Il mistero dunque si dipana. Alla faccia di Tarquinio, dell’Avvenire e dei negazionisti dei privilegi fiscali di cui gode la Chiesa in Italia. L’onda sta montando e, vedrete, qualcosa succederà. Il diavolo sta tutto nell’avverbio “esclusivamente” anticipato da un malizioso “non”, usato ad arte per confondere le acque e le sentenze.
Un’inchiesta di Repubblica (dal titolo “Palazzi, scuole, alberghi e ospedali: tutti gli immobili di Vaticano spa“), spiega tutto molto bene:
Le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa – l’ha ribadito ieri “L’Avvenire” – “sono tenute a pagare l’Ici e lo fanno. E chi non lo fa merita di essere sanzionato”. Vero? Purtroppo è difficile dirlo. Perché la legge al riguardo è ambigua. Il Governo Berlusconi nel 2005 aveva esentato dall’imposta tutti gli immobili di enti no-profit senza distinzioni sul loro utilizzo. La minaccia di un’indagine Ue aveva convinto l’esecutivo Prodi a limitare il beneficio agli edifici “che non hanno esclusivamente natura commerciale”. Il problema è l’avverbio.
E poi viene il bello. Anzi, l’incredibile.
Cagliari ha spedito a decine di enti religiosi cartelle esattoriali (“tutte oltre i 50mila euro”, dicono all’ufficio tributi) secondo un criterio semplice: nessuna richiesta alla scuola privata che accoglie i bimbi a rischio del tribunale dei minorenni.
Avvisi di riscossione invece a realtà come l’istituto Infanzia Lieta, dove si pagano fior di rette in concorrenza con la scuola pubblica o alla Casa della Studentessa delle Figlie di San Giuseppe, “130 camere usate d’inverno per le figlie delle famiglie più ricche e d’estate per i turisti”. Le cartelle finiscono di solito in tribunale. E l’equivoco sulla natura “non esclusivamente commerciale” ha portato a una giurisprudenza confusa sull’argomento.
L’Infanzia Lieta a Cagliari è la scuola materna ed elementare della borghesia: senza evocare lo scontro di classe, se pagasse l’Ici non ci sarebbe nulla di male né di sconveniente.
E a Quartu? A Quartu, a leggere l’articolo “Santa Ici, i comuni possono pretendere subito il contributo del Vaticano” pubblicato da Il Fatto Quotidiano la musica non cambia.
“Noi non abbiamo la possibilità di interpretare quali immobili siano palesemente commerciali e quali no: saremmo anche felici di farlo visto che continuano a tagliarci i finanziamenti, ma tanto poi le commissioni tributarie ci fermano…”, dice il presidente dell’Anci Graziano Delrio. E così i Comuni si perdono un bel gettito: a Quartu hanno fatto i conti e scoperto che gli mancano 148 mila euro l’anno.
Insomma, i comuni (come ipocritamente ammette Tarquini) hanno gli strumenti per riscuotere il dovuto, ma l’avverbio diabolico poi in tribunale ci mette la coda.
Ora tocca ai Comuni, ora tocca e te o Massimo. Anche se, mi sa mi sa, che l’Infanzia Lieta l’hai fatta anche tu, confessa…
Antroposofia e ipocrisia
http://youtu.be/OZ4rTqGdvsM
Vedo che il dibattito si è allargato dall’argomento evocato da Vito al ruolo delle scuole private.
Contribuisco al dibattito ponendo un altro problema (spero di non turbare ulteriormente Neo):
ma la Regione Sardegna controlla come vengono spesi i soldi dati alle scuole private/parificate ? (ricordo che per il 2011 sono 21 ml + 2 ml di integrazione)
Verifica che siano rispettate le norme ?
Verifica che sia rispettati i livelli minimi di servizio ?
Verifica che i fondi siano spesi per le voci previste ?
(le mie potrebbero essere domande retoriche….)
Tenete presente che non esiste solo Infanzia Lieta di Cagliari ma sono centinaia in tutta l’isola.
Ricordo a tutti che quando si danno soldi pubblici ai privati le regole sono stringenti, addirittura asfissianti quando si tratta di fondi europei, e i controlli severi.
Invece con le materne private sarde c’è un atteggiamento di grande fiducia.
Ma non sarà che queste scuole, che beninteso offrono oggi un servizio che il pubblico attualmente non offre, hanno i santi in paradiso ??
Sono tutti troppo furbi, Signorina tu mi turbi….
Il fatto è che bisognerebbe rivedere in maniera profonda il Concordato fra Stato Italiano e Stato Vaticano. Non dimentichiamo che certe scappatoie legali che lasciano ampio margine di manovra alla Chiesa sono tali grazie al beneplacito dei nostri legislatori. Sinceramente sono alquanto pessimista perchè, come ho scritto in altri post, lo Stato Vaticano è politicamente molto potente oltre che avere una stretta vicinanza territoriale con la nostra Repubblica. Non ricordo di governi che abbiano affrontato seriamente il problema ma mi auguro che almeno dietro la spinta popolare si faccia qualcosa di serio e si smetta con questo clima da medioevo.
E mentre i cittadini si accapigliavano sull’Infanzia Lieta ……………il debito di Abbanoa cresceva, cresceva, cresceva……………
Ha ragione il Dottor Sechi, e aggiungo: mentre noi cittadini chiacchieriamo di futilità del genere “come sono spesi i soldi pubblici” e “esiste forse un trattamento di favore per una serie di enti e iniziative sponsorizzate in altissimo loco” Abbanoa si indebita, l’Africa sub sahariana si inaridisce, le Maldive finiscono sott’acqua, i Rosacroce e gli Illuminati di Baviera stanno colonizzando il mondo, il prezzo del rame è salito alle stelle, Echelon ci ascolta e non ci sono più le mezze stagioni, signora mia!
Signora che ha scelto l’Infanzia Lieta anche perché non ci sono scioperi: sono un’insegnante e non mi sono mai sentita tanto offesa quanto dalla sua frase.
Il suo maleducato articolo dimostra esattamente quello che l’Avvenire va dicendo da giorni: chi svolge attività commerciale paga l’ICI.
E infatti Infanzia Lieta e altre simili – come lei stesso dice – riceve cartelle esattoriali dal Comune.
Quindi, scusi, il problema dove sta? E perchè nel titolo dice che Infanzia Lieta non paga se poi nel testo dell’articolo si legge invece che riceve le cartelle esattoriali?
Forse il problema sta in quelle cartelle che “di solito finiscono in Tribunale”? Beh? Anche qui che c’è di strano? Quel Tribunale deciderà qualcosa, o darà ragione a Infanzia Lieta e vorrà dire che il caso rientra tra le esenzioni (esenzioni, prego, non privilegi…) oppure darà ragione al Comune e allora Infanzia Lieta pagherà e ritorniamo punto e a cap. E’ forse un privilegio anche la possibilità di ricorrere contro le cartelle esattoriali? Siamo all’abc dello Stato di diritto, d0ve si è cacciata tutta la vostra tanto decantata laicità?
Gentile ed educato sig. Luigi il fatto che l’Infanzia Lieta riceva le cartelle, come Lei stesso ribadisce, non significa che le paghi, tanto è vero che ricorre in giudizio.
Il tribunale stabilirà se l’Infanzia Lieta rispetta o no la legge; se all’Infanzia Lieta verrà riconosciuta la legittima esenzione dal pagamento dell’ICI, tutti i cittadini di questa Repubblica hanno il sacrosanto(visto che siamo in tema) diritto di considerare che tale legge sia INIQUA. Il fatto che attività commerciali occultate con miserande foglie di fico usufruiscano di simili privilegi è assolutamente immorale e scandaloso; ben venga allora che si gridi allo scandalo.
Gentile Valentina, mi sorprende il suo ragionamento: dunque per lei non c’è nessuna differenza fra uno che evade le imposte e un altro che fa ricorso ai giudici così come previsto e riconosciuto dalla legge? Credo che elemantari considerazioni di educazione civica aiutino a capire che son cose diverse. Tra l’altro di solito è chi ricorre al giudice che ritiene di aver subito un torto, non il contrario, quindi come fa a dire che il tribunale stabilirà se Infanzia Lieta rispetta o no la legge? Casomai si deve dire che il tribunale stabilirà se IL COMUNE ha rispettato o no la legge inviando quelle cartelle (io non lo so, ripeto, si vedrà).
E qualunque sia la decisione dei giudici, ognuno è già da adesso libero di ritenere equa o iniqua una legge. Per me la legge attuale è più che equa perchè favorisce attività di tipo assistenziale, educativo, culturale etc. che difficilmente lo Stato potrebbe coprire integralmente (e tanto meno le società profit). E infine va sempre ribadito che – contrariamente a quanto vorrebbero far credere le campagne calunniose dei radicali e della massoneria – la Chiesa paga già l’ICI su tutto quanto non è no-profit (case in affitto, attività commerciali e così via).
“Il mio ragionamento” ribadisce semplicemente che in uno Stato Democratico, anche l’ultimo dei cittadini ha la facoltà di esercitare (se l’intelligenza glielo consente) la propria autonomia di pensiero e la libertà di esprimerlo. Lo Stato Italiano, purtroppo Stato Concordatario e non Laico (speriamo ancora per poco), è pure Stato Democratico, dunque non c’è nulla di sorprendente nel mio commento, commento che non ha nulla a che fare con quanto Lei mi attribuisce, con una rilettura distorta e confusa.
In questa discussione si dibatte il fatto che un’artificio retorico nella formulazione di un’articolo di legge, si possa tradurre nella sua applicazione, nella concessione di privilegi che inficiano l’equità e l’imparzialità della legge stessa (che dovrebbe essere uguale per tutti).
Dal canto mio, invece, non mi sorprendo del fatto che lei non realizzi che si possa mettere in discussione, anzi che si debba mettere in discussione la concessione di un privilegio, anche se questo è concesso al Vaticano S.p.A.
Chi come Lei possiede la conoscenza delle “verità della fede”, acquisita con l’accettazione passiva e acritica dei dogmi e delle imposizioni calate dall’alto dall’ineccepibile autoreferenziale autorità ecclesiastica, non si pone il minimo dubbio; non viene neanche minimamente sfiorato dal pensiero che, ogni privilegio, anche se concesso ai “buoni” cioè alla Vaticano Corporation, possa rappresentare una minaccia per la democrazia. Eppure, come molto cortesemente Lei stesso mi faceva notare, basterebbe “un’elementare considerazione di educazione civica”.
Sono d’accordo, ogni cittadino deve esercitare autonomia di pensiero.
Le ho attribuito una certa confusione tra chi evade le tasse e chi fa un ricorso al giudice e rileggendo quello che ha scritto confermo che c’è questa confusione. Non si offenda per questo, può capitare di confondersi.
Invece lei, con una rilettura distorta e confusa di quello che ho scritto, afferma che non vorrei si mettessero in dioscussione i privilegi. Non è vero. Io ho semplicemente detto – e lo ripeto – che nella norma di legge che discutiamo non c’è alcun privilegio perchè le esenzioni sono concesse a tutti gli enti non profit, di qualunque estrazione religiosa, ideale o altro. Anche qui elementari considerazioni di educazione civica aiuterebbero moltissimo.
Falsamente poi lei mi accusa di atteggiamento passivo e acritico di fronte alle verità di fede, ed è un’insulto che respingo al mittente: è sicura lei di non aver aderito passivamente all’ateismo? Io nel mio atto di fede non rinuncio neanche a un grammo della mia ragione, quindi la pregherei di essere più cauta nei giudizi sommari.
Gentile Sig. Luigi, Le faccio notare che è stato Lei ad alzare i toni della discussione, dicendomi che per capire come stanno le cose mi basterebbero “elementari considerazioni di educazione civica”.
Con considerazioni “elementari” e basta, Lei potrebbe cogliere che il problema di cui trattasi, è se, escamotages indegni possano mascherare “floride attività commerciali” in “pie opere no profit”, che siano di qualsiasi estrazione.
Per tornare su temi personali, io non ho aderito passivamente all’ateismo (ho scritto miscredente, non atea, comunque per la precisione sono agnostica), in ogni caso “criticamente” non aderisco alla Vaticano Corporation.
L’atto di fede è per forza un’atto acritico e passivo, altrimenti non sarebbe tale; Lei dichiara di credere nelle verità della fede, liberissimo, quale sarebbe l’insulto?
