della Vipera, sia quella interessantissima della tomba di Rubellio (e leggetevi questo intervento di Maria Antonietta Mongiu: perché c’è una parte di Tuvixeddu che può essere recuperata subito). Né abbiamo visto l’area salvata dalla Giunta Soru, l’ex cantiere Cocco in viale Sant’Avendrace.
Non era visitabile nemmeno l’area del Villino Mulas (lo vedete nella prima delle due foto che vi propongo, scattate da Adorella: seguitela su Instagram) e neppure il canyon con i resti dell’attività mineraria. Insomma, chi è stato oggi a Tuvixeddu ha visitato solo una parte del parco che verrà.
Da ciò che abbiamo potuto vedere, l’impressione è che non esista un progetto vero e proprio di parco che metta in collegamento aree diverse del colle e restituisca una visione unitaria di questo enorme compendio. L’attuale parco è in realtà solo un discutibile camminamento all’interno dell’area sepolcrale punica e niente di più.
C’è molto da fare dunque, e anche qualcosa da rivedere. Perché Tuvixeddu non è un luogo da “fruire” ma un sito che vive di per se stesso, che trova il suo senso nel suo stare nella storia, nel suo essere storia. Come un monumento, appunto.
Alcuni interventi appaiono eccessivamente invasivi, come se qualcuno avesse immaginato di trasformare un’area archeologica in un’area verde qualunque.
Alla fine dunque prevale lo sgomento. Perché si è ancora lontanissimi dal risultato finale. E perché alcuni valori paesaggistici sono stati irrimediabilmente perduti.
Rivolgendo lo sguardo verso lo stagno, i cagliaritani di 2500 anni fa ammiravano lo spettacolo della laguna. Oggi a noi tocca invece osservare lo scempio delle quattro torri costruite dall’imprenditore Sergio Zuncheddu. Tuvixeddu non si rispecchia più nelle acque in cui i punici fondarono la città ma nella speculazione pensata e voluta da un’imprenditore con la complicità del centrodestra che ha governato a Cagliari dal 1994 al 2011.
Se Sergio Zuncheddu voleva passare alla storia di questa città c’è riuscito. In negativo, però. Insieme ai sindaci Mariano Delogu e Emilio Floris, i fautori dei quattro scempi capitali: il ripascimento del Poetto, il tentativo di cementificare Tuvixeddu, lo sfregio all’anfiteatro romano e il via libera alle quattro orrende torri.
Il paesaggio verso Santa Gilla è perduto ormai. Per questo oggi Tuvixeddu è un misto di rimpianto per quello che non ci sarà più ma anche di speranza per quello che potrà essere.
Ora serve trasformare in politica la consapevolezza che migliaia di cagliaritani oggi hanno dimostrato di avere: perché Tuvixeddu è un tassello fondamentale nella Cagliari del futuro. Serve un progetto, un programma, una promessa da parte del sindaco Zedda che riguardi Tuvixeddu. Molto si può fare, molto si deve fare. Aprire il più possibile questo parco sarebbe già un risultato straordinario. Tenere nascosta l’area archeologica fa solo il gioco di chi ha progetti che stonano con la bellezza del luogo.
Infine una nota di colore: ma gli amici del Fai non si sono resi conto di quanto erano un po’ ridicoli proponendo a chi stava in fila di entrare subito a fare la visita, versando però dieci euro di iscrizione alla loro associazione?
* in realtà le fioriere le abbiamo viste eccome! Erano quei giganteschi muraglioni!
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Super vertice col governo a Tuvixeddu: si decide il destino della necropoli e del parco 15/05/2012
Super vertice a Tuvixeddu tra governo, Regione, Comune e ambientalisti. Gli enti accelerano sul nuovo parco archeologico. Si decide il destino della necropoli di Cagliari e di tutta l’area: il sopralluogo e il successivo incontro di oggi è stato promosso da Legambiente. Hanno partecipato stamattina il sottosegretario nazionale all’Ambiente Roberto Cecchi, il sindaco Massimo Zedda, l’assessore all’Ambiente Paolo Frau, l’assessore ai Lavori Pubblici Luisa Anna Marras e anche l’assessore regionale alla Cultura Sergio Milia. Una mattinata di grande lavoro attorno alla necropoli, la visita di Cecchi era stata annunciata a fine marzo ma è stata fatta oggi in gran segreto. Cecchi ha parlato di “sito di grandissima valenza storica e culturale”, mentre Tiana ribadisce l’appello di Legambiente: “Chiediamo al Ministero di un ulteriore provvedimento di vincolo che rafforzi la complessità paesistico culturale, che permetta finalmente il riconoscimento dell’unicità del compendio nel territorio italiano e la sua completa tutela».
Mi era sfuggito questo articolo che mi fa piacere proporre in questa discussione perchè condivido pienamente il suo contenuto, sperando veramente che sulle decisioni del parco prevalgano gli intenti dichiarati dal Sindaco e si abbandonino definitivamente quelli “compromissori” del Presidente della Commissione urbanistica e di una certa parte della giunta. Buona pasqua
TUVIXEDDU? UN GIARDINO DI MILANO 2
Ma è il parco di Tuvixeddu o sono i giardini di Milano 2?
di GIORGIO TODDE
Per un giorno, durante l’iniziativa promossa dal Fai, si è potuto immaginare cosa accadrebbe se si lasciasse campo libero alla speculazione edilizia.
Domandavano che un’area cimiteriale unica al mondo mantenesse il suo spirito e il suo aspetto. Il progetto del Parco era un “dono” dell’impresa al Comune di Cagliari. Ma il dono consisteva nel progetto e non nella sua realizzazione. Così le fioriere che intercettano tombe – approvate dalla Sovrintendenza archeologica che stilò perfino un appello entusiasta a favore del progetto – le strade raddoppiate e gli orpelli raccapriccianti del parco hanno avuto un costo, sulle spalle pubbliche, di milioni di euro. Oggi per quelle fioriere e per la realizzazione del Parco archeologico c’è un processo in corso. Giudici e pubblici ministeri manichei? Colpisce la spaccatura tra l’impressione delle migliaia di visitatori di domenica, scossi dalla volgarità del parco e la visione compromissoria del Presidente della Commissione urbanistica.
La posizione minoritaria di quest’ultimo diverge anche da quella del Sindaco, il quale dev’essere un mistico manicheo anche lui, come noi, se ha dichiarato che la necropoli non può divenire un qualunque parco urbano. I visitatori si sono stupefatti per le colossali fioriere mesopotamiche sopra le tombe, per il grossolano snaturamento dei luoghi, per la pacchiana affettazione del tutto. Insomma chi ha visto Tuvixeddu ha capito che i progettisti hanno scandalosamente disegnato il parco in modo da armonizzarlo con le future palazzine mai costruite. Le tombe considerate, si vede, un ornamento del progetto. La pretesa arrogante di voler adeguare la necropoli al Parco e non il Parco alla necropoli. Boria e superbia trasudano da quel progetto di cui ci vergogniamo come abitanti della città che riceve da quest’opera un irrimediabile danno di sostanza e di immagine. Chi volesse farsi un’idea di progetto ideale per un sito sacro dovrebbe visitare l’area fatata di Montessu. Là, Enrico Atzeni, allievo di Giovanni Lilliu, e i suoi frugali progettisti hanno mostrato quale rispetto si debba ai luoghi dove si manifesta il soprannaturale. Là non si vede il progetto, c’è qualche sentiero e scalino di pietra con i passamano di legno, tocchi leggeri e spesso invisibili. Così Montessu si visita conservando l’impressione di luogo consacrato, di intatto e di meraviglia per il sovrumano espresso da quel luogo. E a Tuvixeddu? Be’, a Tuvixeddu si soffre alla vista delle cupe torri dette “I fenicotteri”, dello squallido retro dei palazzacci di viale Sant’Avendrace, delle tozze fioriere assire, delle costruzioni sbilenche dentro il parco, dello scheletro di biglietteria di cemento armato, degli impianti di urbanizzazione che hanno devastato grandi aree del colle. Un groviglio di brutture.
Poi, smarrite e confuse, si vedono le sepolture e la scabra bellezza dei luoghi. I mistici e manichei devono essere, per fortuna, numerosi in questa città se in tanti si sono turbati e perfino indignati per l’impressione di giardinetto di Milano 2 che oggi si ricava da Tuvixeddu. Forse la città prende coscienza di sé, della necessità di un grande disegno che ruoti intorno alla necessità del “non fare” e del “fare” solo quello che è necessario ai nostri bisogni reali.
da La Nuova Sardegna, 30/03/2012
Caro Realista, è stata proprio l’esistenza certa del diritto e delle sentenze che ha determinato la sconfitta di chi voleva cementificare il colle. Non so a chi si rivolga quando parla di pensieri “sommari e supponenti”, visto che sommario, fuori luogo e fuori tema appare proprio il suo richiamo a sgherri, pettegolezzi, corruzione ecc. ecc.
Vede, le torri di Zuncheddu sono una sconfitta (e ci sono colpe, evidentemente) ma quella di Tuvixeddu è un’innegabile vittoria (e ci sono meriti) della quale, evidentementemte, lei non è contento.
Caro addetto, sarei interessato ad avere tutti gli estremi della sentenza, con il relativo passaggio (compreso nome del giudice ecc) che ha, come dice lei, chiuso l’accordo di programma siglato nel 2000….a tal proposito nulla è pervenuto a NESSUNA delle parti che lo hanno siglato, per cui, volendo, può mandarlo anche via fax al nostro studio legale:
Studio Carboni (avv.Elisabetta Carboni), via Tuveri, n°12 Cagliari- FAX401107.
