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Dieci giorni fa in Afghanistan la morte tre militari italiani. Il mistero dell’unico superstite, un ragazzo di Cagliari, di cui nessuno ha mai fatto il nome. Perché?

“Afghanistan, morti tre militari italiani”. Alle 9.26 dello scorso 20 febbraio l’Agenzia Ansa lancia questa tragica notizia. Nel pomeriggio arrivano maggiori particolari. Scrive sempre l’agenzia giornalistica in un lancio delle 17.27:

“Tre militari italiani in Afghanistan sono morti in seguito ad un incidente stradale avvenuto nei pressi della località Shindand. C’é anche un ferito, ricoverato nell’ospedale militare da campo di Shindand per ipotermia. I militari morti sono il caporal maggiore capo Francesco Currò, nato il 27 febbraio 1979 a Messina, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, nato il 23 maggio 1983 a Palermo, e il primo caporal maggiore Luca Valente, nato l’8 gennaio 1984 a Gagliano del Capo (Lecce). Lo rende noto la Difesa, aggiungendo che il militare ferito ha avvisato personalmente i propri familiari”.

La notizia il giorno dopo è con grande evidenza sulle prime pagine di tutti i giornali. Che scrivono anche che c’è un superstite. Ma come si chiama? E da dove viene? Non si sa, ma nessuno sembra aver bisogno di queste informazioni. Nessuno è curioso. Anche nei giorni seguenti, del ragazzo non si saprà né il nome né il cognome, perché le autorità evitano di fare ogni riferimento al militare sopravvissuto. Come se il suo nome non si dovesse sapere, come se qualcuno avesse tutto l’interesse a non farlo identificare.

Chi è dunque questo militare? Perché deve restare senza nome? Mistero.

Anche i giornali sardi non approfondiscono la vicenda più di tanto. È vero che in Afghanistan c’è la Brigata Sassari, ma i militari coinvolti nel tragico incidente appartengono al Reggimento Trieste. Eppure il militare sopravvissuto è sardo, più precisamente di Cagliari. È lui il “ferito, ricoverato nell’ospedale militare da campo di Shindand per ipotermia”, è lui ad aver “avvisato personalmente i propri familiari” delle sue buone condizioni.

In realtà, un giornale il nome lo fa. E’ il Corriere di Romagna nella sua edizione del 21 febbraio, ma stranamente la pagina web con l’articolo in questione ora non è più consultabile.

Per il resto silenzio assoluto. È strano, non vi pare? In questi anni abbiamo purtroppo fatto l’abitudine a situazioni come questa, e come minimo partiva dopo poche ore un messaggio del presidente della Regione, Ugo Cappellacci. Stavolta nulla. Il nome del militare sardo coinvolto in questo tragico incidente sembra dover restare segreto. Perché? Nessuno vuole che parli o cosa? Come sono andate veramente le cose quel giorno? 

Magari adesso i giornali sardi lo rintracciano e lo intervistano. Chissà.

 

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16 Comments

  1. (non lo scrivo) says:

    oggi l’ho abbracciato…
    non lo conosco personalmente ma l’ho abbracciato…

    e io gli ho chiesto: “ti posso abbracciare?”
    lui ha risposto di si e l’ho abbracciato…
    e mi si sono inumiditi gli occhi

    l’imbarazzo è arrivato dopo

    ma sul momento è stata una cosa naturale

    non l’ho abbracciato solamente per la tragedia di cui è stato testimone
    ma per il suo coraggio, il suo grande coraggio!

    ce ne fossero di più come lui…

  2. Pingback: Il superstite che sparì « il Blog di Daniele Barbieri & altr*

  3. ZunkBuster says:

    C’è puzza di servizi …

  4. Anonimo says:

    C’è scritto in tutti i giornali emilia, marche … ecc. basta informarsi … questo blog non serve …

    • Anonimo says:

      interessante anonimo, visto che c’è in tutti i giornali dell’emilia, perchè non metti i vari link??? mi sembri molto interessato!!
      visto che partecipi non mi pare che questo blog non serva no???

    • Bilancia Guasta says:

      Per lo meno è servito per sapere che:
      C’è scritto in tutti i giornali emilia, marche … ecc.
      Grazie Anonimo per essere stato “inutilmente utile”

  5. Anonimo says:

    se tu volessi il nome lo potresti fare, perché ne parli dunque?

    • aligallirga says:

      Perché Vito non è il tipico giornalista vampiro a caccia di notizie.
      Secondo me, se sa, sta rispettando i tempi giusti con la cautela cha a molti giornalisti manca.

      Perché è giusto che la notizia venga fuori rispettando il dolore e dosando la rabbia di questo ragazzo!

      E Vito, ripeto: se conosce, se sa, sta facendo giornalismo onesto e corretto, ci sta andando con un bisturi da chirurgo.

      Se non sa, sta ugualmente facendo giornalismo onesto e corretto, perché ha fatto il suo “dovere morale” di giornalista: parlare e far parlare di una notizia troppo importante per essere dimenticata, o peggio, insabbiata!

      • gent'e mari says:

        sono d’accordo con te Alligallirga, c’e stato un trafiletto sull’unione sarda i giorni scorsi ma non si è saputo nulla!!! Non trovo niente sui giornali emiliani ma ho trovato una copia cache grazie a Silvia!!!! ho una sorella nell’esercito, e la pericolosità di questo mezzo è rinomata!!
        Grazie a Vito qualcosa si sa finalmente!!!!

      • gentixedda says:

        anche Shindand è una località rinomata. è una cosa risaputa

  6. Buzz icon says:

    Bella storia, sembra l’inizio di un film di George Clooney.
    Ma perché ti vuoi ficcare in questa storia? Sa di lercio, ad essere buoni.
    Come tutte le cosiddette “missioni di pace”.

    • billettera says:

      E’ vero sa di lercio sai perché? Perché non si sa nulla, nulla di questo ragazzo, nulla di come sta! Sappiamo il nome dei poveri defunti ai quali hanno negato i funerali di stato, ma del mitragliere sopravvissuto nulla! È di Cagliari ho visto! Sarei curiosa di chiederli come sono andate le cose, cosa ha provato in quei momenti, come sta adesso. Mi dispiace per i deceduti siciliani e per il ragazzo salentino, ma da sarda sono fiera che un sardo abbia riportato la pelle a casa. Attendo sviluppi!

      • aligallirga says:

        Secondo me non si dice il nome perché qualcuno non vuole che trapeli la verità, ma in fondo, per il momento, è meglio così… questo ragazzo dev’essere lasciato in pace e, con lui, la sua famiglia. Ti immagini come sarebbe la vita di questa famiglia se pubblicassero il nome?! Già dovranno sicuramente combattere contro i demoni che questo ragazzo si è portato dietro… lasciamo che l’affetto familiare riscaldi il cuore di questo ragazzo, ghiacciato più che dalle acque del fiume, dai tragici eventi di cui è stato protagonista.

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