Guardi che con “educazione civica” mi riferivo alla materia che si studia a scuola, non alla sua personale educazione. Anche qui un equivco. Pensavo che parlando di scuola fosse scontato, ma evidentemente non lo era, me ne scuso.
No, escamotages indegni non devono servire a eludere il fisco, ma – ripeto – io non ne ho ancora trovati da nessuna parte, non ve ne sono nè nella norma, nè nella pratica.
L’insulto consiste nell’affermazione, da lei ripetuta anche adesso, che chi aderisce alla fede lo fa acriticamente e passivamente, mentre chi aderisce alla miscredenza e all’agnosticismo (va meglio così?) è attivo e critico. Le pare un complimento?
vabbè sig. Luigi, mi arrendo non parliamo la stessa lingua, eccezion fatta per “educazione civica” che anche io intendo come dice lei, ma la parola è inserita in un contesto in cui Lei mi appare un pò supponente e mi tratta da superficiale. Comunque, inutile continuare, rimaniamo d’idee diverse, e meno male, viva il pluralismo. Cos’altro aggiungere? Beh… visto che siamo sotto Natale, buone feste!
Supponenza, no, non intendevo affatto, spero di no. Magari se mi è sfuggito qualche accenno può essere dovuto al tono generalmente violento e intollerante che caratterizza la maggior parte degli scritti contro la Chiesa in questo come in altri blog.
Buon Natale anche a lei.
In quale frase del mio commento ha letto che per me non c’è nessuna differenza tra chi evade le tasse e chi ricorre in giudizio perchè ritiene di non doverle pagare?
Qualsiasi attività che produce reddito dovrebbe essere tassata; se esiste una legge che crea iniquità, anche con i più nobili motivi per me è sbagliata; ricorrere in giudizio per avvalersi di una legge iniqua, non rende equità alla stessa, quindi si risparmi pure le precisazioni sulla procedura civile (non si offenda, non le avevo neppure considerate) non servono a perorare la causa.
A perorare una causa serve tutto, soprattutto se chi perora quella dell’odio alla Chiesa si serve anche dei codici.
Lei ha detto che Infanzia Lieta ricorre al giudice e quindi non paga, da qui le mie considerazioni che confermo in toto.
Signor Murtas: basta con il vittimismo. “Odio alla Chiesa”? Perché si nota il regime di privilegio di cui godono tutte le emanazioni, le organizzazioni collegate, qualsiasi iniziativa targata “Chiesa Cattolica” allora si “odia”?
Un po’ di senso della misura, per cortesia.
Viviamo immersi tra le sicumere arroganti di chi conosce la Verità maiuscola, quella della Chiesa, con gente pagata apposta che ci dice come dobbiamo nascere e morire, con chi coricarci e con chi eventualmente andare a letto per altre attività, anche l’amore tra persone adulte e consenzienti è oggetto delle loro valutazioni, anche quando sono offensive.
E cercano di farle valere per legge, così come finché hanno potuto si sono opposti anche al divorzio, che è scelta dolorosa (chi non vorrebbe vivere in una famiglia da Telefilm, con tutti sempre d’amore e d’accordo, bravi buoni e fedeli?) ma legittima.
Però se ti permetti di ricordargli che è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare si offendono, se fai loro osservare che le loro sensibilità e opinioni e prescrizioni valgono come indicazione di condotta per gli adepti, e non sono Leggi di Dio per tantissimi, per la maggioranza in realtà, contando tutti quelli che fingono di essere cattolici per forza di inerzia, convenienza, tradizione, e anche superstizione, ma poi fanno quello che a loro piace e pare giusto fregandosene altamente quanto giustamente dei Dettami di Dottrina e dei Dogmi.
Certo, basta coi vittimismi, ma basta anche con le campagne calunniose, diffamatorie e di disinformazione.
Di quali privilegi parla? Non ce n’è da nessuna parte, si tratta di esenzioni previste in generale per tutti. Le si vuole abrogare tutte? Lo si può fare in Parlamento se si raggiunge una maggioranza. Ma perchè accanirsi contro la Chiesa se alcune realtà ne beneficiano? E perchè insistere a far passare per esenti cose che non lo sono e che di fatto pagano l’ICI? Perchè – ad esempio- continuare a dire che basta fare una cappellina perchè tutto un complesso risulti esente dall’ICI, se questa barzelletta è stata mille volte smentita? Questo per me è odio, è persecuzione ostinata e in malafede.
Dare a Cesare quel che è di Cesare? Ma è una frase del Vangelo, quindi è la Chiesa che lo dice a se e a Cesare, vede che anche qui si sbaglia di grosso?
Le leggi naturali valgono per tutti, non solo per i credenti, forse che per non uccidere bisogna avere una grande fede? Spero di no, altrimenti butta male per tutti!
Sicumere arroganti? Dove? Quali? Io le vedo soli nei laicisti, nei radicali, nei massoni, mi creda.
La morale sessuale e familiare è offensiva? Non l’avevo mai sentita, mi creda, e non capisco proprio perchè, invece è istruttiva, formativa, educativa.
E non è neanche vera questa storia della doppia morale, nel caso dell’ICI abbiamo visto che non è proprio così.
Sia più attento, la prego, più oggettivo e moderato.
Sì, basta coi vittimismi, ma basta anche con le campagne calunniose e disinformanti. L’ostinazione con cui si ripetono dati falsi e tendenziosi è segno certo di persecuzione e di odio.
E anche tutte le sue accuse di doppia morale sono ingiuste e ingiustificate, la pregherei di essere più moderato e oggettivo.
Sarò oggettivo e moderato, allora. Una organizzazione potentissima e straricca, che in passato si è macchiata di persecuzioni e omicidi di massa, basata su un calembour (“tu sei Pietro e su questa pietra…”) e guidata da un tizio che in occasioni ufficiali veste d’oro in guisa da Faraone, composta da “Padri” e “Madri” che vivono sovente in istituzioni e reclusori omo-sessuali (in senso tecnico, ovvero aperte e gestite da persone di uno stesso sesso) che per giuramento rinunciano -dovrebbero…- alla loro sessualità, pretende di dettare legge sui costumi morali dell’Umanità…
E per giunta non paga l’ICI!
La Chiesa non è un’organizzazione potentissima e straricca, se non ricca di grazia. Non mi risultano omicidi e persecuzioni di massa nella storia della Chiesa: fatti riprovevoli sì e condannati, ma “omicidi e persecuzioni di massa” è un’affermazione falsa, forse confonde con lo stalinismo o con le innumerevoli persecuzioni (tuttora in corso) contro i cristiani.
Un calumbour? No, è dottrina serissima della Chiesa, la pregherei di essere più rispettoso e tollerante. E non offenda il Papa, che è la massima difesa dei poveri e dei deboli, anche qui la inviterei a maggior tolleranza.
Perchè mette in dubbio la castità dei conscrati? Sono calunnie, come glielo devo dire? Perchè dettare legge? Casomai spiegare la dottrina naturale, per il bene dell’uomo.
E POI – RIPETO – LA CHIESA PAGA PURE L’ICI, LA PAGA TUTTA, REGOLARMENTE E ANCHE PIU’ DEL DOVUTO, VISTO CHE PER VARIE RAGIONI SPESSO RINUNCIA A UN’ESENZIONE CUI AVREBBE DIRITTO.
Sono felicissima e infinitamente grata ai miei genitori, per avermi mandato in una scuola privata gestita da religiosi, perchè grazie a ciò a 10anni ero già una miscredente.
Sa cosa le dico? Sono diventato miscredente anche io, ma non come lei verso le verità di fede che continuo invece felicemente a professare e auguro anche a lei di tornare presto a professare, ma nei confronti dei servizi giornalistici, delle inchieste, dei reportage, soprattutto quelli che partendo dai radicali e dai massoni e passando per Repubblica ed Espresso, finiscono a Ballarò, La7 e Santori vari. Peccato, perchè considero la professione giornalistica qualcosa di veramente elevato.
In merito alla questione, una volta ci fu chi disse di dare a Cesare ciò che era di Cesare, e a Dio ciò che era di Dio.
Da allora, su cosa fosse di Dio, si sono fatte molte ipotesi; ancora oggi, la questione resta discussa.
Anche su cosa sia da dare a Cesare, si discute molto; ma, francamente, credo che per stabilirlo bastino le leggi.
Quanto alle leggi, queste sono fatte dagli uomini, i quali – anche se sembra strano – tali sono: esseri umani. E questo basta e avanza, almeno per fare buone leggi “umane”.
Le altre, ci pensi ci può.
Ovviamente: “chi può”…
Caro Neoanderthal
Sinceramente non capisco come lei abbia potuto attribuire al mio post un senso esattamente opposto a quello che voleva esprimere; evidentemente o lo ha letto solo sommariamente o ha capito ciò che le faceva comodo capire. Se Lei lo rileggesse attentamente scoprirebbe che all’inizio scrivo (faccio un copia-e-incolla) “…Premetto di non volermi atteggiare nel modo più assoluto ad avvocato d’ufficio della Chiesa…” e alla fine concludo con “…Naturalmente ci indignamo, giustamente, ma ci soffermiamo su quello che si nota di più che alla fine è quello a cui puntano per distogliere l’attenzione dai veri intrecci fra Stato e Chiesa”…” Se preferisce utilizzerò un altra terminologia: Esistono degli accordi diplomatici fra Stato Italiano e stato Vaticano la gran parte dei quali occulti ai più e basati su reciproca convenienza e rapporti di buon vicinato; il fatto che il Vaticano non paghi l’ICI allo stato Italiano è quello che macroscopicamente colpisce e che fa comodo a tutti tenere bene in vista e che non è che una piccola parte delle manovre che hanno interessato trasversalmente tutti i governi…” Contento? Più avanti, sempre se si prenderà la briga di leggere troverà “…non dimentichiamo che nessuno schieramento politico in Italia può fare a meno né tantomeno mettersi contro la Chiesa; non lo fece neppure l’ateo Mussolini che con il primo Concordato istituì la “religione di Stato. Forse cambierà qualcosa ma cambierà solo quello che si nota…”Traduzione: lo stato Vaticano è troppo potente per cui ciascun governo della Repubblica Italiana non se lo può mettere contro data l’impressionante mole di voti che può controllare. Esiste ancora qualche illuso che pensa che qualcosa cambierà? Cambierà solo quello che ci vorranno fare apparire come un cambiamento epocale e cioè qualcosa che si noti, che abbia effetto sull’opinione pubblica; e comunque non lo faranno certo gratis. Riguardo l’esempio delle vacanze scolastiche e dei giorni festivi in occasione delle ricorrenze dei santi patroni era, come premesso, un ragionamento per assurdo che però rientra nei patti fra i due stati. E comunque il mio modesto parere è che in uno stato che si definisce laico è assurdo che ancora esistano. Si parla continuamente dell’ingerenza della Chiesa nella politica italiana ma, stranamente, nessuno schieramento politico ha mai sollevato il problema; diciamo che fa comodo e basta. Su una cosa però devo darle ragione che il PCI, partito che, le sembrerà strano, ho sempre votato fece “… non sporadicamente e non in poca misura…opere di assistenza etc. E’ vero, faceva perchè poi ha perso definitivamente il contatto con la base. Tutto questo discorso per dire che, nel mio piccolo, cerco di vedere le cose in maniera, per quanto possibile, obiettiva senza pregiudizi ideologici che mi sembra invece abbondino nel suo caso. Infatti alla fine lei conclude scrivendo: “…sono sicuro che Lei e tutti i fedeli che qui si sbracciano a difesa delle sante esenzioni, sarà pronto a sopperire di tasca prorpria quanto “sottratto” dalla ingiusta persecuzione fiscale…” Scusi se mi permetto ma l’ho trovato di una miopia irritante oltre che contenere una strisciante intolleranza verso i credenti. Anzitutto per quanto ne sa lei io potrei essere il più estremista dei mangiapreti e soprattutto perchè stravolge completamente il senso del discorso. Vuole che glielo scriva in modo più chiaro? Lo stato Vaticano deve pagare l’ICI sugli immobili presenti nel territorio Italiano; se lo dovesse fare vorrà qualcosa in cambio ma questo è un altro discorso. La saluto.
Cercherò di risponderle sinteticamente: il senso del suo commento precedente è quello che si evince dalla sua lettura, e ho replicato in ragione degli argomenti che lei ha esposto. Le intenzioni non espresse e forse sottintese non sono di norma l’oggetto delle repliche nei forum o nei siti di discussione.