Non mandi la sentenza del CDS del marzo 2011 perchè già esaminata e priva di quanto richiesto
Mi sa che, gentile Realista, che è lei ad aver sbagliato pezzo su cui stare. E’ a cavallo di qualche altro pezzo, si vede. C’è un unico pezzo che conta ed è quello indicato dall’articolo. Legittimamente la Regione ha operato un recesso per ragioni di pubblico interesse. Così è stato statuito dai tribunali. E non c’è arbitrato che tenga, vedrà. Ma così vado fuori tema. E sbaglio pezzo.
Lasciamo perdere. Io provo a parlare di ciò che penso io ma lei continua ad ipotizzare in merito a ciò che penserei.
Non ho niente da dire in merito alle sacre scritture che, in quanto tali, non sarò certo io a sconfessare.
Non ho neanche capito se mi volesse dire qualcosa in particolare. Ma del recesso di cui lei parla, si sa solo che sia tale di fatto, non ancora di diritto. Quando avrà la sua formalizzazione, forse ci saranno delle conseguenza che, purtroppo, costeranno anche a me, oltre che a lei…
Buona Pasqua
Realista, lei continua a mantenere su Tuvixeddu uno sguardo mediocre e chiuso in beghe locali. Chi sarebbe ad aver perso tanto? Chi voleva costruire sul colle?
Si rassegni, ci sono sentenze, leggi, norme, regole. Non se ne disferà facilmente.
Magari lei trova belle anche le torri di Zuncheddu e avrebbe scritto un compianto per l’impresa se qualcuno fosse riuscito a fermare quello scempio. O a fermare il palazzone della Tepor. Oppure quelli di Cadeddu in viale Sant’Avendrace.
Personalmente trovavo orribile il progetto di Clèment e nel mio piccolo ho obiettato ed ero certo che non avrebbe visto la luce.
Adesso, se lei volesse uscire dal lutto per la mancata realizzazione del condominio di Coimpresa (che si difende da sola) e uscire anche dai ricordi che la corrodono, potrebbe partecipare alla discussione sul brutto parco nel quale trasformano la necropoli. Non solo Coimpresa ha colpe.
Ok Addetto, ma stia sul pezzo, piuttosto che ipotizzare quali possano essere i miei gusti (raderei al suolo sia le Zunk Towers che i pensieri sommari e supponenti di chi sale regolarmente sul pulpito del giusto, autoroclamandosi): perchè quello del Comune di Cagliari è un inadeguato giardinetto pieno di “panchine e lampioncini” (forse vero…) e quello dell’Archistar francese era talmente bello da essere sostenuto (e fatto pagare, si ricordi i denari della Fondazione BdS e la promozione a Dirigente della RAS della moglie dell’allora presidente dello stesso istituto) dal paladino dell’ambiente, al secolo RS, e dai suoi sgherri? Tuvixeddu deve rimanere parco, ma la certezza del diritto ha vissuto, in questa operazione, una stagione veramente triste. Si auguri, e lo auguri a chi le è caro, di non subuire mai un atto di brigantaggio amministrativo come quello pepetrato dalla RAS su un diritto acquisito di un cittadino; si auguri di non subirlo, oltretutto, cammuffato di ambientalismo ipocrita
Spesso in questo blog ci si scaglia contro l’uso di nickname. Noto che succede anche in questa discussione. Mi piacerebbe perciò aprire una piccola parentesi e ragionare sull’argomento.
Io personalmente rivendico il diritto all’anonimato. E spiego in che termini.
Di fronte ad un opinione anonima ciò che risalta è l’opinione stessa, nel suo contenuto di idee. Tutto ciò che sarà preso in esame dai dialoganti sarà esclusivamente il valore delle idee espresse.
Se tali idee contengono elementi che presuppongono una particolare formazione sull’argomento, allora può essere importante per chi le scrive qualificarsi, nel caso si tratti per esempio di un esperto in materia, per dare più valore a ciò che scrive (se si parla di archeologia, sapere che chi scrive è un esperto del settore può servire a chi legge per dare maggior credito a quanto legge). Però credo che sia una scelta per chi scrive che deve essere libera e non imposta. Per intenderci , nel caso ci rimette lui in credibilità.
Se poi chi scrive si limita a screditare in modo infantile l’interlocutore, allora semplicemente non lo prendo in considerazione, al massimo se è anonimo lo considero oltre che inutile pure un vigliacco.
A me interessano le idee e i fatti, e di questo amo discutere. Tutto il resto lo lascio alla libertà individuale del singolo.
Scusate la piccola digressione
Altro che “scempio delle quattro torri” e “speculazione pensata e voluta da un’imprenditore con la complicità del centrodestra che ha governato a Cagliari dal 1994 al 2011”, come dice Biolchini.
Secondo don Ottavio, parroco di Sant’Avendrace, il complesso di Santa Gilla “segna la volontà di un’integrazione nel quartiere e del desiderio di contribuire ai momenti più significativi della comunità civile e anche di quella cristiana”.
Oggi nella piazza sono state benedette le palme; venerdì ci faranno una stazione della Via Crucis.
E S’Incontru? Non ce lo vogliamo fare S’Incontru nella splendida cornice? http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/260274
Gentile Punico, sono d’accordo con molte delle cose che dice e delle critiche che muove. Sono invece vivamente in disaccordo con il comodo tono discettante di chi fa l’elenco delle cose da fare.
Chi lavora nelle associazioni è volontario, non è pagato e non ne trae nessun vantaggio. Un’eccezione è costituita da Legambiente che si configura quasi come struttura politica, anche se Tiana, perla verità, non si è mai candidato a un fico secco.
E’ comodo da anonimo inveire e compilare liste della spesa.
Ed è molto poco. Pochissimo.Nulla.
Tuttavia il suo intervento è accurato.
Saluti cordiali
Gentile Ex, mi fa piacere sia d’accordo con molte delle cose che dico.
Non pensavo di aver avuto “il comodo tono discettante di chi fa l’elenco delle cose da fare”: se è così, chiedo scusa.
Sulle associazioni di volontariato è vero quello che Lei scrive, ma è altrettanto vero che spesso le associazioni sono dei trampolini di lancio per delle carriere politiche. Nulla di male, lo ritengo lecito ed addirittura auspicabile in certi casi, sta tutto negli intenti e nella qualità delle persone.
Per quel che riguarda ” E’ comodo da anonimo inveire e compilare liste della spesa”, sarà d’accordo con me che è singolare che questo appunto venga da un altro anonimo.
Tenendo conto inoltre che il blog è una realtà virtuale, personalmente qui non posso che “compilare liste della spesa” (non sa cosa faccio nella vita reale e iviceversa), per cui non capisco il senso del commento , fermo restando che se ritiene “nulla” la mia “lista della spesa”, rispetto la Sua opinione, anche se avrei gradito delle argomentazioni.
Ricambio i saluti cordiali
Ciao Vito, condivido lo sgomento. Era dalla prima edizione di Monumenti Aperti che anche io non vedevo la necropoli, se non da google/maps. Innanzitutto una considerazione sulla fila, che poteva essere “saltata” se iscritti al FAI. Molto “italiano” (o “sardo”), trattare una funzione pubblica (in questo caso il volontariato) e trasformarlo in gestione di cosa privata (i “miei” li faccio passare prima, compreso un noto giornalista de La Nuova Sardegna che si è intrufolato tra gli iscritti al FAI da vero professionista). Al di là di questo, lo sgomento nasce dalla visione delle torri di Zuncheddu: dalla percezione del deturpamento indelebile della veduta verso la laguna (senza neanche la speranza che il mare si “riprenda” tutto), con annesso tutto quello di simbolico che queste torri rappresentano, il potere che fa quello che vuole e dove vuole, in spregio a tutto e a tutti.
Fossero state almeno buoni oggetti architettonici se ne poteva discutere, e potevano in ogni caso rappresentare un valore (vedi il Betile), ma questi sono parallelepipedi ottusi, senza storia , che si sono dovuti mettere in quattro, uno non bastava! Anche qui un progetto con una genesi molto “sarda” (o ”italiana”): il progetto iniziale aveva una certa qualità, ma poi è stato stravolto da un progettista locale.
Il risultato finale è una necropoli con vista sulle torri. È mi è venuto in mente che la commissione per l’allargamento del vincolo di Tuvixeddu (quella della Mongiu, per brevità), da una parte propose che il nuovo limite di vincolo arrivasse sino all’ingresso del Parco di Monte Claro, ma dall’altra la nuova perimetrazione si arrestò proprio in via Santa Gilla, lasciando fuori l’area delle future torri.
Dopo di che mi chiedo: ma per la necropoli è più dannoso che Coimpresa non costruisca a Tuvumannu, ovvero in un’area senza nessun nesso visivo con l’area archeologica oggetto del Parco, oppure è stato più dannoso che siano state costruite queste cose bianco verdi, visibili da ogni dove?
Perché Tuvixeddu è diventato un totem ideologico, ma a Cagliari nel frattempo sono state riempite le aree verdi (cosiddette BS*), si è costruito il parcheggio lato ex Unione Sarda, e si sta per costruire in via dei Valenzani, anche lì in una zona vincolata paesaggisticamente, a 100 metri esatti da un bene monumentale (che va in rovina senza che freghi niente a nessuno), senza che nessuno protesti o si interroghi se il Colle di Monte Claro necessitava di villette. Stavolta sì con un nesso visivo evidente con il colle, e ricordando che anche Monte Claro ci ha restituito reperti e ritrovamenti archeologici (appunto “Cultura di Monte Claro”). Chiedo: come si può affermare, vista la vastità dell’area del parco archeologico di Tuvixeddu, che lo stesso sarebbe stato il “giardinetto condominiale” delle ville di Coimpresa? Mi sembra una enormità, così come affermare che Coimpresa voleva (vuole) costruire sopra le tombe (sentito dire più volte nella fila e durante la visita).
