Le belle donne si tolgono gli anni, le università invece se li aggiungono. Per questo bisogna riconoscere allo storico Antonello Mattone una non comune onestà intellettuale. Ammettere dalle colonne della Nuova Sardegna di oggi, il giorno prima delle solenni celebrazioni per i 450 anni dell’Università di Sassari, che in realtà l’ateneo turritano di anni ne ha soli 380 (avete capito bene: 380) e che l’Università di Cagliari è stata la prima ad essere istituita in Sardegna, non è cosa da poco. “L’Università di Sassari ha mitizzato il proprio passato”, dice Mattone. Il problema è che continua a farlo. Perché?
Spiega Mattone:
“L’anno scorso l’Università di Sassari si trovò dinanzi ad un bivio ripristinare le date effettive di fondazione dello Studio generale, sulla base di un’attendibile ricognizione storica, o riproporre la tradizione del 1562, celebrando nel 2012 i 450 anni”.
Mattone afferma che è stata scelta la “strada intermedia”:
“Rendere omaggio a questa tradizione per quanto discutibile ma nel contempo mettere in evidenza che la data del 1562 era solo l’inizio dell’iter istitutivo dello Studio generale”.
Insomma, dire una cosa e il suo contrario. E perché? Per
“esigenze essenzialmente contingenti, come quella di rilanciare l’immagine del nostro ateneo e le sue tradizioni scientifiche, in un momento di grande difficoltà economica e sociale della Sardegna, col relativo calo del numero degli iscritti e rintuzzare di conseguenza le sempre ricorrenti ipotesi di ridimensionamento e addirittura di soppressione dell’Università di Sassari”.
La motivazione appare fragile. In nome di “esigenze essenzialmente contingenti” ci sono università che si limitano a dare la laurea a qualche cantante famoso, l’ateneo turritano invece ha deciso di falsificare la sua data di fondazione, retrodatandola di appena… settant’anni.
Di questa bufala qualcuno deve aver avvertito per tempo il presidente Napolitano, che con una scusa qualunque ha rifiutato la laurea ad honorem che l’ex Università più anica dell’isola voleva conferirgli.
Mattone dice che già nel ‘600 i sassaresi si erano fissati con questa storia che la loro università era stata fondata nel nel 1562 e non nel 1632. E si capisce bene, perché erano tempi in cui Cagliari e Sassari si contendevano il primato di città più importante della Sardegna. Allora aveva un senso. Ma oggi, perché insistere con questa bugia? Perché tirare in ballo improbabili “esigenze essenzialmente contingenti”? Perché Sassari ha bisogno di raccontarsi un passato che non esiste più, che non è mai esistito?
Mattone dice che nel caso della fondazione dell’Università si tratta dell’ “invenzione di una tradizione”. Ma il senso dello studio di Hobsbawm (a mio modesto parere) non è qui applicabile. Questa è una semplice mistificazione che si trascina da secoli per portare avanti quella battaglia tra classi dirigenti sarde che all’isola non ha mai fatto bene.
Un’”operazione verità” da parte dell’ateneo sassarese sarebbe stata molto più utile a tutti. Perché la Sardegna sta morendo di retorica e di menzogne sul proprio passato, e l’Università non può nel suo piccolo propagandare cose non vere. Perché tradisce il suo spirito.
Oggi l’Università di Sassari finisce sui giornali anche per un altro motivo: il Tar ha annullato il concorso per un posto in Clinica Oculistica perché costruito per favorire il figlio del direttore. Una storia squallida, anche perché non si è riuscito a capire chi, all’interno del Consiglio di Facoltà, ha scritto il bando che favoriva il rampollo.
A Sassari (come altrove) il nepotismo universitario è duro a morire. Anche professori stimati sembrano non resistere alla tentazione di far fare carriera ai propri figli.
E in questo articolo che vi segnalo, non vi sembra che qualche cognome ricorra in maniera curiosa?
http://www.algheronotizie.it/articoli.php?id_articolo=15030
Al di là delle banalità che tutti ripetiamo, ecco una ricerca seria sul nepotismo accademico all’italiana: http://www.focus.it/scienza/nepotismo-l-accademia-italiana-non-ne-e-immune_C12.aspx
Dimenticavo: il volume di Turtas è del 1986.
Anno in cui l’Ateneo festeggiò il 426° anno accademico! lol!
Scusate, ma chi finanzia la scuola per stranieri di Alghero? La Regione o l’Università? E soprattutto: come avviene il reclutamento dei docenti? Chi c’è dietro certi nomi? Chi li controlla? Come si può fermare il nepotismo?