Se lei avrà la pazienza di rileggersi troverà diversi punti che sono gli argomenti “pronti all’uso” dei polemisti filoclericali.
Quanto al PCI, il riferimento al passato è d’obbligo: il PCI non esiste più da 20 anni, non perché abbia “perso contatto con la base”. Riamane il fatto che la frase “tanto le mense (o altre opere come la distribuzione di cibo e vestiario etc.etc.) le fanno le Chiese, non “is communistas”, la sento da quando ero bambino. Ragione questa che mi porta e segnalarle il fatto che le mie opinioni NON sono etichettabili come “pregiudizi ideologici” -locuzione questa che è abusata da chi vorrebbe istituire una sorta di “tribunale” del senso comune contro chi liberamente critica- ma sono delle valutazioni -non dei giudizi- condotte sulla base dei fatti e della esperienza.
Non è detto che una posizione “mediana”, sia equilibrata per il solo fatto di intendersi “in mezzo” o “né da una parte né dall’altra”: a volte, anzi spesso può essere ipocrita o pavida, timorosa di scontrarsi col pensiero dominante e con gli assetti stabiliti, siano delle convivenze civili o dei poteri costituiti.
Ancora: io ho profondo rispetto per la fede e la testimonianza Cristiana, e non sono un anticlericale. Ma così come i clericaliusano apostrofare come Laicista ogni presa di posizione semplicemente Laica, io sono allora anticlericalista, senza nessun senso di colpa o inferiorità.
Anche in riferimento a quello che ha scritto dalla signora Niola devo dire che il problema è sempre lo stesso: per far pagare solo 180 euro al mese ai genitori la Regione Sardegna, dal suo bilancio, deve dare soldi alle scuole d’infanzia private. Per il 2011 sono 21 milioni, dopo aver preso altri 2 milioni di integrazione:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/118?s=1&v=9&c=1473&c1=8447&id=26361
http://www.regione.sardegna.it/j/v/66?s=1&v=9&c=27&c1=1346&id=27862
Alla scuola pubblica si tolgono risorse, a quella privata (che dovrebbe stare sul mercato) se ne aggiungono.
Ogni famiglia ha il diritto di mandare i propri figli a studiare dove vuole: scuola cattolica, ma anche scuola musulmana, scuola buddista, scuola di scientology ecc. ecc.
Però se la deve pagare per intero.
Altrimenti c’è la scuola pubblica. Che se non offre tutti i servizi richiesti (apertura pomeridiana, accoglienza all’ingresso…) è perchè non ha risorse.
O no ?
Ecco, questo può essere un argomento di discussione (su cui avrei tantissime riserve su quanto scritto) ma lasciamo stare i riferimenti specifici. Perché prendersela con l’Infanzia Lieta che fa un eccellente lavoro nel rispetto della legge ed etichettare in un certo modo dei genitori che magari per mandare il proprio figlio in una struttura da loro ritenuta idonea per i servizi e per l’educazione del proprio figlio rinunciano al ristorante il sabato sera (minimo 40 euro a coppia), alla macchina nuova (300 euro di rata), all’abbonamento Sky (60 euro), al contratto telefonico flat da 60 o 90 euro mese, a comprarsi l’ipad e l’iphone o ad andare al cinema. Ci saranno dei genitori che scelgono di fare esattamente il contrario ovvero mandare il proprio figlio in una scuola pubblica e continuare con le spese superflue, liberissimi di farlo senza etichetta.
Dott. Sechi, ma secondo lei l’alternativa è tra Infanzia Lieta -scelta lungimirante, meritevole e accorta-, preferita dalle oneste Formiche, e la Scuola Pubblica -scelta miope, indegna e sconsiderata- cui accondiscendono le sciocche e vanesie Cicale?
Lei avrà certo i suoi motivi, ma non le sembra, questa sua disamina dell’altrui portafoglio, un tantino viziata?
“Borghesi” è solo una categoria socioeconomica, cui non è certo un peccato appartenere, anzi se chiedete a qualsiasi sottoproletario se vorrebbe avere almeno uno “status” economico da borghese vi risponderebbe “a caburu mannu!”.
Il peccato è l’ipocrisia.
Per me l’alternativa non è tra l’Infanzia Lieta e la scuola pubblica è tra una scuola e l’altra. Chiedo scusa, ma dov’è che ho scritto che la Scuola Pubblica è una scelta miope e sconsiderata, se l’ho lasciato intendere non lo volevo lasciare intendere. Ribadisco che ogni genitore manda il proprio figlio nella scuola che ritiene più idonea tra quelle che può scegliere, se poi la scelta ricade su una scuola privata che male c’è. Banalmente la scelta può essere fatta anche sulla base della comodità, perché è vicina a casa. Riguardo al discorso dei Borghesi anche qui non ho detto che appartenere alla borghesia sia un peccato forse lo lasciava intendere Vito. Il mio discorso è molto semplice: si può parlare di pagamento dell’ICI alla chiesa senza tirare dentro l’Infanzia lieta e catalogare i genitori che vi mandano i propri figli?
Dottor Sechi, mi scuso ma a me è parso proprio che Lei abbia posto il problema su un piano -abbastanza antipatico- dell’analisi del portafoglio familiare, in cui chi fa rinunce accorte e vita morigerata porta i bimbi alla Scuole Private e chi invece cede alle sirene del consumo, della Pay TV e va al cinema (mi scusi, ma aggiungo di mio: a vedere i cinepanettoni!) è condannato a infliggere ai figli la scuola pubblica.
Poi se Lei voleva intendere altro -è quasi una epidemia di fraintendimenti, o forse sono io che non capisco “alcunché”- forse allora avrebbe fatto meglio a non introdurre questo genere di argomentazioni.
Altro è dire che ogni genitore, potendolo fare -non tutti possono o riescono, sa?- sceglie ciò che ritiene meglio per i figli.
Il riferimento alla categoria socioeconomica della borghesia era rivolto principalmente alla risposta della Signora Maria Grazia Niola, solo parzialmente alle sue parole.
In ogni caso e infine: si può parlare di un tema generale senza citare un caso particolare e vicino, che meglio potrebbe esemplificare il problema? La risposta è sì.
Ma sarebbe sbagliato. Come non è sbagliato invece dire che Infanzia Lieta, che certamente fornirà un servizio impeccabile e esente da ogni fastidioso esercizio dei diritti politici e sindacali del personale, serve una utenza che in generale e secondo logica è la borghesia cagliaritana. Farne parte non è per me disdicevole, dissimularlo è per me incomprensibile.
Quanto hai ragione:
COSTITUZIONE ITALIANA:
Articolo 33
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. -seguono due paragrafi riferiti ad altro-
Che il dettato costituzionale sia abitualmente saltato lo sappiamo benissimo, però davvero, qui si approfitta -non mi riferisco al caso specifico, ma all’andazzo generale-
Non gli basta mai, mai.
Quanto ai valori e all’orientamento cattolico, per fortuna nelle scuole pubbliche non è ancora richiesto agli insegnanti un certificato da “buon fedele”, ma ogni classe è comunque presidiata da un inviato vaticano, scelto dal Vescovo ma pagato da noi tutti. I valori cattolici sono quindi ben presenti e difesi in ogni dove.
Il passo che hai evidenziato non dice che è vietato dare sovvenzioni alle scuole private, dice che lo stato non è obbligato a farlo.
Poi siccome più il popolo è ignorante più è facile imbrogliarlo ne consegue che si tolgano soldi e risorse alla scuola pubblica per riversarli nelle casse della scuola privata che è generalmente accessibile alla facoltosa classe dirigente del domani.
http://www.youtube.com/watch?v=U9Kq95CQfF8
Quello che tu esponi è il sofisma per cui si ritiene possibile contraddire un dettato chiaro.
Ma “senza oneri per lo Stato” vuol dire esattamente “senza oneri per lo stato”.
E quindi, volete una scuola ispirata ai principi della:
Religione Cattolica (a scelta tra Scolopi, Salesiani, Gesuiti, Suore e Monaci etc.etc.)
Chiesa riformata (a scelta)
Antroposofia
Scintoismo
Scientology
Assemblea sei santi degli ultimi giorni
Voodoo
Macumba
Altro (a scelta)?
PAGAISIDDA BOS’ATTRUS.
E infatti si pagano le rette, solo che, guarda caso, il fatto che si paghino rette viene poi rigirato da voi laicisti integralisti come argomento per parlare di privilegi. Mettetevi d’accordo con voi stessi, prego.
Gentile Luigi Murtas: il fatto che però siano stanziati -nella sola regione Sardegna, come segnalato nel prezioso commento ddi AA- 21 milioni di euro non lo contiamo?
Ecco la delibera, fresca fresca:
“Seduta del 07/12/2011
Delibera n. 49/32 del 2011
Legge regionale 14 maggio 2009 n.1 art. 3 comma 17 e Legge regionale 25 giugno 1984 n. 31 art. 3. Intervento regionale in favore delle scuole dell’infanzia non statali per fronteggiare i crescenti oneri di gestione a carico delle stesse. Nuovi criteri e modalità di concessione e rendicontazione dei contributi a partire dall’anno scolastico 2011-2012. Esercizio finanziario 2011. UPB S02.01.003 Cap. SC02.0049. Euro 21.000.000.”
http://www.regione.sardegna.it/j/v/66?s=1&v=9&c=27&c1=1346&id=27862
Voi clericalisti come li rigirate, questi fatti? Questi soldi pubblici che vengono spesi per le scuole private -o paritarie che dir si voglia- quindi non per le scuole di tutti, ma per le scuole VOSTRE, non sono e restano forse dei privilegi che vi vengono accordati?
Mettetevi d’accordo con voi stessi e con la vostra coscienza, quindi.
Vi sembra una cosa giusta, equa e in favore dei poveri e degli ultimi il fatto che a favore di chi si può permettere rette scolastiche e varie siano stanziati 21 milioni di Euro?
Vi pare giusto finanziare una scuola che piaccia o no raccoglie di fatto una utenza abbiente, mentre la scuola pubblica è in pezzi e il numero di corsi a tempo prolungato nelle scuole pubbliche della Sardegna è tra i più bassi d’Italia?
Quando si gonfiano in modo incredibile i numeri degli alunni per classe?
Perché non provate voi clericalisti -se ci riuscite- a mettere d’accordo i fatti con le parole, qualche volta?
P.S. un calcolino semplice semplice che possono fare tutti:
21 milioni di euro equivalgono a 12 euro e mezzo per abitante alle scuole private.
il calcolo è presto fatto: 21 milioni diviso 1.675mila abitanti.
Se dal dato generale della popolazione -escludendo popolazione non economicamente attiva come minorenni, anziani non produttori di redditi, grandi invalidi-
e supponendo che sia la metà del totale – estraiamo un ottimistico 50% di popolazione attiva -ma sappiamo che è molto meno della metà- deduciamo che, come minimo, ogni contribuente sardo destina dai 25 euro in su alle scuole private, all’anno.
Questi 25 euro, è da notare, sono solo gli stanziamenti regionali -ci sono quelli delle provincie e dei comuni, quelli statali, etc.- e solo quelli “cash”, emersi, che non comprendono chiaramente i servizi e beni erogati comunque in un modo o nell’altro.
Quindi un congruo sostegno alle scuole cattoliche e in ultima analisi alle “rette” pagate dai vari Signor Luigi o Dottor Francesco per mandare i loro figli alle scuole “scelte” viene anche da me, che cattolico non sono, dai Buddisti, dai Testimoni di Geova o dagli Islamici, che però magari avranno e chiederanno a tempo debito di avere le loro.
A prescindere dall’eccellente servizio di Infanzia Lieta o di chi vi pare: vi sembra proprio giusto?
Sì, mi sembra giusto, del resto islamici, ebrei, e tutti coloro che hanno già stipulato intese con lo Stato (i buddisti forse no), fruiscono dell’otto per mille. Inoltre fruiscono delle esenzioni ICI per i loro luoghi di culto e per eventuali iniziative assitenziali, educative, culturali etc. e chi elargisce contributi e donazioni può dedurli dall’imponibile.
Quindi tutto chiaro, mi sembra. E cosa dire del fatto che anch’io pago gli aborti che vengono effettuati nelle strutture sanitarie pur non essendo affatto d’accordo?
