Il documento è stringato, stringatissimo. Definirlo “eversivo” non suoni come una provocazione, perché oggettivamente vuole mettere in discussione l’ordine costituito. Eccolo.
Ordine del giorno: Sanna Giacomo, Dessì, Maninchedda, Planetta, Uras, Sechi, Cocco, Cugusi, Steri, Salis.
Il Consiglio regionale
Preso atto delle ripetute violazioni dei principi di sussiadierietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Sardegna
DELIBERA
DI AVVIARE UNA SESSIONE SPECIALE DI LAVORI, APERTA AI RAPPRESENTANTI DELLA SOCIETA’ SARDA, PER LA VERIFICA DEI RAPPORTI DI LEALTA’ ISTITUZIONALE, SOCIALE E CIVILE CON LO STATO, CHE DOVREBBERO ESSERE A FONDAMENTO DELLA PRESENZA E DELLA PERMANENZA DELLA REGIONE SARDEGNA NELLA REPUBBLICA ITALIANA
Poche righe che sono una bomba. Perché quattro importanti formazioni politiche appartenenti ad entrambi gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, visto l’atteggiamento dello stato nei confronti dell’isola, vogliono capire se i reciproci diritti e i doveri reciproci vengono rispettati.
L’ordine del giorno è stato illustrato stamattina in aula dal consigliere regionale sardista Paolo Maninchedda, e il suo intervento lo potete trovare integralmente sul suo blog (e merita veramente di essere letto). Ha detto Maninchedda:
Lo Stato italiano non ha mai notificato all’Unione Europea (unico Stato membro a comportarsi in tal modo) la previsione dello Statuto sardo per un regime fiscale agevolato per la Sardegna. Non l’ha mai fatto e mai lo farà perché teme una Sardegna con un regime fiscale diverso da quello dell’Italia! L’Italia applica lo stesso regime a tutte le latitudini, un Paese lunghissimo e diverso applica lo stesso regime fiscale in tutti i luoghi. La Sardegna, è stato dimostrato, è stata uccisa prima dal fisco piemontese e adesso dal fisco italiano, che non io, ma il Presidente della Corte dei Conti, ha definito “ingiusto, inefficace e punitivo per gli onesti”: non io, non un sardista, ma il Presidente della Corte dei conti!
L’Italia ha costretto la Regione Sardegna ad essere l’unica Regione in Italia a finanziare una strada statale: siamo gli unici!
L’Italia, con l’accordo del 2006, ha vigliaccamente imposto alla Sardegna di farsi carico del suo svantaggio geografico, gli ha caricato la continuità territoriale e il trasporto pubblico locale, e quando ha concesso il trasporto pubblico locale alle altre Regioni d’Italia dando loro anche i soldi, glieli ha dati fuori dal Patto di stabilità mentre noi siamo ancora con il trasporto pubblico locale compreso nel Patto di stabilità!
Questa è l’Italia a cui voi siete affezionati, noi no! L’Italia ha impugnato, con la Corte costituzionale, tutte le leggi di questo Consiglio regionale e imposto a tutte le Regioni un presidenzialismo becero, giacché ha bocciato tutti gli statuti e le leggi statutarie che non avevano queste caratteristiche.
Conclusione.
Chiediamo una cosa: che voglia considerare oggi, con un ordine del giorno, l’apertura di una sessione speciale dei suoi lavori, aperta alla società, ai deputati e ai senatori, impegnata a verificare la convenienza del nostro permanere nella Repubblica italiana. La nostra proposta è di sottoporre a verifica da subito la vigenza dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, per accertare se essi siano rispettati da entrambe le parti; la nostra proposta è sottoporre l’unità d’Italia a verifica di giustizia e di vigenza.
Secondo voi come reagiranno Pd e Pdl ad una richiesta del genere?