Una studentessa indignata
Tanto per dare a Cesare quel che è di Cesare e a Turtas quel che è di Turtas:
“… verranno presi in esame soltanto i cosiddetti «decenni formativi» di questa istituzione [l’Università di Sassari], e cioè il periodo che va dall’apertura delle SCUOLE presso il locale collegio gesuitico nel 1562 fino alla sua ELEVAZIONE A UNIVERSITÀ, di diritto pontificio e regio, provvista di tutte le facoltà che caratterizzavano allora l’istituzione universitaria, un traguardo che venne laboriosamente raggiunto attorno al 1632” (Raimondo Turtas, La casa dell’Università. La politica edilizia della Compagnia di Gesù nei decenni di formazione dell’Ateneo sassarese (1562-1632).
Va bene non capire quello che si dovrebbe aver letto, ma dare a uno storico onesto e rigoroso le colpe di ‘leggerezze’ altrui è davvero troppo.
Purtroppo si tratta di una disputa abbastanza nominalistica. Entrambe le università, Cagliari e Sassari, furono in abbandono non molto dopo la fondazione, e per decenni i locali a loro destinati furono ridotti a magazzini o addirittura ricovero per animali. Non che attualmente siano ridotte meglio, salvo punte di eccellenza si tratta di esamifici che per i figli dei baroni e dei membri delle corporazioni sono una noiosa formalità (non che non debbano studiare, ma la strada ce l’hanno già spianata), per i giovani comuni una fabbrica di disoccupazione, precariato, stenti, emigrazione, fuga dei cervelli. L’abolizione del valore legale della laurea, che sicuramente col metodo antidemocratico che lo contraddistingue il governo Monti farà e imporrà, alla faccia di quella buffonata della consultazione via web, farà il resto. Forse è di questo che i baroni universitari dovrebbero occuparsi, se non fossero in gioco le loro posizioni, la loro adeguatezza, i loro privilegi medievali.
Qui si trova il pezzo sulla Nuova di Mattone:
http://lanuovasardegna.gelocal.it/cronaca/2012/03/23/news/l-universita-di-sassari-una-lunga-tradizione-e-un-futuro-da-costruire-5727961
Aggiungo due cose:
1) l’articolo viene il giorno dopo in cui uno storico come Raimondo Turtas, in un Convegno internazionale dedicato ai 450 anni dell’Università di Sassari e ospitato nell’Aula Magna del Rettorato, ha detto chiaro e tondo, dimostrandolo, che questa cosa dei 450 anni è una bufala. Insomma, l’articolo di Mattone sa tanto di una toppa dopo una sconfessione solenne.
2) Mattone (ma anche il Rettore) è uno storico: si può scrivere che anziché privilegiare “un’attendibile ricognizione storica” si è optato per “riproporre la tradizione del 1562” per “esigenze essenzialmente contingenti, come quella di rilanciare l’immagine del nostro ateneo e le sue tradizioni scientifiche”? E per fare questo si organizza un congresso internazionale in pompa magna? Dove è andato a finire la missione dell’Università, e degli storici in particolare?
Personalmente penso che si sia trattato di una brutta pagina dell’Università di Sassari, cui l’articolo sulla Nuova ha tentato maldestramente di mettere una toppa. E queste cose capitano quando ci sono gli uomini sbagliati al posto sbagliato.
Beh, se le cose sono andate così mi rimangio il mio “non comune onestà intellettuale” e lo sostituisco con “gigantesca coda di paglia”. Mi risulta che alla fine del suo intervento Turtas sia stato avvicinato da qualche suo esimio collega che gli ha spiegato che la valenza dei 450 anni era “politica”. Appunto. Grazie a questo bel falso storico qualcuno si sta pazientemente costruendo una futura candidatura.
Beh al racconto manca qualcosa. Turtas è autore di questo libro che persino nel titolo contiene l’errore storico. Quindi….che valore ha il suo intervento al convegno internazionale?
http://www.uniss.it/php/proiettoreImmagini.php?cat=178&item=1&itemImm=2512&xmlImm=/xml/testi/testi2512.xml&xml=/xml/immagini/immagine1446.xml&pagina=0&singpag=0
Beh, essendo un bastian contrario per vocazione, Turtas nell’occasione intendeva più che altro randellare qualche collega e togliersi un sassolino dalle scarpe. Anche passando sopra i suoi stessi scritti.
Non so quanto sia utile questo modo di procedere: o rinneghi i tuoi scritti o ti accodi al pensiero dominante. Scelta difficile, meglio randellare…
come è vero quello che dici; ma la candidatura qualcuno la sta costruendo anche su tutta un’altra serie di falsi non solo storici e facilmente verificabili. Nel silenzio assoluto di tutti.
i soliti sardi uniti contro la capitale della cultura sarda,pero’ mi siete simpatici lo stesso.