A meno che Il problema non sia è se a Cagliari si debbano ancora fare nuovi volumi, ma allora se il livello di sensibilità è così alto da non far costruire gli edifici di Coimpresa su via Is Maglias, ci si sarebbe dovuti scandalizzare moltissimo per le torri di Zuncheddu e si dovrebbero bloccare le future ville di via dei Valenzani , perché altrimenti viene da pensare che sia tutto molto strumentale. Riassumendo: se non si vogliono nuovi volumi a Cagliari va bene (e quindi da nessuna parte), ma se non si vogliono quelli di Coimpresa a Tuvumannu, perché dannosi per il “paesaggio”, allora non si dovrebbe volere neanche l’intervento su via dei Valenzani , perché altrettanto dannoso. Altrimenti non capisco.
Per inciso, sempre se il livello di sensibilità culturale è così alto, mi chiedo perché non ci si mobiliti per salvaguardare e avviare campagne di scavo, ad esempio, per quello che resta di Santa Igia, capitale del Giudicato di Cagliari, dove tranquillamente negli anni novanta è stato fatto un pilone stradale sui resti di una torre medioevale.
Chiedo scusa per la lunghezza ed eventuali imprecisioni.
Saluti
Pero’ il giornalista era li’ per lavoro, ci mancava pure che facesse un’ora di fila!
Gentile più punico che raro,
«fila, che poteva essere “saltata” se iscritti al FAI. Molto “italiano” (o “sardo”),»
Per una volta no, i «sardi» non c’entrano nulla (detto da uno che ai «sardi», posto che si riesca a definire chi cappero siano, e comunque associandosi alla categoria, non risparmia niente). È stato comune a tutti i siti FAI, in tutta Italia. Sull’opportunità di farlo se ne può parlare, ma non è così scontato che i soci non abbiano in fondo qualche piccolo «diritto» in più poiché pagano una quota con cui contribuiscono a preservare i monumenti che il FAI ha salvato (sebbene nel caso di Tuvixeddu la situazione fosse ancora diversa, e in ogni caso non sono iscritto al FAI, tanto per intenderci). In fondo, se ci pensa, coloro che hanno saltato la fila hanno pagato di più.
Sul resto (il «paesaggio») sono contento che finalmente qualcuno ne parli (e la ringrazio) però sarebbe bene distinguere «paesaggio» da «panorama», due categorie affatto differenti.
Le quattro torri non sono «brutte» perché «rovinano il paesaggio» (nel senso di panorama) ma perché esprimono un tipo di società che si traduce nel paesaggio di «Tuvixeddu con le torri». Di per sé un «paesaggio» è come un quadro che può essere bello o brutto, quindi “bellezza” una categoria squisitamente culturale da definire per accordo comune.
Noi cagliaritani dovremmo decidere come convivere con un «paesaggio funerario punico» (o con Monte Claro, è lo stesso) inserendolo nel «paesaggio cagliaritano» di oggi: bisogna partire dalla creazione di questo e non dalla conservazione di quello che, da sola, non ha senso.
Se ne ha voglia, ne ho parlato qui: http://exxworks.wordpress.com/2012/03/27/tuvixeddu-la-marcia-dei-diecimila/.
Cordialmente,
Gentile Ainis,, ho definito molto “italiano “ o “sardo” il non fare la fila perché lo trovavo un comportamento da “amighixeddus”: ripensandoci, ha ragione Lei, non è da “sardi” , forse invece è solo un comportamento da “furbi” (a prescindere dall’iscrizione al FAI), categoria universale che detesto. Sulla distinzione tra “paesaggio” e “panorama” sono d’accordo, così come lo sono sulla bruttezza delle torri a causa della loro motivazione e gratuità. Non lo sono invece sul fatto che il “paesaggio è come un quadro che può essere bello o brutto”, posto che, ragionando sull’evoluzione del concetto stesso di paesaggio (ovvero il passaggio dalla visione estetizzante, derivante dalla legge 1497 del 1939, alla definizione che è contenuta nella Convenzione Europea), il “paesaggio” non dovrebbe essere né bello né brutto, ma essere il risultato dell’interazione storica tra uomo e ambiente, e come tale avere valore di testimonianza. Preso atto di questo, si tratta di stabilire quale è il livello di “testimonianza” che riteniamo di dover tutelare apponendo il vincolo, cioè cosa è importante o meno a seconda della nostra sensibilità e cultura, e poi stabilire come “conviverci” (come mi pare abbia concluso Lei), cioè stabilire le “regole” sulle quali basarsi affinché futuro e passato, come in questo caso, possano convivere. Però, se si dibatte di valori e di tutela, bisogna essere coerenti (non mi riferisco a Lei ), altrimenti è tutto fumo strumentale, era anche questo il senso del mio intervento.
La ringrazio per la segnalazione del Suo articolo su Tuvixeddu, che avevo già letto e apprezzato, come apprezzo pressoché tutto quello che scrive, su questo e altri blog.
Cordialmente (glielo rubo, anche se so che detiene il copyright : ) )
Gentile più punico che raro,
«[…] il “paesaggio” non dovrebbe essere né bello né brutto, ma essere il risultato dell’interazione storica tra uomo e ambiente, […]»
Sì, concordo, tanto che se completa la citazione da ciò che ho scritto ci ritrova essenzialmente la stessa cosa (o almeno questa era la mia intenzione).
Credo che anche l’attenzione per la coerenza sia più che opportuna, ma sarei molto soddisfatto (sono un minimalista, ahimè) se solo si parlasse un po’ di più di temi che stanno sparendo a tal punto che pare non siano mai esistiti, ad esempio il paesaggio e le opere d’arte (sostituite da una cosa chiamata «bene culturale», un vero obbrobrio!).
Per «cordialmente», visto che siamo a Pasqua, non le chiedo le royalties, però non esageriamo, mi raccomando!
Cordialmente,
Punico, raro ed acuto…
Hai evidenziato un gap importante che la discussione nella Cagliari che pensa (non ultimo questo sito, con parecchie persone stabilmente impegnate a disquisire dell’argomento) ha sempre ignorato, non considerato, forse, volutamente taciuto.
Il gap è dato dal diverso atteggiamento tra fatti comparabili, quali quelli che citi tu. Imponente infatti la levata di scudi contro il progetto di Coimpresa, discutibile ma propositivo, sia sul piano del tentativo di tutela archeologica che su quella paesaggistica. Inviso ai più (qua dentro, con pochi esclusi) ma volto alla risoluzione di più problematiche di gestione del territorio, e ciò nonostante messo alla gogna, soprattutto da Soru in poi, con un’acredine ed una determinazione che lascia interdetti. Lascia interdetti perchè poi, come giustamente fai notare tu, non si ricordano voci contro il complesso di santa gilla, o quello di monte claro.
Pensa che, come forse qualcuno ricorda, i più acerrimi nemici di questo progetto (Soru, Mongiu, Mannoni, Sanna ecc.) pur di osteggiarlo erano pronti ad approvare una megalitica buffonata registrabile al secolo come il progetto di Gilles Clèment (Gilles Clément & COLOCO, Paesaggisti / Borio – Gatti, Paesaggisti associati, – 06/2007), che presentava un trionfo di parcheggi sotterranei da centinaia di auto laddove a Coimpresa rimproveravano di voler costruire sulle tombe, giardinetti con panchine e cespugli (“Piazza di glicini”) di fronte alle tombe romane nell’area di V.le S. Avendrace ex Raimondo Cocco, laddove si rimprovera al Comune di Cagliari di fare un “girdinetto” irriverente della solennità del sito nella realizzazione del Parco di Tuvixeddu, un tatro all’aperto sul catino, un cinema sotterraneo ed uno in “plein air” ed infine, con abile scelta scenografica, il meraviglioso “fiume dei papaveri”!!!
Io non sono un paesaggista (l’attenuante è che non lo siano neanche i summenzionati…) ma l’atteggiamento di piena condanna di un lavoro discutibile ma serio contro la piena approvazione di una buffonata solenne la dice lunga se ci si riferisce a ciò a cui mi hai fatto pensare con il tuo post.
Chissà se ora, forti della sentenza del CdS del marzo 2011, sarebbero ancora disposti a sostenere il delirio paesaggistico dei francesi chiamati a Tuvixeddu a reinventare la collina sacra dei cagliaritani…
Tutto è relativo
Come tutti sanno, non solo le più importanti associazioni italiane per la tutela dell’ambiente e dei beni culturali, ma anche una grande schiera di esperti, professori universitari, intellettuali, cittadini comuni di tutta Italia, hanno sempre contestato fortemente sia il progetto di Cualbu che quello di Gilles Clèment, chiedendo la tutela integrale dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu.
Nel microcosmo della provincia cagliaritana si è voluto fare del problema Tuvixeddu una bega tra Soru e Cualbu, ma è stato così giusto per chi, per citare Lissia, ha avuto il bisogno di scodinzolare la coda nei confronti del potente di turno facendo il tifo per l’uno o per l’altro.