E poi, scusate, non stavamo parlando dell’ICI? Cosa c’entrano gli stanziamenti per le scuole?
Certo: sembra giusto che a pagare il resto della congrua ma incompleta retta delle scuole private siano il pensionato al minimo, il lavoratore che non ha reddito sufficiente per garantirsi questa possibilità di “scelta” -o questo privilegio-. Quanto ai vari 8×1000 e varie donazioni e detrazioni: le confessioni religiose già hanno questi strumenti, fateveli bastare.
Il nesso con l’ICI, o IMU che dir si voglia è chiarissimo, si tratta di imprese, per quanto con una “mission” particolare, quindi di attività economiche, e dati gli stanziamenti e le donazioni varie non si vede perché gli istituti di istruzione privata non debbano pagarla, visto che sono già abbondantemente favoriti.
Il paragone con l’interruzione volontaria di gravidanza poi non regge per nulla. Si tratta di una prestazione sanitaria, né più né meno.
Quella è una prestazione sanitaria e questa è una prestazione educativa, dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che a lei non piace questa prestazione e non vorrebbe pagarla e a me non piace quella “prestazione sanitaria” (la definirei così solo per l’asespsi che la circonda rispetto alle pratiche clandestine ma non certo per l’oggetto della prestazione) e non vorrei pagarla.
I pensionati al minimo di cui tanto si preoccupa sono proprio quelli che si avvantaggiano delle attività non profit che lei vorrebbe ostacolare. Sì, perchè – repetita iuvant – si tratta di norme che interessano tutto il mondo del non profit, anche l’associazione sclerosi multipla, tanto per fare un esempio. E lei vorrebbe danneggiarle. Ma non le piange il cuore?
il 5×1000 a chi va?
Il 5×1000 va alle ONLUS, ma cosa c’entra, mi scusi?
@ Gentile Sig. Murtas, Le do pienamente ragione, la mia domanda era fuoriluogo; La ringrazio per aver avuto comunque la benevolenza di rispondere, sapevo che l’avrebbe fatto.
In realtà, la domanda sensata che avrei voluto fare era la seguente:
Pesa di più un chilo di piombo o un chilo di paglia?
Vale di più l’opera prestata dall’Ass.ne Naz.le Sclerosi Multipla da Lei citata, Ass.ni Laiche in generale (Emergency-Green Peace-Amnesty International etc..)
o valgono di più le Opere Pie della Chiesa?
Io credo che ognuno di noi abbia i propri valori, e che quelli religiosi non debbano prevalere su quelli laici.
Invece le ONLUS Laiche prendono il 5 x Mille e sono discriminate a vantaggio delle varie confessioni religiose, che prendono, come dice Lei “giustamente” l’ 8 x Mille.
Tra l’altro mi viene in mente pure un’altra domanda fuoriluogo e cioè:
è possibile che questa disparità sia stata voluta per avvantaggiare appositamente la Chiesa Cattolica, e che come atto dovuto-foglia di fico sia stata estesa alle altre confessioni religiose (comunque minoritarie) ???
Sull’aborto – Nessuna donna vorrebbe mai abortire – Personalmente non lo farei mai, se non, forse, per motivi di salute o se la gravidanza fosse la conseguenza di uno stupro. Tuttavia, se non mi sono mai trovata nella condizione di abortire, lo devo al fatto che, fin da giovane (quando si è fortemente a rischio) ho usato i contraccettivi – non quelli naturali – quelli che il Vaticano continua ad ostacolare vergognosamente e con effetto devastante.
Guardi che chi lotta per sopprimere le esenzioni ICI colpisce anche amnesty, sclerosi multipla etc., quindi io sto difendendo anche loro. Inoltre l’otto per mille può essere devoluto anche allo Stato, quindi la posizione di chi non crede o non vuole è perfettamente garantita. Avvantaggiare la Chiesa Cattolica? No, affatto. La Chiesa Cattolica casomai ha fatto da apripista per ragioni numeriche nella realtà italiana, le altre confessioni hanno seguito l’esempio.
I contraccettivi sono contrari alla morale naturale coniugale e pertanto non sono leciti, è una vergogna usarli, tra l’altro fanno pure male alla salute. Anche in caso di stupro non è lecito abortire perchè il bimbo non ne ha nessuna colpa.
Guardi che le scuole sono “di tutti” non perchè ci vanno numericamente “tutti”, altrimenti non ci starebbero e ci sarebbero ovvii problemi di sicurezza, ma perchè svolgono il servizio pubblico richiesto dalla legge e nel rispetto dei principi di libertà di insegnamento e di educazione. Quindi anche qui tutto a posto.
Signor Murtas, grazie di cuore (che piange, ma non per i soldi sottratti alla gestione cattolica della Carità) per la precisazione riguardo alle “scuole di tutti”, farò prezioso tesoro di questa insieme alla cara memoria che serbo per Monsieur de La Palice, che “Un quart d’heure avant sa mort, il était encore en vie”.
Tornando a temi più significativi: il servizio educativo offerto dalle scuole private e in particolare dalle scuole cattoliche di cui discutiamo a proposito di regimi fiscali di favore- consiste ed è scelto proprio perché NON garantisce libertà di insegnamento, ma adesione a dettami di Dottrina. Le libertà di insegnamento, tanto più nelle scuole primarie, sono sottoposte a questa condizione.
Ora se io non volessi aderire all’offerta di cura del Servizio Sanitario Nazionale, ma volessi avvalermi dei metodi di cura del Mons. Milingo, dovrei pagarli di tasca.
E così analogamente dovreste fare voi.
Il problema dell’istruzione primaria, e dell’Istruzione in genere, è comunque assai complesso e certo la scuola pubblica -drammaticamente sottofinanziata, checché se ne dica- non è in grado di accontentare non solo molte legittime e pressanti esigenze “particolari” ma neppure i livelli necessari all’utenza media e al momento attuale, alle necessità della moderna formazione.
Questo è il punto. E mentre chi può cerca e trova e si rifugia negli “ottimi servizi” delle Scuole Paritarie/Private, per gli altri rimane il “minestrone buono per la truppa”, mentre le porzioni si fanno via via più magre e gli ingredienti diminuiscono.
No, le scuole paritarie offrono esattamente lo stesso identico servizio pubblico di quelle statali e per questo sono anch’esse pubbliche.
Il paragone con i metodi di cura di Milingo c’entra più o meni come i famosi cavoli a merenda. Se io scelgo di curarmi con gli stessi metodi previsti dal servizio sanitario e mi rivolgo a una clinica privata convenzionata non pago (o pago solo il ticket), vede com’è diversa la realtà?
Può darsi poi che alcuni istituti non statali siano poco all’altezza, ma ha mai visto tante scuole statali come sono ridotte?
Luigi Murtas
Ancora: Signor Murtas se il servizio fosse lo stesso identico, come lei dice, cosa ci starebbero a fare le Scuole Private?
I fatto che si rivolgano al pubblico -o per meglio dire a un pubblico, a una fascia- non vuole affatto dire che siano pubbliche.
Anche un Bar è un locale pubblico, ma non per questo il barista è incaricato di pubblico servizio o è un dipendente dello stato.
Quanto allo stato miserevole di tantissime, forse la maggioranza, delle scuole pubbliche le chiedo: se lo Stato non ha fondi sufficienti per fare funzionare le Scuole Pubbliche -o li toglie- e addirittura per manutenere gli stabili scolastici, le pare il caso di finanziare le Scuole Private?
Caro NeoAnderthal
Anch’io sono costretto a ricorrere alla scuola materna privata. Quella a cui mi rivolgo io è laica (così Lei non si arrabbia…scherzo naturalmente!) e mi crea parecchio disturbo utilizzarla anche perchè c’è l’asilo pubblico a meno di cento metri da casa mia senza contare l’aspetto economico. Battute a parte, sono d’accordo con lei sull’ingiustizia dei tagli alle scuole pubbliche ma che dobbiamo fare? Gli orari della scuola pubblica non coincidono con i nostri e non si possono lasciare i bambini allo sbando quando si è al lavoro; purtroppo, io come tanti altri, abbiamo bisogno che i problemi ci vengano risolti subito e non ci possiamo permettere di fare dietrologia.
Anche se non sono un clericalista ti rispondo lo stesso.
Sai cosa sono le scuole dell’infanzia? Sono quelle scuole comunemente chiamate Scuola Materna, si rivolgono ai bambini dai 3 ai 6 anni d’età.
Il numero di posti pubblici disponibili è ENORMEMENTE inferiore alla richiesta, per cui lo stato ha l’OBBLIGO di fornire ai soprannumerari un servizio alternativo e lo fa tramite sovvenzioni al privato.
Personalmente ringrazio la nostra buona stella perché dopo due settimane dall’inizio dell’anno scolastico si è liberato un posto per nostra figlia nella pubblica, però non posso non pensare anche ai molti in lista di attesa dopo di lei che sono rimasti fuori e i cui genitori dovranno obbligatoriamente pagarsi una scuola privata a meno di prendersi un anno di aspettativ dal lavoro.
Pace e Bene
Nicola
NiKosimo, ti prego. Non credo di doverti spiegare che so di scuola e di istruzione in genere un pochino più della media -in ogni senso-.
Ma visto che piacciono le domande te ne faccio qualcuna: secondo te perché “”il numero di posti pubblici disponibili” nelle Scuole Materne “è ENORMEMENTE inferiore alla richiesta”?
Forse perché “l’OBBLIGO di fornire ai soprannumerari un servizio alternativo” lo Stato lo assolve tramite sovvenzioni al privato?
Un’altra domanda interessante è: a che tipo di organizzazioni fanno capo la maggior parte delle Scuole Materne private? Chi è questo privato sovvenzionato? Non è che la Chiesa c’entra qualcosa? E non è che magari le Scuole Materne pubbliche scarseggiano proprio perché ci sono le scuole private, in grande maggioranza confessionali, e non si vuole “turbare il mercato” con altre offerte?
Bene allora visto che ne sai qualcosa in più della media , sei fazioso e basta! Secondo te con 21 milioni si possono costruire tutte le scuole di cui c’è bisogno?
La tua faziosità è al massimo grado sul discorso di a chi faccia capo… Ma ti sei mai fatto un giro per le scuole private di Cagliari? io l’ho fatto ed esistono numerose realtà private che galleggiano grazie a quei soldi e altrimenti fallirebbero, a prescindere dalla qualità del servizio fornito.
Togliti il prosciutto dagli occhi e guarda la realtà!
Dimenticavo:
Pace e Bene
Nicola
Perché perdi la calma, amico Nicola? L’etichetta di “fazioso” la guadagno ai tuoi occhi solo perché ti invito a analizzare il problema in tutti i suoi aspetti?
Quindi, ancora:
1) le scuole materne pubbliche sono in numero insufficiente, e le pubbliche amministrazioni non hanno sinora provveduto.
2) Le scuole private -in gran parte confessionali- svolgono un lavoro di supplenza, e oltre alle rette pagate dall’utenza raccolgono significativi contributi dagli enti locali.
3) Molte scuole private/confessionali fondano una parte cospicua -sei tu a notificarcelo- dei loro introiti sui contributi pubblici.
Allora guardiamola senza affettati e salumi questa realtà: ti sembra così impossibile che da parte degli enti pubblici ci sia stata una certa, come dire… attenzione e cautela a non turbare il mercato con una offerta più adeguata?
Ti faccio un esempio. Sono personalmente al corrente di “forti malumori” espressi tempo fa, in un caso specifico, contrari alla istituzione da parte di un Comune vicino a Cagliari di una Scuola dell’Infanzia in una zona “già ben servita” da un asilo/scuola materna gestito da un gruppo di Suore. Finché in quel Comune l’influenza degli ambienti ecclesiastici è stata forte, o forse decisiva, la Scuola materna pubblica non si è fatta. Per purissima coincidenza, naturalmente, come è una assoluta coincidenza il fatto che l’offerta pubblica sia in genere -e a Cagliari di sicuro- scarsa.
Pace e Beni (immobili, ma soprattutto: esenti)
Neo
Tranquillo Neo, non mi fai perdere la calma, mi pari perdere solo la serietà! 🙂
Pace e Bene (ogni Bene, il sommo Bene ovviamente)
Nicola
Da “fazioso” quale sono e fui, io sono tranquillissimo.