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Il gruppo del PD ha perso un’altra occasione per dimostrare di esistere. Non mi meraviglia, dato che Giampaolo Diana è un migliorista (ossia non è di sinistra), e quindi evidentemente succube della lezione italianista del suo capocorrente che siede al Quirinale (e neanche lui è di sinistra). Mi meraviglia un po’ di più da parte dei numerosi “soriani” che in altre ere geologiche facevano dello specifico sardo una bandiera, anche se magari personaggi come la Barracciu e Bruno sono piuttosto “in libera uscita” alla ricerca di qualche capocorrente nazionale (verosimilmente Franceschini o Veltroni) che garantisca la conferma del cadreghino. Non meraviglia per nulla da parte dei “democristi” legati al carro di Paolo Fadda, che nulla hanno a che spartire con l’autonomismo di ben altri leader democristiani di altre ere geologiche come Giosué Ligios e Pietrino Soddu. E’ scoppiata, come intuibile, l’ennesima scaramuccia tra Michele Piras di SEL e Diana in veste di capogruppo del PD. Si è parlato addirittura di alleanze locali tra PD e SEL a rischio. A rischio, purtroppo, è la sopravvivenza del PD, finché rimane in mano a personaggi di modeste qualità che non vedono a un palmo dal proprio naso.
Le spinte più o meno indipendentiste sono il frutto di una crisi degli Stati nazionali, che dopo la seconda guerra mondiale, hanno iniziato ad interessare l’europa intera. In Italia siamo approdati ad una forma di centralismo regionale fino agli ultimi tentativi di attuazione di un federalismo solo proclamato e purtroppo strumentalizzato da esponenti di un partito che ben si sono insediati nei palazzi romani nonostante abbiano alimentato per anni venti di secessione.
Il vero federalismo è il processo federalista europeo, che significa necessità di introdurre meccanismi di razionalizzazione delle entrate e controllo della spesa pubblica.Significa autonomia e responsabilità. Significa capacità di governare. E questo vale per tutti, regioni ordinarie e speciali. Questa è la sostanza. Invece di assumere sempre l’atteggiamento passivo di popolo perennemente colonizzato che diventa arma di consenso politico per la miriade di movimenti indipendentisti e ora anche di un odg appoggiato da pdl psdaz sel idv quasi a dimostrare un fronte unito dei sardi ( sempre sfuggire dal mito sardo!) che in realtà nasconde solo interessi particolari! E allora dovremo iniziare a lottare per garantire servizi essenziali ai sardi, pensare e rivendicare autonomia di entrata e di spesa per gli enti locali cosi che, in relazione alle funzioni affidate, possa essere riconoscibile il servizio prestato. Dovremo iniziare a fare un ragionamento di più largo respiro, dire immediatamente che 8 province in sardegna sono uno grande spreco e vergogna! pensare alla riallocazione delle risorse e delle funzioni, e dire che non può esserci un assessore ai servizi sociali in comune,uno in provincia e uno in regione. Pensare e definire chi fa che cosa. Individuare ambiti ottimali di esercizio di determinate funzioni ( quale governo di area vasta?) che tengano conto della conformazione geografica del territorio e tengano conto di parametridi efficienza ed efficacia ma anche di rappresentanza democratica. E se proprio vogliamo stare sul piano demagogico di Maninchedda e commpagni allora perchè non sfruttiamo per bene la nostra autonomia ( quella tanto cara ad emilio lussu!) e riduciamo subito il numero di consiglieri regionali? Non sarà sicuramente una misura che condurrà a grandi risparmi di spesa- che invece stanno nella razionalizzazione di funzioni risorse programmi- ma sarà sicuramente un bel messaggio per tutti i disoccupati sardi. Questa si che sarebbe una regione ( o chiamiamola come vogliamo) SPECIALE!
Della vicenda si è accorto anche il Sole 24 Ore di oggi!
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-22/secessione-sardegna-approva-ordine-130102.shtml?uuid=Abur6NCF
Cagliari, 21 marzo 2012 – La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Claudia Lombardo. All’ordine del giorno le risultanze dell’assemblea degli Stati generali. Nella seduta di sabato erano stati presentati due ordini del giorno. (…)
Il primo odg (Giacomo Sanna e più) delibera di avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della società sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale, sociale e civile con lo Stato che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della regione Sardegna nella Repubblica italiana. (…)
Sull’odg n. 1 è intervenuto l’on. Maninchedda (Psd’az) che ha invitato i colleghi a votare a favore in quanto si chiede di sottoporre a discussione la qualità dei rapporti tra la Regione e lo Stato italiano. Noi – ha detto – non capiamo eventuali voti contrari perché si tratta di una questione di lealtà nei rapporti istituzionali. (…)
L’on. Carlo Sechi (Misto) ha annunciato il voto a favore perchè questo ordine del giorno fa appello alla lealtà istituzionale.
