Cagliari / Sardegna

Giustizia disumana: illude un detenuto dicendogli che sarebbe uscito per Capodanno e poi lo rimanda in cella. Un magistrato ora gli chiederà scusa?

Adesso bisognerebbe che ci fosse un po’ di giustizia per A.L., un detenuto ozierese di trent’anni. Gli avevano detto che l’avrebbero scarcerato per Capodanno. La sua famiglia era pronta a scendere da Alà dei Sardi a Cagliari per prenderselo. E invece no. All’ultimo momento qualcuno in qualche ufficio ha scoperto l’errore e A.L. è tornato in cella. Dove adesso dovrà stare fino al 1° aprile 2014.

E’ facile immaginare lo sgomento e la disperazione che hanno colto il giovane detenuto e l’imbarazzo degli Agenti della Matricola di Buoncammino incaricati di notificargli il provvedimento”, dice Maria Grazia Caligaris, la presidente di “Socialismo Diritti Riforme”, l’associazione che ha diffuso la notizia.

Sì, ce la immaginiamo benissimo la disperazione. Però adesso vogliamo il nome di chi ha sbagliato. Vogliamo che qualcuno chieda scusa pubblicamente al detenuto. L’ordine di scarcerazione era stato notificato dalla sezione distaccata di Sassari della Corte d’Appello, quindi è presumibile che l’errore sia stato compiuto in quegli uffici. Ma, vista la gravità dell’accaduto, se anche arrivassero le scuse del ministro Severino non sarebbe eccessivo.

Pagare per le proprie colpe non significa dover essere oggetto di crudeltà da parte dello Stato. Al di là delle condizioni in cui sono costretti a vivere, i detenuti italiani spesso devono sopportare trattamenti disumani, e quanto avvenuto a Cagliari ne è la riprova. Il grado di civiltà di un paese lo si misura da come tratta le persone più deboli, e l’Italia è da troppi anni un paese sommamente incivile.

Il giovane, condannato a 15 anni di reclusione in appello, era convinto di tornare libero il 31 dicembre in attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione in quanto”, precisa la presidente di SDR, “un’ordinanza emessa il 27 luglio 2011 dai giudici sassaresi fissava i termini della misura cautelare proprio nell’ultimo giorno dell’anno. Il provvedimento era stato peraltro confermato con l’ordine di scarcerazione notificatogli a Buoncammino il 20 dicembre. Otto giorni dopo A.L. non solo ha dovuto rinunciare a lasciare il carcere ma ha appreso che, salvo positivi riscontri con l’ultimo giudizio, vi resterà fino al 1° aprile 2014”.

Il giovane è in stato di detenzione da oltre 4 anni, e aveva informato i familiari, residenti ad Alà dei Sardi, di venirlo a prendere in occasione della scarcerazione. Purtroppo però ha dovuto, con profonda amarezza, informarli urgentemente del contrordine e non ha potuto quindi né ricevere un pacco a Natale né effettuare nella stessa data il previsto colloquio”.

Sempre secondo la Caligaris, “la situazione è stata ancora una volta affrontata dagli operatori con particolare umanità ma il giovane ha faticato a realizzare la nuova condizione”.

Vogliamo il nome di chi ha sbagliato. E per ridare credibilità alla giustizia è necessario che qualcuno chieda scusa al giovane.

Infine grazie a Maria Grazia Caligaris per il suo impegno a favore dei detenuti. E’ stata per cinque anni consigliere regionale, non si è ricandidata ma sta continuando a fare politica con lo stesso impegno, se non di più. Encomiabile.

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3 Comments

  1. supresidenti says:

    Nessuna scusa arriverà Vito. In questo paese è una fortuna uscirne Vivi dal carcere. Un grande rispetto per chi si batte per i detenuti e per fortuna, anche in questa città, qualcuno lo fa ancora. a si biri.

  2. Radio Londra (nonostante Er Ciccio) says:

    Questo è un esempio chiaro e limpido di come procede la giustizia in Italia, della considerazione che si ha del carcerato e di quanto conta il fatto che il carcere dovrebbe essere anche un luogo di espiazione ma, come dice la Costituzione, anche un luogo in cui si dovrebbe “rieducare” chi ci è capitato.
    Se poi teniamo conto del fatto che le carceri Italiane contengono, quando va bene, il doppio delle persone che dovrebbero ospitare, tutto diventa più chiaro e tutto quanto sta a dimostrare che “la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui vengono trattati i carcerati”.
    Le carceri Italiane, per inerzia, per mala politica, per una sensazione neanche più tanto velata di razzismo e per un prepotente ritorno di colpevolismo soprattutto verso il”diverso”, sono ormai sempre più simili a dei lager.
    Ed è sempre più di attualità su frastimu, in lingua sarda, peggiore che si potesse augurare a una persona:
    “Ancu ti currada sa giustizia….”.
    PS
    Siamo in periodo di festa e stiamo ancora correndo di qua e di la ma una considerazione viene spontanea.
    Come mai nessun commento per un post come questo?
    A nessuno interessa la situazione delle carceri in Italia?

    • Radio Londra (nonostante Er Ciccio) says:

      PS
      Non c’entra niente col post ma, dopo aver fatto il pieno di gasolio, ho sentito la necessità impellente di chiedere un mutuo.
      O altrimenti di fare come ai bei tempi e mettere “ogni tanto”…. 10.000 lire di carburante.
      Tizzia du tiridi oooooooo…. mi ndi seu azzicau!!!!

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