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La prima arma contro la crisi è la solidarietà. E allora ragazzi, qui c’è da aiutare Learco, un pastore di Sestu che si è visto decimare il gregge da un branco di cani randagi. Della vicenda parlò anche l’Unione Sarda lo scorso 21 dicembre.
Quando succedono disgrazie come questa, scatta “sa paradura”: chi può regala uno o più capi al pastore, che così ricomincia a lavorare.
A Stefano Lai di Escalaplano che mi ha segnalato il caso, ho fatto una domanda da casteddaio: “Ma se io trovo qualcuno che a Macomer, Bono o Giba mi regala una pecora, poi come faccio a portarla a Sestu?”. Risposta: “Allora, prenderemo accordi con il servizio veterinario dei diversi territori, che ci garantiranno un nulla osta per lo spostamento, che in buona parte faremo in modo razionale (cioè facendo coincidere paesi limitrofi nello stesso viaggio). Poi per zone vicino a Sestu facciamo alla sarda: col mio pick up e con un camion di un amico. A tipu furonis!”.
Ajò ragazzi, fate girare questo appello, già lo so che c’avete Facebook e Twitter! Proprio su Fb è nata la pagina “Paradura per Learco”, ed è nato un canale su Youtube.
E gli amici studenti fuorisede non si passino, la riuscita di questa iniziativa dipende soprattutto da loro.
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Sa paradura è un antichissimo istituto di natura solidale, è uno strumento di mutuo soccorso: quando un pastore perde il proprio capitale-animale, cioè “cade in disgrazia” (furto, morte – per diverse cause – di parte delle pecore o dell’intero gregge, e in generale eventi simili) gli altri pastori cedono qualche animale per poter rimettere il malcapitato nelle condizioni migliori per poter ricominciare la propria attività.
L’elemento più caratterizzante de sa paradura (o ponidura) è che l’individuo che usufruisce di questo istituto deve essere considerato dagli altri pastori “meritevole” di usufruire di tale “gentilezza”: parafrasando il gergo “civilista”, deve dimostrare di essere un “buon padre di famiglia”.
Le nostre aziende agropastorali si trovano in una situazione difficile. Deprezzamento dei prodotti e prezzi di carburanti in eterno aumento, ma Learco Addari, che pascola nell’agro di Sestu, ha avuto più sfortuna di noi. Infatti, qualche giorno prima di Natale si è visto annullare il capitale di una vita, in una sola notte. Un branco di cani randagi è riuscito ad entrare nel ricovero uccidendogliene 70 e lasciandone in fin di vita oltre 40, che sono state poi abbattute dai veterinari. Si è trovato, da un giorno all’altro, da 180 pecore a sole 65, tra l’altro queste ultime sono rimaste traumatizzate e ferite al punto che per questo anno avranno problemi a produrre.
Quella di Learco non è mai stata una vita facile, ma comunque sempre dignitosa: pastore dall’età di 7 anni nelle campagne di Villamar, passando da custode degli agnelli a “pastori mannu”, ha maturato la capacità di condurre un suo gregge prima dei 30 anni. Pur coi tanti sacrifici gestisce una sua azienda a Sestu, con mungitrice meccanica ricavata riciclando un vecchio carrello, ma, come tanti altri pastori, non possiede terre proprie. Una parte le affitta… e per il resto si arrangia pascolando incolti abbandonati nella periferia di una metropoli che lo sta inglobando con capannoni e nuove palazzine.
Non conoscevo Learco prima che gli capitasse questa disgrazia. Quando l’ho incontrato ho avuto l’impressione di conoscerlo da tempo, forse per via di quello sguardo… lo stesso che ho visto nel viso di tanti altri pastori, soprattutto di quelli vecchi. Sì, di quegli uomini che ne hanno visto tante di brutte annate, ma che però le hanno superate tutte. Occhi che spiano una tenacia infinita, la stessa che lo aiuterà ad uscire da quest’ultima tempesta. Di sicuro non saranno le pecore “de sa paradura” che lo salveranno, mala sua fierezza, quella che ci accompagna da millenni e che ci rende orgogliosi di essere Pastori Sardi.
Quando assieme ad Anna Crisponi gli abbiamo proposto l’ipotesi di attivarci per “sa paradura” – o come si chiama in alcuni altri paesi, “sa ponidura” – ci è sembrato un po’ scettico. Era preoccupato di non creare disturbo a nessuno, la stessa moglie era titubante, ma alla fine si sono convinti di come “sa paradura” sia una possibilità percorribile. Come si dice: noi ci proviamo, magari ci possono dare una mano anche i “non pastori”, diffondendo questo appello.
Tieni duro Learco.
Stefano Lai
(Escalaplano)
N.B.
Se qualche Pastore volesse contribuire con la donazione di una pecora o due, può contattarmi al numero 3273455517
stefanolaiescalaplano@gmail.com
Ciao Vito,
grande iniziativa, la condivido sul mio profilo fb.
bravu Istevini! forza paris!
Ottima iniziativa, lo condividerò nel mio profilo fb!!! Complimenti a Stefano e ad Anna bravi e basta !
Stefano Lai non dice che Anna Crisponi è un’assessora del Comune di Sestu. L’amministrazione comunale conosce da tempo il problema dei cani randagi che decimano le greggi, ma niente è stato fatto finora. Il canile è pronto da anni ma non ancora aperto e a quanto pare non verrà affidato ad un gruppo di persone che pure si era costituito in cooperativa per poterlo gestire. Il canile potrà contenere solo 32 cani.
La proposta fatta a Learco va benissimo, ma un’amministrattore dovrebbe porre rimedio ad un problema così grave che riguarda tutt la collettività, in quanto i cani sono diventati un pericolo per i tanti cittadini che si cimentano in un’attività fisica (camminate, joggine corsa) all’aria aperta, in campagna.
prova a postare su fb al “mps”,penso sia il miglior metodo
In Barbagia non ci sarebbe neanche bisogno di appelli via internet. Ad ogni modo, quanto costa una pecora? Va bene anche l’equivalente in denaro?
costa intorno ai 120 euro mi pare
se posso vorrei riprendere il post trasformandolo in nota faceb.
in questo modo è più facile diffonderlo in modo mirato
ottima iniziativa vito, ne parlerò con qualche mio compaesano..
PS. bravo stefano, se riesco “nell’impresa” ti contatterò..
saludi e trigu a tottus
Ciao Vito
Condiviso 🙂
Bravo Stefano, uomo di poche parole, ma dal cuore grande 🙂
E grazie a Vito per avere lanciato l’appello.