L’on. Bruno (Pd) ha espresso il voto contrario all’ordine del giorno. Questo Consiglio regionale – ha detto – è incapace di fare le riforme. Dobbiamo fare un processo costituente, un’altra sessione di lavori non serve a niente.
L’on. Planetta (Psd’az) ha detto che questo odg è un’opportunità per scrivere una pagina di speranza. Basta – ha affermato – con la strategia dello struzzo, che mette la testa sotto la sabbia aspettando che passi la tempesta. Dobbiamo far crescere la dialettica e confrontarci oltre gli schieramenti. Chiediamo una riflessione sul nostro ordine del giorno.
L’on. Porcu (Pd) ha detto che voterà contro ma ha auspicato che l’odg sia sospeso. Quello che chiede l’odg – ha sostenuto – è legittimo perché chiede di verificare i rapporti con lo Stato. Dunque, il tema posto è legittimo. L’odg però è stato presentato in un momento sbagliato.
L’on. Vargiu (Riformatori) ha annunciato il voto contrario. La sessione di lavori che questo odg evoca – ha aggiunto – c’è già stata. Se i lavori restano dentro il palazzo si produrrà un altro documento inutile. Noi dobbiamo far parlare i cittadini sardi, questo Consiglio ha parlato anche troppo e non fa altro che litigare.
L’on. Ben Amara (Misto) ha detto che questo odg si inserisce nella parte del “non detto”. La lealtà non c’è quindi – ha aggiunto – inutile verificarla. Ma se anche dovessimo verificarla e poi constatiamo che la lealtà non c’è. Cosa facciamo? Io voterò contro – ha concluso – perché l’odg è poco chiaro.
L’on. Salis (Idv) ha detto di aver sottoscritto questo odg perché la lealtà dello Stato nei confronti della Sardegna non è chiara.
L’on. Giacomo Sanna (Psd’az) ha annunciato il voto a favore e ha detto che con questo odg si vogliono verificare i rapporti di lealtà istituzionale sociale e civile con lo Stato. La sessione speciale dei lavori deve essere fatta fuori dal palazzo, in mezzo alla gente. Il confronto all’esterno è la cosa più salutare che il Consiglio possa fare.
L’on. Uras (Misto) ha sottolineato di essere fedele alla Costituzione repubblicana. Questa fedeltà è stata giurata anche da chi però poi non rispetta il dettato costituzionale. Questo odg dovrebbe essere votato da tutti. Perché la verifica dei rapporti Stato – Regione deve essere fatto.
L’on. Campus (Pdl) ha criticato l’odg e ha detto che non si può aprire un conflitto con l’universo mondo, con il Presidente della Repubblica, con il Parlamento, con la magistratura, con la Pubblica amministrazione. L’odg è poco chiaro.
L’on. Steri (Udc) ha asserito che il gruppo di cui fa parte è per l’unità della Repubblica ed è a favore dell’Assemblea costituente. Il fatto di essere per l’unità dell’Italia non vuol dire però che non si possa aprire una verifica sugli atti dello Stato. Decidere come dobbiamo confrontarci cementa l’unità, per questo abbiamo sottoscritto questo odg. Steri ha annunciato il voto favorevole del gruppo Udc- Fli.
L’on. Mario Diana (Pdl) ha detto che il gruppo Pdl voterà in totale autonomia. Personalmente – ha aggiunto – voterò contro perché questo odg non ottiene nessun risultato e mina l’unità della Repubblica. In questo momento è indispensabile far capire che siamo tutti uniti e non abbiamo l’idea di separarci dalla Sardegna.
L’on. Capelli (Misto) ha ricordato che ha apposto la sua firma all’odg e che voterà a favore.