Se poi non si siano salvate dalla speculazione urbanistica altre aree di Cagliari altrettato importanti dal punto di vista ambientale e storico, questo non è certo un motivo “Realista” per criticare il risultato che si è ottenuto riguardo Tuvixeddu
Si ricordi Andrea, che qualcuno che ha perso tanto in questa vicenda, da un lato si sentiva dire che sul colle non si poteva fare niente, e dall’altro scopriva che c’era chi poteva (con soldi pubblici!) immaginare una Disneyland. Volevo solo evidenziare questo. Tuvixeddu tutelata andrebbe bene e benissimo, mi spaventa la mutevolezza di molti che si ergono a tutori. Alcuni, tra le eminenze che lei ha citato…
Gentile Realista, mi fa piacere che hai colto il senso di quello che ho detto, anche non esplicitamente. Anche io rilevo che su un certo intervento si è scatenata una sorta di guerra santa (e nel merito se ne può discutere), ma su altri (in altre aree) mi pare ci sia stato e c’è un silenzio pressoché totale.
Al di là delle disquisizioni architettoniche e paesaggistiche, e delle conseguenze sulla edificabilità o meno derivanti dalla sentenza del Consiglio di Stato del marzo 2011, il tragico risiede sul fatto che se l’Accordo di Programma del 2000 è valido (come temo), noi stiamo parlando e scrivendo ma giorno dopo giorno stanno maturando degli interessi sui danni dovuti a Coimpresa, interessi che temo dovrà pagare la collettività, cioè noi. Su questo, secondo me, bisognerebbe riflettere, ma con l’animo del giocatore di scacchi.
Sappiamo tutti che questa è una possibilità e che la probabilità che diventi realtà è alta. A chi ha urlato ai quattro venti che il bene da tutelare è di valore inestimabile, dico, che allora nessu prezzo sarà troppo alto. Mi chiedo però se, in sede finale, quando un quantum sarà da individuare, saranno ancora tutti lì a confermare la versione. E mi chiedo anche, quel giorno, come gli amministratori (chiamati ad amministrare ed a ottimizzare il bene collettivo ed i benefici derivanti, dalle loro azioni, a favore della collettività) dimostreranno alla gente che la scelta che hanno fatto sia stata, amministrativamente , quella giusta. Perchè indubbiamente il paesaggio è un valore fondante della nostra Costituzione, la cultura un bene inestimabile e da difendere in tutti i modi, ma poi i conti bisognerà farli tornare.
Comunque si risolva questa vicenda, farà lavorare un poco la Corte dei Conti, su questo non ci sono dubbi. Da quel lavoro, deriverà il nostro costo, tuo, mio e di tutti quelli che pagano le tasse…
vedo solo ora – me le hanno segnalate gentilmente – le scemenze di questo tizio che si fa chiamare più punico che raro: di raro qui c’è solo l’idiozia del commento, nel quale non entro perchè non mi interessa. vorrei solo chiarire, per il giornale che rappresento e non per me, che era previsto e annunciato un ingresso dedicato per chi avesse voluto sottoscrivere con dieci euro la tessera simpatizzante del Fai. Quindi ho pagato e usufruito di un diritto, non mi sono intrufolato. Avrei anche potuto non pagare, visto che sono andato a tuvixeddu – non per la prima, ma almeno per la dodicesima volta – soltanto per lavoro, ma ho scelto di pagare per dare una mano al Fai che svolge una funzione encomiabile in difesa della bellezza. rimando dunque indietro al cassonetto che l’ha prodotta l’immondezza riversata sul mio giornale: lei vedo che la coda la usa a dovere per scodinzolare davanti ai potenti della città e poi la fa anche agli ingressi perchè forse è tirchio o non vuole finanziare il fai. padronissimo, a ciascuno il suo.
Apprezzo il ruolo delle associazioni di volontariato.
Faccio questa premessa perché spero di non apparire polemica dicendo che ho sempre trovato sgradevole la pratica del tesseramento in loco con conseguente “salto” della fila. Il volontariato presuppone un contributo disinteressato per una causa, e perciò un po’ stride la pratica di pagare per ottenere in cambio un “privilegio”. Non sono ovviamente contraria alle forme di raccolta fondi e di promozione del tesseramento, è solo sotto questa forma che mi suscita antipatia. Ma capisco che è una mia opinione personale.
Nella circostanza presa in esame poi credo che, vista la particolare lunghezza della fila, i volontari del Fai avrebbero fatto bene a rendere più chiare alle persone in attesa le ragioni della fila “a due velocità”. Non tutte le persone entrate per il canale preferenziale (sicuramente note ai volontari come tesserati) esibivano infatti la tessera, e questo ha creato fraintendimenti e malumori. Mi permetto di suggerire (con esclusivo intento non polemico di fare cosa utile) più attenzione in proposito per gli eventi futuri.
Gentile Sig. Lissia, Le assicuro che non avevo nessun intento personalistico e pensavo di garantirLe l’anonimato . La mia era solo una nota di “colore”, di contorno ad altre cose che volevo dire, per cui mi scuso se invece dalle mie indicazioni scaturiva univocamente il suo nominativo, anche se non mi pare di aver offeso il giornale per cui scrive.
Ciò premesso, provo a replicare per il resto.
– apprezzo che abbia scoperto che il FAI “svolge una funzione encomiabile in difesa della bellezza” proprio il giorno in cui l’iscrizione alla stessa associazione garantiva un privilegio, perché di questo si tratta, e non di un diritto, considerato anche che l’area del parco è proprietà del Comune e non del FAI;
– ho parlato male delle torri di Zuncheddu, ma Lei mi rimprovera di “scodinzolare di fronte ai potenti della città”. Quindi ne deduco che Zuncheddu per Lei non faccia parte dei “potenti della città”. Si tenga forte, le passo uno scoop, questo Zuncheddu si mormora possegga, oltre le torri, anche un giornale, una televisione e una radio. Lo so che anche Lei li possiede, ma Le assicuro che non è la stessa cosa. Così come non mi sembra di avere “scodinzolato” per le aree BS* o per Monte Claro, le persone che hanno costruito o hanno interessi su queste aree non mi sembrano persone poco influenti . A meno che non ritenga che ho “scodinzolato” poiché ho affermato che dalla necropoli vera e propria non si vedono gli edifici di Via Is Maglias, ma fortunatamente questo è un dato oggettivo, riscontrabile quando vuole;
– sì, ho fatto la fila perché sono tirchio (come Lei dice), eravamo diecimila tirchi in fila, compreso, mi sembra, Il Sindaco e l’Assessore all’Urbanistica, che hanno dimostrato senso civico e etico, le persone si qualificano anche dalle piccole cose;
– “padronissimo , a ciascuno il suo”: padronissimo di cosa, di non iscrivermi al FAI? Ci mancherebbe altro, dal 1948 l’Italia è una repubblica democratica: era il regime precedente che imponeva di iscriversi a qualcosa, e con la tessera si avevano dei privilegi.
La frase “a ciascuno il suo” mi ha ricordato Sciascia, non il romanzo omonimo bensì la sua celebre definizione delle categorie di uomini.
PIU’ PECORE, MENO PANCHINE, CURA E RACCOLTA STAGIONALE DEI CAPPERI DI TUVIXEDDU!
Se i capperi di una cittadina romagnola sono conosciuti e rinomati in tutta Europa, vi immaginate cosa possono diventare i Capperi fenici della necropoli di Tuvixeddu?
http://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/provincia/2011/06/25/531689-capperi_lughesi_clonati_londra.shtml
Capperi lughesi clonati a Londra
Vasetti falsi in vendita da Harrod’s. In città finita la raccolta dei fiori
Ravenna, 25 giugno 2011 – SI SONO concluse nei giorni scorsi a Lugo le suggestive operazioni di raccolta dei capperi della Rocca. La Rocca è il monumento più caratteristico della città e rappresenta un’importante testimonianza dell’architettura fortificata che ebbe tanta rilevanza a partire dal Basso Medioevo. Da secoli altrettanto famosi sono anche i suoi capperi, presenti sulle mura del castello da tempo immemorabile. Dal dopoguerra la raccolta delle ‘gemme’ di questa pianta viene effettuata direttamente dall’amministrazione comunale, col personale addetto ai giardini e aree verdi, che pratica la potatura a fine inverno e la successiva selezione dei fiori (diradamento), con l’ausilio di scale.
Nelle fessure delle mura della Rocca da secoli radicano spontaneamente numerosissime piante di capperi. Quando a fine maggio e per tutta l’estate ha luogo la fioritura le gemme dei fiori vengono raccolte e messe a conservare sotto salamoia da mani esperte, secondo l’antica ricetta di Pellegrino Artusi. Le gemme floreali raccolte, che costituiscono appunto i capperi commestibili, vengono accuratamente riposte in piccoli vasetti che il Comune offre in omaggio agli ospiti di riguardo.
I giardinieri comunali però non raccolgono tutto il prodotto presente sulle mura della Rocca, ma solo la parte considerata di migliore qualità. Per questo in tempi recenti il Comune ha ‘liberalizzato’ la raccolta dei capperi residui, istituendo quello che si potrebbe definire come diritto di raccolta da parte dei cittadini. Così, i cultori di questa prelibatezza possono appropriarsene, fino ad un altezza raggiungibile da terra, dopo che il Comune ha terminato la sua raccolta.
