Ultimi giorni di ferie, di vita normale. Sveglia ad orari umani, colazione a casa, giornali letti con rilassatezza. Seguo il mio solito ordine: prima Sardegna Quotidiano. Apertura: “L’ultimatum. Sindacati duri: Risposte anti-crisi o il voto”. La situazione economica in Sardegna sta evidentemente degenerando. Pagina 2: “I sindacati ancora compatti: risposte o subito voto”.
Passo a Sardegna 24. Apertura sulla questione morale, poi l’alt di Cappellacci alla centrale Sorgenia. In alto, “Nuovo allarme dei sindacati: c’è alta tensione”. Vado a pagina 8: “Il 2011? Il peggio comincia proprio ora”. E ancora: “Nuovo allarme di Cgil, Cisl e Uil: la tensione sociale è incontrollabile, l’isola è alla disperazione, pronti a un’altra grande mobilitazione. Seguono i dati: 1102 aziende in crisi, 15 mila lavoratori dipendenti con ammortizzatori sociali, un tasso di disoccupazione al 13 per cento, 350 mila persone sotto la soglia di povertà, 100 mila persone che usufruiscono degli ammortizzatori sociali, l’85 per cento delle pensioni erogate dall’Inps sono sotto i mille euro, 10 mila posti di lavoro per si in tre anni dall’industria.
La Nuova Sardegna: l’apertura è su un fatto di cronaca, poi di spalla: “Nell’isola oltre 1000 aziende in crisi: persi in un anno 7600 posti. Cgil, Cisl e Uil, la Sardegna affonda”. L’intera pagina tre è dedicata all’argomento: “Così l’economia sarda affonda. Tutti i settori in calo, non si costruiscono alternative”. E ancora: “Giunta incapace, subito il voto”.
Dulcis in fundo, l’Unione Sarda. Apertura di prima pagina, il titolone insomma: “Occupazione in aumento”. Ah sì? E dove? “I dati Istat danno la Sardegna in controtendenza”. Cess! “Nel terzo trimestre 2011 lavoro in crescita. I sindacati contro la Regione”.
Una domanda sorge spontanea allo sprovveduto lettore: perché i sindacati sono contro la Regione se l’occupazione è in aumento? Che cattivi questi sindacati!
A pagina due Cgil, Cisl e Uil strillano: “Il baratro è vicino”, ma Cappellacci replica rassicurante: “Indicatori migliorati, ora il dialogo”.
Ma quali sono questi indicatori migliorati? Pagina tre: “Sardegna, cresce l’occupazione. Per l’Istat oltre 22 mila addetti in più in un anno. Secondo il giornalista “il quadro è più che positivo”. Continuo a leggere, incredulo: “Per una volta la Sardegna si muove in controtentenza rispetto al dato nazionale e fa rilevare numeri assolutamente positivi, come spiega il Centro Studi Unione Sarda, che ha rielaborato i dati Istat”.
Fermi tutti! I dati Istat sono stati “rielaborati” dal Centro Studi Unione Sarda? Ah, ora ho capito. Ecco da dove nasce la notizia: dalla “rielaborazione” fatta dal Centro Studi Unione Sarda! E vuoi che l’Unione Sarda non ne approfitti! C’ha lo scoop in casa e se lo lascia scappare?
E infatti, sempre a pagina tre, un titolo rassicurante: “Cassa integrazione dimezzata”. Certo; però, come spiega il sindacalista, “la crisi del sistema industriale si è consumata e ormai non ci sono più le opportunità di accedere a questa forma di sostentamento”.