L’on. Pittalis (Pdl), annunciando il voto a favore, ha detto che in questo odg non c’è nulla di eversivo, anzi è un contributo al superamento di una situazione di subordinazione della Sardegna nei rapporti con lo Stato.
L’on. Soru (Pd) voterà contro l’odg. . Se non c’è leale collaborazione bisogna far ricorso alla Corte Costituzionale. Stiamo perdendo di vista il vero punto: non dipende certo dalla sleale collaborazione dello Stato nei confronti della Sardegna il disavanzo in sanità, la perdita dei fondi europei ecc.
L’on. Giampaolo Diana (Pd) voterà contro. Perché – ha chiesto – in questi tre anni non si è assunta una decisione dirompente contro il governo Berlusconi che ha vessato la nostra isola? Io credo sia sbagliato ricorrere ad un’altra sessione speciale che mortifica il ruolo e la funzione del Consiglio regionale. Non possiamo mettere in discussione – ha concluso – l’unità di questo Paese.
L’ordine del giorno n. 1 è stato approvato (Presenti 58, votanti 56, sì 31, no 25, 2 astenuti).
Ma davvero l’on. Mario Diana (Pdl) ha detto che: “non abbiamo l’idea di separarci dalla Sardegna”?
Chi? I consiglieri regionali? I sardi?
“L’on. Ben Amara (Misto) ha detto che questo odg si inserisce nella parte del “non detto”. La lealtà non c’è quindi – ha aggiunto – inutile verificarla. Ma se anche dovessimo verificarla e poi constatiamo che la lealtà non c’è. Cosa facciamo?”
La domanda è giusta e la risposta è “Assolutamente nulla”, come solo dei veri incapaci sanno fare. Se fossero capaci di dedurre le conseguenze elementari dalla situazione attuale percorrerebbero l’opzione indipendentista almeno fino ad una risposta concreta dello stato su entrate e servitù militari. Siccome sono per la maggior parte come Cappellacci che fa finta di ridare la tessera e poi torna strisciando, si tratta del solito trucchetto (a parte Maninchedda e Sanna gli altri hanno ribadito la loro cieca fedeltà alla repubblica).
Se in Consiglio Regionale questa gente pensasse soltanto a risolvere concretamente i problemi della Sardegna e dei Sardi che li hanno eletti e che li pagano profumatamente per lavorare e non per farneticare secessionismi o indipendentismi non saremo in queste condizioni…
Non prendiamocela soltanto con Roma prevaricatrice e ladrona ma guardatevi allo specchio
e attribuirete la colpa della ns situazione a un Consiglio regionale e una Giunta incapaci e impreparati a difendere i ns interessi e a proporre soluzioni costruttive e risolutive studiate in modo approfondito e aderenti alle necessità dei sardi e alle potenzialità della Sardegna.
Ci sono studiosi competenti ,università e enti che hanno quei compiti specifici pagati solo per fare dei lavori che poi non utilizza nessuno e che se coinvolti potrebbero dare soluzioni nuove e concrete….che ne fanno i Consiglieri dei 2500,00 € mensili fuori stipendio?
Smettiamola con la propaganda che non serve né alla Sardegna né ai Sardi e smettiamola di piangerci addosso mandiamo a governarci persone capaci e competenti e non manovali della politica (con tanto rispetto per i manovali!!!!!!!!)
trovo che il dibattito sia interessante e, per quanto non sia un indipendentista incallito, il tema dell’indipendenza l’ho sempre trovato stimolante e assolutamente non da escludere.
l’arroganza con cui lo stato italiano ha trattato la Sardegna negli ultimi anni è tale da rendere doverosa una riflessione in tale direzione… solo un dubbio mi resta:
abbiamo una classe dirigente in grado di governare CORRETTAMENTE un’isola che non è più nelle mani dello stato ma nelle mani di se stessa?
perchè non voglio affacciarmi alla finestra di casa e vedere campi da golf circondati di giganteschi alberghi, non voglio dover conoscere tizio/caio e sempronio per lavorare 6 mesi come interinale in qualche asl o in qualche comune, non voglio andare in una scuola che crolla a pezzi ma con le lavagne digitali…
quando avremo una classe dirigente più onesta (o meno corrotta) e più vicina ai problemi reali del territorio e della gente, sarò ben lieto di vivere in un isola nazione indipendente…
Anonimo sei un grande,il più grande politologo di Sardegna,concordo su tutto.A te Sartori ti fa un baffo.