I capperi della Rocca, spiega il sindaco Raffaele Cortesi, «sono una istituzione per i lughesi, perché fanno parte della storia della nostra città. Un ex dipendente del Comune, Lino Montalti, si occupa da tempo della preparazione dei vasetti contenenti queste gemme e intendiamo sempre più valorizzare questa antica tradizione lughese che viene molto apprezzata dagli ospiti. Inoltre ci stiamo impegnando per far rivivere anche altre importanti eccellenze di Lugo ormai quasi dimenticate. Ad esempio stiamo studiando come riproporre alcuni dei famosi distillati dell’antica distilleria lughese ‘Garotti’ e vorremmo anche restituire ai lughesi l’altrettanto celebre Mostarda che veniva preparata dalla farmacia Rossi. Si tratta — conclude Cortesi — di importanti tipicità del nostro territorio che sono strettamente legate alla nostra storia e alla nostra cultura».
Pare che la fama dei capperi di Lugo abbia da tempo varcato i confini nazionali. Questa inaspettata celebrità avrebbe infatti generato anche il fenomeno dei falsi. Alcuni anni fa a Londra nei grandi magazzini Harrod’s si potevano infatti trovare in vendita curiosi vasetti di capperi italiani denominati ‘Capperi della Rocca di Lugo’. Ovviamente si trattava di falsi capperi lughesi, ma la celebrità purtroppo porta anche a questo.
Daniele Filippi
Gentile signor Dettori, non si può ripetere in eterno la stessa cosa e pretendere che la ripetizione la renda una cosa vera. Sulla transazione le ha ben risposto qualche settimana fa l’Avvocato Giovanni Dore il quale ha spiegato come la transazione sia subordinata alla stipula dell’accordo di programma e non alla sua realizzazione.
Né è vero che “le nostre aree sono vincolate e soggette ad interesse storico archeologico, ben sapendo che a tuvumannu di archeologico non c’è proprio un bel niente”. Non è vero due volte. In primo luogo perché il vincolo, facile da verificare, è, le ripeto, quello paesaggistico a valenza storico culturale apposto nel ’97 in un’area di 120 ettari al cui interno è ricompreso anche Tuvumannu. E lei lo confonde con qualche altra cosa che non si capisce.
In secondo luogo lei saprà che tombe erano visibili perfino sotto la nuova costruzione, il candido cataplasma di via Is Maglias, della facoltà di ingegneria e magari a cercarne si trovano tracce archeologiche in qualche pendio, senza contare i due resti incastonati dentro il cemento e “valorizzati” tra le pareti di cemento della stessa facoltà.
In tutti i casi l’asse viario di cui lei parla (che non si farà, per fortuna) è impedito oggi dal vincolo minerario apposto anche sul canyon. La viabilità privata era invece quella prevista per l’accesso ai condomini delle infelici palazzine di Coimpresa che non vedremo mai.
Mi spiace vedere come ancora qualcuno sottovaluti la portata della sentenza di marzo 2011 del Consiglio di Stato.
Ne dovranno tenere conto, eccome, anche nell’arbitrato che viene agitato come una durlindana dai nostalgici del progetto di Coimpresa.
E’ stata infine motivata giuridicamente in modo solido l’ipotesi di acquisto delle aree di interesse pubblico a prezzo agricolo.
Saluti cordiali
L
Caro Addetto, le spiegazioni dell’avvocato Dore purtroppo non convincono assolutamente il nostro avvocato, e neanche gli avvocati delle altre parti in causa che tra le altre cose, non trovano assolutamente in nessun passaggio l’annullamento dell’accordo di programma nella sentenza del CDS del marzo 2011, riguardo poi alla solida e giuridica motivazione di acquisizione aree a prezzo agricolo, nulla è pervenuto al nostro legale e neanche al legale delle altre parti in causa.
Ora, o gli avvocati del comune, compreso il sindaco farneticano, o qui qualcosa è a molto libera interpretazione….ovviamente non sta a me stabilirlo, ma lasceremo che se ne occupino i legali e il tribunale, tanto mi sembra l’unica via percorribile per questa faccenda visto che il dialogo con chi di dovere latita.
Per quel che riguarda invece l’asse viario, nell’organo di vigilanza del 5 settembre si è parlato di deviazioni e nuove soluzioni, a meno che il sindaco non stesse prendendo in giro tutti i presenti con la sua idea di rendering la questione è più che aperta, come resta ancora in piedi anche l’arbitrato.
In realtà mi dispiace vedere anche a me come si sottovalutino le sentenze del CDS, ma in questo caso i legali hanno vedute molto differenti, altri anni a discapito del parco, e questo non vuol essere una minaccia, ma la realtà a cui si andrà incontro
Gentile signor Dettori, solo alcune precisazioni.
Tuvumannu non è considerata e neppure è considerabile area archeologica, per vari motivi. Il primo consiste nel fatto che non esiste alcun vincolo archeologico su quell’area. Il secondo nel fatto che è passato, per l’attività estrattiva da un’altezza di 100 metri a circa 50 con relativa e ovvia quanto barbara distruzione di ogni eventuale reperto.
Casomai è ricompresa nel grande vincolo paesaggistico – e non archeologico – di 120 ettari che potrebbe essere, come stabilisce il Consiglio di Stato potrebbe essere rimodulato in sede di adeguamento del Puc al Ppr.
In ogni caso sarebbe interessante sapere con precisione a quali sentenze della corte europea lei si riferisce visto che il problema del prezzo dell’area archeologica oggi mappata a Tuvixeddu sarà, credo, al centro della discussione.
Sul prezzo di Tuvumannu, pur comprendendo l’interesse della famiglia Sotgiu, si deve comunque partire dal fatto che non è un’area archeologica. Lo sarebbe stata se la città si fosse conservata e non avesse letteralmente fatto a pezzi i suoi tesori.
Ora sono d’accordo con il signor Tato.
Dobbiamo conservare il conservabile e salvare il salvabile.
Via Castelli e i suoi abitanti trarrebbero un gran giovamento da un parco urbano frequentato e davvero attraente. Molto più che da una strada interrata e da qualche nuova palazzina isolata da stradine private.
Sugli altri punti, quali la validità dell’Accordo di programma, be’, si è discusso in modo approfondito anche in questo blog e personalmente appartengo a coloro i quali ritengono con ragionevole certezza non più valido l’accordo di programma dal quale – anche questo stabilito dal Cds nella sentenza che sentenziò l’illegittimità della commissione del paesaggio nominata da Soru – si recede per motivi giustificati dal pubblico interesse. E questo senza alcun risarcimento.
Di indennizzi equi dobbiamo parlare e non di risarcimenti.
Saluti cordiali
Caro addetto, attualmente le nostre aree sono vincolate e soggette ad interesse storico archeologico, ben sapendo che a tuvumannu di archeologico non c’è proprio un bel niente e che lo stesso accordo risulta essere valido.
Di questo parere non sono soltanto i nostri legali, ma anche i legali di tutte le parti interessate all’accordo di programma….se infatti l’accordo di programma non fosse valido, le prossime aperture di aprile sarebbe infattibili in quanto gli accessi sono di proprietà di altri privati e messi a disposizione del comune SOLO in virtù dell’accordo stipulato….se poi l’accordo non fosse valido, il comune di cagliari dovrebbe immediatamente saldare le sue pendenze transate.
Si parla di risarcimenti in ambito all’esproprio di via castelli, un risarcimento che si ripresenta qualora l’intero accordo di programma non sia realizzato nella sua interezza come firmato nel 2000…perchè l’accordo stesso è servito al comune per chiudere quel problema, e quell’argomento non è proprio un indennizzo.
Non capisco il passaggio in cui parla di “stradine private”, infatti parte dell’asse viario era a carico del comune di Cagliari e non era certo un intervento pensato per servire solo pochi eletti, tra le altre cose il sindaco risulta essere ancora in attesa di un fantomatico rendering (come lui ama definirlo) per trovare una soluzione riguardo alla viabilità….un passaggio importante che l’attuale amministrazione comunale continua immotivatamente a trascinarsi da mesi.
Riguardo alla corte europea basta fare un giro nel loro sito e leggere alcune sentenze a situazioni analoghe anche se di minore importanza, appena ritrovo il link lo posterò immediatamente
Gentile Tato, ho apprezzato molto il suo messaggio. Mi pare un segno molto rilevante nel magma informe dei blog. Vada a Tuvumannu e lo veda come ancora è. Un luogo dal quale tolta un poco di immondezza si può essere contenti in mezzo alla bruttezza che lo circonda. Grazie.
Grazie Giovy, ha colto la “provocazione”…
se questo week end ci sarà bel tempo mi farò una passeggiata a tuvumannu, per scoprire anche quei luoghi e cercare di capirne l’importanza.
Con la mia frase intendevo dire che, pur non capendo nulla della questione giudiziaria, ho l’impressione che alla fine si dovrà trovare un accordo e qualcosa andrà “sacrificato” (anche se la speranza di un accordo senza sacrifici la conservo, ma dubito fortemente). Nel caso spero si scelga un sacrificio che abbia un impatto il più leggero possibile. Questa è una questione soggettiva, ovviamente, però penso che una palazzina medio bassa a tuvumannu faccia meno “danno” di un laghetto artificiale affianco alle tombe di tuvixeddu… o che i due palazzoni nuovo di via is maglias siano un danno medio alto e che forse uno solo costruito davanti ad ingegneria sarebbe stato un danno minore.