Inebriati da tanta conoscenza, non ci resta che goderci il commento. Titolo: “Agricoltura e costruzioni fanno meglio dell’industria”. L’attacco è, come si suol dire, di una sincerità disarmante: “Il mondo del lavoro cambia pelle in Sardegna almeno a leggere i dati rielaborati dal Centro Studi L’Unione Sarda”. In effetti, a leggere gli altri giornali la realtà è decisamente un’altra. “Ciò che colpisce è è il marcato incremento dell’occupazione femminile”, dice l’esperto. Un “dato incontrovertibile, che fa ben sperare per il futuro anche se per esultare si dovrà attendere il dato annuale”. Sì, forse è meglio aspettare, non si sa mai che poi esultiamo adesso e facciamo una figuraccia.
Comunque, meno male che c’è il Centro Studi Unione Sarda a darci un quadro scientifico della situazione, altrimenti eravamo veramente messi male, costretti a brancolare nel buio dell’ignoranza e della cattiva informazione. E io che credevo che in Sardegna c’era la crisi e la disoccupazione! Che poi l’esperto in questione sia anche il marito di una asssora della Giunta Cappellacci, ovviamente non influisce sulla notizia e non può, al contrario, che rassicurarci.
Ah, dimenticavo: il centro studi Unione Sarda non c’entra niente. Il dato della crescita dell’occupazione è stato pubblicato nell’ultimo numero di Congiuntura Lavoro Sardegna, pubblicazione trimestrale edita dall’Agenzia regionale per il Lavoro. Il comunicato stampa è arrivato stamattina. Ma evidentemente quelle volpi dell’Unione lo hanno scovato prima. E lo hanno contrapposto alla denuncia dei sindacati. Geniali.
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Cagliari, 6 gennaio 2012 – Nel terzo trimestre 2011 (luglio, agosto e settembre) l’occupazione in Sardegna è cresciuta di 22mila unità, portandosi quasi ai livelli pre-crisi, vale a dire quelli registrati nel terzo trimestre 2008 (619mila).
E’ questo il dato saliente che si legge nell’ultimo numero di Congiuntura Lavoro Sardegna, pubblicazione trimestrale edita dall’Agenzia regionale per il Lavoro,
Nel terzo trimestre 2011 – spiega il periodico che analizza ogni tre mesi i dati del mercato del lavoro dell’Isola sulla base di dati di fonte statistica e amministrativa – l’indagine dell’ISTAT ha evidenziato un importante incremento dell’occupazione, sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto allo stesso periodo del 2010.
Più dettagliatamente, gli occupati rilevati dall’Istat nel terzo trimestre 2011 si sono attestati sulle 615mila unità, portandosi su livelli superiori rispetto al 2009 (599mila) e al 2010 (593mila). Questo miglioramento è dovuto soprattutto alla domanda turistica che ha visto far crescere gli occupati nel settore degli alberghi e ristoranti di 25mila unità. Nel periodo compreso fra luglio e settembre risultano essere quindi migliorati tutti gli indicatori del mercato del lavoro, vale a dire il tasso di disoccupazione, passato dal 13% del secondo trimestre 2001 all’11,2% del terzo; il tasso di occupazione passato dal 52,1% al 53,3% e il tasso di attività, passato dal 60,0% al 60,1%.
Inoltre – evidenzia Congiuntura Lavoro – la Sardegna, nel confronto con le altre regioni italiane si contraddistingue per una maggiore vocazione turistica, in quanto il tasso di disoccupazione nel periodo estivo è migliorato portandosi al di sopra della media del Mezzogiorno, meglio di quanto riescano a fare invece, regioni come, ad esempio, la Puglia e la Basilicata.
Vergogna,far credere ai lettori che in Sardegna c’è stato un incremento dell’occupazione,mi verrebbe da ridere in faccia a chi ha scritto queste fesserie,che offendono una popolazione disperata che lotta alla ricerca di un lavoro,non son nessuno per giudicare ma chi scrive certe cose è solo un ignorante, anche se so che lo fa solo per andare incontro alla classe politica,l’occupazione aumenta in Sardegna in automatico a Luglio E Agosto poi cala nuovamente,tanti poveri ragazzi si recano nelle nostre belle coste per la stagione estiva lavorando una media di 11 12 ore al giorno,per circa due mesi e senza nessuna tutela,infatti tanti contratti che per le statistiche hanno valore, per i ragazzi in questione no,infatti tante di queste forme contrattuali non permettono nemmeno di richiedere il sussidio di disoccupazione ,e di queste forme contrattuali ne girano tante…….e quindi dopo questo periodo dove son stati sfruttati all’inverosimile tornano a casa senza niente e devono ricominciare a cercare disperatamente lavoro.