SECONDO ME QUESTI 4 PARTITI HANNO RUBATO L’IDEA AI RIFORMATORI SARDI, NE SONO SICURO E TROPPO ORIGINALE,IN ALTERNATIVA DIETRO QUESTI 4 PARTITI CI SONO I RIFORMATORI SARDI CHE STANNO MANOVRANDO UNA SECESSIONE.
La nostra proposta è di sottoporre a verifica da subito la vigenza dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, per accertare se essi siano rispettati da entrambe le parti; la nostra proposta è sottoporre l’unità d’Italia a verifica di giustizia e di vigenza…….
basti dire che l’80% delle servitù militari è nella nostra terra, il diritto dei sardi è quello di subire…….
L’argomento è arrivato in consiglio regionale, tra l’altro in un momento importante in cui in tutta Italia si sta mettendo in discussione il sistema stato e non solo perchè non ci piace l’Italia per ragioni storiche, ma soprattutto perchè l’implosione del sistema economico e democratico ci ha dimostrato che lo stato cosi come è non va. Tra l’altro in un momento di democrazia sospesa, dove il governo è stato nominato e scelto dall’Europa e dove le decisioni sono prese fuori dalla stessa Roma, ci rendiamo conto che molto è cambiato e che ci dobbiamo adeguare al nuovo contesto. Finalmente la tematica esce dal folklore ed entra nel dibattito politico con piena dignità. Il resto, compreso il famoso binomio che contrappone autonomismo e indipendenza, è solo bega politica volta a raccattare voti da parte di movimenti che si contendono lo stesso elettorato.
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idv,udc, e sel non sono partiti sardi . ma italiani, che interesse hanno per proporre l’indipendenza della sardegna ?
Non ho capito una cosa , ma se IDV UDC , SEL PSDAZ mettono in dubbio la permanenza della Sardegna nella Repubblica Italiana ( gia specificando Repubblica Italiana e non Italia mi sembra di capire che secondo loro la Sardegna non è Italia giustamente)se le cose non dovessero cambiare,mi chiedo,queste persone che italiani sono ? Anzi che sardi sono ? Un laziale o un toscano non avrebbero mai messo in dubbio la loro permanenza nella Repubblica Italiana , perchè sono italiani.Mi sembra di capire che molti sardi dicono di essere italiani fino a quando la Repubblica italiana continua a darci un piatto di minestra , ma pronti a non esserlo piu’ quando il piatto è vuoto. E fino a ieri magari queste persone hanno festeggiato 150mo dell “unita’”d Italia. Markixeddu
Staccarsi dall’Italia in questo momento storico di crisi economica internazionale è un’ottima arma vincente per dare a tutti i sardi maggiori prospettive future.
Il gettito irpef e inps della Sardegna copre a malapena il 60 per cento di quello erogato ai cittadini sardi. Ma sono sicuro che i sardi saranno contentissimi di ridursi la pensione pur di dirsi indipendenti da Roma.
La pensione che i sardi ricevono ce l’hanno per i contributi che hanno versato. L’indipendenza non centra niente. Io sono sardo, vivo in Sardegna, ma ho pagato i miei contributi in Olanda, dove ho lavorato per anni. La pensione mi arriva da li e non mi risulta che la Sardegna sia mai stata Olandese…
Non spariamo tontese
Dall’arguzia della tua risposta, non c’è dubbio alcuno che tu appartenga alla nostra famiglia.