Io credo che una soluzione senza far aggiungere neanche un mattone da nessuna parte in quell’area (tuvixeddu e tuvumannu) sia ottimale, ma al tempo stesso sono contrario a dare tantissimi soldi pubblici ai privati come indennizzo (80 millioni sono davvero tanti)… ci vuole un accordo intelligente… ma non è facile, se no non saremo qui da mesi a discuterne…
Vorrei aggiungere una cosa su tuvumannu… secondo me tuvumannu merita un discorso a parte… perchè è un area molto disordinata, abbandonata a se stessa da sempre, molto sporca, in cui al problema ambientale si aggiunge un grosso problema sociale (via Castelli non è di certo il posto migliore dove passeggiare la sera, forse non renderla un “vicolo cieco” aiuterebbe)… spero che indipendentemente dal contenzioso con coimpresa, il comune avvii una qualche procedura per risanare e recuperare l’area…
saluti
Caro Tato, considerazioni interessanti, ma ti preciso alcune cose su Tuvumannu.
L’intera area in questione è privata, soggetta ad un esproprio giudicato irregolare dal consiglio di stato nel 1992 con sentenza di risarcimento danni passata in giudicato.
Proprio in virtù di questo esproprio il comune si è ritrovato a dover trovare una soluzione con i privati,l’accordo di programma del 2000 nasce anche da questo, ed in virtù di quell’accordo il comune ottenne un enorme sconto sui danni creati…..e visto che lo stesso comune di cagliari aveva edificato su Tuvumannu (via castelli) non trovò particolari problemi a lasciare spazio edificatorio su quell’area.
Il problema è che l’accordo di programma, nonostante la sentenza del consiglio di stato del marzo 2011, è pienamente valido ed efficace, come del resto stabilito dai legali del comune di Cagliari e dallo stesso sindaco Zedda nella riunione ufficiale dell’organo di vigilanza del 5 settembre 2011 (l’intero verbale della riunione è stato da me trasmesso a Vito).
La cifra da te citata (molto bassa se consideri che Cualbu ha in corso un arbitrato da 70 milioni, una delle imprese appaltatrici dell’asse viario ha chiesto 12000 milioni e ci sono gli altri privati, tra cui i Sotgiu, con circa 20 milioni).
Oggi superare quell’accordo significa:
1) Riaprire il contenzioso per l’esproprio irregolare con i relativi interessi sulla cifra transata nel 2000
2) Risarcire il danno di un contratto violato tra le parti
3) Restituzione di parte delle aree soggette ad uso parco cedute al comune tramite accordo
4) Acquisto da parte del comune delle aree private
Sul punto 4 c’è da dire che molti considerano l’adeguamento del PUC come la possibilità di acquisire le aree a prezzo “agricolo”…questa possibilità è priva di fondamento in quanto esiste già un indirizzo di salvaguardia teso a considerare Tuvumannu come sito archeologico e le ultime sentenze della corte europea indicano un valore superiore all’edificabile per aree archeologiche che in futuro saranno destinate a parco (ed in caso di corte europea le attese per il parco sarebbero di circa altri 10 anni)
Tuttavia, non sussiste nessuna attuale possibilità di una rapida soluzione, infatti, NON ESISTE NESSUN DIALOGO tra comune- regione e privati.
grazie signor Dettori per le precisazioni,
io parlo un po da profano che prova a riflettere su quello che vede e che legge… ma immaginavo che dietro ci fosse una situazione molto molto più intricata, come lei ha descritto…
pensi che quei parte di quei terreni erano di mio bisnonno (a quanto dice mio padre), confiscati al tempo del fascismo… peccato che siano passati quasi 100 anni e nessuno in famiglia si sia mai interessato a reclamare quei terreni nel dopoguerra…
saluti
Caro Tato, non sono in grado di poterla aiutare su quanto a conoscenza della sua famiglia, le posso però dire che tutta l’area di Tuvumannu era di proprietà della famiglia di mia madre (Sotgiu) e che 52000 mq vennero occupati dal comune di Cagliari alla fine degli anni 70, dopo il ricorso della famiglia al TAR, comune e regione si giustificarono con un intervento urgente attraverso un PEEP, ma, sia il TAR che il consiglio di stato, dettero ragione a noi Sotgiu in quanto il comune aveva a sua disposizione altre aree di sua proprietà su cui edificare, per cui, l’occupazione d’urgenza non era giustificabile, inoltre ci fu la sostanziale modificazione delle aree occupate illegittimamente che produsse altri problemi di tipo economico per comune e regione.
Cualbu entrò nel in questa faccenda perchè 4 Sotgiu su 6 (mia madre e mia zia non cedettero) vendettero a Cualbu la loro quota cedendogli anche i diritti sull’esproprio che, al momento delle cessioni, era ancora pendente.
Durante la seconda guerra mondiale sempre alla famiglia Sotgiu vennero espropriati i terreni relativi all’attuale cimitero di S.Michele e altre aree, ma le aree di Tuvumannu rimasero sempre in famiglia.
Il progetto di Coimpresa fu da loro presentato sulla base delle loro aree appena acquisite e sulla cessione invertita delle aree occupate edificate dal comune, che, avendo lui stesso edificato e modificato i luoghi, non potè che acconsentire al progetto , cogliendo l’occasione per transare parte del debito accumulato in quasi 20 anni….a questi 20 anni vanno oggi aggiunti oggi i 12 anni trascorsi dalla stipula dell’accordo di programma se non si trova una soluzione.
Colgo l’occasione per sottolineare che la famiglia Sotgiu NON ha intenzione di edificare su queste aree e siamo disposti a trovare una soluzione, ma non potendo parlare con noi stessi, visto che il sindaco Zedda è troppo impegnato a fare progetti su aree che non sono di sua proprietà e competenza, dubito fortemente che la situazione sia risolvibile se non per ulteriori vie legali che non sono poi così lontane.
una piccola precisazione per correttezza, come sono tornato a casa ho chiesto a mio padre informazioni sui terreni che ho nominato nel mio precedente intervento… e credo di aver scritto una mezza cavolata… da quello che si ricorda mio padre i terreni di mio bisnonno (in comproprietà con un altra persona) erano più giù sempre il via is maglias, forse (non si ricorda bene) all’altezza del distributore, per cui non c’entrano nulla con quelli di cui si discute qui… so che questo non aggiunge nulla alla discussione, ma ci tenevo a correggermi … saluti
Grazie tato per la precisazione, in effetti sarebbe anche stato possibile, l’intervento di tuvixeddu-tuvumannu, è l’area di tutvumannu a ridosso del nostro comparto confina con un’area di proprietà di Grauso (così mi è sempre stato detto in famiglia)….saluti
Saluti (me lo ero dimenticato!)
http://www.ufficiostampacagliari.it/news.php?pagina=6300
Oh, Vito. A me sembra che questa giunta un progetto lo abbia: e sia diverso da quello precedente!
finalmente ho visto “un pezzo” di Tuvixeddu…
non mi vergogno a dirvi che dopo tante cose scritte in questo blog, tante notizie lette sui giornali, tante discussioni con parenti ed amici, tanti sguardi da lontano passando in via is maglias, o in via s.avendrace… ero emozionato… come al primo appuntamento con una nuova ragazza o come il giorno dell’esame di maturità…
finalmente all’alba dei miei 37 anni ho visto un pezzo, se pur piccolo, del colle!!!
che bello…!!! un sogno che si avvera…!!!
certo avrei voluto vedere anche tutte le altre cose: il canyon, la vecchia cementeria, le altre tombe… e questo piccolo “assaggio” mi ha fatto venire più fame… voglio il colle, lo voglio libero, lo voglio subito… (ovviamente lo so che non sarà così)…
Ma posso dirvi che dopo averlo visto ho capito una cosa importante, cioè che ha ragione chi dice che al colle ci devono essere più pecore e meno panchine (qualche panchina si… ma poche), che bisogna ridare vita a flora e fauna…. che bisogna valorizzare le tombe e creare dei percorsi archeologici: quello sul colle e quello sulla via S.Avendrace (da googlemap ho visto che è quasi impossibile integrare la parte di S.Avendrace col resto del colle, ma penso sia doveroso realizzare un percorso anche li, anche se a ridosso delle case… ma quelle tombe sono bellissime)…
Il colle deve essere un po ripulito, illuminiato, messo in sicurezza e popolato di quella flora e fauna di cui sopra… reso fruibile e sicuro, nel rispetto di quello che c’è…
per ciò che riguarda il contenzioso con coimpresa… beh… non so più cosa dire… si raggiunga un accordo, si sacrifichi tuvumanno (almeno finchè non lo visito), si paghi una cifra equa a cualbu, ma non gli si faccia più mettere mezzo mattone o mezza fioriera (orrenda) sul colle… questo era secondo me uno degli scopi di questa apertura, convincere l’opinione pubblica che il progetto di cualbu non è compatibile con l’essenza di tuvixeddu e, dai commenti delle persone che erano nel mio gruuppo, questo scopo è stato raggiunto a pieno…
le zunk tower non le trovo orrende… ma le trovo orrende in quel contesto, perchè snaturano il quartiere, rovinano la “sky line”, fanno perdere la magia della vista sul golfo… so di percerto che negli anni di Delogu qualche assessore ha fatto di tutto per evitare che venissero costruite, ma finito il mandato, la strada allo scempio è stata spianata…
ci rivediamo il 21 Aprile, a Tuvixeddu ovviamente…
Non arrivo a comprendere questa mania di vedere le cose da google maps (utile e benemerio strumento che aiuta, ma aiuta soltanto, a comprendere i luoghi, come accade con un volo aereo) mentre tutti vediamo la città e le sue bruttezze anche a piedi. Bastano gli occhi e un po’ di interesse a guardarsi intorno.