Non ho da adoperare artifici dialettici o paradossi logici per arrivare a un punto predefinito dall’appartenenza/obbedienza a nessuna Chiesa.
Tutto qui.
Pace e Beni Immobili Esentasse -qualcuno anche a me, please!-
Neo
Le scuole private aiutano gli studenti in difficoltà a superare gli esami, non è male, ma è poco per definirsi servizio pubblico. Le scuole pubbliche, statali e non statali, offrono invece un servizio che comprende anche la formazione e l’educazione.
Se molte scuole statali deperiscono non è perchè certi fondi vanno alle scuole non statali (se le scuole non statali cessassero lo Stato avrebbe un ben maggiore onere da sopportare) è perchè forse vengono gestite male le risorse e per la scarsa educazione dei frequentanti che non le considerano cosa loro.
Non avevo letto la tua risposta: che ridere!
Pace e Bene
Nicola
Sì, certo, il famoso articolo 33 sempre brandito dagli statalisti, ma a sproposito. Quell’articolo dice che lo Stato non deve sopportare oneri per la creazione di nuove scuole, il che vuol dire che nessuno può avanzare pretese al momento dell’istituzione, ma non dice affatto che non possa (e in alcuni casi debba) sostenere le scuole non statali nel loro funzionamento, distinguendo ovviamente gli esamifici dalle vere scuole pubbliche ancorchè non statali.
Parlando di Stato, esclude poi ovviamente le Regioni e i Comuni che sono quindi liberi di sostenere quello che ritengono opportuno, e non si vedrebbe il motivo per fare un’eccezione allo sterminato campo degli interventi pubblici su tutto lo scibile e il fattibile umano.
Per convincersi di quanto questa lettura dell’art.33 sia fondata basta andare a rileggersi i lavori parlamentari da cui si deducono le intenzioni dei costituenti, socialcomunisti compresi. Oppure rileggere l’illuminante capitolo del libro di Luigi Einaudi “prediche inutili” dedicato a questo argomento, ed Einaudi era sì credente, ma non democristiano.
Aggiungerei che la scuola privata offre un importante contributo di democrazia, proprio perché autonoma rispetto al potere statale. Ricordiamoci che durante il fascismo nelle scuole pubbliche si studiava la “mistica fascista” e in quelle cattoliche no.
(Non so di scuole private di diverso orientamento, forse all’epoca – diversamente da oggi – non ce n’erano).
Aggiungerei che la scuola privata cattolica non garantisce la libertà di insegnamento, fondamentale in democrazia.
Se infatti deve essere mantenuto il fine dottrinale, di formazione ai valori cristiani, è per esempio ben difficile che un insegnante di orientamento agnostico vada a insegnare filosofia in un liceo gestito da un ordine sacerdotale o monastico. Non mancano peraltro gli esempi di insegnanti rimossi dall’insegnamento in scuole cattoliche in conseguenza di un loro mutato o esplicitato atteggiamento critico verso “la dottrina”, come in conseguenza a fatti privati come un divorzio o peggio ancora un nuovo matrimonio “civile”, circostanza quest’ultima che è costata il posto anche a qualche insegnante di Religione Cattolica nelle scuole statali.
Il fine delle scuole cattoliche, come di qualunque altra scuole confessionale, è orientare la formazione verso i valori definiti come tali dalla dottrina -e tra questi valori tradizionali c’è di certo l’obbedienza, molto meno certamente c’è la libertà di ricerca e spirituale-.
Non mi pare quindi che il contributo offerto alla democrazia dalle scuole private sia così importante, obbedendo a dettami ben più cogenti rispetto a quelli indicati dal “potere statale”, e anche il riferimento storico alla “mistica fascista” va inquadrato in un periodo in cui il regime fascista e la Chiesa andavano d’amore e d’accordo -e allora nelle preghiere insegnate ai bambini un pensierino al Duce non mancava-.
Aggiungerei che la scuola privata offre anche, a qualche privilegiato assunto per chiamata, l’occasione di saltare posizioni nella fila per l’accesso ai ruoli della Pubblica Istruzione -che già riserva a alcuni Cattolici, approvati dai Vescovi e inseriti senza un concorso, un posto statale come insegnanti di Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado-.
Anche ai servizi prestati nelle scuole private è infatti riconosciuto un punteggio, ai fini delle anzianità che contribuiscono a determinare la posizione nelle graduatorie per le supplenze, e quindi per l’accesso anche “precario” nei ruoli di insegnamento.
Certo, le scuole cattoliche hanno una dimensione formativa orientata, ma questo non contraddice affatto la natura pubblica del servizio offerto.
E poi ha mai dato un’occhiata a certi programmi scolastici, che so, di filosofia, dove pur di non parlare di Agostino, Tommaso, Anselmo e altri, si salta direttamente da Aristotele a Galileo?
Le pare sensato da un punto di vista puramente didattico?
Luigi Murtas
La natura pubblica del servizio offerto dalle Scuole cattoliche è contraddetta dalla stessa natura “orientata” della dimensione formativa -come dei canoni imposti ai professionisti in servizio, gli insegnanti-.
In altre parole, se l’istruzione impartita negli Istituti Cattolici non fosse “orientata” verrebbe meno la stessa loro ragione d’esistenza. In ragione di questo orientamento la Scuola cattolica non è per tutti, ma è aperta a tutti, e c’è differenza.
Quindi possiamo attribuire all’aggettivo “pubblica” quello che ci pare e anche quello che ci piace, ma la Scuola Pubblica è la Scuola Pubblica, la Scuola Privata è e resta un servizio “on demand” per esigenze particolari -di parte, letteralmente-.
Quanto a “certi” programmi scolastici -di Filosofia- e alle omissioni che Lei cita, queste eventuali variazioni/omissioni fanno parte della responsabile libertà di scelta degli Insegnanti, che valutano se e quanto spazio dedicare ad un pensatore -o anche a un argomento- secondo criteri che riguardano il livello medio delle classi, la scelta di approfondire un argomento/autore o di procedere “a volo d’uccello” sorvolando invece la superficie di molti e diversi.
Detto che nella mia esperienza non mi sono mai imbattuto in salti del genere di quello che lei prospetta -da Aristotele a Galileo? Ma per favore!- qualora l’insegnante operasse una scelta simile opererebbe in maniera alquanto bizzarra, e dato che gli Insegnanti sono diverse migliaia non è impossibile che qualche isolatissimo caso si sia verificato, ma tranquillo: in ogni consiglio di classe della Scuola Pubblica monta di guardia un Insegnante di Religione Cattolica con timbro di approvazione vescovile. Pagato da noi tutti.
No, l’orientamento non contraddice assolutamente la pubblicità del servizio.
I salti nei programmi di filosofia ci sono e sono tutt’altro che isolati, e quanto agli insegnanti di religione, pensa davvero che abbiano qualche potere di influire su di essi? Si vede che pecca di ingenuità.
Gentile Signor Murtas, il peccato è il mio mestiere, in quanto miscredente e apostata, ma mi creda: non penso che possa essere l’ingenuità il mio peccato più visibile.
Gli Insegnanti di Religione Cattolica -tra cui ci sono valentissime persone, autentici filantropi/e e diversi sovramansionati- non devono influire sui programmi di Filosofia, e ci mancherebbe altro, possono però se ne sono capaci tappare quei buchi di dottrina filosofico/morale, o almeno tentare. D’altra parte il Vaticano li tiene lì -a spese nostre- per quello.
No, il Vaticano non c’entra proprio nulla, è un equivoco in cui incorrono molti quello di confondere la Conferenza episcopale italiana col Vaticano. Gli insegnanti di religione sono cittadini italiani come tutti gli altri e sono pagati dallo Stato (da tutti noi come dice lei) perchè svolgono un servizio per lo Stato come gli altri insegnanti, non vedo chi dovrebbe pagarli. Del resto, tutti noi (come dice lei) paghiamo anche gli aborti effettuati nelle strutture sanitarie pubbliche, quindi vede bene che ognuno ha il suo calice da bere.
Non avevo inteso che il suo riferimento agli insegnanti di religione fosse da intendersi come supplenza agli insegnanti di filosofia, il mio errore era dovuto al fatto che lei aveva parlato di “consiglio di classe” e di “guardia”, quindi si riferiva a contesti estranei alle lezioni.
Prendo atto della sua precisazione, ma non credo che la sua soluzione sia proponibile: dovrebbe forse l’insegnante di religione spiegare anche le derivate se non lo fa il collega di matematica? E’ vero che gli insegnanti di religione hanno spesso due lauree (altro che sovramansionati) ma mi pare davvero un pò troppo.
Gent.mo Vito, non ho mai scritto su un blog e forse mai più lo farò ma l’abbinamento Infanzia Lieta – Scuola dei borghesi che hai fatto sul tuo articolo, mi ha toccata.
Mio figlio frequenta la scuola materna dell’infanzia lieta. Ritengo sia un’ottima scuola dove il personale docente e non docente si cura giornalmente dei nostri figli. Io ho ritenuto di scegliere l’infanzia lieta per due motivi: per la fiducia che ripongo nella scuola e nei loro metodi educativi di orientamento cattolico. Il secondo motivo è la flessibilità e i servizi che la scuola offre ai genitori che lavorano (accoglienza durante le festività, doposcuola con prolungamenti orari sino alle 17.30, assenza di scioperi, attività sportive in loco ecc.). Tutto questo dietro il pagamento di una retta mensile di euro 180,00 (più mensa che però si paga anche nella pubblica), che gravano sul nostro budget familiare ma vanno a beneficio della nostra tranquillità. Questi sono i motivi per cui tanti genitori decidono di mandare i lori figli in una scuola privata e per ciò che mi riguarda non perchè sia o mi senta una borghese. Forse lo sono agli occhi di tante persone, ma credimi, anche io faccio tante rinuncie per poter pagare mensilmente la retta di mio figlio.
Detto ciò è giusto che si apra un dibattito e che ognuno esprima il proprio parere, sulla necessità o meno che le strutture ecclesiastiche paghino l’ICI
Assenza di scioperi.
Capisco che un utente non si chieda il perché, ma siamo sicuri che questo corrisponda precisamente alla assenza di ragioni conflittuali nella Scuola Privata, oppure a un certo potere “in più” che una scuola privata ha nei confronti del personale?
Certo, non si può chiedere all’utenza di farsi carico di questo, ma siamo sicuri che a fronte della tranquillità non ci sia una situazione non proprio ideale riguarda i diritti dei lavoratori?
Però signora, non ho capito il suo ragionamento sull’Ici! E’ giusto oppure no, secondo lei, far pagare l’ici a questa struttura ecclesiastica? Se lo domandano al sottoscritto, dubbi non ho: devono pagare ed a maggior ragione la scuola dove frequenta suo figlio, dove non si sciopera mai, ma che cmq riceve bei contributi pubblici. Hasta a pagar l’ici!
@ Francesco Sechi: quale sarebbe il senso del suo post? Ok, hanno offerto un servizio in cambio di corrispettivo in danaro, e le assicuro che sono parecchie le persone capaci di fare lo stesso nella propria professione. Ma ciò non toglie che lei sia andato fuori tema. tanto per citare fatti di cronaca noti ai più, esiste un certo commercialista che…. per carità, le dichiarazioni dei redditi dei clienti le compilava bene. ma pare che riciclasse denaro proveniente da attività illecite.
Cosa c’entra, si starà domandando. Proprio nulla, appunto.
Qui si parla di esenzione ICI ad alcune categorie di enti; sulla qualità dei servizi offerti ci sarà spazio per la discussione in altre sedi.
Cordialmente
Ciò che ho scritto evidentemente era un modo gentile per nascondere un certo disagio ad un articolo che non ho per niente condiviso.
Ce l’ho con la parola “cazzo” utilizzata nel titolo, con la superficialità con cui si è personalizzato il tema ICI sull’Infanzia Lieta, ce l’ho con l’accostamento alla borghesia a cui dovrebbero appartenere chi come me si è fatto un mazzo tanto per conseguire la laurea che per un anno ha lavorato gratis e poi mese dopo mese da libero professionista cerca di togliere 180 euro per mandare il proprio figlio in una struttura che gli garantisce una assistenza eccellente, che non ti abbandona quando c’è sciopero o durante le festività, e che accoglie anche tanti bambini di famiglie bisognose che non pagano nulla. Vogliamo parlare di ICI, benissimo, ma allora lasciamo stare l’infanzia lieta e facciamo un ragionamento generale.