Manichedda lo fa perchè ci crede, mica perchè vuole candidarsi Presidente della Regione
vorrei suggerire a Maninchedda di farsi carico di una proposta concreta, una iniziativa, semplice ma realizzabile, minima ma tangibile che, probabilmente, attirerebbe l’attenzione del governo (dei banchieri) italiano: far adottare alla regione Sardegna una moneta virtuale locale (tipo http://www.sardex.net) utilizzata dalla tesoreria per tutte le uscite (stipendi, pagamenti finanziamenti agli enti locali ect) e per le entrate locali (tasse e contributi). Sarebbe anche una iniziativa contro la crisi economica ed occupazionale perchè potrebbe incentivare le produzioni locali ed i consumi.
Basta proclami … si faccia qualcosa di reale.
Mi reputo una ‘Indipendentista nel midollo’ e, pur amando ‘volare’, sono una donna concreta ed ancorata alla terra. Scrivo perchè ritengo che prima di intraprendere qualcosa di eclatante sarebbe bene ricordarsi che andare a combattere per un’idea, senza avere un’idea di se stessi, è molto pericoloso. Credo di conoscere bene le sfumature dell’anima dei sardi, nel bene e nel male. Intraprendere un divorzio dall’Italia, significa saper badare a se stessi…. E’ pronta la classe politica locale, a fare dell’Agricoltura un fiore all’occhiello per l’autosussistenza dei sardi? Come siamo messi ad educazione sul risparmio energetico? Siam capaci di creare e di vivere attraverso un turismo sostenibile? L’artigianato, è in grado di essere rivitalizzato e quindi esportato? E tutto il resto? Sopratutto, Dott. Maninchedda, prima che alcuni di noi pensino che questa sia demagogia, se crede mi risponda, ma con fatti concreti per favore: NOI, noi sardi, siam capaci di creare una Nazione?
Assolutamente d’accordo con thirdeye: la Sardegna può essere indipendente, ma a quali costi? Siamo pronti a tornare a lavorare la terra, riscoprire i mestieri antichi e l’artigianato, investire, non soldi ma tempo e energie nelle nuove tecnologie?
Ci sono moltissimi indipendentisti, ma non li troverete a organizzare sit-in di protesta, raccogliere voti per referendum o seduti su qualche scranno della politica: questa, come dice thideye, è solo demagogia.
In questo link http://compost.altervista.org/l-indigeno-nuragico-sull-indipendentismo-in-sardegna/ un “manifesto” del nuovo vero indipendentismo.
Gabriele Ainis, ti ho riconosciuto!
Lasciali un po’ in pace gli indipendentisti del DNA!
Gabriele chi?
Non sono Gabriele Ainis, e non so neanche chi sia.
Gentile Stefano Reloaded,
e provare con un robusto paio di occhiali???? 🙂
A parte gli scherzi, noterà che mi sono accuratamente tenuto alla larga dal tema: ingolfare il blog di Biolchini va bene (ha per caso notato la logorrea nel grazioso scambio di vedute con Bolognesi?) però esagerare no. Anche la dissenteria ha un limite fisico (con le dovute eccezioni, naturalmente). 🙂
Cordialmente,
PS – Compost è venuto a commentare anche sul nostro blog, come tutti noi amanti dello spam (Biolchini non lo impedisce e credo faccia bene). Se per caso le interessasse il mio parere (lo so che altrimenti stanotte non dorme) condivido poco del post segnalato.
Avevo pensato fosse un suo commento ironico sotto mentite spoglie.
Invece è una cosa seria. 🙂
Gentile Stefano Reloaded,
serissima!!! C’è qualcuno che si è subito preoccupato (e ha fatto bene, diciamocelo: e se poi gli contagio la logodissenteria?).
🙂
Cordialmente,
E provare con due robuste paia di occhiali??????
Gaia Sardegna, non Compost, che ammetto di conoscere personalmente, e di cui apprezzo e condivido il suo “nuragico” pensiero.
E comunque ben venga lo spam, se utile alla condivisione e al confronto.
Credo si tratti di un’iniziativa politica dirompente, ma che non avrà effetti altro che mediatici. Per ora, almeno.
Penso e credo che per porsi con una questione che mette in dubbio la sovranità della Repubblica Italiana sulla Sardegna, non ci si possa mettere in termini di “convenienza”. E’ un modo di affrontare la questione, a mio parere, molto ambiguo e riduttivo. Sembra quasi un controcanto leghista, e lo dico, con dispiacere, da nazionalista sardo convinto. Sperando di sbagliarmi.