Che le torri di Zuncheddu e il palazzo dellaTepor siano un orrore lo vedono tutti. C’è bisogno di google maps per capire che gli orribili palazzi di viale sant’Avendrace, quelli, per esempio, del costruttore Cadeddu, hanno nascosto il colle alla vista e hanno cancellato ogni bellezza in quella strada vergognosa? Senza contare che google maps non ci può raccontare che al posto di quegli orrendi palazzi c’erano casette basse i cui costruttori portavano rispetto ai luoghi? C’è bisogno di google maps per capire che l’idea, sconfitta nei tribunali, di costruire a Tuvixeddu era una follia? Per capire che l’area libera di Tuvixeddu e Tuvumannu sarebbero la salvezza urbanistica per una parte oggi brutta della città, ma che si può recuperare ancora? Per comprendere che tutta questa bruttezza era evitabie e ha arricchito due o tre costruttori privilegiati che ottenevano permessi, per altri impensabili, in pochi giorni?
Non è da google maps che si capisce come siamo arrivati alla condizione di oggi. Gli interessi di pochi hanno comandato in città, come in un racconto di Tex Willer, come quei villaggi dove comandava il notabile ma, prima o poi, arrivavano i ranger. E chissà quando arriveranno da queste parti.
E neppure da google si può immaginare l’attuale bruttezza del parco urbano di Tuvixeddu. Una vergogna per la città. Rivoltanti, inutili fioriere sopra le tombe.Bisogna vederlo con i propri occhi. Lo hanno fatto in stile parco della musica che nella bruttezza di quella zona della città non fa né male né bene, ma trasferito a Tuvixeddu è una disgrazia.
Come la sovrintendenza lo abbia potuto permettere è incomprensibile. Meglio non averne sovrintendenze, forse, visto che in ogni bruttura c’è un suo nulla osta. Però c’è un porcesso in corso e vederemo.
Verremo giustamente derisi per aver trasformato una necropoli in un parco giochi. Ci diranno che siamo incapaci e ignoranti e avranno ragione. Noi abbiamo permesso che una necropoli venisse snaturata, perdesse ogni fascino, perdesse il suo significato enorme che per secoli non abbiamo neppure compreso, tanto che se ne ricavava cemento. Che città. E che coscienza di sé.
Chiedo scusa per i numerosi refusi…mi è sfuggito un click prima di revisionare quanto avevo scritto…
Non sono refusi, è una bella trollata invece 😉
Devo essere l’unico in città a pensare che le “torri” (magari le avessero fatte di almeno 20 piani) siano bellissime…ma le avete viste dall’alto su google maps? http://maps.google.it/maps/ms?id=210726321906080271284.0004bc20b2c09c7c259e7&msa=0&ll=39.22766,9.098643&spn=0.003638,0.00567
Sono l’unico punto urbanisticamente ed esteticamente ordinato in quel caos orrendo di Sant’Avendrace( che, fosse per me raderei al suolo a pari di Pirri per ricostruire tutto secondo criteri moderni…E mi piacciono anche i palazzi di Cualbu su via Maglias, certo potendo io avrei osato un po’ di più con le altezze ma intanto…
Quanto alla zona archeologica io credo che i conquistadores fenici e gli archeo-cagliaritani sarebbero orgogliosi del panorama attuale, nessuno di loro immaginerebbe uno sviluppo della città come quello attuale, certo la città potrebbe fare molto di più se non fosse strangolata da un’incomprensibile paura di crescere e da veti assurdi di un ambienta-archeologismo snob e spesso fine a se stesso. Per me la città deve essere città, deve essere case, palazzi, cinema, biblioteche, supermercati, giardini con specie esotiche, negozi, boutiques, cartelloni pubblicitari belli, tram, metroplitane, traffico gente che va e viene e s’incontra…VITA.
Il “parco” archeologico, può sopravvivere, al di la della curiosità di un giorno, solo in presenza di tutti quegli altri elementi.
I fenicotteri a Cagliari sorprendono perchè abitano felici una città, perchè non possono farlo gli spettri dei fenici e i loro lasciti terreni?
C’è poi una zona militare a destra del viale Poetto enorme (anche questa guardatevela su google maps) http://maps.google.com/maps/ms?ie=UTF&msa=0&msid=210726321906080271284.0004bc20caeb9a535f968 :
Quanto mi piacerebbe se un domani gli edifici militari fossero dismessi, abbattuti e si creasse un nuovo quartiere, magari ideato da qualche archistar, unendolo a quell’enorme spianata di cemento che circonda lo stadio che spero vengo abbattuto e ricostruito altrovein una zona meno pregiata, liberando quell’area vicina al mare, dove peraltro si potrebbe anche inventre una psiaggia artificiale su cui fare affacciare alberghi e torri…that’s my dream…
Per la cronaca: non ho parenti politici o costruttori e neppure agenti immobiliari, sono solo un povero insegnante sfigato costretto a vivere al di fuori della propria città.
Tu non te ne rendi conto, ma il progetto del tuo “parco giochi” assomiglia terribilmente a tante periferie prive di identità che sono sparse nell’Italia meridionale. Se questo è l’orizzonte con cui deve confrontarsi Cagliari, andiamo bene. E se sei pure un insegnante, si capisce perché il senso estetico dalle nostre parti sta diventando sempre più sconosciuto.
Che tristezza pensare che se ad esempio voglio ammirare i fenicotteri che transitano nello stagno di Santa Gilla devo entrare dentro il mega parcheggio di un centro commerciale. E che squallore quando i turisti che andranno a visitare la necropoli di Tuvixeddu e volgeranno il loro sguardo verso l’orizzonte, troveranno davanti ai loro occhi non un paesaggio che sarebbe unico al mondo, dove il cielo si fonde con l’acqua del mare e dello stagno, ma uno skyline simile a quello di tante altre città del mondo, anzi peggio, fatto di palazzine bruttissime e di un paio di torri che rappresentano solo il grande provincialismo di una cittadina che vuole crescere seguendo dei modelli urbanistici che non hanno nulla a che fare con quel contesto storico e ambientale. Io spero davvero che il Sindaco sia coerente con le sue recenti dichiarazioni «non bisogna dimenticare che è una necropoli, ci sono le tombe, non può certo diventare un parco giochi, come era previsto fino a poco tempo fa». Vorrei continuare a chiedergli anche che oltre a non diventare un parco giochi, non deve diventare nemmeno un parco urbano come tanti, deve essere reso accessibile ma riportando in vita l’enorme ricchezza faunistica e floristica originale di Tuvixeddu. Vorrei che Tuvixeddu non venisse imbalsamato in un parco archeologico a uso e consumo di un turismo estivo, ma diventasse un luogo vivo, un laboratorio dedicato alla ricerca sulla biodiversità e sulla storia millenaria di Cagliari
giovanni, mio omonimo, per me l’identità è dinamica…io cambio, mi evolvo e mi trasformo. Che dovrebbero dire i milanesi di Porta Nuova o di altri interventi? L’idea di rimanere sempre uguale a me stesso mi ripugna, anche ESTETICAMENTE…e ne vorrei di periferie orrende come quelle delle “zunktowers”…e te lo dice uno che aveva casa in via rio palmas e che a tuvixeddu ci è andato pure a giocare, ma allora non importava quasi a nessuno.
A cagliari ci sono circa 6000 appartamenti vuoti.
Magari è meglio pensare a come riempire prima quelli, non credi ?
Se tu aumenti lo spazio edificato la città deve fare fronte a costi in più per la manutenzione di strade, tubature, elettricità ecc… le persone poi per spostarsi spendono di più.
Quindi secondo me è sempre meglio cercare di recuperare e ristrutturare quello che già esiste e cercare di spostare le persone dalla periferia verso il centro. Questo produce un circuito economico virtuoso, che aiuta anche le attività commerciali in città.
Ale Sestu, mio compaesano, ti chiedo: i 6000 appartamenti sono vuoti effettivamente o perchè abitati da persone, magari studenti universitari, senza contratto di locazione regolarmente registrato? O perchè topaie senza rimedio?
Io spendo di più per spostarmi quotidianamente verso la città, abitando in questa specie di ricca Kabul che è Sestu (indovina qual’è il quartiere di Sestu che preferisco o meglio che mi fa meno schifo 🙂 ), dove non amo molto passeggiare, mentre se abitassi a Cagliari prenderei la macchina molto meno spesso.
Gran parte del traffico a Cagliari è generato da suoi abitanti residenti in altri comuni.
Anche a me piace l’idea di recuperare e valorizzare, quando possibile e sensato, l’esistente patrimonio immobiliare, purchè anche quest’idea non diventi un mantra o un benaltrismo. Anche il nuovo è necessario, secondo me.
Tornando a Tuvixeddu, resto dell’idea che tutto il dibattito intorno ai progetti di Cualbu sia stato impostato male, viziato da ideologismi ampiamente superati e da una forma di contrapposizione tra le parti troppo rigida e muscolare. Sarebbe stato meglio accettare subito i palazzi di via Maglias ma pretendere e concordare, ad esempio, una migliore e più sobria sistemazione del parco e della zona più prossima alle tombe.
Ma hai guardato bene le due foto allegate al post (oltre a quelle messe a disposizione da alecc)?
Hai notato come, nella prima foto, il colore della pietra in primo piano si confonda con quello di Villa Mulas sullo sfondo? Guarda la seconda. Che diavolo c’entra quel complesso con l’intorno?
A parte la bruttezza dei prospetti, che più che moderni sembrano modernariato (de gustibus…), l’ordine che ti piace tanto, in quell’intervento urbanistico, lo si ritrova solo se lo si considera chiuso in sé, solo se si prende in considerazione quell’isolato. Solo, appunto, se lo si esclude dal contesto. Resta un corpo estraneo, che oltretutto ha anche la colpa incancellabile costituita dal fatto che “da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Benimindi la siepe!