………… Questo vuol dire aumento dell’occupazione???,ma tappatevi la bocca e non scrivete fesserie i sardi sono un popolo di gente onesta e per niente stupida,chi volete prendere in giro .
Il Centro Studi unione sarda nn ha studiato bene nemmeno il copia incolla
La realtà è molto più tragica di qualsiasi statistica. Fatevi un giro per la città tutti i giorni, sopratutto nelle vie del centro. Ogni settimana che passa c’è un negozio o un’attività che chiude. Al suo posto compare un “affittasi” o “vendesi” del locale che la ospitava. Niente più insegna dell’attività e locale vuoto. Visto con i miei occhi. Non credo che chi aveva l’attività abbia trovato un nuovo lavoro ma so che molti sono stufi di lavorare per pagare solo le tasse (quando arrivano almeno a pagare solo quelle senza guadagno). Per lo stato poi diventano evasori perchè i famosi studi di settore dicono che non è possibile che si sia ricavato così poco, che il guadagno è molto più alto e il titolare dell’attività è un evasore che fa tutto in nero.
Qualcosa in tutto il sistema non va ma alla fine pur cambiando i cantanti la musica è sempre uguale. Idee e suggerimenti per uscire da questo stato di cose senza stare a piagnucolare che lo Stato non aiuta? Anche perchè lo Stato siamo noi e la spinta per cambiare questa situazione, anche qui in Sardegna, deve venire da noi. Niente di violento, solo idee economicamente valide e realizzabili che usino gli strumenti della globalizzazione per creare business. Idee? Chi mette i soldi? Quando iniziamo a darci una mossa?
Con chiara comprensione per i sardi: ma si possu toccai. oooooooooooooo dati.
Non c’è davvero bisogno di un centro studi. Chiunque girando per l’isola e per strada prende coscienza dello stato delle cose e che il trend non vada per il meglio (eufemismo ironico!)
Cito dall’introduzione del volume “Mercato del lavoro in Sardegna – Rapporto 2010”, dall’introduzione di Lilli Pruna, una che di mercato del lavoro ne capisce, probabilmente oggi la massima esperta che abbiamo in Sardegna: “sorge persino il dubbio – e lo sottoponiamo ai lettori – che il modello della stagionalità sia stato definitivamente alterato, e che l’ampiezza inedita dei picchi trimestrali di crescita e riduzione dell’occupazione – arrivati a toccare valori di 50-60mila unità in aumento e in riduzione nell’arco di pochi mesi – possa rappresentare la nuova forma che la stagionalità ha assunto nella nostra regione, l’unica in Italia in cui si è manifestato un fenomeno simile.”
Già nel Rapporto 2009 i ricercatori del Centro Studi di Relazioni Industriali che realizzano il rapporto segnalavano questa “anomalia” del mercato del lavoro sardo, per cui già nel 2009 (anno delle elezioni regionali) vi fu una caduta verticale dell’occupazione nel primo trimestre – che scese sotto le percentuali del Mezzogiorno – e una repentina ripresa altrettanto vertiginosa il trimestre successivo. Cosa che lasciò perplessi i ricercatori (quelli dell’Unione probabilmente sono molto più bravi…). Poi questo fenomeno fu riscontrato anche nel 2010, da qui le parole della Pruna. Inoltre, abbiamo un mercato del lavoro che invecchia, livelli di disoccupazione giovanile più alti delle medie del Meridione e livelli di precarizzazione maggiori.