Cordialmente
Direi invece: eliminiamo la parola sgradevole, sostituiamola con “alcunché”, e facciamo pure esempi concreti, se ce ne sono.
Il servizio che poi forniscono non è l’oggetto della discussione -e spero che sia buono-
Vero. Anch’io comincio a essere stufo, restando in questo blog, delle parolacce anche nei titoli. Mi pare inutilmente offensivo e fuori target, oltre che di poco gusto. Però il tuo post precedente aveva un piglio da: “faccio polemica però senza dire apertamente che lo faccio”.
E’ un modo che ho per tapparmi la bocca quando stanno per uscirmi delle frasi eccessivamente polemiche di cui questo blog si sta, ahimé, riempendo. Pazienza d’altronde non siamo obbligati a parteciparvi.
Vorrei esprimere il mio ringraziamento a tutte le maestre e il personale dell’Infanzia Lieta per il lavoro eccellente che fanno con i nostri bambini.
Scrivi direttamente a loro
Come sarebbe a dire “scrivi direttamente a loro”? Questo blog svillaneggia pubblicamente l’Infanzia Lieta e la accusa ingiustamente di evasione fiscale e un lettore non può esprimere la sua solidarietà a chi ci lavora?
Allora sa cosa le dico, Mossad? Se pensa che Infanzia Lieta evada l’ICI lo scriva direttamente a loro ed eviti di fomentare una pubblica calunnia. E mi permetto anche di dirle: verifichi di essere in regola anche lei con le cartelle esattoriali, non si sa mai.
Vedo solo ora questa replica, su un aspetto peraltro già affrontato in reciproca e simpatica stima con l’interessato. Vedo un tono da crociata pesantissimo di una persona che, da quel che leggo negli altri commenti, pare voglia battagliare con tutti. La prego, non con me, soprattutto perché (e qui l’anonimato evidentemente non è sinonimo di viltà bensì di prudenza) non sa con chi sta parlando, né delle difficoltà di una famiglia “cristiana” di pagare le benedette tasse ogni giorno, di mantenere due figlie, una in una struttura pubblica, l’altra in una privata (per il principio della “par condicio”), di perseguire la ricerca scientifica con serietà e attenzione ai più diversi punti di vista.
La prego di non offendere il prossimo e di andare a versare sangue e veleno in qualche campo di battaglia. Lasci stare, però, me e la mia vita privata.
Come diceva il mio defunto Maestro (cattolico praticante e pure conservatore virato molto a Destra):
Senza stima e senza cordialità.
Toni da crociata??? Invasioni nella vita privata??? Offese al prossimo??? Ho letto e riletto le due righe che ho scritto e non ne ho proprio trovati: deve trattarsi di un equivoco.
Ne scorgo invece molto nei suoi scritti.
Con altrettanta stima e cordialità.
Luigi Murtas
… … …
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Il fatto è che le commistioni fra Stato e Chiesa sono talmente ingarbugliate e strette che difficilmente se ne verrà a capo. Un mio conoscente “che ne sa” mi ha assicurato che la Chiesa paga l’ICI per gli immobili adibiti a civile abitazione e concessi in affitto; cosa che non cambia la sostanza delle cose sia ben chiaro. Premetto di non volermi atteggiare nel modo più assoluto ad avvocato d’ufficio della Chiesa però vorrei riflettere su alcuni aspetti: ad essere coerenti se la Chiesa rinunciasse ai privilegi concessi dallo Stato, anche lo Stato e quindi noi tutti dovremmo rinunciare ai privilegi che dalla Chiesa ci vengono. E allora, siamo onesti, un ipotetica modifica del concordato che li smussasse appena produrrebbe effetti devastanti; ragioniamo per assurdo, quanti insegnanti della scuola pubblica, anche i più laici anticlericali schierati, (e quanti studenti…) salterebbero sulla sedia alla notizia dell’abolizione delle due settimane di vacanze natalizie, una settimana di vacanze pasquali, otto dicembre, e cosi via? Stato laico, vacanza i soli gioni di Natale, Santo Stefano, Pasqua e Pasquetta per consentire la libertà di culto e il giorno dopo tutti a lavorare! Quanti dipendenti pubblici scricchiolerebbero i denti dovessero lavorare il giorno del Santo Patrono? Stato laico etc, etc, non fa una piega. E che dire della folla di indigenti ai quali la Caritas fornisce un pasto caldo tutti i giorni? Chi se ne occuparebbe, le amministrazioni comunali? Qualche sezione di partito di estrema sinistra? Estremizzando al massimo il tutto nessun lavoratore dipendente pubblico o privato che sia dovrebbe ricebere la tredicesima mensilità. Pensate che Inferno! Allora si che scateneremmo la rivoluzione! Anche in questo aspetto mi sembra che noi Italiani non ci smentiamo; protestiamo, giustamente, sono anch’io d’accordo, sui privilegi degli altri a patto però che nessuno tocchi i nostri.
La questione è molto complessa e risente di duemila anni di storia del cristianesimo nonché di vicinanza fisica con il Vaticano. Naturalmente ci indignamo, giustamente, ma ci soffermiamo su quello che si nota di più che alla fine è quello a cui puntano per distogliere l’attenzione dai veri intrecci fra Stato e Chiesa; non dimentichiamo che nessuno schieramento politico in Italia può fare a meno né tantomeno mettersi contro la Chiesa; non lo fece neppure l’ateo Mussolini che con il primo Concordato istituì la “religione di Stato. Forse cambierà qualcosa ma cambierà solo quello che si nota.
Ancora con le vacanze pasquali e natalizie?
A parte che queste hanno a che fare col Cristianesimo e non necessariamente con la Chiesa Cattolica -sapesse, sior 50.000, quegli scomunicati di tedeschi e inglesi sono cinque secoli che hanno chiese loro, e quegli scismatici di ortodossi da prima ancora!- è noto che le ricorrenze legate al solstizio d’inverno e alla primavera sono esistite in tutte le civiltà, che i momenti di scansione/celebrazione e quindi di festa ci sono dall’alba dei tempi e sussistono nelle civiltà non cristiane -gli islamici hanno le loro sante giornate come gli induisti, i buddisti, gli scintoisti e via dicendo.
E la tredicesima non c’entra una beneamata mazza, è solo stipendio differito.
Quanto alle mense: fatto salvo l’encomio per chi organizza e opera alle mense, ci mancherebbe che con tutto il ben di Dio che le chiese prendono a destra e a manca non distribuissero qualcosa, visto che è quello che predicano.
Le organizzazioni caritative o umanitarie non sono comunque solo ecclesiali -per non parlare del tema dei diritti umani, che la Chiesa ha ignorato e avversato finché ha potuto- come non lo sono Emergency o Medici senza Frontiere, ma mi dica chi altro se non la chiesa ha sedi in ogni quartiere, funzionari addirittura senza famiglia, quindi liberi di dedicarsi alla mission aziendale, pronto ascolto in ogni amministrazione e centro di potere… Visto che Lei ne (stra)parla, è anche bene sapere che il Partito Comunista Italiano, fece non sporadicamente e non in poca misura anche opere di assistenza, oltre a organizzare brigate di lavoro volontario per ogni emergenza nazionale (terremoti e alluvioni).
Se quindi la Chiesa o i movimenti ecclesiali fanno opere di bene fanno quello che a loro compete, e riscuotono abbondantemente credito e crediti, per questo.
Chiedano quindi quello che a loro compete in condizioni di parità, pagando per le attività economiche e commerciali -quando ci sono- come tutti.
Il sostegno dei fedeli farà il resto, e sono sicuro che Lei e tutti i fedeli che qui si sbracciano a difesa delle Sante Esenzioni, sarà pronto a sopperire di tasca propria quanto “sottratto” dalla ingiusta persecuzione fiscale.
cioe barattare le vacanze di pasqua e di natale con 6 miliardi di tasse in meno da pagare all’anno?
dove si firma?
Nikosimo, Conteducca83, Vincenzo A e tutti gli atri: secondo voi di che partito è il deputato che ha inviato questo comunicato stampa poche ore fa?
«In un periodo in cui le famiglie e le imprese sono chiamate a fare importanti sacrifici anche la Chiesa cattolica deve fare la sua parte. Esentare dal pagamento dell’Ici le attività non esclusivamente commerciali gestite da associazioni o Ordini religiosi rappresenta un privilegio che grava sul bilancio dello Stato. L’atteggiamento collaborativo del cardinal Bagnasco è senza dubbio un buon inizio. Lo è meno il fuoco di copertura che continua a provenire da altri ambienti vicini al Vaticano».
«Gli esponenti del mondo cattolico sanno benissimo che la modifica alle legge istitutiva dell’Ici introdotta nel 2006 dal governo Prodi ha permesso un’impennata nel livello di elusione fiscale. È bastato un avverbio per fare in modo che migliaia di realtà iniziassero a non versare il tributo. Ormai, ci sono filmati e testimonianze che raccontano di veri e propri alberghi gestiti da religiosi ed ospitati in edifici esenti dal pagamento dell’imposta».
«A differenza di quanto si continua a raccontare, non è in atto nessuna battaglia laicista contro la Chiesa. Chiediamo solo equità e rispetto della legge. Una sentenza della Cassazione del 2010 definisce l’esenzione sulle attività degli Enti ecclesiastici “palesemente ingiusta” ed in contrasto con il Trattato istitutivo della Ue. Frizioni che hanno spinto la Commissione europea ad aprire un’istruttoria sul nostro regime fiscale. Tutti devono contribuire al risanamento della finanza pubblica. Certe esenzioni non sono più tollerabili».
“Lo Stato è intervenuto con una seconda interpretazione autentica (art. 39 del D.L. n. 223/2006, governo Prodi), con la quale è stato precisato che l’esenzione deve intendersi applicabile se l’attività è esercitata in maniera “non esclusivamente commerciale” “.
Ma comunque rivolta solamente agli immobili di enti non commerciali…
In secondo luogo, perchè fare un legge ad hoc verso la Chiesa mentre si criticava facilmente Berlusconi per le sue leggi ad personam?.
Non in atto alcuna battaglia laicista, però la legge la devono fare solo lla Chiesa, però nonè una battaglia laicista…no…!
Non capisco il motivo della domanda, sinceramente non sopporto il gemellaggio fra partiti politici e qualunque credo religioso. Salvo per gli eredi della DC che sono notoriamente adoratori dei dio denaro e i radicali che sono adepti della disciplina della dieta estrema.
@ conteducca 1983
Hai ragione quando dici che gran parte del trafiletto l’ho preso da un tuo post precedente, che ho trovato chiaro sia per esposizione che per brevità, complimenti
Non vedo propriamente un errore in quello che ho scritto ma volevo appunto sottolineare il concetto di scopo di lucro, ossia lo scopo tipico delle società che si propongono di destinare ai soci i proventi dell’attività economica.
Se vendi oltre i costi di produzione quel surplus rappresenta “l’attività economomica”, ossia l’insieme di atti posti in essere affinchè i costi sostenuti siano inferiori ai profitti, ed è commercial nel momento in cui c’è produzione, o scambio di beni e servizi.
Se realizzi un profitto in qualche modo inquini, a mio avviso, lo scopo più strettamente mutualistico che ha dato origine all’esenzione nella formulazione della L.504/92.
Quindi per non esporsi a critiche non chiedere un cent oltre i costi!
E’ attività economica anche quando lo scopo è la parità tra costi e profitti.
Ma (domande di uno che non è economista.. :-), quindi correggimi se sbaglio ) se io realizzo un profitto che poi reinvesto nell’attività stessa?
Cioè, non dividendolo tra i soci, ma, come le società di calcio non professionistiche, che chiedono la retta per il materiale (borsone, tuta, divisa…) ma senza guadagnarci? Sono comunque no-profit giusto?
Così come quelle attività ricettive che chiedono un prezzo magati per pagare il personale e per le migliorie da dare all’ambiente (stanze, comfort…) ma senza un surplus che finisce in tasca al titolare …è comunque un’attività commerciale quella che fanno, perchè resa a fronte di un corrispettivo economico, ma no-profit poichè non c’è distribuzione tra i soci…giusto?
Perchè la legge parla di attività commerciale che è quella in cui ci si scambia semplicemente denaro, non attività economica che magari è quella che dici tu.