La capitale della cultura sarda è, in ogni caso, Nuoro e non Sassari… tanto per la cronaca
http://universando.com/Classifica_universita.htm
cagliari è tra i grandi atenei, sassari tra i medi (davanti a venezia, le 2 di napoli, macerata, urbino, cassino, udine etc)
vedere per credere….
giocando alle classifiche, si può usare anche questa:
http://www.shanghairanking.com/Institution.jsp?param=University%20of%20Cagliari
Sassari purtroppo non è presente…
Ha ragione. Forse mi sbaglio, ma mi pare non siano presenti nemmeno l’orientale di Napoli, la Ca’ Foscari di Venezia, Cassino…oppure l’università della Corsica Pasquale Paoli. Sul sito da lei segnalato solo 29 Atenei italiani hanno una scheda. Meno della metà di quelli realmente esistenti.Verifichi lei.
http://www.shanghairanking.com/Search.jsp
Gentile Alberto C.,
posso suggerirle un’occhiata a questo link?
http://www.topuniversities.com/university-rankings/world-university-rankings/2011/faculty-area-rankings/social-science
Cordialmente,
A mio parere lei, Ainis, ha centrato l’obiettivo. Mi pare che nella classifica da lei segnalata gli Atenei sardi siano assenti. Dovremo discutere di questo. A presto.
Beh insomma, anche l’Università di Cagliari è un po’ pompata. In ogni caso nel XVI-XVII secolo le Università erano istituzioni profondamente diverse da quelle che conosciamo oggi. Ad esempio, mancava del tutto l’insegnamento delle scienze che venne introdotto solamente dopo la riforma humboldtiana dell’Università di Berlino nel 1803 (più o meno), per cui non ha troppo senso festeggiare se non come ulteriore passerella di chi, come i Rettori, hanno convinto i politici (che, essendo un po’ tonti e complessati, si sono fatti convincere facilmente) che questo genere di cose è importante, che il livello della governance deve prevalere sulla qualità dei dipartimenti e dei corsi. Per cui vai di laurea ad honorem e di anniversari e di ermellini, poni potenza, e leva sostanza!
Perché non discutiamo del livello dei nostri dipartimenti e dei nostri corsi allora, Cagliari e Sassari assieme, e perché non verifichiamo se i tanti milioni della legge 7 sono serviti, almeno un pochino, a elevare il nostro ranking. Ne vedremo delle belle, altro che primogenitura…
Vediamo, vediamo, sono piuttosto curioso, anche se il risultato appare già scontato.
Quando poi le poche persone in gamba e realmente innovatrici, se ne vanno prematuramente…
@Mossad
sapesse “quanto” sapevano essere innovatrici ne resterebbe realmente sorpreso.
Vedo che ha lasciato un gran vuoto in molti.
Cordialmente,
Quella persona, davvero innovatrice, era anche un amico, ultimamente si profilava un promettente filone di ricerca in comune tra Sardegna e Corsica. Temo l’eventuale stagnazione che potrebbe profilarsi.
@Mossad
Mi riferivo alla grande ironia e alle “Torri di Atlantide”. Decise di pubblicare un post terribilmente satirico punzecchiando coloro che pretendono di inventare storielle e spacciarle per storia… e lo firmò!
Come le ho detto, siamo davvero in tanti a rimpiangerlo.
In ogni caso concordo in pieno con quanto ha detto: i nostri atenei traballano e capita pure che i fuoriclasse ci lascino prima del dovuto.
Cosa dice: ci facciamo benedire?
Cordialmente,
Cagliari batte Sassari 179 a 3. Sono i ‘martiri’ alloggiati nella cripta della Cattedrale da Mons. D’Esquivel, intorno al 1615 per ristabilire il primato della diocesi casteddaia nei confronti di quella turritana che un anno prima aveva presentato le reliquie dei tre martiri Gavino, Proto e Gianuario… attendiamo ora che il magnifico rettore tiri fuori qualche documento scritto in lingua nuragica che attesti la fondazione dell’Università di Cagliari intorno al IX secolo avanti Cristo.
La lotta per la primazia ha dell’incredibile.
Centinaia di tombe romane con l’iscrizione B.M. (Bonae Memoriae) che vennero lette Beatus Martyr, per battere i sassaresi.
I cagliaritani erano troppo avanti già da allora!
guardali l’invidia dei soliti cagliaritani, sassari e la capitale della cultura sarda , la capitale dei presidenti della repubblica, e dei ministri,al massimo voi avete avuto un sotto segretario e per di piu sfigato, e dai e non fatte i soliti cagliaritani centrici. invidiosi !
ti sei dimenticato di firmarti, od Di Legno!
e de ossu !
Ah quanto ci manca il Prof. Buddi Buddi, tornate presto!
avere sfornato elementi come Segni e Kossiga non mi pare un gran merito anzi bregungia manna est!Per quanto riguarda il clientelismo e il nepotismo siamo veramente messi male…
la vostra invidia e seconda solo alla vostra arroganza
oh! ma gli accenti?