Poi, maggior cautela è dovuta anche alla possibilità di errori statistici: i dati ISTAT hanno una probabilità di errore bassa se si mantiene il livello nazionale, ma quando si scende sui dati regionali e trimestrali la possibilità è maggiore. Sempre dal Rapporto 2010: “…ma quando si scende al dettaglio regionale ed al dato trimestrale, [l’errore] comincia a diventare non più trascurabile ed è necessario tenerne conto. In Sardegna, per lo stock dell’occupazione l’errore è valutabile a circa il 2 per cento, che tradotto in valore assoluto significa circa 10-12mila unità”. Così può succedere anche gli errori possono anche sommarsi e basta che manifestino in difetto in un trimestre e in eccesso nel successivo e si arriva a 20mila unità, quando invece nulla è cambiato. Da qui la cautela nell’analisi congiunturale.
Tra pochi giorni sarà presentato il Rapporto 2011. Invito chi fosse interessato a questo tema di partecipare alla presentazione e procurarsi un volume piuttosto che perdere tempo con analisi improbabili.
Caro Vito,
Lo slogan del ’68 era ‘la fantasia al potere’. Ma qui l’immaginazione si spinge oltre e disegna scenari assolutamente impensabili! Basterebbe leggere i dati di consumo dell’energia da parte del settore produttivo per capire come stanno le cose; bsterebbe leggere tutto il rapporto dell’Istat per vedere che il ricorso alla cassa integrazione scende perché non si può più accedere … Ma forse è chiedere troppo. Però la sardegna torna a sorridere. Ma è un riso sardonico e viene dal mal di fegato…
La spiegazione è semplice. I dati si riferiscono al terzo trimestre 2011, nel senso che è la fine dell’elaborazione degli stessi che hanno rilevato si la percentuale di aumento dell’occupazione ma dovuta all’emigrazione di gente come me che è andata a lavorare fuori della Sardegna. La Sardegna torna a sorridere, nel senso che i rimasti sorridono per la felicità ritrovata dei familiari che sono emigrati e hanno trovato un lavoro al nord, identificando con il nord un’area che va dal nord Italia fino al Polo Nord.
Ascò, oh Vito, ki bisi a Cappello Cappellaccio, nàradi ka Santa Klaus e’ già passau e meda! L’Ugnone pinocchina, ormai i refusi li archiviano al Planetarium! Ps. Se nel reparto preistoria c’è ancora posto, stikiinci s’ex assessori Francu Manca!
Hasta la vista al posto di lavoro!
Quando stamattina al bar ho visto il titolone, la conchiglia alla crema che mi stavo gustando stava per andarmi di traverso. Mi sono detto: “cee! bolis biri che Ugo prima della fine del mandato riesce a raggiungere i 100.000 posti di lavoro in più che aveva promesso?”
Poi ho letto l’occhiello: “Nel terzo trimestre 2011…”.
Poi mi sono ricordato che oggi è festa e ci sono tanti lettori in più e, a spararla grossa nel mucchio, qualche allocco lo si riesce a beccare, sebbene sia specie protetta.
Ma all’Unione non erano amici di Ugo? E allora perché far imbestialire ancora di più la gente con questi giochi di prestigio?
Ho solo visto la home page de L’Unione….ma sinceramente pensavo a un refuso…!
Questi sono pazzi…ma veramente scellerati!
infatti anche io mi son detto occupazione in aumento ? si e aondi esti l’aumento ? ma guarda questi come sono bravi a manipolare le notizie pseudo positive per illudere i sardi,sul futuro purtroppo non roseo , ma poi chi vogliono favorire con queste false notizie
ritiro tutto quello che ho detto contro Capellacci. La Sardegna torna a sorridere…
Sorridono i camerieri e le cameriere che si sono fatti la stagione, noi aspettiamo i dati del quarto trimestre, vediamo se fanno lo stesso l’articolo o il servizio al TG Videolina