A maggior ragione perché si cita l’Europa, che in merito all’indipendenza dei popoli e all’autoderminazione ha tutta una serie di regole e un’ideologia ben precisa. Che ha le sue ragioni.
Se una classe dirigente sarda convinta di quello che fa pone la questione dell’indipendenza, lo fa in primo luogo da “nazione”, non da “regione”. E c’è una differenza sostanziale, non terminologica. Che cos’è una regione? E’ semplicemente un’appendice della Repubblica Italiana. Che cos’è un’appendice della Repubblica Italiana che pone il problema del distacco per “mancata convenienza”? E’ una classe dirigente “italiana” secessionista, non indipendentista sarda.
Pertanto, ho i miei dubbi sulle ragioni, non solo di questa comunque importante iniziativa, ma su tutto questo movimento indipendentista che pone la questione della sovranità su basi essenzialmente fiscaliste ed economiciste. Come se l’autodeterminazione della Sardegna dipendesse da un calcolo di un fiscalista, di un civil servant del Tesoro o dalla gestione delle entrate e del bilancio regionale.
L’Europa Occidentale ha una tendenza ideologica ben precisa. Per avere una nazione (con o senza stato), bisogna avere una lingua, oltre a storia, costumi, territorio, volontà popolare e della classe dirigente, ect. Certo, c’è il caso della Svizzera, dell’Austria ect ect, ma le eccezioni non smontano la generalità delle regole di tendenza. La Sardegna generalmente, nelle cartine dei popoli europei, infatti, è considerata una nazione, in ragione della presenza di una lingua specifica (per quanto oggi debole e contrastata dall’italianismo, ma non più del gaelico in Scozia), nonostante non sia stato sovrano dal 1848 e indipendente dal 1409.
Quindi le ragioni per le quali la classe dirigente sarda potrebbe/dovrebbe orientarsi su prese di posizione relative al sovranismo, dovrebbero essere di natura “nazionale”. Siamo un popolo diverso, abbiamo diritto a governarci da soli. Invece, essendo a mio avviso questo presunto e sedicente indipendentismo, un figlio malato dell’establishment autonomista che cerca di trovare soluzioni alla propria crisi di ceto, sfoga la propria rabbia sul fatto che i trasferimenti statali si affievoliscono, e la funzione di mediazione dei fiduciari governativi sardi venga meno.
Cosi come l’autonomismo fallisce perché, fin dagli albori sposa lo stesso economicismo e la teoria del “ritardo di sviluppo”, invece di quello della minoranza linguistica e nazionale, questo indipendentismo che nasce dall’establishment in crisi fa sostanzialmente lo stesso errore, promuovendo un atto politico che lascia intravedere una possibilità di avvio di un processo di autodeterminazione, sulla base di una teoria di mal funzionamento di bilancio. Una sciocchezza evidente.
Ma non una sciocchezza per un ceto politico che si prepara a superare la crisi di legittimità che lo attanaglia indirizzando la rabbia dei ceti espulsi dal benessere in Sardegna contro Roma. E sperando, in qualche modo, di sottrarsi alla contestazione e alla delegittimazione popolare. E poi si vedrà.
Non è un caso che in alcune vicende chiave gli stessi ambienti pseudoindipendentisti abbiano sposato la causa dell’establishment e non dei movimenti democratici popolari a base potenzialmente nazionalitaria. Basti pensare ai pastori, spina dorsale della nazione linguistica e identitaria, additati come pericolosi antiparlamentaristi. Basti pensare allo scontro per l’insegnamento in lingua sarda, nel quale l’Università ottiene la solidarietà della politica, mentre su Comitadu de sa Limba Sarda e gli altri vengono sostanzialmente privati di aiuto morale e materiale e zittiti.
Potrebbero esponenti realmente, non dico indipendentisti (perchè siamo sul piano dell’utopia galoppante), ma almeno realmente nazionalisti, scegliere l’establishment invece che la base stessa della nazione e delle ragioni fondanti della nazione?