L’arrogante ignoranza degli ultrà sassaresi.
Bisogna scusarli.
E’ l’invidia caput che li confonde e li induce in errore.
Si sono fatti la ricostruzione della carriera e hanno riscattato 70 anni di militare
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Andare a fare le pulci alle date di fondazione degli atenei sardi non è cosa che mi intrighi particolarmente.
Forse, perchè mi sono laureato a Firenze; forse, perchè non ho mai condiviso le contraddizioni fra CA e SS; forse, e soprattutto, perche credo che dovremmo essere tutti molto (molto) ogogliosi di essere parte di una regione geografica e storica che ha ben due atenei dai tempi nei quali in altre parti del mondo si legavano i cani con le salsicce.
Qualcuno potrà dire che il merito è forse di Carlo V, che equanimemente avreva preso in giro i sardi e a calci in culo buona parte degli (altri) italiani; o del suo allegro figliuolo Filippo II, con le sue Invincibili (?) Armade e le sue Lepanto. Può darsi.
La realtà è che esistevamo, geograficamente e culturalmente. Quanto al politicamente, non stavano bene neanche gli altri fratelli continentali o isolani.
Come stiamo adesso?
Beh, due cose, per precisare il quadro:
1) E’ vero che fra XV e XVII secolo la Sardegna ha goduto del fatto di essere incorporata negli Stati Uniti d’Europa del tempo. Questo le ha dato la possibilità di essere “al centro delle cose”, non necessariamente periferia dell’impero, nonostante la Controriforma e l’oscurantismo dell’epoca.
2) Sarà stato forse vero che al tempo in cui sorsero le Università sarde si legavano i cani con le salsicce, tuttavia non dobbiamo dimenticare che, senza ricorrere all’esempio dell’Università di Bologna (XI secolo) nel resto d’Europa le Università esistevano da 400 anni prima…
Appunto…
Ancora meno mi preoccupano le date e i relativi primati di casa nostra.
Per il resto del mondo, non credo che l’elenco delle università più antiche sia così drammaticamente lungo quanto quello di quelle che oggi ci precedono nella valutazione generale del pianeta.
Ahinoi…
Gentile Mossad,
forse il punto è un altro (o “anche” un altro): perché aver bisogno, nel 2012, di attribuirsi una maggiore anzianità? Non è che fa parte della necessità così evidente di dover andare a cercare qualcosa di confortante in un lontano passato per evitare di vedere la situazione attuale?
Se Biolchini intendeva questo, ha ragione da vendere. Forse si potrebbe cominciare a domandarsi se abbia davvero senso vantare una particolare anzianità oppure realizzare l’arretratezza dei nostri atenei cominciando proprio dall’operazione emblematica di smetterla di contare palle evidenti sul passato. Anche per una piccolezza come la data di istituzione di un’università.
Cordialmente,
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
La notizia sulla scuola per stranieri di Alghero è uno scandalo. Ci hanno infilato le amiche e soprattutto le figlie. Ma chi paga?
Gentile Biolchini,
«…la Sardegna sta morendo di retorica e di menzogne sul proprio passato».
Sì, concordo.
A tale proposito mi permetto di citare Alfonso Stiglitz (da un recente articolo apparso su: XENOI, Immagine e parola tra razzismi antichi e moderni – Atti del Convegno Internazionale di Studi – Cagliari, 3-6 febbraio 2010
«[A proposito del] crescente numero di libri sull’identificazione tra Atlantide e la Sardegna o sugli Shardana custodi di conoscenze superiori, civiltà fondante dell’identità sarda, che stanno avendo un grande seguito nell’opinione pubblica sarda grazie ai mass media compiacenti e alla diffusione nell’ambito scolastico per la traballante preparazione storica di alcuni docenti. In sostanza il rischio attuale è quello paventato da Valentina Pisanty del «passaggio dal nazionalismo al razzismo [che] avviene quando la cultura che si vuole proteggere dalle influenze esterne viene presentata come un patrimonio talmente radicato nella profonda indole della Nazione da apparire quasi come una seconda natura»
Ricorrere ad una storia inventata di sana pianta o rivista in chiave ideologica (o utilitaristica, posto che abbia senso distinguere le due categorie) è un brutto segno. Anche se si tratta di divertirsi con pretese (e apparentemente inoocue) priorità cronologiche.
Cordialmente,
…però in quanto a Lauree “AD HONOREM” non la batte nessuno!
Peccato per quel simpaticone di Gheddafi che si é fatto ammazzare poco di prima di piantare le tende in piazza d´Italia per ritirare la laurea honoris causa in Scienze Politiche (sic!).