Dare a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.
http://wingedzephiro.wordpress.com/2011/12/09/il-sonno-della-ragione-genera-monti/
Chi inizia a raccogliere le firme per abrogare la norma che istituisce il privilegio? Forse i RIFORMATORI?
I Riformatori? Ma quale quelli che passano più tempo nelle sacrestie che in casa loro? Quelli che ritengono che gli oratori debbano aver più risorse delle ludoteche e degli asili pubblici? Ma fattemi il piacere e non ditelo nemmeno scherzando!!!
Hasta a riformar i riformatori, todos!
In ogni caso si è subito alzata la contraerea e per spostare l’attenzione si tira in ballo il sindacato, in particolare la CGIL, quello che si batte più decisamente per l’introduzione di una patrimoniale. Come se due torti facessero una ragione!
In ogni caso, in risposta ad in articolo di Italia Oggi che accusava la CGIL di non pagare l’ICI, arriva pronta la smentita http://www.cgil.it/DettaglioDocumento.aspx?ID=17919
Casomai a qualcuno pungesse vaghezza di tirar fuori questa minchiata!
Ciao Vito,
ti incollo un commento che ho fatto poco fa su FB ad un amico che pubblicava l’articolo di Avvenire (scritto in malafede secondo me). In sostanza racchiude un pò la mia opinione:
Boh…è un argomento chiacchierato male e ad alta voce da entrambe le parti.
Questo articolo dell’Avvenire però è scritto veramente coi piedi.
L’ICI si paga “sui fabbricati, sulle aree fabbricabili e sui terreni agricoli siti nel territorio dello Stato, a qualsiasi uso destinati”. Per cui la pagherai anche tu che a casa tua non hai mica un ostello, per dire. Noto invece che in molti articoli si fa in malafede una confusione tra imposte dirette (irpef, ires) e resto delle imposte, e lo si fa per confondere un pò le idee alla gente.
In questo articolo dell’avvenire si parla di ATTIVITA’ COMMERCIALI esercitata dagli enti ecclesiastici che pagherebbero le imposte come tutte le altre attività commerciali. Un cittadino legge questo articolo e si fa un’idea ben precisa, in realtà è tutto molto più complesso.
La Legge ICI stabilisce che sono esenti da ICI gli immobili ai quali il legislatore ha riconosciuto una rilevanza sociale meritevole di agevolazione. Nel nostro caso parliamo di quelli utilizzati da enti non commerciali che esercitano esclusivamente attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive….attività di religione e di culto.
E qui va bene, ci sarà chi dice che devono pagare ugualmente l’ICI e chi dirà che è giusto che non paghino, opinioni, di fatto dovrebbere essere modificato l’art.7 del D.Lgs. 504/1992 prima.
Ma il problema del quale nessuno parla è un altro, e riguarda tutti gli enti non commerciali: quando è che fanno lucro e quando è che invece non lo fanno?
Il no profit è un settore in Italia incasinatissimo e ricco di realtà tutte differenti tra loro.
E qui, se l’articolo dell’Avvenire fosse stato scritto in maniera corretta e non in malafede, avrebbe citato un piccolo comma di un articolo del Testo Unico: il comma 4 dell’art.149 . Questo articolo disciplina la “non commercialità” degli enti individuando degli “indici di commercialità” che definiscono se un ente può essere un vero e proprio no profit al 100% oppure no. Un ente no profit può svolgere un’attività commerciale di fianco a quella istituzionale non commerciale, ma quella istituzionale deve essere sempre prevalente rispetto a quella di lucro. E questo art.149 definisce quali sono i parametri da rispettare. Perchè ti scrivo questo? Perchè in questo articolo 149 c’è il comma 4 che ti ho citato sopra che in sintesi sostiene gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti non perdono mai, ai fini fiscali, la qualifica degli enti non commerciali. Per cui, facendo un esempio, se un ente non commerciale ha scopo di diffondere un’attività culturale ma non è ecclesiastico deve stare attento a rispettare gli indici dell’art.149 altrimenti diventa commerciale a tuti gli effetti perdendo qualsiasi beneficio fiscale. Mentre se un ente non commerciale è ecclesiastico, tale requisito gli spetta di diritto.
E qui si capisce perchè in linea superficiale la Chiesa fa la voce grossa chiarendo che loro, ogni volta che esercitano un’attività commerciale, ci pagano le imposte (facendo tra l’altro sapientemente confusione tra imposte dirette e indirette). Però non spiegano mai nulla sui requisiti di commercialità e sul fatto che l’art.7 del D.Lgs.504/1992 non può essere letto autonomamente rispetto all’art.149 del T.u.i.r.
Detto questo, la mia opinione è che bisognerebbe parlarne seriamente e non mettere quattro concetti in bocca alla Santanché e farglieli gridare in televisione il pomeriggio. Ma tant’é, anche questa è l’Italia, purtroppo.
Ma già gliel’ho spiegato io…ma l’amico Vito non è interessato a sapere come stanno le cose 🙂
QUALCOSA SI MUOVE VITO….
Finalmente, dopo anni di solitaria battaglia, esplode in tutto il suo scandalo la verità su uno dei privilegi vaticani.
Quando Avvenire e i più clericali tra i politici dicono che le attività commerciali degli enti ecclesiastici già pagano l’ICI, mentono sapendo di mentire.
La legge vigente, così come interpretata dal Ministero dell’Economia, esenta dal pagamento dell’ICI chi affitta una camera per i fini di istituto, ad esempio agli studenti, anche se pagano una retta da 600 euro al mese.
Una norma che, grazie alla frase “non esclusivamente commerciale”, favorisce anche un forte area di elusione, che permette a migliaia di residenze per religiosi e studenti di operare come alberghi travestiti .
A Milano, grazie al consigliere radicale Marco Cappato, abbiamo documentato 40 strutture ricettive che non pagano l’ICI e smascherato con una video inchiesta quelle che eludono il fisco.
La campagna di Radicali Italiani prosegue in tutto il Paese e nei prossimi giorni forniremo nuove documentazioni.
Mentre il Parlamento ha la possibilità di superare subito questa ingiustizia fiscale, salutiamo come una felice novità la volontà annunciata dal Presidente dell’ANCI Delrio di fare quel censimento degli immobili che chiediamo invano da decenni.
Nel frattempo, ho scritto a tutti i sindaci d’Italia affinchè procedano immediatamente con gli accertamenti per recuperare le decine, se non centinaia, di milioni di euro elusi anche con l’attuale legge di favore.
Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani
il comune di cagliari paga la retta intera per i bimbi seguiti dal tribunale dei minori , la scuola non offre accoglienza gratuita , sembrerebbe così dall’art di vito ,
No, secondo Repubblica all’Infanzia Lieta non ci sono bambini seguiti dal Tribunale dei Minori, quindi l’esenzione dall’Ici sarebbe immotivata.
Ci si può pure arrampicare sugli specchi per non dover ammettere che la Chiesa sta approfittando di un cavillo per evitare di pagare quanto dovrebbe, ma gli esempi citati, qui e in altri articoli di stampa, sono plateali e ogni giorno sempre più numerosi. Li conoscevamo già, ma vederli stampati nero su bianco fa un altro effetto. Certo questo è stato possibile, e lo è ancora, grazie alla complicità dei vari governi che si sono succeduti che hanno pensato bene di inserire in una legge quelle paroline ormai famose “non abbiano esclusivamente natura commerciale”, ma mi fa letteralmente schifo che la Chiesa si comporti come un qualsiasi elusore-di-tasse-puzzone.
Si sono citate scuole, ospedali, mense per i poveri ed altro, ricordando come queste siano cose belle ed utili o addirittura indispensabili. Può darsi. Ma sono realtà tutte già sovvenzionate dalle casse pubbliche, in un modo o in un altro. E comunque non sono una giustificazione per l’aggiramento di una norma. Aggiramento la cui fraudolenza non è così facile da dimostrare. Si deve per forza andare in giudizio. Se va bene ci si rimette alla decisione della Commissione Tributaria Regionale, altrimenti si arriva pure in Cassazione. I comuni hanno tutto questo interesse a incrementare il contenzioso? La cosa è studiata proprio bene.
È stato anche detto che il cavillo non è pensato per la Chiesa, ma vale per tutti. Benissimo. È sbagliato per tutti, allora. Le cose però non stanno esattamente così. Perché se un’associazione di volontariato apre una libreria che affaccia le vetrine in una via del centro, non basta che ci parcheggi una delle sue ambulanze di fronte per chiedere ed ottenere l’esenzione dall’ICI. Mentre se la stessa libreria che affaccia le vetrine in una via del centro, la si ricava in una porzione di un più vasto immobile in cui abitano delle suore, l’esenzione può essere chiesta e ottenuta.
Ipocriti e sofisti.
Ecco cosa si diventa quando si parla di Chiesa cattolica e di denaro. Di denaro e quindi, in definitiva, di potere.
O insensata cura de’ mortali,
quanto son difettivi silogismi
quei che ti fanno in basso batter l’ali!
Chi dietro a iura, e chi ad amforismi,
sen giva, e chi seguendo sacerdozio,
e chi regnar per forza e per sofismi.
(Dante – Canto XI del Paradiso)
Mi pare che si stiano cercando pinnicche per una questione che è estremamente chiara…
Faccio un esempio concreto: Se eredito un immobile da un parente e non ci abito, non lo uso, l’ICI lo pago.
Ora vorrei sapere se l’enorme immobile ex conservatorio della provvidenza, in piazza Indipendenza a Cagliari, che attualmente non è adibito a nessun uso paga l’ICI e quanto paga.
Se qualcuno è in grado di rispondere senza citare cavilli e norme bizantine sarebbe un passo avanti per chiarire la questione.
Saluti.
Non lo so, ma appartiene ad un’ex-IPAB (istituzione di pubblica assistenza e beneficienza), quindi bisogna valutare l’attività dell’associazione nel suo complesso e non l’attività di quel determinato bene.
In ogni caso – forse non è inutile precisarlo – stiamo parlando di un’istituzione non ecclesiastica. Le suore non ci sono più da anni.
La risposta è semplice, banale, elementare e più volte ribadita: SI’, per quell’immobile tenuto vuoto e inutilizzato deve essera pagata l’ICI, e se non lo si paga si tratta di un’evasione. Questo dimostra che la norma tanto criticata non stabilisce alcun privilegio, solo delle esenzioni ben motivate ed estese a tutto il mondo del no-profit e non solo alla Chiesa Cattolica.
Ma, si sa, i radicali e i massoni hanno altri obiettivi che quello di una corretta e veritiera informazione…
Scusa Vito ma mi pare un’affermazione buttata a casaccio e lasciata a metà!
A parte il riferimento alla Chiesa e non a tutte le altre realtà che usufruiscono dei medesimi privilegi… Vabbè ho capito è un chiodo fisso…
Il comune ha davvero mandato le cartella a infanzia lieta?
Il comune ha mandato il decreto ingiuntivo a infanzia lieta?
Il comune ha provveduto a perseguire legalmente infanzia lieta?
E’ il comune oppure è infanzia lieta ha l’onere della prova? Non mi pare che il comune disponga dei libri contabili di una qualunque società o ente, quindi in caso di giudizio è infanzia lieta che dovrebbe dimostrare di avere diritto all’esenzione, ma io non sono un avvocato.
Mi sorge il dubbio che l’amato ex sindaco si sia comportato in questo caso come ha fatto con i ben noti posteggiatori della fiera, per non inimicarsi una parte di elettorato (i ricchi borghesi o i tiepidi cattolici) ha preferito glissare e (ma guarda un pò) non fare nulla!
Hai ragione su Massimo: vediamo cosa fa lui adesso!
Pace e Bene
Nicola
La Santa B’ICI.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/12/08/news/anche_la_chiese_deve_pagare_l_ici_in_bicicletta_nel_centro_di_roma-26291661/?ref=HREC1-4
La legge 504/92 indica che vi sono alcune attività ricettiva, sanitaria, didattica e altre che sono esenti dal pagamento ICI.Tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo svolgimento di queste 8 attività sono esentate dall’Ici.
Ricadono nell’esenzione anche le Onlus, le associazioni sportive dilettantistiche, i partiti .
bisogna capire cosè l’ente non commerciale?
Quell’ente che non distribuisce gli utili e gli avanzi di gestione ed è obbligato, in caso di scioglimento, a devolvere il patrimonio residuo a fini di pubblica utilità.