Ma del resto ti piacciono anche le palazzine in via Is Maglias, con le loro simmetrie di vuoti e pieni e i loro allineamenti di aperture inseguiti e mai raggiunti o raggiunti a metà. Preclaro esempio di “razionalismo struppiau”. Chissà se l’effetto è voluto o non sia l’effetto di un passaggio troppo rapido dalla progettazione di massima a quella esecutiva.
Pirri (che non è Cagliari), vista da Google maps, ha la tipica pianta di un insediamento medievale, con le strade principali che si dipartono a raggiera dal centro e che vengono unite da un reticolo di strade secondarie a formare una sorta di ragnatela. Certo, nei villaggi o nelle città medievali, il centro era costituito dalla piazza su cui affacciavano la chiesa, la cattedrale e/o i palazzi del potere civico, mentre a Pirri c’è una pasticceria. Ma confondere la struttura urbanistica attuale, derivata dal primo insediamento, con il disordine, è un errore grossolano che non giustifica il fatto di volerla radere al suolo. Motivi ce ne sarebbero altri e più fondati.
Il tuo “ordine” da SimCity, invocato per la pianificazione urbanistica, può andar bene in lande desolate. E anche quello bisogna saperlo fare. Ché di esempi negativi da non imitare (vedi cussas porcherias di Is Corrias a Selargius e Cortexandra a Sestu) ne abbiamo di già.
Auguri ai tuoi studenti.
Abito nel “caos orrendo di S. Avendrace” dal 1995. A parte che un giro per le strade del quartiere (non solo le vie principali) ti farebbe scoprire che il “caos” è relativo (palazzine di 3 piani, molto spesso risalenti agli anni ’40), e che le cose (case) “orrende” sono decisamente più recenti, quella schifezza immonda delle zunk è totalmente fuori contesto, ha tolto luce e aria alle palazzine intorno, ha rovinato la vista alle palazzine un po’ più lontane. Aggiungiamo il caos in strada e il taglio ai parcheggi disponibili (prova a girare 45 minuti sotto casa dopo una giornata di lavoro e 2 ore di viaggio…), il malcontento dei residenti (che non hanno avuto voce in capitolo, ovviamente) e siamo a posto. E i diseagi (perché questo hanno comportato le zunk per noi) non vengono assolutamente mitigati dal piacere estetico di chi non è costretto a viverli…
Giovanni, i parchi e le opere delle Archistar si possono costruire ovunque. Una necropoli a vista come Tuvixeddu è unica al mondo, e il fatto che sia stata sino ad ora devastata dal cemento non la rende certo meno unica. Ti è così complicato capire questa “sottigliezza”? Abbiamo la piana di San Lorenzo, abbiamo la zona stadio, la zona Fangario per costruire la una città dall’aspetto “contemporaneo” e privo di sentimento, così come traspare dal tuo quantomeno azzardato giudizio su Sant’Avendrace e su Pirri (non ti piace? non andarci, gli abitanti ti ringrazieranno e tu non intaccherai il tuo gusto futurista).
mi fai solo una grande pena.
Stefano Deliperi
Bravo Deliperi, almeno lei l’ha capito subito che è un troll? E non dite che non vi avevo avvertito, tutti lì a rispondere ed indignarsi 😉
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Il bene piu’ visto e’ stato la necropoli di Tuvixeddu a Cagliari con oltre 10.000 visitatori!
“Giornata Fai, 600 mila italiani in coda
Quasi 100 mila in piu’ rispetto al 2011, record in Lombardia
25 marzo, 20:04
(ANSA) – ROMA, 25 MAR – Grande successo per la ventesima edizione della Giornata Fai di Primavera: 600.000 italiani in coda in tutte le citta’, quasi 100 mila in piu’ dello scorso anno – annuncia il Fondo ambiente italiano – per visitare i 670 beni aperti in tutta Italia. Record di visitatori in Lombardia: 115.000 persone hanno visitato i 100 beni aperti. Il bene piu’ visto e’ stato la necropoli di Tuvixeddu (aperta solo oggi) a Cagliari con oltre 10.000 visitatori.”
Ora vorrei chiedere agli amministratori che hanno potere decisionale sul destino di quel luogo, che evitino di mortificarlo ancora, e limitino ogni intervento che snaturerebbe il suo significato originale, di luogo sacro in cui sono stati sepolti gli antenati dei cagliaritani.
Non metteteci troppi lampioncini e panchine per favore.
Prendetevi cura della vegetazione, dei capperi che nascono spontanei sulle antiche tombe e degli animali: dei falchi, delle civette, dei colubri che colonizzavano numerosi la collina. Permettete che possa di nuovo pascolarci un gregge di pecore, come nei miei ricordi di bambino quando dalla mia casa ai piedi della necropoli, sentivo lo scampanellio delle pecore che arrivavano da non so dove, e correvo verso di loro per ammirarle a brucare l’erbetta fresca cresciuta tra le rocce scavate delle tombe
Grazie alle Zunk Towers, la città dei Fiori assomiglia più un porto dell’Albania che a una città italiana. Davvero un bello skyline.
egregio signor sindaco massimo zedda, scirarindi sonnu, oltre le promesse delle scorse elezioni ed io ti ho votato, in questa citta’ non si e visto niente di nuovo, ci sono giorni che mi sembra che cagliari sia ancora governata da emilio floris, e dalla sua giunta dormiente, mi sembra un incuboooooo !
ajo Gianfranco, accabbadda!
La butto li.
io non capisco il senso dell’archeologia industriale. Salviamo la parte fenicio-punica e quella romana. salviamole bene, per quanto possibile. Perchè possiamo bloccare i piani di Cualbu ma resta il fatto che la necropoli è e sarà sempre strangolata dal cemento “pubblico” di viale sant’avendrace, via falzarego, via montegrappa.
Ma nelle parti sventrate dal lavoro dell’italcementi non si potrebbe essere più coraggiosi? quel silos di ruggine che si vede sopra il colle è bello? parla di noi? è da preservare? il catino immenso e sperduto non potrebbe essere modificato, magari cambiandone anche la vegetazione?
il villino mulas deve restare così com’è? oggi i commenti dei cagliaritani mi sono sembrati netti, forse ero nel turno sbagliato.
il canyon creato per far passare i camion deve rimanere così, in modo che tra 50 anni si possa dire “ecco, qui passavano i camion?”
ne parliamo?
Io ho visitato Tuvixeddu questa sera. Sono d’accordo sullo sgomento causato dalle torri, dal cemento, dalla mancanza di un progetto.
Sono però convinto che si possa creare qualcosa di bello e fruibile dai cagliaritani tutti anche pensando a percorsi in stile “parco”. Insomma non ci vedo nulla di male in una zona restituita alla città con un po’ di verde e qualche percorso. Di sicuro non vorrei un qualcosa fruibile solo per “monumenti aperti” e per iniziative da 10€.
Ben diverso da “fioriere” e cancellate altre due metri, naturalmente.
Speriamo che la giunta comunale faccia il suo dovere.
D’accordo con i frastimmi di alecc. Tanto dal punto di vista penale, in un modo o in un altro, riescono sempre a sfangarla.
Bella la prima foto. Ma è ritoccata?
Nessun filtro. Solo saturata.
Stamattina sono stato il primo ad entrare. Ho avuto le stesse sensazioni. le recinzioni, le fioriere, quelle passerelle inutilizzabili, i tentativi di trasformare la zona in un nuovo Monte Urpinu, e quell’assurdo omicidio paesaggistico delle torri di Zuncheddu. Caro Vito, io maledico chi ha permesso quello scempio. Se solo ne avessi il potere, le raderei al suolo.
Mi consola il fatto di aver seguito la conferenza di alcuni giorni fa in onore del compianto Professor Lilliu, durante la quale il Sindaco Zedda ha dichiarato che Tuvixeddu rimarrà un monumento unico al mondo e non diventerà un parco giochi. Sindaco che tra l’altro si è messo diligentemente in fila per visitare l’area. Il colle sacro, così come l’ha ribattezzato il Sardus Pater Lilliu in tempi non sospetti, deve rimanere luogo di conservazione della memoria. la sua terra è impregnata del sangue, delle ossa e delle anime dei nostri avi. Cagliaritani, non punici e non romani. Cagliaritani. Questa dovrà essere la funzone di Tuvixeddu: una gigantesca arca del tempo che ci ricordi chi siamo stati, chi siamo e come dovremo comportarci, in futuro, affinché Cagliari sia una città migliore. E per chi vuole farsi una passeggiata, fare jogging, portare a spasso il cane o far giocare i bambini, potrà farlo negli splendidi parchi di Monte Urpinu e Monteclaro. Si lasci Tuvixeddu per meditare su chi siamo.
Questo il link del mio reportage fotografico:
http://www.flickr.com/photos/vorticeassurdo/sets/72157629299664246/show/
Sulla tomba del re fenicio Ezer a Sidonia : “Che nessuno mi tolga da questa bara in cui riposo, che nessuno mi deponga in un´altra tomba… Sebbene io sia ridotto in silenzio, tuttavia le mie imprecazioni hanno parole… Ogni principe reale e ogni uomo che aprirà la camera di questo sarcofago o che rimuoverà questo feretro, non abbia una sepoltura, né l’ abbiano i suoi figli e discendenti… Che gli dei li diano in balia di un potente tiranno, che ne faccia sterminio…”.