Io credo di no, ma , ripeto, spero di sbagliarmi e aspetto di essere smentito dai fatti.
se aderiscono danno una spinta importante alla proposta. potrebbe dare anche rilievo nazionale. si farebbero una bella pubblicità.
se non aderiscono potrebbero subire invece pubblicità negativa: quelli che non si interessano dei diritti dei sardi. sempre che gli altri partiti riescano a sollevare la proposta rendendola di interesse pubblico.
secondo me aderiscono
Eversivo, tutt’al più, potrebbe essere l’esito della discussione che potrebbe esserci se l’ordine del giorno venisse approvato dal Consiglio. L’OdG proposto, in se stesso, come dice Maninchedda, serve a sottoporre a “verifica da subito la vigenza dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, per accertare se essi siano rispettati da entrambe le parti; la nostra proposta è sottoporre l’unità d’Italia a verifica di giustizia e di vigenza”; verificare se la Costituzione italiana è stata rispettata ed è vigente non è eversivo.
Maninchedda, nel suo intervento, dice anche che questo non basta, che sono necessarie una serie di riforme e che queste saranno possibili solo con un cambiamento di quadro politico: “io credo che il prossimo Presidente della Giunta o nasce da accordi originali e da soluzioni non scontate o non servirà a nulla, cioè sarà un presidente conservatore, sarà un presidente gestore delle macerie.”
Si avvicinano le elezioni? E allora mi chiederei cosa hanno in mente Sel e Idv.
Mah, caro Vito, o faranno orecchie da mercante come sempre, oppure (in linea con le ultime fulminazioni sulla via di Damasco di alcuni membri di PD e PDL) tenteranno di cavalcare le medesime proposte (ora che con Monti devono rendere meno conto alle segreterie romane), ma fino a un certo punto.
C’è tuttavia un dato politico interessante, per quanto piccolo: rispetto alla vecchia mozione sull’indipendenza (presentata sempre dal PSD’AZ), stavolta diverse forze italiane hanno sottoscritto congiuntamente ai sardisti un ODG in cui si mettono in discussione le condizioni della convenienza di esser parte di questo Stato. Condivido quindi l’appellativo eufemistico di ODG “eversivo”.
Del resto ne parleremo con la ns associazione su sanatzione.eu ad aprile.
Cosa dovrebbe fare il PD? Secondo me dovrebbe aderire. Una delle poche buone intuizioni uscite da Sardegna Democratica negli ultimi tempi è stata quella di Massimo Dadea, che ha evidenziato come tra le opzioni da prendere in considerazione per l’ennesimo tentativo di “riautonomizzazione” del Partito (i DS Sardi erano autonomi, mentre il PD malauguratamente è rinato come partito italianista) non sia da escludere, almeno a livello di ragionamenti, quella indipendentista.
Cosa farà il PD? Temo, come sempre, niente. In troppi pensano a fare il tornaconto di qualche capocorrente nazionale e a riceverne corrispettivo tornaconto, utilissimo specie quando si stileranno le liste dei candidati alle elezioni politiche, e pochi davvero pensano a fare qualcosa di “sardo”.
Piuttosto come mai c’è l’adesione dell’UDC? Coraggio politico, o furberia tattica del solito Giorgio Oppi?
Cosa farà il PDL? Niente, questa logica porterebbe alla sua definitiva dissoluzione. E’ un partito personale incentrato sulla figura di Berlusconi, orientarsi in senso fortemente autonomista significherebbe per i pidiellini sardi negare la propria ragion d’essere partito. A meno di non lavorare per nuove aggregazioni.
aspetto che si esprimano Di Ghiscio, Di Legno e Di Gomma…
Dimentichi Di Ghisa…
Il gettito irpef e inps generato dai sardi copre meno del settanta per cento del fabbisogno dei cittadini della Sardegna, ma sono convinto che i sardi saranno felici di rinunciare a una parte della pensione pur di liberarsi di Roma.
Adesso che Monti salva l’Italia si andrá in pensione a 44 anni, in fila x 2…
ma questi tre non saranno tutti aristocratici , perche questi DI, non mi e nuovo.