Attenzione: non quell’ente che non svolge attività commerciali!E’ chiaro che alcune delle attività no-profit previste dalla legge non possono essere svolte se non attraverso attività commerciale (didattica, sanitaria…)
E’ chiaro che spostare l’attenzione dalla natura commerciale dell’ente proprietario alla natura dell’ “attività commerciale effettuata” come fece la Cassazione quando è sorta la questione, fa deflagrare il problema.
Questo perchè per commerciale si intende non l’attività che produce utili ma l’attività organizzata e resa a fronte di un corrispettivo.
Inoltre, commerciale non vuol dire con fine di lucro, infatti niente specifica che il corrispettivo di cui sopra debba per forza essere superiore alla spesa assunta.
Vale a dire: se chiedi un cent oltre i costi non sei più esente.
Quindi gli immobili che determinano un profitto che non viene reinvestito nell’attività stessa non sono esentati.
Quegli alberghetti vicino ai luoghi di culto, ai santuari non sono esentati, nemmeno se hanno al loro interno una cappelletta, che al contrario viene tassata anch’essa, anche perchè l’attività è alberghiera e non religiosa.
E se per caso quegli immobili mascherano la loro attività a scopo di lucro come una no-profit, vuol dire che c’è qualcuno che evade non che la legge sia sbagliata.
Inoltre i Comuni come qualsiasi altro ente impositore deve e può verificare la ragione sociale dei vari soggetti proprietari di un immobile, e se questi sono palesemente mascherati da società non lucrative anche se in realtà sono attività commerciali.
Certo che la chiesa e’ disgustosa oltre ogni limite: sanno che devono pagare e giocano sull’ambiguita’ voluta della legge per eludere il fisco. E poi magari io devo andare a farmi confessare da un prete che escogita un modo per truffare lo stato e evitare le tasse? Ma andassero tutti al diavolo. Comunque, questo e’ link all’appello lanciato da Micromega per chiedere al governo di far pagare l’ICI al Vaticano: http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391231
Non so se servira’ a qualcosa, ma intanto vedo che la partecipazione e’ elevata. Per quello che mi riguarda, questi personaggi che eludono le tasse con questi sotterfugi di bassa lega, e coloro che li appoggiano, sono tutti ugualmente ladri.
A proposito di chi invece di pagare approfitta delle esenzioni che la legge gli consente per non pagare l’ICI, sarei proprio curioso di sapere quanti, fra chi interviene, hanno pagato l’ICI tutti questi anni e quanti invece hanno approfittato dell’esezione sulla prima casa stabilita dall’amico Berlusconi….
Vincenzo A, premesso il fatto che l’esenza ICI sulla prima casa era già stata sancita da Prodi per una fascia amplissima, ti chiedo per favore: rimaniamo sul piano delle argomentazioni plausibili.
Io penso che tu conosca almeno un esente ICI sulla prima casa: tu stesso, o almeno chi avrebbe dovuto pagare l’ICI sulla casa che abiti. Per il semplice motivo che la cartella di pagamento non è arrivata, né era stata compilata da alcun ufficio.
Ragioniamo quindi: ma chi subisce gli effetti -in questo caso vantaggiosi, almeno sul piano delle finanze individuali- di una legge che fa il parlamento o magari il governo “sta approfittando”?
Secondo te io, che sono certamente avverso a Berlusconi, cosa avrei dovuto fare?
Rifiutare il vantaggio e reclamare il diritto di pagare in più? Ma anche volendo non avrei potuto, e ad insistere troppo, se fossi andato alla Agenzia delle Entrate, avrei corso il rischio di uscire in ambulanza, con un TSO.
Capisco la furia di dover trovare giustificazioni e scusanti “a prescindere” per tutelare l’immagine e le finanze dei Nostra Santa Madre Chiesa, ma mettete un limite alle argomentazioni contraddittorie. Grazie.
Le cose sono diverse pero’. La legge in passato esentava alcune categorie di cittadini dal pagamento dell’ICI sulla prima casa? Non e’ approfittarsene quando e’ la legge che chiaramente lo dice, e sottolineo chiaramente. Se c’e’ un’esenzione, chi ne ha diritto non ne sta approfittando. Chi ha un reddito basso cosa dovrebbe fare? Il problema si pone quando, come in questo caso, la tassa viene reintrodotta e pagarla sono solo alcuni. E in secondo luogo, vorrei precisare che il problema del Vaticano che con manfrine varie elude l’ICI e non la paga anche quando dovrebbe, esiste da molto tempo. In questi giorni la questione e’ tornata in auge soprattutto a causa della profonda iniquita’ della manovra finanziaria, ma sono anni che i giornali ne parlano, forse meno intensamente di adesso, ma l’hanno fatto. Anche io come Neo Anderthal preferirei che si rimanesse in tema.
Xena, probabilmente non abiti in una casa di tua proprietà. Sapresti allora che la cartella -è chiamata così- arriva a domicilio.
Quindi: chi in questi pochi anni di esenza NON ha più pagato l’ICI è perché, a suo tempo, aveva dichiarato l’immobile come abitazione principale, non ha quindi ricevuto nessuna cartella esattoriale e non ha di conseguenza mosso nessuna richiesta di esenzione.
Non ha quindi approfittato di nulla.
Il problema è che Enti ecclesiastici proprietari di ingenti patrimoni immobiliari, non pagano l’ICI su case anche date in affitto o locali concessi ad uso commerciale da cui traggono profitto perché in quanto Enti Ecclesiastici sono accomunati al settore no-profit “per principio”.
Quello che si contesta è l’estensione del trattamento no-profit a tutte le proprietà messe a rendita, dove non sussistono attività di beneficenza o di altro genere.
Per semplificare faccio un esempio (che invento io per comodità): le figlie Santissime di Maria Assunta, ordine monastico, possiedono per lascito testamentario della Contessa Brogli-Mannari due palazzi al centro di Roma, per un totale di 36 appartamenti. Questi vengono regolarmente affittati e producono un cespite, un reddito, che entra nelle casse delle Figlie Santissime di Maria.
Gli altri eredi della Contessa Brogli-Mannari, che possiedono altri due palazzi gemelli vicini, pagano l’ICI su ciascuno degli appartamenti posseduti, affittati o meno. Le Figlie di Maria no: il loro Ente Ecclesiale è no-profit, anche se il rapporto economico con gli inquilini è uguale. Quindi, grazie alla interpretazione estesa e a loro favorevole delle norme non pagano l’ICI e non l’hanno pagata mai, neppure quando si pagava e, salvo ulteriori modifiche, non la pagheranno ora che verrà reintrodotta. Chiaro?
Non ci abitavo quando era obbligatoria, ma in ogni caso ti stavo dando ragione, cosa ho detto che non andava?
-scusa, ma ne sento troppe- hai ragione, ho solo voluto ribadire il concetto.
Non sono uscito fuori tema, facevo solo un parallelo fra gli enti no-profit, che sono esentati dall’ICI, e molti proprietari di prime case, che lo sono stati fino all’anno scorso (non io, spettabile Neo Anderthal, ahimé; si vede che sto antipatico tanto a Prodi quanto a Berlusconi). In entrambi i casi legittimamente. Ma da alcuni interventi qui sembra che in un caso il non pagare sia sacrosanto e nell’altro sia un imbroglio.
Sulle attività in parte commerciali degli enti senza scopo di lucro, il legislatore ha voluto mantenere l’esenzione perché ha giudicato che un aiuto parziale anche sotto questo profilo permette di avere servizi più completi nei confronti della collettività, e quindi un risparmio da parte delle casse pubbliche più consistente del mancato introito: per restare all’esempio (inventato) dell’eredità Brogli-Mannari, la logica è che i privati quello che guadagnano dagli affitti se lo mettono in tasca e quindi è giusto tassarlo, mentre se le suore lo usano per assistere indigenti a loro si impongono meno tasse. Considerato che lo Stato per la medesima assistenza spenderebbe molto più delle tasse a cui rinuncia, la scelta è sensata.
Mi pare logico, non c’è da scandalizzarsi. Poi certo si può sostenere che sarebbe più giusto che lo Stato tassasse tutti e gestisse direttamente l’assistenza, ma allora le tasse che paghiamo e pagheremo dovrebbero aumentare ancora di più. Forse non è il momento.
In altri termini: la Chiesa, per natura, è superiore al discorso profit/no profit, e nel caso se ne dovesse parlare, è no profit per costituzione.
Quindi ogni Opera della Chiesa e dei suoi enti e ogni spesa e ogni acquisto, fosse pure il secondo aeroplano privato per un immaginario prete plutocrate, un Don Bigné, oltre ad essere Santa è da considerarsi indirizzata al Fine Ultimo e comunque alle virtù teologali di Carità -per non dire di Fede e Speranza- e pertanto da esentare per principio, oltre che per fine.
Rimango della mia opinione. Non sono d’accordo.
@Vincenzo A. Siamo sicuri che le figlie Santissime di Maria Assunta useranno i proventi degli affitti “per assistere indigenti” e/o solo per quello? E in che misura? E chi lo stabilisce?
No Xena, sei tu che sei disgustosa, perchè sai benissimo che la Chiesa paga regolarmente l’ICI e continui a dire che non la paga.
Paolo, gran parte di questo trafiletto l’hai preso dal mio commento ad un post scorso.
Mi fa piacere perchè vuol dire che è in gran parte chiaro.
Però lo hai corretto, in un caso, in modo sbagliato.
Qui: “se chiedi un cent oltre i costi non sei più esente”.
Attività commerciale non vuol dire con fine di lucro, cioè, non vuol dire guadagnare, se chiedi un cent “oltre ai costi” guadagni e questo è scopo di lucro.
Ma l’attività commerciale è semplicemente quella resa a fronte di un corrispettivo che può anche non essere superiore ai costi.
In pratica non devi andare per forza in positivo. Basta che ti diano soldi per sfociare nell’attività commerciale.
Bisogna contestualizzare gente, bisogna contestualizzare: bestemmie, tasse e… voti
La Chiesa (salvo rarissime eccezioni) è diventata una Spa! Come tale va trattata, senza sconti e condoni, senza se e senza ma. I giovani parroci prendono i voti non per vocazione, ma per avere una buona sistemazione economica. Da loro vige la regola che su tutte le offerte 1/3 va a loro, 1/3 per le spese della parrocchia ed 1/3 per la loro vecchiaia. Sostanzialmente tutto per loro! Controllate gli arredamenti delle case canoniche (somigliano sempre più a sfarzosi castelli) ed indagate sul loro sistema contributivo e pensionistico. Scoprirete infinite e sensazionali sorprese!
Hasta al privilegio a todos!
E poi vediamo i vari Don Verzè che girano in elicottero privato…….e si definiscono i figli di Cristo……..
Bell’articolo, ed e’ bene che questa campagna contro i privilegi ingiustificati del Vaticano continui.
Quali privilegi, scusa, Xena, io non ne ho proprio trovati.
L’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) è stata istituita con il Dlgs n. 504/1992. L’articolo 7 ne disciplinava le esenzioni. Con la sentenza n. 4645 dell’ 8 marzo 2004 la Cassazione, chiamata a pronunciarsi sull’uso quale casa di cura e pensionato di alcuni immobili di proprietà dell’Istituto Religioso del Sacro Cuore, ribadì autorevolmente che, trattandosi di attività «oggettivamente commerciali», gli immobili oggetto del contenzioso non potevano rientrare nell’ambito dell’esenzione (cfr. il sito del Sole 24 Ore). Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il parlamento decise di andare contro la sentenza della Cassazione ed estese l’esenzione ICI anche agli immobili di proprietà ecclesiastica adibiti a scopi commerciali. Il decreto legge n. 223/2006 ha successivamente eliminato l’esenzione totale, stabilendo che l’esenzione «si intende applicabile alle attività che non abbiano esclusivamente natura commerciale»: in pratica, è sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una anche piccola struttura destinata ad attività religiose per garantire l’esenzione dall’ICI all’intero edificio…
E i privilegi continuano, non solo ICI: http://www.icostidellachiesa.it/
Ciao
Stefano
ha ragione il mio vecchio.. la chiesa è un’ente.. anzi un’associazione di stampo mafioso.. ( eccezioni a parte… ci sono VERI SANTI UOMINI… ma sono mosche bianche ).
non agiscono MAI per il bene del prossimo, mai.. e se esiste veramente un inferno loro saranno i primi ad entrarci.
Sono schifato
Sky